ANNI
ZERO:
LA
LIBIA
PRIMA
DELL'OCCUPAZIONE
ITALIANA
CAPITOLO I - paragrafo 1
Il
"perchè"
di
queste
Reminiscenze
-
Alcune
rapide
impressioni
sulla
nostra
città
-
Tante
Tripoli
diverse
nel
tempo
-
Di
cosa
parleremo
nei
prossimi
capitoli.
Tripoli
...
Tripoli
...
Tripoli.
..
:
tutte le
nostre
conversazioni
sono
piene
di
questo
nome,
così
caro
a
tutti
noi.
Ma
com'era,
che
cosa
rappresentava,
perchè
ci
stava
tanto
a cuore
questa
nostra
piccola
patria?
Com'era?
Ecco
un primo
rapido
"flash" su
Tripoli
quale
si
poteva
intravedere
arrivandovi
in
aereo:
una
bianca
cittadina
che
si
protende
nel
mare
con
la
sua
caratteristica
«città
vecchia»;
che
accarezza
il
mare
con
le
sue
stupende
passeggiate;
che
abbraccia il
mare
con
i
suoi
due
lunghi
moli
a
rinserrarne
una
parte
per
il
suo
magnifico
porto.
Dove finisce
il
mare blu
incomincia
il
verde
mare
delle
migliaia
di
palme
che
racchiudono
la
città
in
una
dolce
morsa:
i
tre
colori
di
Tripoli:
bianco,
verde
e
blu.
Un
altro
breve
"flash" sulla
Tripoli
spensierata
degli
«Anni
Trenta». Ricordate?
Ogni
anno,
qualche
settimana
prima
dell'inaugurazione
della
Fiera
Campionaria
Internazionale,
appariva
puntualmente
sui
muri
della
città
la
solita
Ordinanza
Municipale:
«Tinteggiatura
generale
obbligatoria: mura
bianche,
porte
e
finestre
verdi».
E
tutti
ad
affannarci
a
prenotare
gli
imbianchini,
che
erano
già
tutti
impegnati,
e
non
si
sapeva
come
fare
per
arrivare
in
tempo
a
rinfrescare
tante
facciate:
e
non
c'era
da
scherzare!...Ma
anche
il
miracolo
si
verificava
puntualmente
e
dopo
pochi
giorni
Tripoli
risplendeva
sotto
la
nuova
mano
di
calce.
Quella
che
era
considerata
la
città più linda del
Mediterraneo era ormai pronta per
ricevere
i
«forestieri».
Bene:
questa
era
la
Tripoli
degli
Anni
Trenta,
che
tutti
noi
abbiamo
idealizzato,
la
Tripoli
nel
suo
pieno
sviluppo,
nella
sua
vita
armoniosa,
nel
suo
massimo
splendore.
Ma
Tripoli
non
è
stata
e
non
sarà
solo questo.
La
Tripoli
«bel
suol
d'amore» della
famosa
canzone
dell'undici
era tutta
un'altra
cosa;
le
Tripoli
degli
Anni
Venti,
degli
anni
Quaranta
e
Cinquanta, erano
ancora
delle
città
molto
diverse
...
Ecco:
a
sentire
ricordare
tanto
questo
nome
mi
è
venuta
una
gran
voglia:
quella
di
rivedere
Tripoli
nelle
sue
varie
epoche,
nelle
sue
varie
facce
e
manifestazioni,
di
ricordarne
la
vita
interiore,
gli
sviluppi,
i
giorni
lieti
ed
anche,
perchè
no,
quelli
tristi.
Credo
che
a
molti
farà
piacere
ritornare
un
pò
(forse
anche
molto)
indietro
negli
anni, e
allora
lasciamoci
andare.
Nessuna
pretesa
di
fare
della
letteratura
o
della
storia,
per
carità,
e
tanto
meno
della
giorni", ad
esempio:
ecco
Tripoli
con
le
sue
strade
e
le
sue
piazze;
i
suoi
caffè,
negozi,
ristoranti,
alberghi;
i
suoi
circoli
sportivi
e
ricreativi;
le
sue
spiagge,
le
gite
domenicali
nei
suoi
dintorni,
l'indimenticabile Leptis
Magna,
gli
spettacoli
classici
nel
superbo
teatro
romano
di
Sabrata.
Eppoi
le
manifestazioni
sportive,
la
traversata
del
porto
a
nuoto,
le
corse
di
cavalli
alla
Busetta,
i
campionati
di
tiro
al
volo,
la«corsa
dei
milioni».
E
ancora:
la
Fiera
Internazionale, le
giornate
di
festa,
le
parate
militari,
il
cambio
della
guardia
in
Piazza
Castello,
i
concerti
in
Piazza
della
Banda
Presidiaria,
i
teatri
con
le
compagnie
di
«avanspettacolo» ma
anche
di
operetta,
di
prosa
e
di
opera,
le
filodrammatiche
...
Quanto
ci
sarebbe
da
scrivere!
L'idea
è
appena
lanciata
e
già
alla
mia
mente
si
affollano
tanti
spunti;
chissà
quanti
ricordi
potranno
ancora
affiorare. Purtroppo sono
passati
tanti
anni
e
la
mia
memoria
-
specie
per
quanto
riguarda
nomi
e
date
- è
diventata
piuttosto
opaca.
Chiedo
quindi
fin
d'ora
una
certa
tolleranza
per
le
molte
omissioni
ed
anche
errori
cui
andrò
incontro.
Questa
serie
di
"flashes" penso
debba
avere
comunque
un
inizio
ed
una
fine
strettamente
cronologici,
ed
anche
per
inquadrare la
nostra Tripoli
«ideale»
nella sua
giusta
luce
e
prospettiva
ritengo
che
sarebbe
interessante
partire
parecchio a
ritroso
nel
tempo:
vogliamo
provare
a
buttare
giù
qualche
nota su
com'era
Tripoli
al
tempo...dei
Turchi?
«Oh,
mamma
mia»,
esclameranno
molti
di
voi
che
non
si
riconosceranno
in
quell'epoca: «cosa
c'entriamo noi
coi
Turchi?»
Noi
no,
ma
Tripoli
si: quella
dei
padri
o
dei
nonni
di
alcuni
- pochissimi
- di
noi
che,
grazie
a Dio,
sono
ancora
qui
a
poterla
raccontare.
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