a cura
di
Vincenzo Rovecchio |
Tornando a quel cancello di Via
Quintino Sella, che immette al
cortile dei Fratelli delle
Scuole Cristiane, questa volta,
dopo Luigi Prado II, ci
imbattiamo in un altro giovane
che rinuncia al pallone per le
due ruote. Se il Luigino
"volante" sceglie la moto, il
seconda protagonista di questi
ricordi, Renato Rovecchio,
preferisce abbandonare il
pallone per la bicicletta. Per
evitare errori di persona
dobbiamo dirvi che Renato ha per
primo nome Rocco. Ma poichè in
famiglia c'erano già due Rocco,
il nonno paterno ed un cugino (
il fratello di chi scrive),
all'anagrafe ai due Rovecchio
juniors vennero aggiunti i nomi
di Roberto e Renato.
Ed ora riprendiamo il via dal
cortile dei Fratelli. Rocco
Renato esordisce nelle file
della La Salle,
all'inizio del 1951, sotto il
vigile e severo sguardo (non
poteva essere altrimenti) di
Fratel Arnaldo. tra i suoi
compagni di squadra ricordiamo
Monreale, Munzone, il cugino
Marcello, Corazzina, Jozia
junior, Aldo Muratori,
Giovannino Moro e Luigi
Fontebasso.
L'anno dopo Renato abbandona il
pallone per i pedali. succede
tutto in un paio di ore. Alla
stadio Comunale si stavano
allenando i ragazzi della La
Salle A e B, in
preparazione di una importante
partita contro l'Ittihad, quando
arrivano gli azzurri della pista
e della strada guidati, allora,
rispettivamente dal nostro Guido
Costa e dal romano Luigi
Proietti. Molti ricorderanno che
ogni anno, alla vigilia della
nuova stagione ciclistica
italiana e internazionale, Guido
Costa (tunisino di nascita e
tripolino di adozione) e Luigi
Proietti portavano a
Tripoli il fior fiore dei
pedalatori italiani (dilettanti)
della pista e della strada. Nel
giro di qualche anno l'anello di
cemento del Municipale vide
gareggiare campioni come Maspes,
Sacchi, Moretti, Perona, De
Rossi, Massina, Ciancola,
Zanotti, Gaiardoni, Pinarello,
Morettini e tanti altri come i
professionisti Harris, Bartali,
Corrieri, Gerardine, Kebaili che
preferivano svernare a
Tripoli.
Un passo indietro. Arrivano i
ciclisti e stop all'allenamento
lasalliano. Era previsto. I
nostri ragazzi stanno per
lasciare il campo quando Luigi
Proietti ferma il nostro Renato
e gli dice: "
Ragazzo, con
quelle gambe che hai è meglio
che lasci il calcio e sali in
bicicletta."
Il giorno dopo Rocco Renato
acquista la sua prima bicicletta
da corsa e si presenta allo
Stadio Municipale per seguire
l'allenamento degli azzurri.
Ventiquattro ore dopo si accoda
agli uomini di Costa e Proietti
per le sue prime pedalate su
strada. Ciancola, il romano,
campione del mondo, prima della
"passeggiata", gli sistema la
bici, gli spiega la posizione e
lo incoraggia. Dopo gli azzurri
è Rosario Susino, allora
responsabile dell'UVI, a
consigliare, per tutto il 1952,
il neo pedalatore. L'anno dopo
l'esordio in gara.
In quel periodo cominciano anche
i guai per lo scrivente. Rocco
Renato ha la stoffa del
campione, lo noto durante gli
allenamenti, ma ha bisogno di
una squadra che lo supporti e lo
sopporti, in questo secondo caso
per il caratterino che si
ritrova, in corsa. Era il
momento in cui a Tripoli
iniziava una battaglia
pubblicitaria da parte della
Pibigas, società che
distribuiva gas in bombola.
L'esclusivista per la
Tripolitania, Mohamed ben Barka,
un giovane sveglio ed
intelligente, era un mio amico
ed un giorno mi chiese di dargli
una mano nel campo della
pubblicità. Mi propose, tra
l'altro, di formare una squadra
ciclistica di allievi con Renato
e qualche altra giovane
promessa.
La cosa mi allettava. Ma,
poichè, a quel tempo, ero il
caporedattore dello sport al
Corriere di Tripoli, gli
risposi che avrei accettato
volentieri dopo l'approvazione
del mio Direttore, Gugliemo
Maria Riviello. Il ben Barka era
uno dei migliori inserzionisti
del Corriere e Riviello non gli
disse di no. Anzi ne fu
entusiasta. Pose una condizione:
"Assoluta imparzialità nei
resoconti sportivi", e, "Uagliò!",
aggiunge, da buon napoletano, "di
te mi fido, ma statte accuorto".
Fondata la Società Ciclistica ad
affiancare Renato giunsero Vito
Casubolo, Ermanno Montaperto e
Gino Indelisano. Quell'anno, il
1953, il ciclismo tripolino
contava, nellefile dei
dilettanti, atleti di valore.
Eccovi qualche nome: Benedetto
Viscuso, Vittorio Contarino,
Benito Lizio, Vittorio Consolandi,
Rino Borraso ai quali si
aggiunsero, nel giro di qualche
mese, Jolando Facchinetti,
Viscuso junior, Gobbi e Franco
Grasso.
L'esordio, con il botto,
di Rocco Renato lo registriamo
nella gara di apertura della
stagione '53, la Tripoli- Castel
Benito-Suani- Tripoli. Corsa
open, cioè aperta ad allievi
e dilettanti. Dopo la prima
vittoria,anche i più scettici
sulle possibilità di Renato
cominciarono a ricredersi e chi
non lo fece fu clamorosamente
smentito. Infatti nella stessa
stagione l'Exlali si impose in
altre sei gare ed in tre prove
di campionato, conquistando il
titolo di campione della
Tripolitania allievi.
Intanto si avvicina l'evento
"clou" della stagione
ciclistica: il Giro della
Tripolitania riservato ai
dilettanti. Tutte le squadre
cercano di rafforzarsi. I
Diavoli Neri, che hanno in
Francesco Ciccio l'uomo di
punta, cercano l'atleta che gli
faccia da valido gregario e
puntano su Renato. Mohamed ben
Barka vuole che il suo
campioncino continui a vestire
la maglia della Pibigas.
Sono giorni difficili per tutti.
Rocco Renato vuole fare il salto
di categoria. I dirigenti dei
Diavoli Neri, il Presidente
Rizzo ed il responsabile della
squadra ciclistica Orlando Di
Blasi, due miei cari amici,
premono per ottenere il
nullaosta per poter tesserare il
campione degli allievi. Alla
fine riesco a convincer il Ben
Barka e Rocco Renato si presenta
alla partenza con i nuovi
colori.
L'Exlali, partito come gregario,
vince un bellissimo Giro
della Tripolitania a soli
diciotto anni. Le cronache ci
dicono di tappe combattute
dall'inizio alla fine e che in
ben tre arrivi si impose Emilio
Perrotta, mentre nelle altre
tagliano per primi i traguardi:
Giovanni Migliarini, Renato
Rovecchio, Giuseppe Vizzini,
Francesco Ciccio e Benedetto
Viscuso. La lotta per la
conquista della maglia bianca,
il colore del primato in
classifica, non è stata da meno:
la prima maglia la indossa
Perrotta, poi Migliarini,che la
cede a Ciccio, e questi se la
vede portare via dall'uomo
partito come gregario, Rocco Renato
Rovecchio. Portando la maglia
bianca al traguardo finale di
tripoli, l'Exlali aggiunge il
suo nome nell'albo d'oro dei
vincitori del Giro della
Tripolitania a quelli di
Genovesi (1931), del torinese
Andrea Minasso (1932) e di Salem
Baba (1952).
Siamo nel 1954. E' questo
l'anno, forse più del
precedente, che consacra Rocco
Renato autentico campione del
ciclismo tripolitano. Non è più
una sorpresa e gli avversari gli
prendono le misure. Gino Cason,
il cervello della Birra Oea, ne
è l'artefice principale. Dice: "Basta
marcarlo stretto, farlo
innervosire". "Cesarone" Cenghialta,
Giacomo Vella (compagni di
Cason) ed Emilio Perrotta fanno
presto ad apprendere la lezione
ed ad ogni gara lo marcano
stretto. La lezione di Cason
arriva ad ogni modo dopo la gara
di apertura della stagione dove
Rocco Renato si afferma in
volata proprio sullo "stratega"
della Birra Oea e su
Emilio Perrotta.
Iniziato splendidamente l'anno,
l'Exlali scompare per un paio di
mesi dalle gare. Motivo:
sospensione di due mesi per aver
contestato, alquanto
vivacemente, il giudice di
arrivo della
Tripoli-Sabratha-Tripoli,
vinta da Cenghialta su Perrotta,
che il nostro Rocco Renato
sosteneva di aver battuto e che
gli spettava il secondo posto.
Al ritorno in gara si aggiudica
il Giro dei Villaggi, battendo
allo sprint Benedetto Viscuso e
Gino Cason e poi, la
Tripoli-Jefren, relegando
alle sue spalle Cesare
Cenghialta e Gino Cason. Nella
gara successiva, la
Tripoli-Tarhuna-Tripoli, l'Exlali
lascia che Perrotta, si metta,
nella volata, alla ruota di
Cenghialta e poi li batte
nell'ordine.
Intanto arriva la data della
gara dell'anno: il Giro della
Tripolitania 1954. Rocco
Renato è il numero uno, l'uno
che spetta sulla maglia al
vincitore dell'anno precedente,
ma il quel momento il vero
numero uno del ciclismo
tripolitano è Cesare Cenghialta.
Il "Cesarone" della Birra Oea
ha già conquistato il titolo
di campione su strada. Il grande
rivale è indubbiamente
Rovecchio, ma vi sono atleti
come Perrotta, Ciccio, Cason,
Vella, Viscuso, Salem Baba (il
vincitore del primo giro del
dopoguerra) che, come lui,
puntano al traguardo finale.
Alla vigilia della corsa a tappe
l'Exlali rimane praticamente
senza squadra: i Diavoli Neri
decidono di puntare tutto su
Francesco Ciccio e lasciano
libero Renato Rovecchio, il
quale non ha nessuna intenzione
di fare il gregario dopo la
vittoria del 1953. In quei
giorni Rosario Susino si
appresta a varare una squadra
per i colori del Circolo Italia.
Il decano del ciclismo tripolino
aveva già tesserato Vincenzo
Avelli, Rosario Cavallaio e
Guido Lancellotta e non gli
parve vero di poter avere con sè
quel corridore che lui stesso
aveva lungamente consigliato nel
suo primo anno di preparazione.
Rocco Renato Rovecchio è forte.
Punta decisamente al secondo
successo al Giro. Il suo grande
avversario, Cesare Cenghialta,
il favorito della vigilia, può,
però, contare in compagni
veramente eccezionali: Gino
Cason, Benedetto Viscuso e
Giacomo Vella.
Si parte per prima tappa, la
Tripoli-Zuara di 109 chilometri.
E' il 12 novembre 1954. Rocco
Renato ci tiene a vincere.
Zuara (non Zuwara come scrivono
oggi i nostri giornali quando
parlano delle partenze dei
clandestini dalla costa libica),
è la cittadina dove è nato il 28
settembre del 1935 e dove ha un
grandissimo numero di
sostenitori. Invece Emilio
Perrotta lo beffa in volata.
Terzo è Franco Grasso. Il giorno
dopo, nella Zuara-Garian, Cesare
Cenghialta stacca tutti ed
arriva con 22" su Gino Cason e
1'10" su Rovecchio.
A questo punto il
Giro è praticamente finito.
Scatta la "teoria" Cason. La
Birra Oea blocca la corsa,
marcando sopratutto il vincitore
del 1953. Tappa su tappa è una
lotta tra Rocco Renato e gli
uomini della Birra Oea. A
Jefren, primo, Benedetto Viscuso.
Si ritorna per la quarta tappa
Garian e vince Rovecchio che, il
giorno dopo, fa sua anche
la Garian-Tarhuna, battendo
Cason e Cenghialta. A Cussabat
(cronometro individuale) vince
Cenghialta. Nelle successive due
tappe ( arrivo a Misurata e ad Homs), Rovecchio è primo.
Si arriva
all'ultima tappa, la
Homs-Tripoli. Si arriva
sulla pista di cemento dello
Stadio Municipale" in
gruppo. Gli staccati sono una
manciata. Franco Grasso tenta il
colpaccio partendo da lontano,
Cason lo rimonta e lo batte,
Rovecchio è terzo. La tattica
del "biondino" ha funzionato. La
Birra Oea conquista i
primi tre posti della classifica
finale, nell'ordine Cenghialta,
Viscuso e Cason.
Ora, mentre
scrivo, squilla il telefono.
Siamo nel 2005. Antonio
Capodieci, allegramente ma
non troppo, con molta
gentilezza, ma non troppo, mi
dice: "E' pronto l'articolo
su tuo cugino? Se non lo
spedisci domani salta al
prossimo numero dell'OASI".
E allora eccovi, riassunti, si
fa per dire, gli anni a seguire
il 1954.
Il 1955
per l'Exlali è colmo di
successi. Vince il titolo di
campione della strada, racimola
14 vittorie tra gare in linea e
tappe del Giro. Si vede
assegnato, da una giuria di
giornalisti, il titolo di
Ruota d'Oro dell'anno. Nello
stesso anno viene selezionato e
partecipa con la nazionale
libica al Giro Ciclistico
d'Egitto. Insieme a Cesare
Cenghialta, altro italianissimo,
porta in alto i colori libici. "Cesarone"
vince una stupenda tappa ad
Alessandria; Rocco Renato arriva
ben tre volte secondo. a Giza
(Il Cairo), Port Said ed
Alessandria. Per la verità a
Giza aveva vinto in volata, ma
la giuria, molto casalinga,
aveva preferito assegnare la
vittoria ad un atleta di casa.
Nel 1956,
consigliato dal C.T. degli
azzurri Guido Costa, svolge la
sua attività in Italia. Vince
tre gare in linea (Macerata,
Porto Recanati e Sinigaglia).
Nell'Ancona-Pescara è
secondo dietro Pambianco (in
fuga), battendo in volata Ercole
Baldini (poi Campione del
Mondo) ed il gruppo. Lo
stesso anno partecipa ai
campionati italiani su pista al
Vigorelli di Milano. Si
cimenta sia nell'inseguimento
che nella velocità. E' quarto in
tutte e le due le specialità. Al
termine della stagione torna a
Tripoli. Dice di aver sofferto
maledettamente il "mal
d'Africa". Trova un impiego
presso la compagnia petrolifera
Total, dove fa il
cartografo. Nelle ore libere
torna a pigiare sui pedali.
Vince alcune gare e riesce ad
aggiudicarsi il titolo di
campione su strada delle
Tripolitania.
Poi smette di
correre, ma non si allontana per
molto tempo dal mondo del
ciclismo. Il responsabile della
squadra ciclistica della Polizia
della Tripolitania, il capitano
Mohamed Gedi, lo chiama ad
allenare i suoi ragazzi. Da un
ristretto numero di volenterosi
fa emergere due ottimi atleti:
Zintani e Reghei. Entrambi,
negli anni successivi, regalano
all'Exlali ed alla Polizia della
Tripolitania una lunga serie di
successi.
La vita
ricomincia in Italia. Della
Libia restano i ricordi ed un
tremendo "mal d'Africa".
Giungiamo al
1969. Rocco Renato da tempo non
lavora più alla Total. Nel
frattempo è diventato un
industriale del mobile. Arriva
la rivoluzione di Mu'ammar
Gheddafi, l'espulsione degli
italiani dalla Libia. Come tanti
non gli resta quasi più nulla.
Vincenzo
Rovecchio
(Pubblicato
sul notiziario “l’OASIi” n° 2/2005 -
Maggio - Agosto 2005)