prima parte infanzia ribalta prefazione 2004 anni60 scuola avventura componenti

 

“ Un tuffo nel passato ”

 

Un tuffo nel passato da un trampolino alto trentotto anni, una caduta libera, immensa, straordinaria, densa di ricordi, passioni e sogni vissuti nei meravigliosi anni ’60.

 

 

Tripoli, anni ’60

 

Moltissimi adolescenti, affascinati dalla musica del momento, si forniscono di strumenti musicali. Alcuni iniziano a studiare musica, molti, seguendo il proprio istinto, suonano ad orecchio, trascorrendo giornate intere ad affinare la tecnica dello strumento e cercando di assorbire la musicalità emanata dai 45 giri provenienti dall’Italia e dagli Stati Uniti. Questa tendenza è presente in tutto il mondo e di fatto l’industria musicale del momento raggiunge l’apice della produzione e delle vendite.

 

 
Tripoli, cattedrale

 

A Tripoli nascono i primi complessi musicali formati da giovanissimi, che suonano pezzi dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Nomadi, di Battisti, dell’ Equipe 84. Nelle sale da ballo e nei clubs privati si suona dal vivo e i giovani complessi trovano ampi spazi per esibirsi, arrivando anche a riscuotere notevoli successi.

 

Primi anni ’60

 

Anche io rimasi ammaliato da quel magico momento della musica leggera, un fenomeno epocale, che ha segnato un’intera generazione e che ancora oggi non sembra aver esaurito i suoi effetti.L’inizio non fu facile in quanto i miei genitori volevano che mi applicassi con maggiore impegno nello studio, che già in parte trascuravo per dedicarmi allo sport. Solo dopo un anno, a seguito di molte insistenze e con il diploma di terza media in mano a dimostrare che un po’ studiavo, alla vigilia della scuola superiore, venni accontentato. Mi sentivo il ragazzo più felice e fortunato della terra. Finalmente avrei avuto la possibilità di conoscere il mondo, sino a quel momento sconosciuto, della musica. Avrei imparato il significato misterioso dei segni neri disegnati sugli spartiti: sapevo che erano note ma non ne capivo il significato. Solo in seguito, con lo studio, scoprii che la musica è matematica pura e che la si può coniugare all’infinito.

 

Io e Maria Elena

 

Prima tappa, il negozio di Martinez per comprare la chitarra, una EKO con quattro microfoni alla quale diedi il nome di Maria Elena, celeberrimo pezzo per chitarra del duo italo-americano Santo e Johnny.Poi una visita al grande Maestro Perissinotto, sempre presente ai nostri raduni EX LALI di Paderno del Grappa, il quale mi fece comprare il “ Bona ” per imparare il solfeggio e il “ Metodo Inzaghi ”, un testo per lo studio della musica e degli accordi musicali. Ricordo le sue lezioni, il suo raccontare la musica con una leggera inflessione dialettale veneta, quella casa dove si respirava un’aria satura di note e di accordi. La passione del maestro trasportava in mondo fatto di armonie... E poi tanta fatica, le dita intorpidite, i calli sui polpastrelli della mano sinistra, l’insofferenza per lo studio del solfeggio, la voglia di imparare presto per imitare i miei idoli musicali…

Il Maestro continuava a dirmi :

- Studia!

- Non perderti con le canzonette.

- Quando conoscerai bene la musica potrai suonare qualsiasi cosa.

- Se inizi a suonare le canzonette smetterai di studiare.

- Aspetta! Hai tanto tempo davanti a te.

- Studia!

- Impara bene a leggere e a interpretare tutta la musica.

- Studia!

- Non farti trascinare dalla smania di suonare senza aver terminato il percorso di studio.

 

“ …MA  I  DIVIETI  NON  SONO  FORSE  STATI  CREATI

PER  POTER  ESSERE  TRASGREDITI  ?... ”

 

Forse no, ma nella mente e nella fantasia di un ragazzino il divieto è solo una regola imposta dai grandi, che si deve trasgredire se si vuole dimostrare di essere adulti. E come tutti gli adolescenti, anche io mi sentivo ingabbiato, troppo stretto nella ripetitività meccanica di quei gesti che avrebbero dovuto aprirmi alla conoscenza degli arpeggi e delle scale armoniche…io volevo suonare, uscire dal pentagramma per immergermi completamente nell’emozione della musica vera. Così dopo qualche tempo, con l’incoscienza e la sfrontatezza propria dell’adolescenza, ignorando i consigli del Maestro, provai a cimentarmi nelle canzonette di moda, ricercando gli spartiti musicali di tutto ciò che era ai i primi posti della Hit Parade. E provavo e riprovavo, magari anche canticchiando…non avevo forse fatto parte del Coro dei Fratelli Cristiani? Iniziai a suonare da solo, con la mia inseparabile “ Maria Elena ”, esibendomi alle feste studentesche organizzate in casa, molto in voga in quel periodo. In seguito provai un duo con Franco…, di cui non ricordo più il cognome...( se stai leggendo e ti riconosci, scrivimi! ) Nacque così il duo di chitarra “ Toni e Franco ” dove Toni sta per Antonio: in quel periodo gli amici intimi mi chiamavano così, con il mio secondo nome, il più usato in famiglia. Il sodalizio non durò a lungo: qualche esibizione durante le feste tra amici, dove provai anche a cantare. Pezzo forte: “Una rotonda sul mare”. L’esperienza del duo, benché breve, mi fu molto utile per imparare a suonare insieme ad altri. Dopo qualche tempo ci fu l’incontro con Rino Grasso anche lui allievo, più esperto ed anziano, del Maestro Perissinotto, e con il batterista Haliffi. Si provava in un angolo dell’officina del padre di Haliffi, titolare della Volkswagen , e in breve si unì a noi anche un bassista. Poi finalmente il grande giorno: veniamo chiamati per suonare ad una festa di matrimonio. Mettiamo a punto il repertorio ( tutta musica anni ’60 ) e ci poniamo la domanda - Come ci vestiamo ?- Decidemmo di presentarci con qualcosa di simile a una divisa, per distinguerci quale complesso. I soldi erano pochi e le famiglie non approvavano, ma riuscimmo comunque a comprare una camicia uguale per tutti… manica lunga, piccoli scacchi bianchi e neri, quasi un mini dama…non era proprio il massimo delle nostre aspirazioni, ma agli occhi di noi ragazzi parve bellissima. Era una splendida giornata di primavera, come solo Tripoli sa donare ai suoi abitanti, quando ci recammo tutti e quattro in un negozio di abbigliamento in Sciara 24 Dicembre, negozio gestito da un ebreo.

- Buon giorno!

- Buon giorno, cercavamo quattro camice tutte uguali.

Il negoziante ci guardò sorridendo.

- Suonate in un complesso, vero?

- Si! Proprio così! – rispondemmo… e ci sentimmo molto importanti.

L’esordio ebbe un buon successo e la nostra esibizione fu molto apprezzata dai presenti alla festa. Seguirono altre serate, durante le quali la nostra musica veniva sempre accolta con grande interesse. Nonostante i positivi riscontri di pubblico, dopo un breve periodo di tempo il complesso si sciolse. Mi confrontai con altre piccole esperienze, fino a quando mi venne proposto di entrare a far parte del gruppo dei fratelli Carbone. Uno dei due fratelli suonava la batteria, l’altro le tastiere (che in quegli anni venivano chiamate “organo” ), alla tromba c’era Rocca e il cantante chitarrista aveva una voce perfettamente uguale a quella del famoso Adamo. Quello dei Fratelli Carbone era un ottimo ed apprezzato complesso, già molto noto.

 

 

Con i fratelli Carbone sul palcoscenico del Circolo Italia

 

In seguito, con l’ingresso di Claudio Ali, in sostituzione del cantante chitarrista “Adamo”, il complesso prenderà il nome di Gemini 5. Li incontreremo di nuovo in questa storia durante il Festival dei complessi. Questa volta fui io a lasciare il gruppo e per un po’ smisi anche di suonare in giro o di tentare di formare un mio complesso musicale. Non andavo più a lezione dal Maestro Perissinotto, però riuscivo ad apprendere qualche insegnamento dagli orchestrali ingaggiati dall’Italia che si alternavano al Casinò Uaddan. Fu proprio da uno di loro che acquistai il mio primo vero amplificatore professionale, un Semprini, e che acquisii le prime nozioni per imparare a suonare la chitarra basso.