DISCOTECA
Per sentieri di
vento, nella notte,
un ritmo ostinato
mi risucchia
nel ventre caldo
di una discoteca.
Come straniero tra
gli alieni,
defilato in un mio
spazio di stupore,
vedo nugoli
d'ombre esagitate,
percorse da guizzi
simultanei.
Sospinta da
congegni non umani
che eruttano
folgori e fragori,
la torma devota
dei fedeli
segue i riti di
ore appiccicose,
le viscere
catapultate altrove
da squassi
irrefrenabili dell'aria.
Dai cubi, le
figlie della notte
rilanciano movenze
seducenti
sul galoppo
inesausto della folla,
trafitta di
sciabole di luce.
Sento l'estasi
animale che fibrilla
e trascorre
epidemica sui corpi.
Qua e là tentativi
di parole...
Per me questo è il
luogo degli eccessi,
eppure non riesco
a liberarmi
dal vincolo di
oscure calamite
che mi invischiano
dentro irresistibili:
io non so
decifrare, questa sera,
dove abiti davvero
la Realtà. |
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LE TUE MANI
E' criptato nel cartiglio dei neuroni
il sortilegio delle tue mani.
Io le conosco lente, nel fluire
delle ore feriali, misurate
e
quasi inclini a un sano bradipismo.
Ma poi, non so per alchimia,
di colpo divelte dal reale
e
promosse ai modi del prodigio.
Altro non serve che la tua chitarra
per farle trasalire
e
battere poi zoccoli impazienti
come usano ai nastri i purosangue.
E
dalle corde estraggono, sapienti,
ogni più dolce succo. E via di corsa
lungo le praterie della tastiera,
per impulsi sonori adesso forti,
adesso pieni di morbidi languori,
di sorprese, di fretta, d'impazienza...
sulle tracce di Bach, di Villa Lobos,
di Tàrrega, di Barrios Mangorè...
Se un giorno troverò dentro di me,
nei luoghi inesplorati del profondo,
gli accenti dell'epica, di nuovo
e
più forte dirò delle tue mani.
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IL CORO
Sala Grande di Villa
Malinverni
mirabile invenzione del Palladio.
Si
stava lì - era il dieci di giugno -
Splendidamente nel Rinascimento.
Si
stava lì tra antichi miti
a
fresco lungo le pareti
per
la mano di un ottimo Zelotti.
Ed
ecco, da ribalte inopinate,
irrompere il Coro Ciclamino
e
occupare la scena e l'attenzione
con
disordine ben premeditato
e
posture impreviste, se non rozze.
Ci
sentiamo di colpo ricacciati
dentro a lontani medioevi,
tanto
più adesso che si muove
l'irsuto discorso delle voci.
Da
ugole ad arte irruvidite
trabocca forte l'impeto dei suoni,
come
assalto tra bande avventurose.
Sono
accesi gli scontri risultano
distorte le armonie, lesi gli accordi.
Da
virtuali foreste, da caverne,
intanto sopravvengono i solisti
e
s'accampano ognuno per suo conto,
gridando inalberati qualche oscura
ragione avverso a ignoti feudatari...
Al
maestro, con chiara ostentazione,
non
si degna la grazia di uno sguardo
nè,
all'apparenza, un poco di rispetto...
Contesti armonici di Paolo Bon.
Credete a me: bello da morire.
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BORDORING
Il
battibecco
dei
pugni
s'addensò
per
lunghi minuti
di
sudore
di
ansiti mozzi
di
gonfi laceri
accelerati a neri schianti
a
iati inopinati
da un
subito ad un altro...
fino
a che dai suoi occhi
esalò
il pensiero di vincere.
E non
fu suo il braccio
che
l'arbitro
portò
nel cielo
per
l'apoteosi. |