Amarcord - Tripoli anni '50 Quelle calde sere d'estate al Lido Pubblicato sul notiziario l'OASI n.1/2008 pag. 57 |
Tripoli , estate 1958.
Come erano belle quelle calde sere di estate rischiarate dalla luna piena! Nella semioscurità della notte, con il sordo sciacquio delle onde che s'infrangevano gentilmente sulla battigia, noi camminavamo a piedi nudi sulla sabbia. Camminavamo lungo la spiaggia del Lido Vecchio attratti dal suono della musica proveniente dal Lido Nuovo come fosse una calamita. Tutti insieme, eravamo, grosso modo, una dozzina di persone. Mia madre con le sue amiche vicine di casa, le signore Salemi, Zocco, Badalucco, le sorelle Cannucci. Poi tra i più piccoli oltre a me, che avevo dieci anni, c'erano Vita e Rosaria Zocco, le loro cugine Maria e Pina Badalucco e qualche volta Carmelina Gaudio. Gli adulti scavalcavano con precauzione la piccola barriera di filo spinato che delimitava il confine tra Lido Vecchio e Lido Nuovo, mentre per noi, più piccoli e sempre in vena di giocare, era molto più divertente ed eccitante fare un giro più largo. Per aggirare l'ostacolo costituito dal filo spinato entravamo in mare a piedi nudi, con l'acqua fino alle ginocchia. Poi tutti insieme, spensieratamente, ci dirigevamo verso la sorgente musicale, verso il patio del Lido Nuovo, per ascoltare da vicino l’orchestra che suonava. Non era necessario pagare il biglietto d'entrata, perchè ci accontentavamo di stare fuori ad ascoltare la musica e a guardare quello che succedeva all'interno del patio, sbirciando attraverso le fessure delle verdi balaustre di legno che lo delimitavano. Lì nel nel patio, sopra una pedana allestita per l'occasione, c'erano tanti faretti accesi e luci colorate. C’era anche l’orchestra al completo, con batteria, piano, chitarre, xilofono e con un cantante, che intratteneva il pubblico pagante, facendo contemporaneamente il presentatore. La sala, ricoperta da una semplice tettoia fatta di onduline plastificata, era gremita di persone vestite elegantemente con un abito da sera. C'era chi ballava sulla pedana o quelli che stavano seduti ai tavolini. C'era un viavai di camerieri, vestiti impeccabilmente di bianco, che si muovevano freneticamente per ricevere le ordinazioni dei tavoli, andare al banco, rifornirsi delle ordinazioni, e tornare ai tavoli, evitando di far cadere bibite e bicchieri. Se penso alle ordinazioni che i clienti usavano fare in quei tempi mi vengono in mente alcuni nomi di bevande che erano in commercio allora. C’era la famosa birra Oea, l’eccellente birra tripolina, prodotta dalla famiglia Bianchi Carnevale. Questi, che erano già noti in Lomellina per la birra da loro prodotta, furono invitati da un ingegnere tedesco, Schubert, a costruire a Tripoli, in Sciara Kaled Ibn Ualid, la prima fabbrica di birra del Nord Africa. L'opera dei Bianchi Carnevale in Libia portò alla costruzione, oltre che della fabbrica di birra Oea (antico nome di Tripoli), anche a quella delle Ghiacciaie Libiche e delle Cantine del Vino, in cui veniva prodotto uno spumante che nulla aveva da invidiare ai migliori champagnes francesi. Poi c’era il Sinalco, che era un cocktail di frutta , la Kitty Cola, che aveva come logo la faccia di una gatta, la Fanta e la Mirinda, entrambe al gusto d'arancia, la Seven up al gusto di limone.
Nel patio c'era tanta gente che ballava. Gli orchestrali, che indossavano abiti scintillanti, suonavano quasi sempre musica melodica in voga negli anni '50. Tra le tante canzoni che veniva suonate mi ricordo i melodiosi suoni di :
Amapola, lindisima Amapola, sera siempre mi alma tuya sola. Yo te quiero amada nina mia,igual que ama la flor la luz del dia. Amapola, lindissima Amapola, como puedes tu vivir tan sola...
poi l'accattivante motivo della canzone di Renato Carosone:
Ho giocato tre numeri al lotto 25, 60 e 38. Pensa un po' che successo farà la canzone se il terno uscirà. Li ho giocati convinto perchè usciranno tutti e tre. Ho fatto un sogno tanto tanto bello era in un castello sotto il cielo blu. C'erano tanti tanti pappagalli, rossi verdi e gialli.....
E la carezzevole armonia di Nico Fidenco :
Ti voglio cullare, cullare , posandoti su un'onda del mare, del mare legandoti a un granello di sabbia, così tu nella nebbia più fuggir non potrai
e accanto a me tu resterai. così col tuo calore la nebbia svanirà
e il tuo cuore riscaldarsi potrà
e mai più freddo sentirai. e sola, sola sola nel buio mi chiamerai.
In una di quelle sere avvenne l'elezione di Miss Kitty Cola. Fra le partecipanti c'era Silvana Galea, una bellissima ragazza mora che abitava insieme a sua sorella Carla in una casa che dava su Corso Sicilia. Questa casa era accanto a quelle delle famiglie dei D'Anna Veri, Pozzati, Gallo, Annino e Branciamore, non lontano da casa mia che era in Via Manfredo Camperio al n. 10.
Durante il concorso tutti noi facevamo un tifo discreto e silenzioso per Silvana, e fu grande la nostra emozione quando proprio la nostra "protetta" venne eletta Miss Kitty Cola. Noi ragazzini, guardando i più grandi attraverso le balaustre in legno, aspettavamo con ansia il nostro turno, i nostri anni. Che finalmente arrivarono ma passarono anche troppo velocemente. Ma che belli! Quanta nostalgia!
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