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di

Raffaele Brignone

detto   Antonio

 

 

Prima parte

 

Ricordi d’ infanzia

 

Quando ero piccolo, la televisione non esisteva ancora, non si sapeva nemmeno cosa fosse, e non fu certo il desiderio d’emulazione a spingermi, come accade ai bambini d’oggi, verso la musica e il palcoscenico. Guardavo quel mondo con la stessa curiosità con cui i bambini ascoltano le favole…sempre le stesse note, ma intrecci sempre diversi, ricchi di un fascino speciale.

 

 

Il palcoscenico era il luogo dove musica e personaggi si animavano di vesti nuove, popolando le mie fantasie di bambino. Frequentavo ancora l’asilo dalle Suore Giuseppine, nella città vecchia, quando venni scelto per interpretare la parte di un venditore di pesce al mercato in una rappresentazione teatrale…finalmente salivo anch’io sul palcoscenico, per cantare e recitare...

 

La ribalta

Ricordo che a casa mia si ascoltava sempre la musica proveniente da grossi piatti neri, duri, pesanti, che chiamavano “ dischi a 78 giri ”, e si udiva di continuo la voce dolce e armoniosa di mia madre, che amava molto cantare. Mio padre desiderava che mi dedicassi allo studio della fisarmonica, anche se questo non doveva pregiudicare i miei risultati scolastici, che rimanevano la prima delle sue preoccupazioni. Da bambino, con un gruppo di coetanei del quartiere, ci divertivamo a inventare delle storie che poi venivano rappresentate nell’atrio del portone di casa. Pasqualino Aronica, figlio di un falegname che aveva il laboratorio lì vicino, ideava le storie e sceglieva gli attori. Chi non recitava faceva parte del pubblico e si sedeva sui gradini della scala fingendo di trovarsi in un grande teatro. L’atrio dell’ingresso era il nostro palcoscenico.

 

La fisarmonica

Pasqualino Aronica, in seguito, farà parte come bassista del complesso The Lords (poi denominati I Gabbiani) e parteciperà come cabarettista ad alcuni spettacoli del Venerdì Quiz. Durante gli ultimi anni delle elementari, riuscii a superare una selezione per entrare a far parte del coro della scuola dei Fratelli Cristiani, istituto che ho frequentato per tutte le elementari e per i tre anni di scuola media, e in seguito, come aspirante dell’Azione Cattolica.Con il coro della scuola partecipai alla rappresentazione di “Pinocchio”, tratta dalla favola di Collodi, con la scenografia e le musiche di Fratel Giacomo.

 

Prefazione

 

I meravigliosi anni ’60

 

Quello degli anni ’60 fu il periodo del beat, del Rhythm & Blues, delle contestazioni studentesche, dei movimenti giovanili. Molti ragazzi e ragazze vi aderirono, sostenendo la causa della pace e distinguendosi dagli altri anche nel look: capelli lunghi, jeans, camice a fiori…Carnaby Street dettava legge su cosa si dovesse indossare.Negli stessi anni venne coniata la parola “matusa”, con la quale si definivano gli adulti e tutto ciò che apparteneva alla generazione precedente.Intanto l’Italia e il mondo assistevano alla nascita di un nuovo modo di fare musica. I complessi musicali dell’epoca riscuotevano enormi successi, e i giovani del tempo vennero travolti da quelle sonorità.A questa tendenza non si sottrassero gli adolescenti di Tripoli, che con entusiasmo e creatività si avvicinarono al mondo della musica leggera del momento. La comunità italiana e quella ebraica di Tripoli, non rimasero immuni al nuovo fenomeno musicale, e anche alcuni libici furono presi dalla voglia di fare musica. Tutti i giovani trovarono una meravigliosa convivenza, al di sopra della politica, del credo religioso, del colore della pelle e di qualsiasi altro motivo che divide...

la musica unisce...

 

Tripoli

 

 

Anno 2004

Da mesi, in diversi momenti della giornata, un pensiero continuo ed assillante mi sovviene alla mente. Sarà che ora, essendo in pensione, ho più tempo per dedicarmi alla mia grande passione, la musica, che insieme allo sport ha segnato la mia adolescenza.Oggi purtroppo non suono più, da quando un brutto “accidente” alla testa ha bloccato i miei arti sinistri per mesi, e se dopo un intervento chirurgico la mia mano sinistra è efficiente ad operare nelle piccole cose quotidiane, non ne vuole proprio sapere di impostazioni sulla chitarra. Dicono, ed è vero, che mi è andata molto bene.Ascolto musica tutti i giorni, soprattutto vecchi brani rock e pezzi anni ’60, e non posso fare a meno di ripensare al complesso musicale che avevo formato a Tripoli in quegli anni.Mi chiedo spesso dove saranno finiti i miei compagni d’avventura di quel tempo e mi propongo di inviare un annuncio di ricerca al giornale della nostra associazione “ Ex Allievi Lasalliani di Libia ”, l’Oasi, volàno instancabile e indispensabile per molti italiani, nati o vissuti in Libia come me.

“ Dove siete ?? ”

 “ Vi cerco ! ”

 “ Vorrei tanto rivedervi, incontrarvi …”

 “ Sono uno dei Milords, indegnamente eletto quale capo complesso…”

L’assillo di questo pensiero si fa sempre più presente sino a divenire ricorrente negli ultimi mesi del 2004.

 

‘’  …QUANDO  UNA  TELEFONATA  NON  TI  CAMBIA  LA  VITA,

MA  TE  LA  FA  RIVIVERE… ’’

 

2  dicembre  2004

Squilla il telefono di casa, non il solito rumore, ma un suono particolare, diverso dal solito… forse solo la mia fantasia.

 - Pronto ?

- Pronto, parlo con Raffaele Brignone?

- Si, sono io.

- Raffaele di Tripoli ?

- Si…

- Suonavi la chitarra ?

- Si, proprio quel Raffaele !

- Sai chi sono ?

- A dire il vero, non ti riconosco, anche se la tua voce mi è familiare.

- Sono Roberto, Roberto Mione, ti ricordi di me ?

- Come potrei non ricordarti caro Roberto! Chitarra solista e mancino dei  Milordsche piacere sentirti, come stai ?

- Sto bene, e tu? Senti, dopodomani sabato 4 dicembre mi incontrerò a Roma con altri due amici che conosci, Maurizio Mormile ed Enzo Trapani, te li ricordi ?

- Caro Roberto, sei sempre stata una persona speciale per me e mi ricordo molto bene di tutti voi amici della nostra adolescenza. Sentirti è una gioia immensa e sarei felicissimo di rivedere te, Enzo e Maurizio…

…Ci vediamo a Roma ?…Ma come hai fatto a ritrovarmi ?

- Devi sapere che un tripolino, Paolo Cason, ha un sito internet, www.paolocason.it, e su questo sito molti tripolini scrivono e comunicano tra loro, anche da Israele…sfogliando le pagine del sito, ho visto una foto del nostro complesso, The Milords , e chiedendo ad amici, ho saputo che risiedi a Pesaro…sulle pagine bianche on-line ho trovato il tuo recapito telefonico e così ho fatto anche per altri amici e componenti del gruppo…quindi ho aperto la caccia ai milords.

- Bravo Roberto, stai portando a termine un progetto che da diverso tempo mi proponevo di realizzare. Bravo, anzi bravissimo.

- Ciao, un abbraccio.

- Ciao, a sabato.

4  dicembre  2004

L’incontro romano, da destra: Roberto, Maurizio, Enzo e Raffaele

 

- a chi sta leggendo -

Il seguito potrà sembrarvi forse un po’ noioso, ma proseguite nella lettura…incontrerete vecchi amici dimenticati e potreste imbattervi anche in voi stessi, in quanto attori, nelle varie vicende della mia avventura. Quella che vi voglio raccontare è la mia storia musicale, condivisa con alcuni adolescenti di Tripoli.

 

 

“ Un tuffo nel passato ”

 

Un tuffo nel passato da un trampolino alto trentotto anni, una caduta libera, immensa, straordinaria, densa di ricordi, passioni e sogni vissuti nei meravigliosi anni ’60.

 

 

Tripoli, anni ’60

Moltissimi adolescenti, affascinati dalla musica del momento, si forniscono di strumenti musicali. Alcuni iniziano a studiare musica, molti, seguendo il proprio istinto, suonano ad orecchio, trascorrendo giornate intere ad affinare la tecnica dello strumento e cercando di assorbire la musicalità emanata dai 45 giri provenienti dall’Italia e dagli Stati Uniti. Questa tendenza è presente in tutto il mondo e di fatto l’industria musicale del momento raggiunge l’apice della produzione e delle vendite.

 

 
Tripoli, cattedrale

 

A Tripoli nascono i primi complessi musicali formati da giovanissimi, che suonano pezzi dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Nomadi, di Battisti, dell’ Equipe 84. Nelle sale da ballo e nei clubs privati si suona dal vivo e i giovani complessi trovano ampi spazi per esibirsi, arrivando anche a riscuotere notevoli successi.

 

Primi anni ’60

 

Anche io rimasi ammaliato da quel magico momento della musica leggera, un fenomeno epocale, che ha segnato un’intera generazione e che ancora oggi non sembra aver esaurito i suoi effetti.L’inizio non fu facile in quanto i miei genitori volevano che mi applicassi con maggiore impegno nello studio, che già in parte trascuravo per dedicarmi allo sport. Solo dopo un anno, a seguito di molte insistenze e con il diploma di terza media in mano a dimostrare che un po’ studiavo, alla vigilia della scuola superiore, venni accontentato. Mi sentivo il ragazzo più felice e fortunato della terra. Finalmente avrei avuto la possibilità di conoscere il mondo, sino a quel momento sconosciuto, della musica. Avrei imparato il significato misterioso dei segni neri disegnati sugli spartiti: sapevo che erano note ma non ne capivo il significato. Solo in seguito, con lo studio, scoprii che la musica è matematica pura e che la si può coniugare all’infinito.

 

Io e Maria Elena

 

Prima tappa, il negozio di Martinez per comprare la chitarra, una EKO con quattro microfoni alla quale diedi il nome di Maria Elena, celeberrimo pezzo per chitarra del duo italo-americano Santo e Johnny.Poi una visita al grande Maestro Perissinotto, sempre presente ai nostri raduni EX LALI di Paderno del Grappa, il quale mi fece comprare il “ Bona ” per imparare il solfeggio e il “ Metodo Inzaghi ”, un testo per lo studio della musica e degli accordi musicali. Ricordo le sue lezioni, il suo raccontare la musica con una leggera inflessione dialettale veneta, quella casa dove si respirava un’aria satura di note e di accordi. La passione del maestro trasportava in mondo fatto di armonie... E poi tanta fatica, le dita intorpidite, i calli sui polpastrelli della mano sinistra, l’insofferenza per lo studio del solfeggio, la voglia di imparare presto per imitare i miei idoli musicali…

Il Maestro continuava a dirmi :

- Studia!

- Non perderti con le canzonette.

- Quando conoscerai bene la musica potrai suonare qualsiasi cosa.

- Se inizi a suonare le canzonette smetterai di studiare.

- Aspetta! Hai tanto tempo davanti a te.

- Studia!

- Impara bene a leggere e a interpretare tutta la musica.

- Studia!

- Non farti trascinare dalla smania di suonare senza aver terminato il percorso di studio.

 

“ …MA  I  DIVIETI  NON  SONO  FORSE  STATI  CREATI

PER  POTER  ESSERE  TRASGREDITI  ?... ”

 

Forse no, ma nella mente e nella fantasia di un ragazzino il divieto è solo una regola imposta dai grandi, che si deve trasgredire se si vuole dimostrare di essere adulti. E come tutti gli adolescenti, anche io mi sentivo ingabbiato, troppo stretto nella ripetitività meccanica di quei gesti che avrebbero dovuto aprirmi alla conoscenza degli arpeggi e delle scale armoniche…io volevo suonare, uscire dal pentagramma per immergermi completamente nell’emozione della musica vera. Così dopo qualche tempo, con l’incoscienza e la sfrontatezza propria dell’adolescenza, ignorando i consigli del Maestro, provai a cimentarmi nelle canzonette di moda, ricercando gli spartiti musicali di tutto ciò che era ai i primi posti della Hit Parade. E provavo e riprovavo, magari anche canticchiando…non avevo forse fatto parte del Coro dei Fratelli Cristiani? Iniziai a suonare da solo, con la mia inseparabile “ Maria Elena ”, esibendomi alle feste studentesche organizzate in casa, molto in voga in quel periodo. In seguito provai un duo con Franco…, di cui non ricordo più il cognome...( se stai leggendo e ti riconosci, scrivimi! ) Nacque così il duo di chitarra “ Toni e Franco ” dove Toni sta per Antonio: in quel periodo gli amici intimi mi chiamavano così, con il mio secondo nome, il più usato in famiglia. Il sodalizio non durò a lungo: qualche esibizione durante le feste tra amici, dove provai anche a cantare. Pezzo forte: “Una rotonda sul mare”. L’esperienza del duo, benché breve, mi fu molto utile per imparare a suonare insieme ad altri. Dopo qualche tempo ci fu l’incontro con Rino Grasso anche lui allievo, più esperto ed anziano, del Maestro Perissinotto, e con il batterista Haliffi. Si provava in un angolo dell’officina del padre di Haliffi, titolare della Volkswagen , e in breve si unì a noi anche un bassista. Poi finalmente il grande giorno: veniamo chiamati per suonare ad una festa di matrimonio. Mettiamo a punto il repertorio ( tutta musica anni ’60 ) e ci poniamo la domanda - Come ci vestiamo ?- Decidemmo di presentarci con qualcosa di simile a una divisa, per distinguerci quale complesso. I soldi erano pochi e le famiglie non approvavano, ma riuscimmo comunque a comprare una camicia uguale per tutti… manica lunga, piccoli scacchi bianchi e neri, quasi un mini dama…non era proprio il massimo delle nostre aspirazioni, ma agli occhi di noi ragazzi parve bellissima. Era una splendida giornata di primavera, come solo Tripoli sa donare ai suoi abitanti, quando ci recammo tutti e quattro in un negozio di abbigliamento in Sciara 24 Dicembre, negozio gestito da un ebreo.

- Buon giorno!

- Buon giorno, cercavamo quattro camice tutte uguali.

Il negoziante ci guardò sorridendo.

- Suonate in un complesso, vero?

- Si! Proprio così! – rispondemmo… e ci sentimmo molto importanti.

L’esordio ebbe un buon successo e la nostra esibizione fu molto apprezzata dai presenti alla festa. Seguirono altre serate, durante le quali la nostra musica veniva sempre accolta con grande interesse. Nonostante i positivi riscontri di pubblico, dopo un breve periodo di tempo il complesso si sciolse. Mi confrontai con altre piccole esperienze, fino a quando mi venne proposto di entrare a far parte del gruppo dei fratelli Carbone. Uno dei due fratelli suonava la batteria, l’altro le tastiere (che in quegli anni venivano chiamate “organo” ), alla tromba c’era Rocca e il cantante chitarrista aveva una voce perfettamente uguale a quella del famoso Adamo. Quello dei Fratelli Carbone era un ottimo ed apprezzato complesso, già molto noto.

 

Con i fratelli Carbone sul palcoscenico del Circolo Italia

 

In seguito, con l’ingresso di Claudio Ali, in sostituzione del cantante chitarrista “Adamo”, il complesso prenderà il nome di Gemini 5. Li incontreremo di nuovo in questa storia durante il Festival dei complessi. Questa volta fui io a lasciare il gruppo e per un po’ smisi anche di suonare in giro o di tentare di formare un mio complesso musicale. Non andavo più a lezione dal Maestro Perissinotto, però riuscivo ad apprendere qualche insegnamento dagli orchestrali ingaggiati dall’Italia che si alternavano al Casinò Uaddan. Fu proprio da uno di loro che acquistai il mio primo vero amplificatore professionale, un Semprini, e che acquisii le prime nozioni per imparare a suonare la chitarra basso.

 

 

“ Scuola e sport ”
          Lasciai per un breve periodo la musica, che insieme alla scuola e allo sport, avevo  sempre cercato di portare avanti.

Lungomare di Tripoli, Piazza Gazzella

 

Al secondo anno delle superiori venni bocciato, una bocciatura che mi fece molto male… Io, cinque volte premiato con medaglie al merito alla scuola dei Fratelli Cristiani…! Ma come tutte le esperienze, anche quelle negative aiutano a crescere. Diventai più riflessivo e cercai di impegnarmi di più negli studi…  In quel periodo, con la supervisione della professoressa Filomarino, organizzai per la scuola uno spettacolo, che impegnava sia gli studenti dell’Istituto per geometri, sia quelli di Ragioneria. Il palcoscenico continuava ad affascinarmi, anche se quella volta non dovevo suonare né cantare. Mi era stato assegnato il ruolo di presentatore dello spettacolo. Tema centrale della rappresentazione era la parodia di “ Biancaneve e i sette nani ”, dove i sette nani erano interpretati da ragazzi alti almeno un metro e ottanta… Biancaneve venne scelta tra i più piccoli, e l’ unico con capelli biondi era Sergio Genna che venne designato per interpretarne la parte. Ritroveremo Sergio più avanti come organizzatore del Festival dei Complessi insieme a Umberto di Vora.

 

Istituto superiore per geometri

Al centro la professoressa Filomarino con il preside, a sinistra e a destra i cugini Saragozza, cantanti, che ritroveremo nella manifestazione “Un disco per l’estate”; in seconda fila: a sinistra Raffaele Brignone, musicista, a destra Sergio Genna, organizzatore di spettacoli musicali; in terza fila: con occhiali scuri, Angelo Vasta, organizzatore, e Giancarlo Consolandi, attuale presidente dell’ Ass. Ex allievi Lasalliani; in quarta fila: Sergio Mormile, organizzatore di spettacoli musicali; in terzultima fila: a destra, con un braccio sulla balaustra, Claudio Ali, musicista e cantante.


Lo sport, oltre alla scuola e allo studio della musica continuava ad impegnare gran parte del mio tempo. In quegli anni giocavo a pallacanestro nella squadra La Salle insieme a Gianni Martelli, Ivo Spadevecchia, Giulio Marcello e Gigi Chiarelli (che incontreremo di nuovo nel mondo dello spettacolo di Tripoli). Nello stesso periodo giocavo anche nella squadra di pallacanestro dell’Istituto Guglielmo Marconi e mi allenavo nella squadra locale dello Sciabab Arabi, dove militava anche Fausto Finocchiaro… ma questa è un’altra storia. 

1965 – Istituto La Salle.

Foto ricordo della squadra di basket. Da sinistra in piedi Raffaele Brignone, Mario Aiuti, Cesare Borghi, Aguanno, Ivo Spadavecchia e ai loro piedi, Gianni Martelli, Gigi Chiarelli e Giulio Marcello, Tartaglini.

 

Fine  estate  1966

 

La voglia di suonare e di formare un buon gruppo musicale continuava ad assillarmi e sentivo che sarebbe stato difficile non cadere in tentazione. Succede nella vita che un avvenimento accada inaspettato e non voluto, e che poi sia proprio quell’avvenimento a segnare il nostro futuro. Così fu anche per l’incontro dei primi fondatori di quel complesso che in seguito prenderà il nome di  The Milords.  Un pomeriggio, uno dei tanti trascorsi nel cortile dei Fratelli Cristiani giocando a calcio-balilla nella stanza dell’Azione Cattolica, quella vicino all’ingresso delle aule dove stazionava sempre il nostro Fratel Amedeo, incontro Antonio Morreale.

Parliamo a lungo di musica e di complessi, la nostra comune passione, e Antonio mi confida di aver sentito parlare dei miei trascorsi da chitarrista. Da qualche tempo lui stesso aveva deciso di dedicarsi allo studio della batteria… Che fosse finalmente arrivata l’occasione che stavo aspettando? Quasi all’unisono ci chiediamo:

- Perché non proviamo a formare un complesso musicale?…

- Perché no!

- Conosco un buon cantante - mi dice - il fratello di Sergio Mormile, Maurizio, canta nel coro, qui dai Fratelli, e so anche di un ragazzo, un certo Uccio Ventura, che dice di essere un bassista, ma non l’ho mai sentito suonare…

 

Inizia  una  nuova  avventura

Maurizio (Maurizio Mormile)

VOCE

 

 

Raffa (Raffaele Brignone)

CHITARRA RITMICA

 

 

Uccio (Uccio Ventura)

CHITARRA BASSO

 

 

Tony (Antonio Morreale)

BATTERIA

 

Alla nostra formazione mancava solo uno strumento solista, un’altra chitarra o un organo. Maurizio propone “C’è Roberto Mione, un ragazzo in gamba, che ha studiato musica con il Maestro Deodati…E’ un chitarrista mancino molto bravo!”

Non conoscevo questo Roberto, né avevo mai sentito parlare di lui, quindi decidemmo di invitarlo alle prove per sentire quello che sapeva fare. Un pomeriggio a casa di Antonio (dove si provava) arrivò Roberto, capelli lunghi ma non troppo, perché a Tripoli in quel periodo i capelloni rischiavano di essere portati in caserma per ricevere un super taglio gratis dalla polizia! Roberto, viso scavato, aria da sognatore, un incrocio tra il beat e l’intellettuale, sfodera la sua chitarra con tutte le corde montate al contrario per adeguarla alla sua mano mancina e prova qualche pezzo che anche noi conosciamo. Lo seguiamo facilmente e dopo aver suonato alcune canzonette ci guardiamo con un cenno di assenso e gli chiediamo di far parte del gruppo. Avevamo trovato il nostro solista… Dopo qualche prova, chiamo in disparte Uccio, il bassista, e gli chiedo :

- Da quanto tempo suoni il basso?

- A dire il vero non da molto. Prima suonavo la chitarra ma è uno strumento poco richiesto nei gruppi perché la suonano già in tanti…di bassisti invece c’è gran bisogno visto che sono in pochi a dedicarsi a questo strumento. E’ per questo che ho cominciato a suonare il basso, ma è da poco che ci provo…così, a orecchio, come per la chitarra...

- Infatti vedo che ti muovi sempre con un leggero ritardo rispetto agli altri, aspetti sempre di vedere l’impostazione del chitarrista per sapere in quale accordo suonare…

 - Raffaele, sei l’unico che se ne sia accorto ma è proprio così…

Riuniti gli altri componenti del complesso e messi anche loro al corrente della situazione, dopo una breve discussione, decidiamo di esprimere a Uccio il nostro parere: avevamo bisogno di qualcuno più esperto per non rallentare le prove e la realizzazione dei pezzi; di qualcuno in grado di dare alle canzoni del nostro repertorio un suo apporto originale.

- Vedi Uccio, noi vorremo costruire un complesso serio e musicalmente preparato, non una cosa fatta solo per stare insieme e fare musica...e bisogna ammettere che la tua attuale conoscenza dello strumento non è ancora soddisfacente… Uccio riconobbe le sue carenze musicali e senza obiettare lasciò il gruppo, mantenendo con tutti un rapporto di sincera e leale amicizia. Uccio Ventura in seguito, entrerà a far parte dei Gemini 5 e lo ritroveremo, come bassista ormai esperto, al fianco di Claudio Ali durante il Festival dei complessi.  Con Uccio Ventura avevamo un bassista con qualche pecca, ora però, ci ritrovavamo senza nemmeno quello: avevamo bisogno di un nuovo elemento. Antonio propose per un provino Ugo Balistreri, il quale, essendosi dimostrato un valido musicista, entrò a far parte del gruppo.

 

The Milords, la formazione definitiva

 

Dopo una lunga attesa e quasi per caso, quel pomeriggio di fine anno, nasceva il complesso che per trentotto anni avrei portato con me, nel ricordo nostalgico ed entusiasmante di un periodo magico, durante il quale sembrava che tutto fosse possibile.

Profili  dei  componenti

 

Maurizio Mormile

VOCE

Roberto Mione

CHITARRA  SOLISTA

Raffaele Brignone

CHITARRA  RITMICA

Ugo Balistreri

CHITARRA  BASSO

Antonio Morreale

BATTERIA

 

 

Maurizio Mormilenato a Tripoli il 30.01.1952 - Il più giovane del gruppo, tranquillo, conscio del suo fascino di bel ragazzo e di artista. Le ragazzine lo corteggiano in tutte le occasioni fermandolo anche per strada, spesso chiedendogli un autografo. Una bella voce, che riesce ad estendere dai toni più bassi fino alle sonorità più acute. Partecipa con entusiasmo alle attività del complesso, con interessanti proposte musicali. Si diletta in grafica e produce fantasiose cover di dischi pensando a quando ne verrà inciso uno suo o del nostro gruppo.

 

 

Roberto Mione,  nato a Tripoli l’ 11.08.1950 - Mancino come tutti i grandi artisti, serio e composto, un po’ introverso. Difficilmente prende parte alle conversazioni; solo quando si parla di musica o si discute delle variazioni da apportare ai brani, interviene con grande passione e competenza. Con la chitarra è straordinario, riesce ad improvvisare musica su una serie di accordi armonici proponendo sempre nuove soluzioni. Potrebbe essere un ottimo jazzista. Buona anche la voce, tendente alle basse tonalità. Spesso con me alla ritmica e Antonio alla batteria, improvvisa pezzi blues di pura fantasia.

 

Raffaele Brignone, nato a Tripoli il 09.07.1948 -  Detto anche Antonio, o Raffa, sono il più “vecchio” del gruppo anche se solo di qualche mese o anno. Insieme a Roberto sono l’unico a conoscere un po’ di musica, grazie ai quasi cinque anni trascorsi tra le lezioni del maestro Perissinotto e gli insegnamenti di diversi professionisti. Mi trovo bene con tutti i componenti del gruppo che vedono in me il loro leader. Difficilmente vengo contestato, tutti si fidano delle mie proposte e quasi sempre accettano le mie innovazioni

 

Ugo Balistreri, nato a Tripoli il 27.03.1950 - Capelli castano chiaro, ribelli sulla fronte, occhi azzurri. Contestatore dell’ultima generazione, pur affermando che nulla va bene, si adatta sempre alle decisioni degli altri accettandole. Si impegna molto per imparare dal gruppo e dà sempre il meglio di sé in ogni occasione.

 

Antonio Morreale, nato a Siracusa l’ 11.02.1949 - Simpatico ragazzo, magrissimo, occhi chiari che sprizzano felicità. Mentre parla a raffica il sorriso non abbandona mai il suo volto, un ricciolo di capelli castano chiaro sembra incollato alla fronte, inamovibile anche nelle giornate ventose. E’ l’unico motorizzato del gruppo, possiede un maggiolone Volkswagen. Non parla mai a sproposito, ha sempre una barzelletta da raccontare e riesce ad improvvisare rime sarcastiche con nomi di persone e di oggetti. Sembra nato con le bacchette della batteria in mano…A volte, durante le nostre esibizioni, si permette delle evoluzioni, lancia le bacchette in aria e dopo alcune piroette quelle tornano magicamente tra le sue mani per continuare a percuotere piatti e tamburi.