I MIEI PRIMI 20 ANNI CON LA FAMIGLIA, LA SCUOLA, LA
MUSICA ED IL CANTO
Sono Salvatore Ragusa , per tutti “Salvino”, nato a Tripoli
l’11 Ottobre del 1943 da papà Andrea, nato a
Bengasi e da mamma Rosa, nata ad Homs. Io sono i
primo di tre figli. Dopo due anni nasce mia
sorella Silvana e qualche anno dopo mio fratello
Sergio. Fin dagli anni ’50 abbiamo abitato in
Sciara Shauki n. 48
(ex Via Guido Reni). Papà era un uomo
forte anche per il mestiere che faceva, lui era
un meccanico motorista e mamma ha sempre fatto
la casalinga. Erano periodi duri subito dopo la
guerra e certamente non si navigava nell’oro. Si
faceva la spesa a rate ma, a fine settimana,
quando prendeva la paga, papà passava a pagare.
Ci ha impartito un’educazione ferrea, è stato
sempre severo con noi, bastava un suo sguardo
perché noi smettessimo di schiamazzare o di dare
fastidio. Molte volte un suo fischio era il
segnale di richiamo e al sentirlo noi tutti
correvamo a casa per paura delle botte. Questo
me lo
ha fatto ricordare anche
il mio caro amico d’infanzia libico
Neshmi Hattab, che ho incontrato nel mio ultimo
viaggio a Tripoli.
Mio padre era generoso ed altruista,
con un cuore grande come la luna, era un
uomo di compagnia ed un amicone per tutti. Ci ha
insegnato l’educazione ed il rispetto per gli
altri. Per questo
gli devo molto perché tali sentimenti ho
cercato di trasmetterli ai miei figli Andrea e
Michela. Mamma Rosa era la bontà in persona.
Qualsiasi monelleria commettevamo, perché
eravamo veramente tutti e tre, noi fratelli, dei
bricconcelli, lei ci proteggeva dalle ire di
papà, che minacciava di suonarcele di santa
ragione (anche se onestamente non l’ha mai fatto).
Lei non ha mai alzato la voce contro di noi, ma
ci ammoniva gentilmente di essere più buoni. Non
parlava male mai di nessuno, anzi cercava negli
altri solo i lati positivi. Aveva una parola
buona per tutti. Quasi tutte le sere casa mia
era piena di amici e lei si dava da fare perché
tutti si sentissero a proprio agio, malgrado
avesse grossi problemi di artrosi. Mio padre
aveva per hobby la caccia . Ricordo da piccolo
la mia eccitazione quando mi portava con
sé. A volte stavamo accampati in una tenda per
due o tre giorni. Quando rientravamo a casa con
la selvaggina, mia madre passava ore ed ore a
spennare e spellare pernici, lepri, folaghe e
tortore di passo. Se non avevamo da studiare
l’aiutavamo anche noi in questo lavoro un po’
faticoso.
Nel 1955 ho completato le scuole elementari presso la ex-Fiera
in Corso Sicilia. Proprio quell’anno mio padre
avevo iscritto mio fratello Sergio ad un corso
di musica della maestra Scianna. Con molti
sacrifici mio padre avevano comprato un
pianoforte , ma Sergio, dopo qualche mese di
lezioni, aveva
fatto capire a mio padre che non era interessato
alla musica. Quasi per scherzo decisi di
prendere il suo posto. Al contrario di Sergio
cominciai a capire di essere attratto dal mondo
musicale, così iniziai a dividermi tra scuola e
lezioni di musica.
A me la musica piaceva tanto e mi impegnavo moltissimo, tanto
che passavo più tempo ad esercitarmi col
pianoforte che con i libri di scuola. Dopo
alcuni mesi di lezioni musicali riuscivo ad
accompagnarmi
con qualche facile canzone, usando il
giro di Do. Mi piaceva anche cantare e tutti mi
elogiavano dicendomi che ero abbastanza intonato
così provavo e riprovavo, cercando di
migliorarmi il più possibile. Mia sorella
Silvana era un po’ stufa di sentirmi sempre
suonare e cantare, così per coinvolgerla cercavo
di farla cantare insieme a me.
Fu all’età di quattordici anni che mio zio Carlo Guarrasi, che
suonava la fisarmonica , cominciò a spronarmi
con il canto. Lo zio Carlo era un personaggio
carismatico, sprigionava simpatia da tutti i
pori . Sentendomi cantare mi diceva che avevo
una buona voce con un ottimo potenziale e che
soltanto
esercitandomi avrei potuto migliorare,
considerando anche il fatto che ero già in
possesso di una buona base musicale. Non solo
zio Carlo ma anche mio cugino Antonio Disco mi
invogliava a continuare il mio percorso
musicale, considerando che
Antonio, sin dall’età di sei anni,
è un vero genio della musica, lui è nato
per suonare il pianoforte, tanto che è stato
Grande Maestro di
pianoforte nel prestigioso Conservatorio
di Treviso.
A scuola le cose non mi andavano così bene come con la musica.
Ero stato bocciato per due volte in Seconda
Media
e per questa ragione non potevo più
iscrivermi nella
stessa scuola. Mio padre era piuttosto
contrariato (per non dire infuriato)
per questo, ma aveva ragione. Tra le
lacrime dissi a papà che volevo continuare a
studiare e che mi sarei impegnato seriamente
purchè non mi proibisse di continuare a studiare
musica. Così con grande determinazione completai
le scuole medie all’Istituto dei Fratelli
Cristiani di Sciara Afghani. Ricordo
alcuni mei amici e compagni di classe di
quel periodo . Luciano Frugoni, Luigi Gozzo,
Felice Fortuna e Francesco Di Maso che tuttora
incontro nei vari raduni e rimpatriate a cui
partecipo di tanto in tanto.
Nell’estate del 1958 la maestra Scianna organizzò un saggio
per alcuni alunni e ciò avvenne alla “Sirenetta”,
un locale all’aperto con la pista da ballo,
quasi di fronte al Gran Hotel. Il locale la
Sirenetta era gestito durante l’estate dal Sig.
Moncada, mentre in inverno gestiva l’OASI un
ristorante-pizzeria nel vicino paese di Tagiura.
In quel saggio alla Sirenetta oltre a me
partecipavano anche i miei cugini Antonio e
Sergio Disco e le sorelle Silvana e Marisa
Morana. In quell’occasione cantai la canzone “
Guarda che Luna”, resa famosa dal mitico Fred
Buscaglione, e quella fu la mia prima esibizione
in pubblico. Cominciò così la mia storia con il
canto.
Alla
Sirenetta nel 1958 , con Antonio e
Sergio Disco e le sorelle Silvana e Marisa
Morana |
In quel periodo mio zio Carlo, che era a capo di un complesso
musicale formato da fisarmonica, pianoforte,
basso e sax, era molto richiesto per suonare
alle feste dei matrimoni dei suoi tanti amici
maltesi alla Città Vecchia o nei ricevimenti
all’aperto
dei suoi amici americani. Quest’ultimi
amavano ascoltare
“Arrivederci Roma”, “O sole mio” e “Torna
a Sorrento”. Molte
altre volte era richiesto al Circolo
Italia, dove si festeggiavano compleanni e
matrimoni. Ci fu un momento quando al suo gruppo
musicale mancava il cantante, la voce,
e lo zio Carlo mi chiese se me la sentivo
di provarci. Ero ancora un ragazzo ed in un
primo momento ebbi un po’ di paura di rischiare
una brutta figura, anche perché non ero sicuro
che
mio padre avrebbe dato il suo consenso.
Il problema più grosso era quello di
dovermi assentare da casa fino a tarda ora. Mio
zio Carlo, che credeva nelle mie capacità canore
e mi infondeva fiducia, parlò con mio padre,
convincendolo infine a far parte del suo gruppo,
con l’impegno di venirmi a prelevare
e riportarmi a casa, sotto la sua
responsabilità. Così ora mi trovavo impegnato su
tre fronti: scuola, lezioni di musica e canto.
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Mio zio
Carlo |
Io a 14 anni |
Ero piuttosto perché incominciavo a guadagnare qualche soldino
con cui potermi togliere qualche sfizio e
permettermi di fare dei regali, anche importanti,
a casa, specialmente alla mia mamma. Nel
complesso c’era anche mio cugino Antonio, che
già allora suonava in maniera mirabile il
pianoforte. Entrambi, anche se ancora ragazzini,
venivamo pagati per le nostre esibizioni, anche
se non alla stessa maniera dei più grandi.
Questo per noi due non aveva grande importanza ,
perché quello che il momento più ci interessava
era di far parte, per noi ragazzi,
del mondo musicale tripolino insieme a
degli adulti.
Ricordo che le prime volte portavo con me un registratore
professionale (un Baird), al quale potevo
collegare un microfono, che
fungeva sia da amplificatore che da
altoparlante. Qualche tempo dopo ci dotammo di
un’apparecchiatura più idonea. Quando sentivo
una canzone che mi piaceva
andavo subito a comprare il disco nel
negozio musicale
del Sig. Martinez
in Via 24 Dicembre. Con
mio cugino Antonio al pianoforte mi
trovavo molto in sintonia, bastava che gli
dicessi la tonalità e potevamo suonarla senza
bisogno di alcuno spartito. Dovunque ci fosse da
ballare o da festeggiare noi eravamo presenti.
Nell’ambiente tripolino ormai stavano diventando
abbastanza conosciuto, e a dire la verità non
passavo inosservato dalle ragazzine
durante la passeggiatina domenicale lungo
il Corso, dopo la Santa
Messa del mattino alla Cattedrale.
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Io a 17 anni
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Nel settembre del 1960 mi iscrissi al primo anno di Istituto
Tecnico per Geometri, Guglielmo Marconi, di
Sciara Mizran (ex Via Lazio), dovevo impegnarmi
ancora di più per mantenere la promessa fatta
mio padre, di farcela comunque
con la scuola malgrado fossi molto preso
sia con la musica che con il canto. Quello fu
per me un periodo molto bello, tanto che ancora
lo ricordo con nostalgia. Purtroppo qualche
tempo dopo, mio Carlo
e la zia Assunta (sua moglie)
ci annunciarono
che avrebbero lasciato Tripoli, per
andare a vivere in Italia, nel Veneto, dove si
era già stabiliti altri nostri parenti.
Nell’apprendere la notizia fui molto dispiaciuto,
perché
per me era veramente un uomo eccezionale e gli
volevo un gran bene. Ricordo benissimo la data,
il 17 Luglio del 1962 fu il giorno che i miei
zii Carlo ed Assunta,
con grande nostro rammarico, lasciarono
definitivamente la Libia.
Subito dopo ebbi modo di
frequentare molti bravi personaggi del
mondo musicale tripolino, prima della nascita
del gruppo “The Jets”, di cui feci parte. Ma
questa è un’altra storia, di cui dirò in seguito.
Nel frattempo io, come voce,,
insieme a
mio cugino Antonio Disco al pianoforte entrammo
a far parte del gruppo musicale “Stardust”, in
cui c’erano M Rocca al basso e al trombone, G.
Perisinotto alla tromba e Nini Occhipinti
Nell’inverno del 1960, nella sala teatro del Circolo Italia,
nasceva “Venerdì Quiz”, uno spettacolo che
nasceva da un’idea e dall’organizzazione del
factotum Roberto Longo, che aveva preso
spunto dal più famoso spettacolo
televisivo “Lascia o Raddoppia” condotto dal
mitico Mike Buongiorno
( vedi
http://www.ernandes.net/longo/09-venerdi.htm).
Per tutta la comunità italiana di Tripoli fu una
cosa bellissima, uno svago ed un passatempo che
coinvolgeva tantissimi ragazzi italiani dei
quartieri di Tripoli, dell’Istituto Tecnico
“Guglielmo Marconi” e del Liceo “Dante
Alighieri”. Sul palcoscenico si avvicendarono
bravi showmen fra cui ricordo Pino Teresi e
Fabio Chiodi, tanti bravi musicisti
dell’orchestra diretta dal maestro Walter
Deodati e una lunga
lista di bravi e brave cantanti, che
sarebbe lungo elencare.
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Fabio Chiodi
e Pino Peresi ne Il
Frollocone |
L'Orchestra
del Maestro Walter Deodati |
Non posso dimenticare di
menzionare la bella coppia di presentatori,
formata dall’indimenticabile caro amico Roberto
Longo e
dalla brava e giovanissima
Rosetta Martelli (poi diventata sua
moglie) . “Venerdì Quiz” andò avanti per cinque
edizioni fino a primi mesi del 1967.
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Roberto
Longo |
Rosetta
Martelli |
Io ho avuto
il privilegio di partecipare e di essere
chiamato come ospite d’onore, e di questo ne
sono stato sempre orgoglioso. Fu in una delle
ultime edizioni che presentai la mia
composizione “Dimmi che mi ami” che a tutt’oggi,
grazie a mio cugino Sergio Disco, riesco a
riproporre, perché la ricordiamo ancora molto
bene.
Tra il 1961 ed il 1965 partecipai anche ad alcuni concorsi
canori, tutti organizzati da David Zard e da
Raffaele Dabbush con il suo complesso dei
“Gabbiani”. I concorsi
erano “La piccola San Remo tripolina” e
“Sette canzoni per sette cantanti”. Portai tanti
premi a casa per la gioia di mamma Rosa. Mio
padre non si sbilanciava più di tanto, non
mostrava la gioia di mia madre anche se intuivo
che in cuor suo era molto orgoglioso per quei
miei successi. Alcune volte mi capitava di dover
andare
a cantare
anche nei giorni feriali, facevo tardi la
notte e il mattino dopo a scuola dormivo sul
banco. I miei insegnanti sapevano di questa mia
attività extrascolastica perché capitava di
incontrarli in alcune di queste feste in cui
suonava il mio gruppo musicale. Ricordo quando
il Preside dell’Istituto, il Prof. Cuccolini,
benevolmente mi ammoniva dicendo: “Ragusa,
Ragusa, due cose bene nella vita non si possono
fare, devi scegliere o l’una o l’altra”. Io
però, smentendolo, grazie al mio carattere
caparbio ed ostinato che ancora mi accompagna,
alla fine, sono riuscito a fare entrambe le
cose.
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Tripoli 1961
- Concerto musicale nel cortile
dell'Istituto Tecnico Guglielmo Marconi -
Io canto, osservato dagli occhi
severi del Preside Cuccolini. Col
cappello il Prof. D'Alba.
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Avevo poco più di 17 anni quando ho conosciuto Paola, mia
moglie. I suoi fratelli Filippo, Michele ed
Enzino Fichera andavano a caccia con mio papà e
io, se potevo, cercavo di andare con loro. Al
ritorno, dopo una giornata di caccia, passata
Bir Dufan (non
lontano da Misurata) o a Gasr Garabulli
(chiamata Castelverde
in epoca coloniale), ci fermavano a ristorarci
nel fresco giardino
dei Fichera in via Tembien, nel quartiere
delle Case Operaie, vicino alla Chiesa di
Sant’Antonio. La mia Paola era appena
tredicenne, ci scambiavamo sorrisi e qualche
dolche occhiata; era carina ed aveva dei
bellissimi lunghi capelli che si scioglievano
fino in fondo alla schiena.
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Paola |
Io a 18 anni |
Quando le chiesi se
volesse diventare la mia ragazza , Paola
frequentava
la Prima Commerciale e da alcuni mesi si
era trasferita con la sua famiglia in un
appartamento
in Sciara Azzahaui (ex Via Mantegna),
proprio
sopra il garage-officina di mio padre .
Con Paola ci davamo appuntamento all’angolo di
Via Rossini e di Via Raffaello e facevamo tutta
la strada insieme fino a scuola. Lei mi voleva
veramente bene , tanto che riusciva a sopportare
la mia attività musicale che mi portava a stare
a contatto con tante belle ragazze. Ogni tanto
c’erano delle piccole scene di gelosia, ma ormai
lei aveva preso il mio cuore e solo con lei
volevo formare una famiglia.
Finalmente nel Giugno del 1965 riuscì ad ottenere il mio tanto
agognato diploma di Geometra e il 1° settembre
del 1965 entrai a lavorare con la Termec Libya
Ltd, grazie
alle referenze del mio amico Salvo
Seminara, che già lavorava che si era diplomato
un paio di anni prima di me, e che già lavorava
presso questa società. Il nuovo lavoro mi
impegnava tanto ed ora veramente mi riusciva
difficile fare due cose insieme, così fu a
malincuore che dovetti abbandonare musica e
canto. All’inizio mi inviarono in qualità di
topografo ad Abu Kammash (Pisida), un villaggio
situato tra Zuara e Ben Garden , il posto di
confine tunisino. A Abu Kammash lavorai per più
di sei mesi. Era la mia prima esperienza di
lavoro e lontano da casa e dalla mia famiglia,
ma ebbi la fortuna che , in quel periodo, a
lavorare con me ci fosse l’esperto Nino Lanza,
al quale sarò sempre riconoscente per le tante
cose che mi ha insegnato. Da lui ho imparato
veramente il mestiere di topografo, ho imparato
ad usare il teodolite, il tacheometro, il
livelli, il teleurometro
e a fare i calcoli sul campo. Con gioia
ho incontrato nuovamente Nino dopo 43 anni in
occasione di un pranzo sociale ex-lali al Colle
La Salle a Roma 1l 13.12.2008. Imparai così
velocemente il mestiere che dopo qualche
settimana ero in grado di uscire da solo e di
avere una mia squadra. Successivamente mi
mandarono a Marsa Brega , non lontano da
Bengasi, a lavorare per la Esso Oil Company. In
quel periodo ho passato tanto tempo lontano
dalla mia famiglia, ho avuto modo di conoscere
gente di diverse razze, di girare il deserto in
lungo ed in largo, ho assistito alla
trivellazione di alcuni pozzi petroliferi, ho
collaborato alla realizzazione dell’impianto di
purificazione del gas con la Williams Brothers
ed ho visto iniziare i lavori per la costruzione
dell’impianto di liquefazione
del gas della Snam Progetti, Cimi e
Saipem in consorzio. Ho conosciuto molti dei
loro tecnici con i quali instaurai un buon
rapporto di amicizia. I miei compagni di lavoro
fra il 1965 e 1968 furono Salvo Seminara, Nino
Lanza, Gianni Aspasini, Enrico Lantieri, Luciano
Pieroni, Pino Luca, Marcello Pelligra.
Anche Paola aveva trovato un impiego. Il 5 novembre 1965 era
stata assunta dal Consorzio Agrario, che poi
si chiamò
National Agricultaral Bank of Libya (Bank al
Zirai). All’epoca il Direttore era un egiziano,
il Sig. Musa Sciaban , mentre Rina Aufiero e
Pinuccia Ponzio erano due delle sue colleghe di
lavoro.
Da parte mia per le mie trasferte di lavoro generalmente
rimanevo fuori un mese, ma a volte di più
e quando tornavo a casa il mio primo
pensiero era per la mia ragazza e la mia mamma.
Per ogni mese di lavoro in trasferta avevo una
settimana di ferie ed in questa settimana avevo
occasione di parlare con Paola sul nostro
futuro. Avevo tempo anche di presentarmi al
pubblico del Circolo Italia per cantare qualche
canzone, ritrovare i miei amici, andare ad
ascoltare
i nuovi complessi musicali che, in quel
periodo a Tripoli, nascevano a grappoli.
Nel Giugno del 1967, con lo scoppio
della guerra Arabo-Israeliana dei 6
giorni, cominciò per noi italiani di Tripoli un
periodo di insicurezza sociale. Papà cominciava
a ripetere che forse era arrivato il momento di
trasferirci tutti in Italia, a Roma. Cominciò a
preparare tutti documenti
per la partenza.
Nel mese di Dicembre feci un
breve
viaggio a Roma per andare a trovare mia sorella
Silvana, che si era già sposata
e che con
suo marito aveva deciso di lasciare
definitivamente Tripoli. In quell’occasione
comprai l’anello di fidanzamento di Paola. Al
mio rientro
a Tripoli , Paola ed io ci fidanzammo
ufficialmente.
Papà e mamma lasciarono la Libia con le
lacrime agli occhi
nel Gennaio del 1968. Tante altre cose
accaddero fino all’8 Ottobre di quell’anno,
giorno in cui Paola ed io ci sposammo nella
nostra bella Cattedrale, dove altri miei amici e
conoscenti convolarono a nozze.
Dopo anni di trasferte di lavoro nel deserto, chiesi alla mia
società di poter restare definitivamente a
Tripoli . Mi accontentarono , così mi mandarono
a lavorare come disegnatore presso l’American
Overseas Petroleum Ltd (AMOSEAS), vicina al
Palazzo Reale, il cui Presidente era il papà
della mia cara amica Dana Davemport, che
attualmente vive a McKinney nel Texas. Lavorai
là anche dopo il colpo di stato
del 1 Settembre 1969, fino al 31 Luglio
1970 quando tutte le nostre speranze di poter
restare ancora a Tripoli svanirono. Purtroppo il
17
Luglio (18 Giumada El Aual 1390) il Consiglio
del Comando della Rivoluzione fece un proclama:
“The people recovers its rights… il popolo si riprende i suoi beni”.
Con quel proclama fu dichiarata la confisca di
tutti i beni degli italiani di Libia, in
contrasto con gli accordi bilaterali del 1956.
In seguito ad un’epidemia di colera scoppiata a Tripoli, mia
moglie Paola, che era in stato interessante, non
potendo essere sottoposta a vaccino, partì per
Roma in aereo il 20 Agosto.
In quei feroci giorni era cominciata la
triste epopea del rimpatrio di tutti noi
italiani di Libia, una storia di amarezza di
tutti noi che dovevamo abbandonare forzatamente
il Paese dove eravamo nati, un Paese che
sentivamo ancora nostro. Il 17 Settembre, con un
nodo alla gola, senza voltarmi a guardare
dietro sono salito sulla motonave
Tirrenia, lasciando per sempre laggiù tutti i
miei sogni di ragazzo. Ogni possibile mio
ricordo che riguarda la mia vita, la mia
famiglia, la scuola, la musica ed il canto lo
conservo in fondo al cuore ed è per questo che
con parole semplici ho voluto raccontarlo,
sperando di aver fatto cosa gradita a quanti
hanno condiviso con me quegli anni, che ricordo
come i più belli della mia vita.
Ma non finisce qui, amici miei!
Come promesso la mia storia musicale
continua.... con i The Jets.
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- The Jets - Nella foto
il gruppo musicale formato da Sandro
Fargion, Nini Occhipinti, Antonio Disco,
da me e Sergio Disco
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Salvino Ragusa
Roma, Novembre 2009