ANNI
ZERO:
LA
LIBIA
PRIMA
DELL'OCCUPAZIONE
ITALIANA
CAPITOLO II - Paragrafo 6
Le
prime
industrie
-
Alcune
personalità
-
Gli
alberghi
-
Suk
et-Tlat
-
La
spesa
a
domicilio
-
Il
primo
cinematografo
-
I
"Venerdì
Chic"
all'Alhambra.
Torniamo
alla
Tripoli
'nuova'.
Sorgevano,
ad
opera
di
veri
e
propri
pionieri,
anche
se
non
se
ne
davano
l'aria,
le
prime
industrie.
La
Società
Elettrica
si
era
piazzata
nei
pressi
di
Sciara
Azizia
(dove
decenni
dopo
s'istallerà
il
Cinema
Corso
all'aperto),
e
ciò
con
somma
dannazione
di
tutti
coloro
che
abitavano
d'intorno
a
causa
del
fragore
assordante,
diurno
e
specialmente
notturno,
delle
sue
poderose
macchine.
Un
po'
più
su
una
fabbrichetta
di
ghiaccio
ci
riempiva
di
meraviglia,
mettendo
in
mostra
delle
frutta
congelate
nel
bel
mezzo
di
grossi
blocchi
ghiacciati.
Le
prime
officine,
le
prime
falegnamerie,
le
piccole
imprese
artigiane
vanno
aumen
tando
di
giorno
in
giorno
ad
opera
dei
nuovi
venuti,
poveri
di
mezzi,
ma
ricchi
di
esperienza,
e
di
volontà.
A
questi
meritori
piccoli
industriali
si
aggiungano
i
nomi
dei
primi
professionisti
di
valore:
medici,
ingegneri,
avvocati,
direttori,
di
banca:
,i
«quadri»
di
quella
che
sarà
Tripoli
degli
Ànni
Venti
e
Trenta.
Cito
a
caso
alcuni
nomi
rimasti
impressi
fra
quelli
di
'maggior
spicco
nel tempo:
quella
magnifica
figura,
quadrata,
sprizzante
efficienza
dell'Ing.
Vassura,
direttore
della
Società
Elettrica;
i
dottori
(chiedo
scusa, professori) Onorato,
Casoni,
Curcio,
Balladori,
Zaccaria,
Testori,
Funaioli,
Dell'Aria,
Mazzolani;
il
dentista
Sforzini,
che
ricordo
con
affetto
anche
se
mi
fece
soffrire
le
pene
dell'inferno
(già
da
bambino
avevo
alcuni
denti
cariati
e
la
trapanatura
con
strumenti
piuttosto
primitivi
e senza
anestesia
era
un
supplizio
tremendo!.
..
);
gli
avvocati
Antonino
VelIa,
Cartechini,
Morelli,
Guttierez,
Canofari,
Frediani,
il bonario
Notaio
Simoni,
gli
ingegneri
Moiraghi,
Vecchi,
e
Lega
dal
cappello
a
larghe
falde
e
dal
gran
mantello
nero;
e
fra
i
non-professionisti,
gli
«automobilisti»
Varaschini,
Tascone,
Frassati
che
già
si
preparavano
a
darsi
battaglia
a
«clakson»
di
Fiat,
Isotta
Fraschini,
Diatto,
e
Lancia;
gli
impresari
Vantini
e
Bodrati,
l'affabile
rag.
Arrigo
Modena,
i
Mucilli
ed
i
Pirrò,
con
le
loro
rappresentanze
di
«Grandi
Marche
Italiane»,
il
Commendator
Giunio
Bissi
con
i
suoi
mulini
non
proprio
...
a
vento,
i
direttori
di
banca
Giannò,
Vantini,
i
farmacisti
Picco,
Nicotera
e
Zaccaria,
Lolato
ed
i
suoi
oleifici,
gli
agenti
di
viaggio
Grasso
e
Loffredo,
e
quanti,
quanti
altri
che
mi
rammarico
di
non
ricordare,
ed
ai
quali
chiedo
scusa
per
l'omissione
involontaria
...
Tra
i
tripolini
di
più
vecchia
data,
e
tenaci
valorizzatori
di
quella
terra,
vorrei
ricordare
il
Barone
Blasco
Ciancio,
padre
del
nostro
simpatico
ed
indaffaratissimo
amico
Gaetano.
Un
bell'uomo,
alto
e
ben
portante,
signorile
nei
modi
ed
affabile
oltre
ogni
dire.
Era
molto
amico
della
mia
famiglia
e
dei
miei
cugini
Nahum,
ed
ogni
tanto
ci
invitava
tutti
nella
sua
bella
villa
sita
.entro
il
recinto
delle
mura,
nei
pressi
di
Porta
Benito,
immersa
fra
i
suoi
magnifici
aranceti
e
frutteti.
Ci
si
arrivava,
verso
la
fine
degli
Anni
Dieci,
in
carrozzella
e
vi
si
trascorreva.
la
giornata:
noi
bambini
a
scorrazzare
e
giuocare
fra
gli
alberi,
ed
i
grandi
a
conversare
o
in
piacevoli
passeggiate.
Ricordo
il
padrone
di
casa,
sempre
sorridente,
con
quel
profondo
vocione
di
basso,
farsi
in
quattro
fra
i
grandi
e
piccini,
per
esser
certo
che
tutti
si
trovassero
a loro
agio.
Si
tornava
in
città al
tramonto,
con
ceste
ricolme
di
limoni
e
di
arance,
paghi
della
giornata
e pieni
di
gratitudine
per
l'affettuosa
ospitalità:
un'ospitalità
veramente
degna
di
quel
nobiluomo
all'antica,
quale
era
rimasto
quel
nostro
caro
Barone
Ciancio.
Diamo
ancora
un'occhiata
alla
città.
Come
alberghi
a
quei
tempi
Tripoli
offriva
ben
poco.
Al
vecchio
albergo
Commercio,
nel
bel
mezzo
del
Suk
degli
Argen
tieri,
se
ne
era
aggiunto
uno
nuovo;
dietro
il già
menzionato
Caffé
Copelli,
per
l'intraprendenza
di
un
uomo
che
di
intraprendenza
ne
dimostrerà
parecchia
anche
negli
anni
futuri:
Giuseppe
Abela
Salinos,
il
padre
di
Guglielmo
e
di
Italo.
Si
chiamava
«Grande
Albergo
Savoia»,
e
per
vero
dire
di
grande
aveva
soltanto
il
nome,
ma
per
quei
tempi
in
cui
di
turisti
non
vi
era
ancora
traccia,
era
una
costruzione
di
tutto
rispetto.
Come
alberghi
era
tutto
qui!
Dove
negli
anni
'20
sorgerà
il
Grand
Hotel
era
zona
sabbiosa,
limitata
da
un
lato
da
Sciara
Aziziae
dall'altro
dal
mare,
e
vi
si
teneva
un
gran
mercato
all'aperto
di
un
po'
di
tutto:
bestiame,
ortaggi,
frutta,
carne,
cereali.
Nel
quadrato
in
cui
sorgerà l'Hotel
Excelsior,
c'era
invece
una
piccola
costruzione
bassa
e
rotonda
che
si
faceva
«sentire»
anche
da
lontano
per
il
suo
odore
tutto
particolare:
era
la
pescheria:
tanto
pesce
e
così
fresco,
perchè
allora
il
mare
era
veramente
ricco,
e
perché
il
pesce
surgelato
non
si
sapeva
ancora
cosa
fosse
...
Eppure,
con
il
mercato
e
la
pescheria
a
meno
di
cento
metri
da
casa,
mia
madre
non
doveva
proprio
scomodarsi
per
andare
a
fare
la
spesa:
venivano
in
casa
il
macelIaio,
con
tagli
vari
di
carne
che
offriva
alla
scelta
oculata
della
cliente,
magari
imprecando
se
lei
lo
contraddiceva
sulla
asserita
altissima
qualità;
venivano
arabi
con
ceste
di
verdure
e
di
frutta,
altri
con
uova
veramente
di
giornata
e
con
palle
di
burro
avvolto
in
grandi
foglie
di
fico,
burro
che
grondava
freschezza;
veniva
il
lattaio
ebreo
con
le
sue
caprette
(il
latte di
vacca
era
per
noi
a
quei
tempi
sconosciuto)
e
mungeva
il
latte a
richiesta;
venivano
gli
armeni
con
enormi
vassoi
di
rame
portanti
decine
di
tazze
di
yoghurt,
denso
e
traballante
come
una
crème
caramelle, non
le acquerelle
insipide
che
oggi
spacciano
per
tale
...
Com'era
tutto
fresco,
tutto
buono,
tutto
assolutamente
genuino!
Eppure
certamente
anche
allora
i
nostri
genitori
si
lamentavano
dei
tempi.
Ed
ora
diamoci
un
po'
alla
vita
gaia:
il
divertimento
è
il
sale
della
vita,
no?
Grazie
ancora
a
quel
perspicace
uomo
d'affari
che
era
il
già
menzionato
Giuseppe
Salinos, Piazza
del
Pane
si era
arricchita
di
un
cinematografo!
In
stile
moresco,
con
palchi,
prosceni
e
poltrone
ricoperte
in
velluto
rosso,
l'Alhambra era un
piccolo
gioiello
per
quei
tempi!
Erano
gli
inizi
del
cinema
e
vi
imperavano
la
Francesca
Bertini,
la
Diomira
Jacobini
ed
altre
languidissime
prime
donne;
l'America
ci
sfornava
Douglas
Fairbanks
e
Mary
Pickford,
Tom
Mix
e
Charlot,
Max
Linder
e
Ridolini.
Il
cinema
era
ancora
«muto»,
ma
la parte
sonora
dello
spettacolo
era
offerta
da
un'orchestrina di
pochi
elementi
(i
maestri
Ricci,
Tiné,
Salafia,
più
tardi
la
coppia
Barbalonga)
che,
con
sinfonie,
ouvertures,
motivi
di
canzoni
o
di
operette
si
sforzavano
di
«commentare»
le
scene
patetiche
o
le
grandi
galoppate
di
cow-boys
o
di
indiani
che
passavano
sullo
schermo.
Nel
lungo
intervallo
fra
uno
spettacolo
e
l'altro
l'orchestrina
si
ritirava
fuori
del
cinema
per
riposare
e
fumare
una
sigaretta;
il
rientro
in
fila
indiana
degli
orchestrali
era
salutato
da
noi
bambini
con
urla
di
gioia
perchè
era
chiaro
che
lo
spettacolo
«andava
a
incominciare».
Una
volta
alla
settimana
l'Alhambra
dava
una
serata
speciale:
erano
i
«Venerdì
Chic»,
ai quali
nessuna
famiglia
di
uri
certo.
tono
poteva
pensare
di
rinunciare.
High
life!.
..
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