di
Raffaele Brignone
detto
Antonio |
Ricordi d’ infanzia
Quando ero piccolo, la televisione non esisteva
ancora, non si sapeva nemmeno cosa fosse, e non
fu certo il desiderio d’emulazione a spingermi,
come accade ai bambini d’oggi, verso la musica e
il palcoscenico. Guardavo quel mondo con la
stessa curiosità con cui i bambini ascoltano le
favole…sempre le stesse note, ma intrecci sempre
diversi, ricchi di un fascino speciale.
Il palcoscenico era il luogo dove musica e
personaggi si animavano di vesti nuove,
popolando le mie fantasie di bambino.
Frequentavo ancora l’asilo dalle Suore
Giuseppine, nella città vecchia, quando
venni scelto per interpretare la parte di un
venditore di pesce al mercato in una
rappresentazione teatrale…finalmente salivo
anch’io sul palcoscenico, per cantare e
recitare...
La ribalta
Ricordo che a casa mia si ascoltava sempre
la musica proveniente da grossi piatti neri,
duri, pesanti, che chiamavano “ dischi a 78
giri ”, e si udiva di continuo la voce dolce
e armoniosa di mia madre, che amava molto
cantare. Mio padre desiderava che mi
dedicassi allo studio della fisarmonica,
anche se questo non doveva pregiudicare i
miei risultati scolastici, che rimanevano la
prima delle sue preoccupazioni. Da bambino,
con un gruppo di coetanei del quartiere, ci
divertivamo a inventare delle storie che poi
venivano rappresentate nell’atrio del
portone di casa.
Pasqualino Aronica,
figlio di un falegname che aveva il
laboratorio lì vicino, ideava le storie e
sceglieva gli attori. Chi non recitava
faceva parte del pubblico e si sedeva sui
gradini della scala fingendo di trovarsi in
un grande teatro. L’atrio dell’ingresso era
il
nostro palcoscenico.
|
La fisarmonica |
Pasqualino Aronica, in seguito, farà parte
come bassista del complesso
The
Lords
(poi denominati
I Gabbiani)
e parteciperà come cabarettista ad alcuni
spettacoli del
Venerdì Quiz.
Durante gli ultimi anni delle elementari,
riuscii a superare una selezione per entrare
a far parte del coro della scuola dei
Fratelli Cristiani, istituto che ho
frequentato per tutte le elementari e per i
tre anni di scuola media, e in seguito, come
aspirante dell’Azione Cattolica.Con il coro
della scuola partecipai alla
rappresentazione di “Pinocchio”, tratta
dalla favola di Collodi, con la scenografia
e le musiche di
Fratel Giacomo.
Prefazione
I meravigliosi anni ’60
Quello degli anni ’60 fu il periodo del
beat, del Rhythm & Blues, delle
contestazioni studentesche, dei movimenti
giovanili. Molti ragazzi e ragazze vi
aderirono, sostenendo la causa della pace e
distinguendosi dagli altri anche nel look:
capelli lunghi, jeans, camice a fiori…Carnaby
Street dettava legge su cosa si dovesse
indossare.Negli stessi anni venne coniata la
parola “matusa”, con la quale si definivano
gli adulti e tutto ciò che apparteneva alla
generazione precedente.Intanto l’Italia e il
mondo assistevano alla nascita di un nuovo
modo di fare musica. I complessi musicali
dell’epoca riscuotevano enormi successi, e i
giovani del tempo vennero travolti da quelle
sonorità.A questa tendenza non si
sottrassero gli adolescenti di Tripoli, che
con entusiasmo e creatività si avvicinarono
al mondo della musica leggera del momento.
La comunità italiana e quella ebraica di
Tripoli, non rimasero immuni al nuovo
fenomeno musicale, e anche alcuni libici
furono presi dalla voglia di fare musica.
Tutti i giovani trovarono una meravigliosa
convivenza, al di sopra della politica, del
credo religioso, del colore della pelle e di
qualsiasi altro motivo che divide...
la musica unisce...
|
Tripoli |
Anno 2004
Da mesi, in diversi
momenti della giornata, un pensiero continuo ed assillante mi sovviene alla
mente. Sarà che ora, essendo in pensione, ho più tempo per dedicarmi alla mia
grande passione, la musica, che insieme allo sport ha segnato la mia
adolescenza.Oggi purtroppo non suono più, da quando un brutto “accidente” alla
testa ha bloccato i miei arti sinistri per mesi, e se dopo un intervento
chirurgico la mia mano sinistra è efficiente ad operare nelle piccole cose
quotidiane, non ne vuole proprio sapere di impostazioni sulla chitarra. Dicono,
ed è vero, che mi è andata molto bene.Ascolto musica tutti i giorni, soprattutto
vecchi brani rock e pezzi anni ’60, e non posso fare a meno di ripensare al
complesso musicale che avevo formato a Tripoli in quegli anni.Mi chiedo spesso
dove saranno finiti i miei compagni d’avventura di quel tempo e mi propongo di
inviare un annuncio di ricerca al giornale della nostra associazione “
Ex Allievi Lasalliani
di Libia ”,
l’Oasi,
volàno instancabile e indispensabile per molti italiani, nati o vissuti in Libia
come me.
“ Dove siete ?? ”
“ Vi cerco ! ”
“ Vorrei tanto
rivedervi, incontrarvi …”
“ Sono uno dei
Milords, indegnamente eletto quale capo complesso…”
L’assillo di questo
pensiero si fa sempre più presente sino a divenire ricorrente negli ultimi mesi
del 2004.
‘’ …QUANDO UNA
TELEFONATA NON TI CAMBIA LA VITA,
MA TE LA FA RIVIVERE…
’’
2 dicembre 2004
Squilla il telefono
di casa, non il solito rumore, ma un suono particolare, diverso dal solito…
forse solo la mia fantasia.
- Pronto ?
- Pronto, parlo con
Raffaele Brignone?
- Si, sono io.
- Raffaele di Tripoli
?
- Si…
- Suonavi la chitarra
?
- Si, proprio quel
Raffaele !
- Sai chi sono ?
- A dire il vero, non
ti riconosco, anche se la tua voce mi è familiare.
- Sono Roberto,
Roberto Mione,
ti ricordi di me ?
- Come potrei non
ricordarti caro Roberto! Chitarra solista e mancino dei
Milords…che
piacere sentirti, come stai ?
- Sto bene, e tu?
Senti, dopodomani sabato 4 dicembre mi incontrerò a Roma con altri due amici che
conosci,
Maurizio Mormile
ed Enzo
Trapani,
te li ricordi ?
- Caro Roberto, sei
sempre stata una persona speciale per me e mi ricordo molto bene di tutti voi
amici della nostra adolescenza. Sentirti è una gioia immensa e sarei felicissimo
di rivedere te, Enzo e Maurizio…
…Ci vediamo a Roma
?…Ma come hai fatto a ritrovarmi ?
- Devi sapere che un
tripolino,
Paolo Cason,
ha un sito internet, www.paolocason.it, e su questo sito molti tripolini
scrivono e comunicano tra loro, anche da Israele…sfogliando le pagine del sito,
ho visto una foto del nostro complesso,
The Milords
, e chiedendo ad amici, ho saputo che risiedi a Pesaro…sulle pagine bianche
on-line ho trovato il tuo recapito telefonico e così ho fatto anche per altri
amici e componenti del gruppo…quindi ho aperto la caccia ai milords.
- Bravo Roberto, stai
portando a termine un progetto che da diverso tempo mi proponevo di realizzare.
Bravo, anzi bravissimo.
- Ciao, un abbraccio.
- Ciao, a sabato.
4 dicembre 2004
|
L’incontro romano, da destra:
Roberto, Maurizio, Enzo e
Raffaele |
- a chi sta leggendo -
Il seguito potrà sembrarvi forse un po’
noioso, ma proseguite nella
lettura…incontrerete vecchi amici
dimenticati e potreste imbattervi anche in
voi stessi, in quanto attori, nelle varie
vicende della mia avventura. Quella che vi
voglio raccontare è la mia storia musicale,
condivisa con alcuni adolescenti di Tripoli.
“ Un tuffo nel
passato ”
Un tuffo nel passato
da un trampolino alto trentotto anni, una caduta libera, immensa, straordinaria,
densa di ricordi, passioni e sogni vissuti nei meravigliosi anni ’60.
Tripoli, anni ’60
Moltissimi
adolescenti, affascinati dalla musica del momento, si forniscono di strumenti
musicali. Alcuni iniziano a studiare musica, molti, seguendo il proprio istinto,
suonano ad orecchio, trascorrendo giornate intere ad affinare la tecnica dello
strumento e cercando di assorbire la musicalità emanata dai 45 giri provenienti
dall’Italia e dagli Stati Uniti. Questa tendenza è presente in tutto il mondo e
di fatto l’industria musicale del momento raggiunge l’apice della produzione e
delle vendite.
|
Tripoli, cattedrale |
A Tripoli nascono i primi complessi
musicali formati da giovanissimi, che
suonano pezzi dei Beatles, dei Rolling
Stones, dei Nomadi, di Battisti, dell’
Equipe 84. Nelle sale da ballo e nei
clubs privati si suona dal vivo e i
giovani complessi trovano ampi spazi per
esibirsi, arrivando anche a riscuotere
notevoli successi.
Primi anni ’60
Anche io rimasi ammaliato da quel magico
momento della musica leggera, un
fenomeno epocale, che ha segnato
un’intera generazione e che ancora oggi
non sembra aver esaurito i suoi
effetti.L’inizio non fu facile in quanto
i miei genitori volevano che mi
applicassi con maggiore impegno nello
studio, che già in parte trascuravo per
dedicarmi allo sport. Solo dopo un anno,
a seguito di molte insistenze e con il
diploma di terza media in mano a
dimostrare che un po’ studiavo, alla
vigilia della scuola superiore, venni
accontentato.
Mi sentivo il ragazzo più felice e
fortunato della terra. Finalmente avrei
avuto la possibilità di conoscere il
mondo, sino a quel momento sconosciuto,
della musica. Avrei imparato il
significato misterioso dei segni neri
disegnati sugli spartiti: sapevo che
erano note ma non ne capivo il
significato. Solo in seguito, con lo
studio, scoprii che la musica è
matematica pura e che la si può
coniugare all’infinito.
|
Io e Maria Elena |
Prima tappa,
il negozio di
Martinez
per comprare la chitarra, una EKO con
quattro microfoni alla quale diedi il
nome di Maria Elena, celeberrimo pezzo
per chitarra del duo italo-americano
Santo e Johnny.Poi una visita al grande
Maestro
Perissinotto,
sempre presente ai nostri raduni EX LALI
di Paderno del Grappa, il quale mi fece
comprare il “ Bona ” per imparare il
solfeggio e il “ Metodo Inzaghi ”, un
testo per lo studio della musica e degli
accordi musicali. Ricordo le sue
lezioni, il suo raccontare la musica con
una leggera inflessione dialettale
veneta, quella casa dove si respirava
un’aria satura di note e di accordi. La
passione del maestro trasportava in
mondo fatto di armonie... E poi tanta
fatica, le dita intorpidite, i calli sui
polpastrelli della mano sinistra,
l’insofferenza per lo studio del
solfeggio, la voglia di imparare presto
per imitare i miei idoli musicali…
Il Maestro
continuava a dirmi :
- Studia!
- Non
perderti con le canzonette.
- Quando
conoscerai bene la musica potrai suonare
qualsiasi cosa.
- Se inizi a
suonare le canzonette smetterai di
studiare.
- Aspetta!
Hai tanto tempo davanti a te.
- Studia!
- Impara
bene a leggere e a interpretare tutta la
musica.
- Studia!
- Non farti
trascinare dalla smania di suonare senza
aver terminato il percorso di studio.
“
…MA I DIVIETI NON SONO FORSE STATI
CREATI
PER POTER ESSERE TRASGREDITI ?... ”
Forse no, ma
nella mente e nella fantasia di un ragazzino
il divieto è solo una regola imposta dai
grandi, che si deve trasgredire se si vuole
dimostrare di essere adulti. E come tutti
gli adolescenti, anche io mi sentivo
ingabbiato, troppo stretto nella
ripetitività meccanica di quei gesti che
avrebbero dovuto aprirmi alla conoscenza
degli arpeggi e delle scale armoniche…io
volevo suonare, uscire dal pentagramma per
immergermi completamente nell’emozione della
musica vera. Così dopo qualche tempo, con
l’incoscienza e la sfrontatezza propria
dell’adolescenza, ignorando i consigli del
Maestro, provai a cimentarmi nelle
canzonette di moda, ricercando gli spartiti
musicali di tutto ciò che era ai i primi
posti della Hit Parade. E provavo e
riprovavo, magari anche canticchiando…non
avevo forse fatto parte del Coro dei
Fratelli Cristiani? Iniziai a suonare da
solo, con la mia inseparabile “ Maria Elena
”, esibendomi alle feste studentesche
organizzate in casa, molto in voga in quel
periodo. In seguito provai un duo con
Franco…,
di cui non ricordo più il cognome...(
se stai leggendo e ti riconosci, scrivimi!
)
Nacque così il duo di chitarra “
Toni e Franco
” dove Toni sta per Antonio: in quel periodo
gli amici intimi mi chiamavano così, con il
mio secondo nome, il più usato in famiglia.
Il sodalizio non durò a lungo: qualche
esibizione durante le feste tra amici, dove
provai anche a cantare. Pezzo forte: “Una
rotonda sul mare”. L’esperienza del duo,
benché breve, mi fu molto utile per imparare
a suonare insieme ad altri. Dopo qualche
tempo ci fu l’incontro con
Rino Grasso
anche lui allievo, più esperto ed anziano,
del Maestro Perissinotto, e con il
batterista
Haliffi.
Si provava in un angolo dell’officina del
padre di
Haliffi,
titolare della Volkswagen , e in breve si
unì a noi anche un bassista. Poi finalmente
il grande giorno: veniamo chiamati per
suonare ad una festa di matrimonio. Mettiamo
a punto il repertorio ( tutta musica anni
’60 ) e ci poniamo la domanda - Come ci
vestiamo ?- Decidemmo di presentarci con
qualcosa di simile a una divisa, per
distinguerci quale complesso. I soldi erano
pochi e le famiglie non approvavano, ma
riuscimmo comunque a comprare una camicia
uguale per tutti… manica lunga, piccoli
scacchi bianchi e neri, quasi un mini
dama…non era proprio il massimo delle nostre
aspirazioni, ma agli occhi di noi ragazzi
parve bellissima. Era una splendida giornata
di primavera, come solo Tripoli sa donare ai
suoi abitanti, quando ci recammo tutti e
quattro in un negozio di abbigliamento in
Sciara 24 Dicembre, negozio gestito da un
ebreo.
- Buon
giorno!
- Buon
giorno, cercavamo quattro camice tutte
uguali.
Il
negoziante ci guardò sorridendo.
- Suonate in
un complesso, vero?
- Si!
Proprio così! – rispondemmo… e ci sentimmo
molto importanti.
L’esordio
ebbe un buon successo e la nostra esibizione
fu molto apprezzata dai presenti alla festa.
Seguirono altre serate, durante le quali la
nostra musica veniva sempre accolta con
grande interesse. Nonostante i
positivi riscontri di pubblico, dopo un
breve periodo di tempo il complesso si
sciolse. Mi
confrontai con altre piccole esperienze,
fino a quando mi venne proposto di entrare a
far parte del gruppo dei fratelli
Carbone.
Uno dei due fratelli suonava la batteria,
l’altro le tastiere (che in quegli anni
venivano chiamate “organo” ), alla tromba
c’era
Rocca
e il cantante chitarrista aveva una voce
perfettamente uguale a quella del famoso
Adamo. Quello dei
Fratelli Carbone
era un ottimo ed apprezzato complesso, già
molto noto.
|
Con i fratelli
Carbone sul palcoscenico del Circolo Italia
|
In seguito,
con l’ingresso di
Claudio Ali,
in sostituzione del cantante chitarrista
“Adamo”, il complesso prenderà il nome di
Gemini 5.
Li incontreremo di nuovo in questa storia
durante il
Festival dei complessi. Questa volta
fui io a lasciare il gruppo e per un po’
smisi anche di suonare in giro o di tentare
di formare un mio complesso musicale. Non andavo
più a lezione dal Maestro Perissinotto, però
riuscivo ad apprendere qualche insegnamento
dagli orchestrali ingaggiati dall’Italia che
si alternavano al
Casinò Uaddan.
Fu proprio da uno di loro che acquistai il
mio primo vero amplificatore professionale,
un Semprini, e che acquisii le prime nozioni
per imparare a suonare la chitarra basso.
…
“ Scuola e sport ”
Lasciai per un breve periodo la musica, che insieme alla scuola e allo sport,
avevo sempre cercato di portare avanti.
|
Lungomare di Tripoli, Piazza
Gazzella |
Al secondo anno delle superiori venni
bocciato, una bocciatura che mi fece molto
male… Io, cinque volte premiato con medaglie
al merito alla scuola dei Fratelli
Cristiani…! Ma come tutte le esperienze,
anche quelle negative aiutano a crescere.
Diventai più riflessivo e cercai di
impegnarmi di più negli studi… In quel
periodo, con la supervisione della
professoressa
Filomarino,
organizzai per la scuola uno spettacolo, che
impegnava sia gli studenti dell’Istituto per
geometri, sia quelli di Ragioneria. Il
palcoscenico continuava ad affascinarmi,
anche se quella volta non dovevo suonare né
cantare. Mi era stato assegnato il ruolo di
presentatore dello spettacolo. Tema centrale
della rappresentazione era la parodia di “
Biancaneve e i sette nani ”, dove i sette
nani erano interpretati da ragazzi alti
almeno un metro e ottanta… Biancaneve venne
scelta tra i più piccoli, e l’ unico con
capelli biondi era
Sergio Genna
che venne designato per interpretarne la
parte. Ritroveremo Sergio più avanti come
organizzatore del
Festival dei Complessi
insieme a
Umberto di Vora.
Istituto
superiore per geometri
Al centro la professoressa
Filomarino con il preside, a
sinistra e a destra i cugini
Saragozza, cantanti,
che ritroveremo nella
manifestazione “Un disco per
l’estate”; in seconda fila:
a sinistra Raffaele Brignone,
musicista, a destra
Sergio Genna,
organizzatore di spettacoli
musicali; in terza fila: con
occhiali scuri, Angelo
Vasta, organizzatore,
e Giancarlo Consolandi,
attuale presidente dell’
Ass. Ex allievi Lasalliani;
in quarta fila: Sergio
Mormile, organizzatore di
spettacoli musicali; in
terzultima fila: a destra,
con un braccio sulla
balaustra, Claudio Ali,
musicista e cantante. |
Lo sport, oltre alla scuola e allo
studio della musica continuava ad
impegnare gran parte del mio tempo. In
quegli anni giocavo a pallacanestro
nella squadra
La Salle
insieme a
Gianni Martelli,
Ivo
Spadevecchia,
Giulio Marcello
e
Gigi Chiarelli
(che incontreremo di nuovo nel mondo
dello spettacolo di Tripoli). Nello
stesso periodo giocavo anche nella
squadra di pallacanestro dell’Istituto
Guglielmo Marconi e mi allenavo nella
squadra locale dello Sciabab Arabi, dove
militava anche
Fausto Finocchiaro…
ma questa è un’altra storia.
|
1965 – Istituto La Salle.
Foto ricordo
della squadra di basket. Da
sinistra in piedi Raffaele
Brignone, Mario Aiuti,
Cesare Borghi, Aguanno, Ivo
Spadavecchia e ai loro
piedi, Gianni Martelli, Gigi
Chiarelli e Giulio Marcello,
Tartaglini. |
Fine estate
1966
La voglia di suonare
e di formare un buon gruppo musicale continuava ad assillarmi e sentivo che
sarebbe stato difficile non cadere in tentazione. Succede nella vita che un
avvenimento accada inaspettato e non voluto, e che poi sia proprio quell’avvenimento
a segnare il nostro futuro. Così fu anche per l’incontro dei primi fondatori di
quel complesso che in seguito prenderà il nome di The
Milords.
Un pomeriggio, uno
dei tanti trascorsi nel cortile dei Fratelli Cristiani giocando a calcio-balilla
nella stanza dell’Azione Cattolica, quella vicino all’ingresso delle aule dove
stazionava sempre il nostro
Fratel Amedeo,
incontro
Antonio Morreale.
Parliamo a lungo di
musica e di complessi, la nostra comune passione, e Antonio mi confida di aver
sentito parlare dei miei trascorsi da chitarrista. Da qualche tempo lui stesso
aveva deciso di dedicarsi allo studio della batteria… Che fosse finalmente
arrivata l’occasione che stavo aspettando? Quasi all’unisono ci chiediamo:
- Perché non proviamo
a formare un complesso musicale?…
- Perché no!
- Conosco un buon
cantante - mi dice - il fratello di
Sergio Mormile,
Maurizio,
canta nel coro, qui dai Fratelli, e so anche di un ragazzo, un certo
Uccio Ventura,
che dice di essere un bassista, ma non l’ho mai sentito suonare…
…
Inizia una nuova
avventura
Maurizio
(Maurizio Mormile) |
VOCE |
|
|
Raffa
(Raffaele Brignone) |
CHITARRA
RITMICA |
|
|
Uccio (Uccio
Ventura) |
CHITARRA
BASSO |
|
|
Tony
(Antonio Morreale) |
BATTERIA |
Alla nostra
formazione mancava solo uno strumento solista, un’altra chitarra o un organo.
Maurizio propone “C’è
Roberto Mione,
un ragazzo in gamba, che ha studiato musica con il Maestro
Deodati…E’
un chitarrista mancino molto bravo!”
Non conoscevo questo
Roberto, né avevo mai sentito parlare di lui, quindi decidemmo di invitarlo alle
prove per sentire quello che sapeva fare. Un pomeriggio a casa di Antonio (dove
si provava) arrivò Roberto, capelli lunghi ma non troppo, perché a Tripoli in
quel periodo i capelloni rischiavano di essere portati in caserma per ricevere
un super taglio gratis dalla polizia! Roberto, viso scavato, aria da sognatore,
un incrocio tra il beat e l’intellettuale, sfodera la sua chitarra con tutte le
corde montate al contrario per adeguarla alla sua mano mancina e prova qualche
pezzo che anche noi conosciamo. Lo seguiamo facilmente e dopo aver suonato
alcune canzonette ci guardiamo con un cenno di assenso e gli chiediamo di far
parte del gruppo. Avevamo trovato il nostro solista… Dopo qualche prova, chiamo
in disparte Uccio, il bassista, e gli chiedo :
- Da quanto tempo
suoni il basso?
- A dire il vero non
da molto. Prima suonavo la chitarra ma è uno strumento poco richiesto nei gruppi
perché la suonano già in tanti…di bassisti invece c’è gran bisogno visto che
sono in pochi a dedicarsi a questo strumento. E’ per questo che ho cominciato a
suonare il basso, ma è da poco che ci provo…così, a orecchio, come per la
chitarra...
- Infatti vedo che ti
muovi sempre con un leggero ritardo rispetto agli altri, aspetti sempre di
vedere l’impostazione del chitarrista per sapere in quale accordo suonare…
- Raffaele, sei
l’unico che se ne sia accorto ma è proprio così…
Riuniti gli altri
componenti del complesso e messi anche loro al corrente della situazione, dopo
una breve discussione, decidiamo di esprimere a Uccio il nostro parere: avevamo
bisogno di qualcuno più esperto per non rallentare le prove e la realizzazione
dei pezzi; di qualcuno in grado di dare alle canzoni del nostro repertorio un
suo apporto originale.
- Vedi Uccio, noi
vorremo costruire un complesso serio e musicalmente preparato, non una cosa
fatta solo per stare insieme e fare musica...e bisogna ammettere che la tua
attuale conoscenza dello strumento non è ancora soddisfacente… Uccio riconobbe
le sue carenze musicali e senza obiettare lasciò il gruppo, mantenendo con tutti
un rapporto di sincera e leale amicizia. Uccio Ventura in seguito, entrerà a far
parte dei Gemini
5 e lo
ritroveremo, come bassista ormai esperto, al fianco di Claudio Ali durante il
Festival dei
complessi.
Con Uccio Ventura avevamo un bassista con qualche pecca, ora però, ci
ritrovavamo senza nemmeno quello: avevamo bisogno di un nuovo elemento. Antonio
propose per un provino
Ugo Balistreri,
il quale,
essendosi
dimostrato un valido musicista, entrò a far parte del gruppo.
|
The Milords, la formazione
definitiva |
Dopo una
lunga attesa e quasi per caso, quel
pomeriggio di fine anno, nasceva il
complesso che per trentotto anni avrei
portato con me, nel ricordo nostalgico
ed entusiasmante di un periodo magico,
durante il quale sembrava che tutto
fosse possibile.
Profili dei
componenti
Maurizio
Mormile |
VOCE |
Roberto
Mione |
CHITARRA
SOLISTA
|
Raffaele
Brignone |
CHITARRA
RITMICA |
Ugo
Balistreri |
CHITARRA
BASSO |
Antonio
Morreale |
BATTERIA |
Maurizio Mormile,
nato a
Tripoli il 30.01.1952 - Il più giovane del gruppo, tranquillo, conscio del suo
fascino di bel ragazzo e di artista. Le ragazzine lo corteggiano in tutte le
occasioni fermandolo anche per strada, spesso chiedendogli un autografo. Una
bella voce, che riesce ad estendere dai toni più bassi fino alle sonorità più
acute. Partecipa con entusiasmo alle attività del complesso, con interessanti
proposte musicali. Si diletta in grafica e produce fantasiose cover di dischi
pensando a quando ne verrà inciso uno suo o del nostro gruppo.
Roberto Mione,
nato
a Tripoli l’ 11.08.1950 - Mancino come
tutti i grandi artisti, serio e
composto, un po’ introverso.
Difficilmente prende parte alle
conversazioni; solo quando si parla di
musica o si discute delle variazioni da
apportare ai brani, interviene con
grande passione e competenza. Con la
chitarra è straordinario, riesce ad
improvvisare musica su una serie di
accordi armonici proponendo sempre nuove
soluzioni. Potrebbe essere un ottimo
jazzista. Buona anche la voce, tendente
alle basse tonalità. Spesso con me alla
ritmica e Antonio alla batteria,
improvvisa pezzi blues di pura fantasia.
Raffaele Brignone,
nato a Tripoli il 09.07.1948 -
Detto anche Antonio, o Raffa, sono
il più “vecchio” del gruppo anche se
solo di qualche mese o anno. Insieme
a Roberto sono l’unico a conoscere
un po’ di musica, grazie ai quasi
cinque anni trascorsi tra le lezioni
del maestro Perissinotto e gli
insegnamenti di diversi
professionisti. Mi trovo bene con
tutti i componenti del gruppo che
vedono in me il loro leader.
Difficilmente vengo contestato,
tutti si fidano delle mie proposte e
quasi sempre accettano le mie
innovazioni
Ugo Balistreri,
nato a Tripoli il 27.03.1950 -
Capelli castano chiaro, ribelli
sulla fronte, occhi azzurri.
Contestatore dell’ultima
generazione, pur affermando che
nulla va bene, si adatta sempre
alle decisioni degli altri
accettandole. Si impegna molto
per imparare dal gruppo e dà
sempre il meglio di sé in ogni
occasione.
Antonio Morreale,
nato a Siracusa l’
11.02.1949 - Simpatico
ragazzo, magrissimo, occhi
chiari che sprizzano
felicità. Mentre parla a
raffica il sorriso non
abbandona mai il suo volto,
un ricciolo di capelli
castano chiaro sembra
incollato alla fronte,
inamovibile anche nelle
giornate ventose. E’ l’unico
motorizzato del gruppo,
possiede un maggiolone
Volkswagen. Non parla mai a
sproposito, ha sempre una
barzelletta da raccontare e
riesce ad improvvisare rime
sarcastiche con nomi di
persone e di oggetti. Sembra
nato con le bacchette della
batteria in mano…A volte,
durante le nostre
esibizioni, si permette
delle evoluzioni, lancia le
bacchette in aria e dopo
alcune piroette quelle
tornano magicamente tra le
sue mani per continuare a
percuotere piatti e tamburi.