“ Un tuffo nel
passato ”
Un tuffo nel passato
da un trampolino alto trentotto anni, una caduta libera, immensa, straordinaria,
densa di ricordi, passioni e sogni vissuti nei meravigliosi anni ’60.
Tripoli, anni ’60
Moltissimi
adolescenti, affascinati dalla musica del momento, si forniscono di strumenti
musicali. Alcuni iniziano a studiare musica, molti, seguendo il proprio istinto,
suonano ad orecchio, trascorrendo giornate intere ad affinare la tecnica dello
strumento e cercando di assorbire la musicalità emanata dai 45 giri provenienti
dall’Italia e dagli Stati Uniti. Questa tendenza è presente in tutto il mondo e
di fatto l’industria musicale del momento raggiunge l’apice della produzione e
delle vendite.
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Tripoli, cattedrale |
A Tripoli nascono i primi complessi
musicali formati da giovanissimi, che
suonano pezzi dei Beatles, dei Rolling
Stones, dei Nomadi, di Battisti, dell’
Equipe 84. Nelle sale da ballo e nei
clubs privati si suona dal vivo e i
giovani complessi trovano ampi spazi per
esibirsi, arrivando anche a riscuotere
notevoli successi.
Primi anni ’60
Anche io rimasi ammaliato da quel magico
momento della musica leggera, un
fenomeno epocale, che ha segnato
un’intera generazione e che ancora oggi
non sembra aver esaurito i suoi
effetti.L’inizio non fu facile in quanto
i miei genitori volevano che mi
applicassi con maggiore impegno nello
studio, che già in parte trascuravo per
dedicarmi allo sport. Solo dopo un anno,
a seguito di molte insistenze e con il
diploma di terza media in mano a
dimostrare che un po’ studiavo, alla
vigilia della scuola superiore, venni
accontentato.
Mi sentivo il ragazzo più felice e
fortunato della terra. Finalmente avrei
avuto la possibilità di conoscere il
mondo, sino a quel momento sconosciuto,
della musica. Avrei imparato il
significato misterioso dei segni neri
disegnati sugli spartiti: sapevo che
erano note ma non ne capivo il
significato. Solo in seguito, con lo
studio, scoprii che la musica è
matematica pura e che la si può
coniugare all’infinito.
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Io e Maria Elena |
Prima tappa,
il negozio di
Martinez
per comprare la chitarra, una EKO con
quattro microfoni alla quale diedi il
nome di Maria Elena, celeberrimo pezzo
per chitarra del duo italo-americano
Santo e Johnny.Poi una visita al grande
Maestro
Perissinotto,
sempre presente ai nostri raduni EX LALI
di Paderno del Grappa, il quale mi fece
comprare il “ Bona ” per imparare il
solfeggio e il “ Metodo Inzaghi ”, un
testo per lo studio della musica e degli
accordi musicali. Ricordo le sue
lezioni, il suo raccontare la musica con
una leggera inflessione dialettale
veneta, quella casa dove si respirava
un’aria satura di note e di accordi. La
passione del maestro trasportava in
mondo fatto di armonie... E poi tanta
fatica, le dita intorpidite, i calli sui
polpastrelli della mano sinistra,
l’insofferenza per lo studio del
solfeggio, la voglia di imparare presto
per imitare i miei idoli musicali…
Il Maestro
continuava a dirmi :
- Studia!
- Non
perderti con le canzonette.
- Quando
conoscerai bene la musica potrai suonare
qualsiasi cosa.
- Se inizi a
suonare le canzonette smetterai di
studiare.
- Aspetta!
Hai tanto tempo davanti a te.
- Studia!
- Impara
bene a leggere e a interpretare tutta la
musica.
- Studia!
- Non farti
trascinare dalla smania di suonare senza
aver terminato il percorso di studio.
“
…MA I DIVIETI NON SONO FORSE STATI
CREATI
PER POTER ESSERE TRASGREDITI ?... ”
Forse no, ma
nella mente e nella fantasia di un ragazzino
il divieto è solo una regola imposta dai
grandi, che si deve trasgredire se si vuole
dimostrare di essere adulti. E come tutti
gli adolescenti, anche io mi sentivo
ingabbiato, troppo stretto nella
ripetitività meccanica di quei gesti che
avrebbero dovuto aprirmi alla conoscenza
degli arpeggi e delle scale armoniche…io
volevo suonare, uscire dal pentagramma per
immergermi completamente nell’emozione della
musica vera. Così dopo qualche tempo, con
l’incoscienza e la sfrontatezza propria
dell’adolescenza, ignorando i consigli del
Maestro, provai a cimentarmi nelle
canzonette di moda, ricercando gli spartiti
musicali di tutto ciò che era ai i primi
posti della Hit Parade. E provavo e
riprovavo, magari anche canticchiando…non
avevo forse fatto parte del Coro dei
Fratelli Cristiani? Iniziai a suonare da
solo, con la mia inseparabile “ Maria Elena
”, esibendomi alle feste studentesche
organizzate in casa, molto in voga in quel
periodo. In seguito provai un duo con
Franco…,
di cui non ricordo più il cognome...(
se stai leggendo e ti riconosci, scrivimi!
)
Nacque così il duo di chitarra “
Toni e Franco
” dove Toni sta per Antonio: in quel periodo
gli amici intimi mi chiamavano così, con il
mio secondo nome, il più usato in famiglia.
Il sodalizio non durò a lungo: qualche
esibizione durante le feste tra amici, dove
provai anche a cantare. Pezzo forte: “Una
rotonda sul mare”. L’esperienza del duo,
benché breve, mi fu molto utile per imparare
a suonare insieme ad altri. Dopo qualche
tempo ci fu l’incontro con
Rino Grasso
anche lui allievo, più esperto ed anziano,
del Maestro Perissinotto, e con il
batterista
Haliffi.
Si provava in un angolo dell’officina del
padre di
Haliffi,
titolare della Volkswagen , e in breve si
unì a noi anche un bassista. Poi finalmente
il grande giorno: veniamo chiamati per
suonare ad una festa di matrimonio. Mettiamo
a punto il repertorio ( tutta musica anni
’60 ) e ci poniamo la domanda - Come ci
vestiamo ?- Decidemmo di presentarci con
qualcosa di simile a una divisa, per
distinguerci quale complesso. I soldi erano
pochi e le famiglie non approvavano, ma
riuscimmo comunque a comprare una camicia
uguale per tutti… manica lunga, piccoli
scacchi bianchi e neri, quasi un mini
dama…non era proprio il massimo delle nostre
aspirazioni, ma agli occhi di noi ragazzi
parve bellissima. Era una splendida giornata
di primavera, come solo Tripoli sa donare ai
suoi abitanti, quando ci recammo tutti e
quattro in un negozio di abbigliamento in
Sciara 24 Dicembre, negozio gestito da un
ebreo.
- Buon
giorno!
- Buon
giorno, cercavamo quattro camice tutte
uguali.
Il
negoziante ci guardò sorridendo.
- Suonate in
un complesso, vero?
- Si!
Proprio così! – rispondemmo… e ci sentimmo
molto importanti.
L’esordio
ebbe un buon successo e la nostra esibizione
fu molto apprezzata dai presenti alla festa.
Seguirono altre serate, durante le quali la
nostra musica veniva sempre accolta con
grande interesse. Nonostante i
positivi riscontri di pubblico, dopo un
breve periodo di tempo il complesso si
sciolse. Mi
confrontai con altre piccole esperienze,
fino a quando mi venne proposto di entrare a
far parte del gruppo dei fratelli
Carbone.
Uno dei due fratelli suonava la batteria,
l’altro le tastiere (che in quegli anni
venivano chiamate “organo” ), alla tromba
c’era
Rocca
e il cantante chitarrista aveva una voce
perfettamente uguale a quella del famoso
Adamo. Quello dei
Fratelli Carbone
era un ottimo ed apprezzato complesso, già
molto noto.
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Con i fratelli
Carbone sul palcoscenico del Circolo Italia
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In seguito,
con l’ingresso di
Claudio Ali,
in sostituzione del cantante chitarrista
“Adamo”, il complesso prenderà il nome di
Gemini 5.
Li incontreremo di nuovo in questa storia
durante il
Festival dei complessi. Questa volta
fui io a lasciare il gruppo e per un po’
smisi anche di suonare in giro o di tentare
di formare un mio complesso musicale. Non andavo
più a lezione dal Maestro Perissinotto, però
riuscivo ad apprendere qualche insegnamento
dagli orchestrali ingaggiati dall’Italia che
si alternavano al
Casinò Uaddan.
Fu proprio da uno di loro che acquistai il
mio primo vero amplificatore professionale,
un Semprini, e che acquisii le prime nozioni
per imparare a suonare la chitarra basso.
…
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