Cari amici e fratelli tripolini, |
non avrei mai immaginato che la lettera pubblicata su l’oasi in
memoria di Nagib Bughdadi,
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Nagib Bughdadi |
studente lasalliano, suscitasse tante emozioni a molte persone.
Per prima cosa ringrazio di cuore fratel Gip (fratel Giuseppe
Volpati) per avermi dato questa bellissima occasione. Non potete
immaginare la mia commozione ed emozione quando, a distanza di
uno o due giorni dall’uscita del notiziario, una mattina squilla
il mio cellulare: rispondo e, con incredulità e stupore, dalla
linea opposta si è fatta conoscere, parlando in italiano, la
figlia di Nagib: Farruha, che chiamava da Tripoli. Mi
ringraziava commossa dell’articolo su suo papà; sinceramente non
so come abbia avuto l’OASI, so solo che nel sentirla anche a me
son venute giù le lacrime. Abita a Gargaresh e, quando le ho
detto che a Padova a casa dei nostri grandi amici Guido e Maria
Di Gloria facciamo delle tavolate tripoline con amici tripolini
a base di cuscus, shorba, macruna e basin, non ha
esitato ad invitarci da lei a Gargaresh, quando a Tripoli e in
tutta la Libia sarà tornata la tranquillità e la pace per tutti,
inschallah.
Oltre alla figlia di Bughdadi mi hanno chiamato dalla Grecia
Anna Gerakis, tripolina ‘patita’, e il fratello Michele. Anche
loro contenti e commossi dell’articolo sulla memoria di Nagib.
La famiglia Gerakis a Tripoli era molto amica della famiglia
Bughdadi. Oltretutto quando io e Nagib frequentavamo la 3° media
all’Istituto La Salle dei Fratelli delle Scuole Cristiane,
Michele era in 2° media.
Anna Gerakis è venuta in Italia nel Giugno scorso e ci siamo
incontrati a Padova presso la famiglia Di Gloria. Maria ci ha
preparato una tavolata con ogni ben di Dio, a cominciare dal
cuscus freddo, una squisitezza: la signora Maria in cucina non
si smentisce mai, specialmente nei piatti tripolini.
Per ultimo mi ha chiamato da Pordenone l’indimenticabile
compagno di scuola e di tante altre peripezie Andrea Carcea,
anche lui toccato emotivamente dal mio articolo su Nagib
Bughdadi, nostro compagno di classe.
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...Andrea
Carcea, anche lui toccato emotivamente dal mio articolo
su Nagib Bughdadi, nostro compagno di classe... |
Tutto questo mi fa continuare a credere che noi tripolini a
distanza di anni conserviamo ancora e per sempre quel sentimento,
umano e sincero, che ci vincola e ci unisce in un’unica famiglia,
in Italia e in tutto il mondo. Nel bene e nel male ci sentiamo
coinvolti dalle notizie frammentarie che arrivano dalla Libia o
che coinvolgano un profugo tripolino. Il povero Nagib
rappresentava il nostro vivere accanto ai tripolini, agli ebrei,
ai maltesi, ai greci, il rispetto tra diverse religioni,
culture, quello era il nostro mondo, la nostra società, fatta di
cose semplici, sincere e di reciproco aiuto, in ogni circostanza.
Spero un giorno non tanto lontano, con diversi tripolini, di
ritornare in quel meraviglioso paese, dove passammo giorni
indimenticabili e, perché no, di poter posare un fiore sulla
tomba del compagno di classe e amico fraterno Nagib Bughdadi,
Inshallah.
Vi abbraccio tutti Antonio Stefanile
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