L'operazione alle tonsille

Capitolo 5b°

 

 

Una camicia di forza

<<< Ricordo un altro episodio avvenuto nella mia casa di Sciara Camperio. Quando avevo circa sei anni ogni volta che facevo un bagno a mare mi veniva la febbre ed il mal di gola. Il nostro medico di famiglia il dottor Garaffo aveva detto che il problema si sarebbe risolto solo asportando le mie tonsille, che secondo lui erano la causa della mia febbre. Aveva indicato ai miei genitori un medico chirurgo specialista in questo tipo di operazione, di cui non ricordo il nome. Il vero problema consisteva nel fatto che avrei dovuto sottopormi a questa operazione da sveglio, senza anestesia. L'operazione si sarebbe dovuta svolgere alle quattro del pomeriggio a casa mia.  La mattina dello stesso giorno mia madre aveva pulito e sterilizzato  la mia cameretta da cima a fondo, in attesa che  arrivasse il chirurgo  che doveva con i suoi ferri asportare le mie tonsille. Nelle ore precedenti all'operazione vedevo che mia madre e ra piuttosto agitata mentre io me stavo tranquilloa sfogliare i miei fumetti di Topolino. A quell'età non mi rendevo ancora conto della difficoltà di quell'operazione specialmente se affrontata senza anestesia. Avevo aspettato che arrivasse il medico senza grossi patemi d'animo e poi sapevo che, una volta che mi fossero state tolte le mie tonsille, avrei potuto fare i bagni a mare senza avere più la febbre ed il mal di gola. Quel pomeriggio era arrivato questo chirurgo italiano con la sua borsa di cuoio, piena di strumenti che probabilmente gli sarebbero serviti ad operarmi. Questo chirurgo aveva degli occhiali con delle spesse lenti da miope. Si era messo un cerchio di ferro  attorno alla fronte con in un mezzo una lampadina accesa, simile a quelle che usano i minatori quando vanno in miniera. Aveva chiesto a mia madre un lenzuolo leggero per avvolgermelo tutto attorno, come fosse stata una camicia di forza.  Mi aveva legato con quel lenzuolo come un salame e da allora anch'io avevo cominciato a diventare irrequieto. Vedevo che il  chirurgo sudava copiosamente ed appariva nervoso. Sembrava che avesse un gran fretta di finire quel lavoro prima possibile.   Dietro quelle lenti da miope i suoi occhi mi apparivano enormi.  Credevo che il chirugo si fosse trasformato in un grosso uccellaccio pronto a portarmi via  le mie tonsille con il suo becco. Con voce sgradevole e con malagrazia mi aveva intimato di aprire la mia bocca. Mi era decisamente antipatico.  Nella mano destra teneva una bisturi ed, oltre alla luce che aveva in testa, voleva che mia madre mi tenesse fermo, senza farmi muovere. Senza avvisarmi mi aveva  cacciato quel grosso bisturi in bocca, in maniera così violenta che mi era venuta voglia di vomitare. Mia madre guardava la scena con un viso preoccupato. Poi il chirurgo, senza pensarci due volte, con un colpo secco del bisturi,  mi aveva già asportato un pezzetto delle mie tonsille. Io, per il dolore, avevo gettato un urlo.  Sentivo in bocca il sapore dolciastro del mio sangue. Mi ero messo a piangere per il dolore e istintivamente avevo chiuso la mia bocca per non permettergli di farmi altro male. Il chirurgo era sempre nervoso e mi continuava ad urlare di aprire la bocca. Anche mia madre mi supplicava di aprire la bocca. Dal canto mio, per spirito di sopravvivenza, non volevo permettere che il chirurgo continuasse a tagliare la mia gola con il suo bisturi. Ora il mio sangue cominciava ad  uscire copioso dalla mia bocca. Sembrava ci fosse  un inizio di emorragia. Malgrado tenessi serrate le mie mandibole, il chirurgo aveva ritentato più volte di ricacciarmi il suo bisturi in bocca per tagliare un altro pezzo delle mie tonsille e  completare l'operazione. La cosa però non gli era riuscita. Dopo vari ed inutili tentativi se ne era andato via da casa mia, ancora più arrabbiato e sudato.  Mi aveva guardato storto ed aveva detto a mia madre che con un paziente così non era nelle condizioni di poter continuare ad operare. Quando se ne era andato da casa mia,  mia madre mi aveva dato del ghiaccio che dovevo tenere con la mia lingua in fondo alla bocca, nel punto in cui quel dannato chirurgo mi aveva vivisezionato con il suo  bisturi. Ormai non lo consideravo più un chirurgo ma un macellaio di poco valore. Quell'incompetente non aveva saputo asportare  le tonsille con un colpo secco e preciso  e queste dopo qualche tempo mi erano ricresciute. Quell'operazione era stata inutile. Tre anni  dopo ero stato operato sia alle adenoidi che alle tonsille da un chirurgo inglese dentro la sala operatoria della casa di cura Villa Igea, che stava vicino al Municipio. Questa volta però l'operazione era stata fatta  con un anestesia totale a base di etere e tutto era stato fatta in maniera professionale. Mi ricordo che prima di addormentarmi  il dottore anestesista, un italiano,  mi aveva chiesto di contare fino a dieci. Io ero riuscito a contare fino ad otto e poi mi ero addormentato. Mi ero risvegliato nel letto della mia cameretta con un febbrone alto. Poi, dopo pochi giorni, mi avevano dimesso perchè stavo già meglio. Da allora ho potuto fare tutti  i bagni a mare che volevo  senza più avere febbre o mal di gola. >>>