....Un
giorno mi presentarono Miriam, una
ragazza molto bella, forse in quel
periodo una tra le più belle ragazze
italiane a Tripoli.
Tripoli 1951 - Ai
giardinetti con due
amiche |
Miriam era molto corteggiata ed
essere riuscito a fare la sua
conoscenza per me era una cosa
eccezionale. Penso di essermi
innamorato subito di lei. Facevamo
passeggiate ai giardinetti, andavamo
in barca al porto, frequentavamo il
thè danzante al Circolo Italia, ogni
occasione era buona per stare con
lei. Spesso veniva con noi anche
la sua amica Maria Luisa, a
me però interessava Miriam.
Questa amicizia andò avanti per
diversi mesi ma per colpa della mia
stupida timidezza, quando eravamo
soli non avevo il coraggio di
rivelarle i miei sentimenti. Un
giorno la vidi sottobraccio al mio
amico Uccio che era più grande di me
e questo mi fece rimanere molto
male. Per diverso tempo non mangiai
più, non volevo vedere gli amici,
poi piano piano superai la delusione
e mi venne in aiuto una mia amica
sposata. La frequentavo da diverso
tempo e spesso andavo da lei per
confidarle le mie pene. Lei mi
consolava a parole e cercava di
sbloccarmi dalla mia timidezza. Poi
un bel giorno le cose ci sfuggirono
di mano e finimmo a letto. A quel
punto non capii più niente, mi ero
innamorato della mia amica sposata e
iniziò un periodo d'incontri
segreti: quando il marito usciva per
andare a lavorare andavo a trovarla
a casa, oppure lei veniva a trovarmi
sul posto di lavoro e dentro un
deposito abbandonato amoreggiavamo.
La
cosa andò avanti per circa una
anno poi dovetti accettare un
lavoro fuori Tripoli e la cosa finì.
A questo proposito voglio raccontare
un fatto a cui non sono mai riuscito
a dare una spiegazione. Ero
rientrato in Italia ed un giorno
sentii il desiderio di rintracciarla
e dato che eravamo sotto lo feste di
Natale, pensai che quella poteva
essere una buona occasione per
chiamarla. Abitava a Roma, riuscii
a trovare il suo numero
telefonico e la chiamai. Mi
chiedevo se dopo venti anni si
ricordasse ancora di me.
Al
telefono rispose lei: «Pronto chi
parla?»
«Pronto signora come sta?»
«Scusi ma chi parla?» riprese lei.
«Non
le posso dire il nome, deve
indovinare», cercavo di scherzare.
«Guardi non mi sento molto bene, se
non mi dice chi è riattacco»
rispose lei.
«Un
attimo per favore. Deve andare con
il pensiero a molti anni fa, è stata
una grande passione».
Rimase un po' in silenzio, poi
disse: «Sei Fabio?»
Quando risposi che ero io lei iniziò
a piangere. Io pensai che dopo venti
anni fosse ancora innamorata di me.
Lei
mi chiese ancora: «Come mai mi hai
telefonato?»
Ed
io replicai: «Ho sentito il bisogno
di chiamarti per farti gli auguri».
Lei
insistette affinché la richiamassi
molto presto, mentre continuava a
piangere. Ero rimasto un po' scosso
e mi chiedevo perché piangesse così
tanto. Passarono alcuni giorni, poi
una sera mi telefonò l'avevano
dimessa dall'ospedale, non c'era
più niente da fare». Allora capii
perché continuava a piangere quando
l'avevo chiamata: non era ancora
innamorata di me, ma sapeva che se
ne sarebbe andata via per sempre.
Non sono mai riuscito a capire
perché dopo venti anni ho sentito il
bisogno di chiamarla prima che
morisse....
Fabio Chiodi
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