A
proposito di testamento biologico e
della tacita “eterocoazione
cattolica”
Il
diritto e “la padronanza di me
stesso”
Carmelo R. Viola
L’Italia vanta nomea di
“patria del diritto”, pensando
soprattutto alla “proprietà privata”
(che i romani esercitavano anche
sugli schiavi – “cose umane”)
e molto meno alle spettanze
naturali della persona, come ci
provano le lunghe e contrastate
lotte per il divorzio civile e per
l’aborto controllato e l’opposizione
alle coppie di fatto,
all’omosessualità, alla ricerca
sulle cellule staminali e
all’eutanasia.
Si deve alla Rivoluzione
Francese del 1789 il trinomio “libertà-fratellanza-uguaglianza”,
che ci suggerisce come il diritto si
chiami libertà e come questa possa
essere realizzata correttamente solo
in stretta connessione con
l’uguaglianza e la fratellanza con
una rigorosità per l’appunto
algebrica. Ma potenti e demagoghi
hanno sfruttato la parola libertà
per continuare ad esercitare il
potere sugli uomini oltre che sulle
cose. Hanno estrapolato tale parola
lasciando da parte l’uguaglianza e
la fraternità. E’ nato così il
liberalismo. Se assunto come
propedeutica ai cosiddetti “diritti
civili”, sarebbe potuto essere il
“padre del socialismo”, ma
sottratto al rapporto interattivo e
complementare con gli altri due
fattori, si è risolto nella
cosiddetta “libertà economica”,
che è libertà di sfruttare il
proprio simile per il maggiore
accumulo di cose e quindi di
ricchezza, insomma nella
trasmutazione antropica della
primitiva predazione. Su questa
era già stato costruito il
capitalismo, che diventerà via via
l’attuale liberismo: dell’aurea e
insuperabile trilogia francese del
1789, del tutto snaturata, è rimasta
un’espressione retorica, su cui, se
possibile, ridere con riferimento
all’utopismo romantico.
Ma la biologia ci dirà che
il diritto è una scoperta della
scienza naturale e che il trinomio
francese, consono appunto
all’organicità biologica, è esatto:
viene riletto, interpretato ed
aggiornato come base
imprescindibile della società
assimilata ad un vero organismo
vivente sui generis. L’uomo ha
diritto all’alimentazione perché ha
bisogno d’ingerire sostanze
energetiche per “esistere” e
realizzarsi. Pertanto, il bisogno
è il padre del diritto. Perfino
il mio cane ha diritto di mangiare,
perché ha fame, non perché glielo
consenta io!
A questo punto, avremmo
tutti gli elementi per costruire un
impianto giuridico quasi perfetto
riportando il concetto di libertà
nel felicissimo contesto interattivo
del 1789. Ma, oltre a mancare di
sovranità monetaria e nazionale,
l’Italia manca di vera “sovranità
legislativa” essendo anche
“patria del cattolicesimo” (il
cristianesimo è nato altrove!), il
quale è caratterizzato da una
volontà patologica di dominare
l’uomo dalla culla alla tomba. Tale
volontà si chiama “eterocoazione”
ed è il filo conduttore di
diciassette secoli di multiforme
violenza neopagana, per l’appunto
coattiva, che ha inizio con la
catechesi del bambino, di cui
sequestra preventivamente la
ragione, tocca il picco nelle
mostruosità dell’Inquisizione e
perdura nella petulante ingerenza
nella vita civile del popolo che lo
ospita.
Il nostro potere
legislativo, che dovrebbe essere
indipendente per definizione, agisce
sotto il peso plumbeo dell’etero
coazione cattolica esercitata in
termini di “delegazione divina”
e di una pretesa “coscienza
etica”, il tutto destituito di
ogni fondamento storico, logico e
scientifico e quindi di competenza
non politica ma psichiatrica.
Finché non si ha la
capacità di riconoscere questa
realtà ed il coraggio di
denunciarla, si brancola nel vuoto e
si mena il can per l’aia. Ci
troviamo di fronte alla situazione
assurda in cui delle due facce
della libertà si dà ampio spazio
alla parte nociva (“economica”) di
quella rivolta verso gli altri, che
dà esiti funesti (dalla povertà alla
guerra al possibile disastro della
civiltà, della natura e della
specie) mentre non se ne dà quasi
nessuna alla libertà socialmente
innocua che il soggetto rivolge
verso sé stesso. E’ la
padronanza di sé che ci appartiene
come la solitudine con noi stessi, e
di cui nessuno dovrebbe poterci
privare. Io rivendico il diritto di
fare di me ciò che voglio al limite
del danno altrui, e di essere
padrone della mia vita.
C’è solo una libertà di sé
che, può danneggiare altri sul piano
affettivo. Ma è inevitabile. E’
quella del suicidio, assistito o
meno, di cui io rivendico il diritto
pieno e indiscutibile. Che è poi
anche quello all’eutanasia: il
diritto di finire di soffrire per
un’attesa senza speranza. Nessun
apriorismo metafisico, pseudoetico,
tanto meno religioso o teocratico (“perché
Dio lo vuole”) od autocratico
può privarmi di questa padronanza di
me stesso.
Il testamento biologico, in
discussione presso il Parlamento
italiano, sarà naturalmente
legittimo – e giuridicamente
corretto – solo se conterrà la
volontà ineccepibile dell’autore, il
quale possa chiedere non solo la
fine del cosiddetto accanimento
terapeutico ma perfino l’aiuto
medico per una fine degna di una
persona, dotata del diritto di
decidere di sé stessa. La vita non
ci è data da nessun Dio e non
significa nulla aspettare che un Dio
ce la tolga, la vita essendo una
vicenda dell’eterno panta rei
biologico della Vita universale.
Resta ovvio che ci crede, possa
decidere diversamente. Diceva
Schopenhauer, riferendosi ad un
creatore personale: “Se un dio ha
creato questo mondo, non vorrei
essere io perché la miseria umana mi
spezzerebbe il cuore”. Per avere
citato quest’aforisma aureo del
grande pessimista, in un articolo
sul settimanale romano “Umanità
Nova”, poco più che ventenne, nei
primi anni Cinquanta, venni
processato per vilipendio alla
religione di Stato, dietro denuncia
dell’Azione Cattolica dell’epoca!
Oggi intendo dire che
nessuna barba di papa o di teologo o
di servo della sètta romana può
minimamente confutare il mio diritto
a disporre di me stesso secondo la
mia coscienza o convenienza. La
difficoltà di varare una legge
estremamente semplice alla luce del
vero diritto, dimostra come il
nostro Stato, succube
dell’imperialismo USA e suddito
della Chiesa cattolica, non essendo
padrone di sé stesso, non è in grado
di far valere la propria laicità e
di rispettare l’auto padronanza
della persona umana.
Carmelo
R. Viola
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Beppino ed Eluana
Englaro |
(A
proposito di testamento biologico –
06.03.09 – 2433) |