<<< Ricordo un altro
episodio avvenuto nella mia casa di Sciara
Camperio. Quando avevo circa sei anni ogni volta
che facevo un bagno a mare mi veniva la febbre
ed il mal di gola. Il nostro medico di famiglia
il dottor Garaffo aveva detto che il problema si
sarebbe risolto solo asportando le mie tonsille,
che secondo lui erano la causa della mia febbre.
Aveva indicato ai miei genitori un medico
chirurgo specialista in questo tipo di
operazione, di cui non ricordo il nome. Il vero
problema consisteva nel fatto che avrei dovuto
sottopormi a questa operazione da sveglio, senza
anestesia. L'operazione si sarebbe dovuta
svolgere alle quattro del pomeriggio a casa
mia. La mattina dello stesso giorno mia madre
aveva pulito e sterilizzato la mia cameretta da
cima a fondo, in attesa che arrivasse il
chirurgo che doveva con i suoi ferri asportare
le mie tonsille. Nelle ore precedenti
all'operazione vedevo che mia madre e ra
piuttosto agitata mentre io me stavo tranquilloa
sfogliare i miei fumetti di Topolino. A
quell'età non mi rendevo ancora conto della
difficoltà di quell'operazione specialmente se
affrontata senza anestesia. Avevo aspettato che
arrivasse il medico senza grossi patemi d'animo
e poi sapevo che, una volta che mi fossero state
tolte le mie tonsille, avrei potuto fare i bagni
a mare senza avere più la febbre ed il mal di
gola. Quel pomeriggio era arrivato questo
chirurgo italiano con la sua borsa di cuoio,
piena di strumenti che probabilmente gli
sarebbero serviti ad operarmi. Questo chirurgo
aveva degli occhiali con delle spesse lenti da
miope. Si era messo un cerchio di ferro attorno
alla fronte con in un mezzo una lampadina
accesa, simile a quelle che usano i minatori
quando vanno in miniera. Aveva chiesto a mia
madre un lenzuolo leggero per avvolgermelo tutto
attorno, come fosse stata una
camicia di forza. Mi aveva legato con
quel lenzuolo come un salame e da allora anch'io
avevo cominciato a diventare irrequieto. Vedevo
che il chirurgo sudava copiosamente ed appariva
nervoso. Sembrava che avesse un gran fretta di
finire quel lavoro prima possibile. Dietro
quelle lenti da miope i suoi occhi mi apparivano
enormi. Credevo che il chirugo si fosse
trasformato in un grosso uccellaccio pronto a
portarmi via le mie tonsille con il suo becco.
Con voce sgradevole e con malagrazia mi aveva
intimato di aprire la mia bocca. Mi era
decisamente antipatico. Nella mano destra
teneva una bisturi ed, oltre alla luce che aveva
in testa, voleva che mia madre mi tenesse fermo,
senza farmi muovere. Senza avvisarmi mi aveva
cacciato quel grosso bisturi in bocca, in
maniera così violenta che mi era venuta voglia
di vomitare. Mia madre guardava la scena con un
viso preoccupato. Poi il chirurgo, senza
pensarci due volte, con un colpo secco del
bisturi, mi aveva già asportato un pezzetto
delle mie tonsille. Io, per il dolore, avevo
gettato un urlo. Sentivo in bocca il sapore
dolciastro del mio sangue. Mi ero messo a
piangere per il dolore e istintivamente avevo
chiuso la mia bocca per non permettergli di
farmi altro male. Il chirurgo era sempre nervoso
e mi continuava ad urlare di aprire la bocca.
Anche mia madre mi supplicava di aprire la
bocca. Dal canto mio, per spirito di
sopravvivenza, non volevo permettere che il
chirurgo continuasse a tagliare la mia gola con
il suo bisturi. Ora il mio sangue cominciava ad
uscire copioso dalla mia bocca. Sembrava ci
fosse un inizio di emorragia. Malgrado tenessi
serrate le mie mandibole, il chirurgo aveva
ritentato più volte di ricacciarmi il suo
bisturi in bocca per tagliare un altro pezzo
delle mie tonsille e completare l'operazione.
La cosa però non gli era riuscita. Dopo vari ed
inutili tentativi se ne era andato via da casa
mia, ancora più arrabbiato e sudato. Mi aveva
guardato storto ed aveva detto a mia madre che
con un paziente così non era nelle condizioni di
poter continuare ad operare. Quando se ne era
andato da casa mia, mia madre mi aveva dato del
ghiaccio che dovevo tenere con la mia lingua in
fondo alla bocca, nel punto in cui quel dannato
chirurgo mi aveva vivisezionato con il suo
bisturi. Ormai non lo consideravo più un
chirurgo ma un macellaio di poco valore.
Quell'incompetente non aveva saputo asportare
le tonsille con un colpo secco e preciso e
queste dopo qualche tempo mi erano ricresciute.
Quell'operazione era stata inutile. Tre anni
dopo ero stato operato sia alle adenoidi che
alle tonsille da un chirurgo inglese dentro la
sala operatoria della casa di cura Villa Igea,
che stava vicino al Municipio. Questa volta però
l'operazione era stata fatta con un anestesia
totale a base di etere e tutto era stato fatta
in maniera professionale. Mi ricordo che prima
di addormentarmi il dottore anestesista, un
italiano, mi aveva chiesto di contare fino a
dieci. Io ero riuscito a contare fino ad otto e
poi mi ero addormentato. Mi ero risvegliato nel
letto della mia cameretta con un febbrone alto.
Poi, dopo pochi giorni, mi avevano dimesso
perchè stavo già meglio. Da allora ho potuto
fare tutti i bagni a mare che volevo senza più
avere febbre o mal di gola.
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