Mercoledì 17 agosto 2005 da Ardfern a Dunstaffnage Ore 08:30 lezione di teoria nautica. Frank ci spiega che prima di iniziare a navigare occorre innanzitutto sapere dove si vuole andare, tracciando sulla carta nautica della zona che ci interessa una rotta che va da un punto A ad un punto B. Nel caso che il percorso fosse lungo e complesso , con vari ostacoli naturali come isole, scogli , secche eccetera, iniziando dal punto A di partenza, bisogna tracciare delle linee spezzettate servendosi delle squadrette nautiche e di una matita, sino al punto di arrivo. Si fa la somma della distanza in miglia marine di tutti le linee spezzate e si divide tale somma per la velocità media della barca. In questo modo si ottiene l’orario d'arrivo approssimativo al punto B. E' necessario poi fare altri calcoli e consultare i libri preposti a conoscere i livelli delle alte e basse maree e la forza delle correnti, quindi, attraverso i canali della radio di bordo, informarsi sulle condizioni meteo sulla zona della nostra rotta. In quelle zone, nell’Oceano Atlantico, la forza della corrente può raggiungere la velocità di oltre 7 nodi . Un nodo equivale ad un miglio per ogni ora. Ogni ora sulla carta bisogna fare il punto nave, segnandovi sopra la posizione della barca e l'ora, verificando che la barca sta seguendo la rotta. Che succede se si sbagliano i calcoli delle correnti? Succede che si potrebbe navigare contro corrente e la barca, anche se sembra procedere, è quasi ferma rispetto al suolo. Peggio ancora e’ sbagliare i calcoli delle maree specialmente quando si decide di dare fondo all'ancora per passare la notte in qualche rada con poco fondale. Potrebbe significare svegliarsi al mattino è trovarsi con la barca inclinata su un lato, appoggiata sul fondale a causa della bassa marea.
Conoscere tutte queste cose e’ indispensabile per navigare, specialmente in quei mari. Oggi comunque con il GPS marino , un computer collegato a dei satelliti, questi calcoli raramente si sbagliano. Il GPS mostra in ogni momento dove si trova la barca, con le coordinate, latitudine e longitudine, e sostituisce in qualche maniera le carte nautiche perchè fa vedere le batimetriche o misure dei fondali, i fari, i fanali,le mede, i relitti,le secche, gli scogli, i porti, i contorni della costa e tutto quello che e’ importante conoscere per avere una navigazione sicura. Ore 11:00 partenza sotto una fitta pioggerellina. La temperatura è sui 16 gradi. Il barometro è sceso repentinamente e , in teoria, significa che le condizioni meteo vanno verso il peggio. La radio di bordo avverte che nella nostra zona c’e’ un temporale in arrivo. Il vento viene da Nord-Est ,cioè da 45 gradi . Da noi questo vento è chiamato Grecale, perché secondo gli antichi proveniva dalla Grecia. La nostra rotta per Dunstaffnage è di circa 340 gradi. Indossiamo tutti la cerata , la cintura di sicurezza ed il giubbotto gonfiabile e, con Frank al timone, ci sediamo nel pozzetto, agganciati con il moschettone della nostra cintura di sicurezza alla life-line o cima della vita. Questa cima è fissata da poppa a prua, per prevenire, quando si è sballottati dalla barca per il cattivo tempo, la caduta in mare. Procediamo a motore perché issare le vele non è prudente. Arriva il temporale. Piove a dirotto, il vento soffia a circa 30 nodi velocità, il mare è mosso. Slioch è tutto un rollio ed un beccheggio ma procede sicura verso la nostra prossima destinazione , Dunstaffnage. Il temporale dura circa una mezz'ora. Ore 11:30 il vento si è attenuato, e’ sceso a 18 nodi. Frank ci dice che è il momento di issare le vele dando due mani di terzaroli, che, in parole povere, significa non aprire completamente sia la randa che il fiocco e quindi aver una superficie velica ridotta, cosicché la barca riceve meno vento, ha meno inclinazione ed il timone è meno duro da manovrare. Questa operazione, in teoria, andrebbe fatta prima che il vento si rafforzi, perché poi con la barca tutta inclinata, lavorare in equilibrio precario, diventa molto complicato. Ore 12:00 ora la pioggia ed il vento sono aumentati nuovamente di intensità. La nostra andatura è di bolina, l’andatura che ha la prua più vicina alla direzione del vento. Il vento soffia alla velocità di 27 nodi e piove a dirotto. La barca è soggetta a rollio e beccheggio e non è facile tenersi in equilibrio. E’ stato saggio ridurre le vele. Vicino allo stretto di Jura, Frank, per maggior sicurezza, accende anche il motore poiché stiamo attraversando punti dove si formano dei vortici d’acqua , segno che al disotto ci sono delle sporgenze che, per effetto delle correnti, creano insidiosi mulinelli. Ore 13:30 il peggio è passato e la forza del vento è scesa attorno ai 14 nodi di velocità. Ore 14:00 passiamo vicino al porto di Oban, un importante centro commerciale della Scozia Orientale. Ore 16:00 arriviamo a Dunstaffnage. La marina di Dunstaffnage è leggermente più grande di quella di Ardfern. Ha diversi pontili galleggianti con circa duecento di posti barca, più quattrocento barche ormeggiate al gavitello. Sceso a terra, faccio un giro lungo i pontili per sgranchirmi le gambe. Mi ricordo che quando ero piccolo mio padre Giuseppe, per gli amici Peppino, mi portava spesso a vedere le barche nel porto di Tripoli ed anche in quello di Zuara. Il piacere di fermarmi ad osservare le barche mi è sempre rimasto. La foto sotto ci ritrae a Zuara marina nel 1952, quando io avevo appena quattro anni. Sono insieme ai miei genitori e a mio cugino, Domenico Ferrante. Mia madre tiene nella mano sinistra una galletta un pane duro, che si conserva per lungo tempo e che i marinai, una volta, portavano con sè per i lunghi viaggi. Ormeggiata vicino a noi vedo una barca con una forma strana, tutta costruita in legno. Sembra una barca vichinga. Leggo che ha nome Aileach. Scatto alcune foto e poi chiamo Robin per mostrargliela. Robin è entusiasta nel vedere proprio lì quella barca poichè Aileach è famosa da quelle parti. Mi dice che recentemente ne è stato scritto un libro , che lui ha letto. Aileach è la copia di una barca costruita dai Celti attorno all’XI secolo per contrastare il dominio vichingo sulle coste occidentali della Scozia , la zona chiamata Scotlandfjord (Fiordi della Scozia). Ha sedici remi , una vela quadra e, per tenere la direzione, ha una doppia barra a poppa a forma di semicerchio E’ stata costruita in un cantiere dell’Irlanda del Sud attorno nel 1990 allo scopo di sperimentare una prova pratica dell’adattabilità di questa barca a navigare in quei mari. L’esperimento è riuscito. Il primo viaggio è stato effettuato nel 1991 da Westport, nella contea irlandese di Mayo fino a Stornway, nell’Ebridi esterne, le isole a nord-ovest della Scozia. Questo esperimento ha dimostrato che gli scambi culturali ed economici fra le tribù celtiche irlandesi e scozzesi si erano già stati stabiliti sin dall'undicesimo secolo D.C. E’ ormai appurato che la lingua gaelica è un ramo della lingua celtica comune sia agli Irlandesi che agli Scozzesi .
Ore 20:00 Cena. Muriel prepara degli ottimi petti di pollo cucinati al forno con contorno di wedges che è una maniera loro di cucinare le patate , di cui gli irlandesi ne fanno molto uso. Sono patate cucinate al forno, dall’aspetto dorato e molto croccanti. Ecco la ricetta. Bollite le patate e tagliatele a pezzetti grossi come un dito. Spargete i pezzetti di patate su una teglia già leggermente oliata, ungetele con un po’ d’olio e mettete il tutto in forno pre-riscaldato a circa 200° gradi. Dopo circa 15 minuti le wedges sono pronte da servire con sale, pepe e salsa tartara.
| |||||||||||
uNSO |