Note sull’autore e la famiglia Brignone.
Sono nato
a Tripoli di Libia, il nove luglio del 1948 , terzo figlio ed unico maschio della famiglia,
dal matrimonio tra Rosario Brignone e Vita Ricotta, uniti
in matrimonio nel 1942, mentre Tripoli veniva
bombardata.
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1942 -
Rosario e Vita sposi |
Mio padre, Rosario, è nato a Lampedusa nel 1911 dal
matrimonio tra Raffaele Brignone e Giuseppina D'Amore.
Purtroppo mio nonno Raffaele, rimase vedovo molto
presto. L'anno dopo nonno Raffaele , quando
mio padre Rosario aveva appena diciotto mesi,
decise di emigrare in Libia, portando con sè tutti quattro
figli, tre maschi ed una femmina. Nel 1912, dopo il conflitto italo-turco e
la seguente annessione della Libia, ex colonia turca,
all’Italia , i Brignone furono tra le prime famiglie
italiane a stabilirsi in Libia. Mia madre, Vita Ricotta,
è nata a Tunisi da genitori italiani. I suoi
genitori Luciano Ricotta e Teresa Girolamo, nati anche
loro a Tunisi, erano figli d’emigranti siciliani.
Nonno Raffaele,
dopo essere giunto in Libia, iniziò un’attività di lavorazione del
legno. Nel suo laboratorio , situato nella città vecchia
vicino alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, venivano
trasformati tronchi di legno in tavole ed assi per
l’edilizia e la produzione d’arredi. Tale laboratorio,
nel dopo guerra, venne ristrutturato e convertito in una
chiesa ortodossa. I figli, Salvatore, Vincenzo e Rosario
compirono i loro studi presso la vicina scuola dei
Fratelli Cristiani. Terminato il conflitto della seconda
guerra mondiale, nonno Raffaele con i figli Salvatore,
Vincenzo e Gina, tutti sposati a Tripoli, tornarono in Italia,
solo Rosario
volle restare a Tripoli. Mio padre, che commerciava
in mobili, fu il primo italiano residente Libia ad iniziare
l’importazione di prodotti del legno, mobili ed
accessori italiani. Per questa intraprendente e
coraggiosa iniziativa la sua
azienda fu premiata ed insignita dall’Ambasciata italiana
col
titolo di – "Premiato Mobilificio di Rosario Brignone" .
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Raffaele e Rosario
allo stadio |
Vado all’asilo e faccio la primina presso le Suore Giuseppine nella
Città Vecchia. Frequento le scuole elementari e
medie presso l’Istituto dei Fratelli Cristiani, ove ricevo ogni anno premi al merito di studio.
Nel 1968 mi diplomo come geometra presso l’istituto G. Marconi.
Lo studio non mi interessa molto; studiare il
minimo ed ottenere un voto sufficiente è stato il
mio approccio alla scuola. Lo sport, la musica, sono
cose che mi attraggono di più, ( vedi, il primo diario –The
Milords - in cui racconto la mia avventura nel mondo
musicale tripolino).
Organizzare
feste ed animarle era un’altra delle mie prerogative.
Per questo venivo molto ricercato tra i giovani della
comunità italiana di Tripoli, negli anni ‘60. Nel 1967
fui tra gli
organizzatori del primo ed unico sciopero studentesco
della storia dei giovani studenti italiani in Libia. In
quel anno venne organizzato un corteo di protesta per la
riforma scolastica, anche in seguito agli avvenimenti
rivoluzionari degli studenti in Italia e in Europa.
Il
corteo fu interrotto dall’intervento della polizia poco
prima di arrivare
all’Ambasciata italiana, dove
una
delegazione di studenti avrebbe richiesto udienza
all’ambasciatore e spiegato i motivi della protesta.
L’intervento della polizia mise fine alla manifestazione
non autorizzata e vietata dalle leggi locali per i
cittadini stranieri. Grazie alla mediazione delle
autorità consolari e dell’ambasciata non ci furono
conseguenze punitive. Dopo essere tornato in Italia ed
essermi impiegato all'INPS, ho svolto l’attività
di sindacalista, in un sindacato apolitico dal 1980 e 2004, intraprendendo una carriera che
mi ha portato alla carica di segretario provinciale poi a quella di responsabile
regionale ed infine per un
decennio
consigliere nazionale.
Raffaele, ma
alcuni, mi chiamano Antonio, perché ? Il motivo è
che nel nostro meridione è
tradizione chiamare il primo nascituro maschio con il
nome del proprio padre. Papà Rosario ebbe due femmine
come prime figlie ed il suo desiderio di tramandare il
nome di suo padre al primo nato, fu deluso. Durante la
terza gravidanza di mia madre ,
se il nascituro fosse stato maschio, mio padre si
ripromise di chiamarlo Raffaele ,come il nonno. Mia madre
Vita, devotissima a San
Antonio, durante la sua terza gravidanza fece un voto.
Se il parto avesse avuto un buon esito avrebbe chiamato
suo figlio, Antonio. In quel periodo la mortalità tra
nascituri erano alquanto elevata e non era raro avere
difficoltà nel parto. Non appena io nacqui (maschio finalmente!)
, Papà Rosario, al colmo
della felicità, corse in Comune per denunciare la
mia nascita e dando come nome quello di suo padre, Raffaele. Tornato a
casa informò la moglie dell’avvenuta registrazione
della nascita e che il nome registrato era stato
Raffaele. Mia madre lo informò del suo voto fatto a
Sant'Antonio. La soluzione-compromesso fu che il bimbo
fu battezzato con il nome di Antonio Raffaele e
all’anagrafe al nome di Raffaele fu aggiunto Antonio. In
casa tutti mi chiamavano Antonio, o Nini, come tutti gli amici più
intimi ed i parenti. Con la scuola venne fuori il nome
ufficiale, Raffaele. I compagni di scuola che non
frequentavano casa Brignone, mi chiamavano Raffaele
mentre quelli più intimi che frequentavo anche la casa Brignone,
Antonio.
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1954 - I coniugi
Brignone con i figli, Teresa,
Raffaele-Antonio e Giuseppina (Nuccia) |
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