LE NUOVE COSTRUZIONI NEL RIONE
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Negli anni 1962 e 1963 la situazione economica tripolina era ancora
migliorata rispetto a prima ed il tenore generale di vita di quasi
tutte le famiglie italiane era salito ancora di più. Con lo sviluppo
della tecnologia anche lo stile di vita era cambiato, l'età del
consumismo cominciava già a fare capolino. In ogni casa
delle famiglie italiane di Tripoli ora c'era un bel
frigorifero che aveva soppiantato la piccola e misera
ghiacciaia, la lavatrice era troppo comoda per lavare i panni
anche perchè non c'era più bisogno di faticare strusciando i panni
sporchi sul lavatoio di granito. Dopo cena,
purtroppo la televisione aveva soppiantato le tranquille serate trascorse sulla terrazza a
conversare guardando le stelle o le lunghe passeggiate per andare a
vedere insieme un film nei cinema all'aperto. Mentre mia madre ed io andavamo dalla famiglia accanto a guardare Carosello
o Lascia o raddoppia di Mike Buongiorno, mio padre restava da solo in casa ad ascoltare le
sue trasmissioni
alla radio. In tempi non sospetti diceva che la televisione avrebbe
finito per renderci troppo dipendenti, quasi schiavi ed anche questa
volta aveva
ragione. Anche le automobili
crescevano sempre più di numero e quasi tutti ne possedevano
una. Solo alcune famiglie, le
più benestanti, avevano istallato nelle loro case l'aria
condizionata, tutte le altre usavano il più economico ventilatore. La città di Tripoli si andava
espandendo sempre di più con nuove costruzioni. La zona di
Giorginpopoli, con tutte sue ville e villette sorte nell'arco di
pochi anni, era considerata una zona residenziale di pregio.
Era abitata per lo più da ingegneri e tecnici ben pagati delle
società straniere che si erano installate in Libia per lo sfruttamento di
quello che stava diventando la ricchezza principale del paese, il
petrolio. Erano state costruite non solo case ma anche nuove
strade e nuovi viali. Uno di
questi , Sciara En-Nasser, era un viale abbastanza lungo da
essere considerato una vera e propria circonvallazione per la città. Sciara En-Nasser
partiva dalle vicinanze del molo est del Porto, non lontano
dall'Uaddan, costeggiava la Palazzina Reale, il
Cimitero Arabo all'incrocio con Sciara Puccini, e si
congiungeva con l'altro grande viale, Sciara Omar El
Muktar proprio all'altezza dei Sulfurei , vicino al ponte
sull'Uadi Megenin, non lontano dal Lido. In alcune zone di questo viale erano state costruite
varie palazzine alcune anche di sei o sette piani , considerate
allora da tutti molto alte rispetto allo standard delle palazzine più
vecchie, alte appena uno o due piani. Durante
quegli anni anche la zona del Lido aveva subito una trasformazione
nel settore delle costruzioni. Alcune aree non ancora edificate, che in precedenza
erano state adibite a depositi di vario genere, venivano ora
utilizzate per costruirci enormi e torreggianti palazzine per
abitazioni. Nell'area del rettangolo racchiuso tra Corso Sicilia,
Sciara Bottego, Sciara Fraccaroli e Sciara Camperio
era stata costruita una
megacostruzione alta sette piani, larga trenta metri e lunga quasi cento, composta
forse da più di un centinaio di appartamenti,
che la faceva assomigliare ad un alveare. Questi numerosi appartamenti erano abitati
per lo più da ingegneri , tecnici
e medici con le loro famiglie provenienti dai Paesi dell'Est come la Jugoslavia
(quando ancora era unita), Polonia, Bulgaria, ai tempi della cortina di ferro.
Il motivo per cui vivevano così tristemente ammassati in questa
palazzina con tanti piani era che i loro stipendi erano molto
inferiori a quelli dei tecnici delle compagnie petrolifere
occidentali, che si potevano invece permettere di pagare gli affitti
delle lussuose e più care villette di Giorginpopoli. Il piano
terreno di questa palazzina, era composto da uffici, vetrine
espositive e un vasto locale per ricambi di auto ed era la sede
ufficiale della concessionaria libica della Volkswagen. Tutto il sottosuolo
era formato da un immenso locale adibito ad officina meccanica
e centro assistenza per tutte la gamma delle auto Volkswagen.
Il resto del palazzo era costituito da abitazioni. Ricordo che io
insieme ad altri ragazzi del quartiere,
tra cui Mario Imperatore,
Michelino Chiarelli, Franco Santagati e Bruno Cubisino stavamo
seduti, ore ed ore, sul muretto dei Marino in Sciara Fraccaroli in
attesa di vedere uscire o di farci notare dalle belle, giovani e
bionde ragazzine dell'est, che abitavamo in questo palazzo.
Andando una cinquantina di metri più
avanti verso il centro, sempre sulla sinistra lungo Corso Sicilia,
c'era un ampio campo abbandonato, un tempo deposito dell'impresa
edile di Amelio Teresi. Questo campo aveva tante palme di datteri
mentre sul lato verso lo Stadio era invaso da selvatiche quanto spinose piante di fico d'india.
Per un certo
periodo di tempo , lo avevamo utilizzato noi ragazzi per giocarci
tante partite di pallone. Successivamente era stato
chiuso e recintato perchè da lì a poco doveva essere costruito
uno dei
più grandi e mastodontici alberghi esistenti sulla costa
africana in
quel periodo, l'Hotel Mediterraneo. Quando la mega
costruzione fu terminata l'hotel sembrava, per noi abituati alle
costruzioni basse, en enorme un mostro , dipinto di verde baselia, pisello in arabo , con tanti balconi. All'interno , oltre alle numerose camere per gli
ospiti, c'erano un grande ristorante, un bazar, un ampio ed elegante locale
per parrucchiere ed un'enorme salone dove, fino al
1970, venivano organizzati festival canori e danzanti, a cui
partecipavano numerosi e validi
complessi musicali tripolini.
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