CAPITOLO
I
Ricordi di Libia e della Centrale di
Gharian
Il
bisonte
di
Gharian
Mi chiamo Emilio Luigi Parlato, sono nato
a Tripoli il
14 maggio 1923 e
al momento di
lasciarla abitavo in Via
Raffaello
31.
Vi accenno
ad una piccola parte della mia vita a
Tripoli e
parte della mia
infanzia.
Dal
settembre
del
1929
ho
frequentato
la
prima
elementare dai Fratelli Cristiani, in
via Roma,
scuola che
prima di
me avevano frequentato
i miei fratelli
Carmelo,
nato il 1920 e che poi ha vissuto a Latina, e Vincenzo,
nato il 1914, che ora vive vispo e arzillo a
Grosseto,
assistito
dalla figlia. Poi sono passato alla
scuola
Roma
in Via Lazio, lì
ho avuto dei bravi
insegnanti,
il maestro Mario Villani e
Piazza.
Finite le elementari,
sono
passato
all’istituto
magistrale G.
Pascoli,
di cui ricordo il prof. Contino
di Italiano,
Latino,
Storia
e
Geografia. Intanto mio padre Antonio andava avanti
con la vita
lavorativa,
aprendo
al porto un
bar che andava a gonfie vele,
ma dal
10
Giugno
1940
con l’entrata in guerra dell’Italia, tutto è
peggiorato.
Il 21 Aprile
1941 il
bombardamento
aereo-navale
colpì
la città e
il porto,
loro
obiettivo
prelibato,
e
dopo
pochi giorni le navi BIRMANIA
e CITTA’ di BARI, ancorate al pontile “24 gennaio”,
cariche di armi e
bombe,
furono
colpite
in pieno giorno dagli aerei inglesi.
Il
BIRMANIA, con lo scoppio delle
bombe che conteneva, si spezzò
in
due e
parti di esso volarono anche
sulla
banchina,
distruggendo tutto ciò che
vi era intorno,
schiacciando persino la gente
che
cercava
rifugio.
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La Città di Bari e
la Birmania |
L'esplosione al
porto di Tripoli |
Quel
mattino
di
inferno
mio padre, mio cognato
Poma Giuseppe, Gennarino,
il cameriere
ed io eravamo
al lavoro
al
bar, come al
solito e ci
siamo salvati
per miracolo. Ma
questo è stato l’ultimo giorno,
poiché il nostro
bar era stato
distrutto, e
noi quattro,
che eravamo lì
presenti,
osservammo
quelle
distruzioni,
increduli,
ancora tremanti,
ma
vivi
grazie
a Dio, con
solo
qualche superficiale
ferita.
Alla fine
della
guerra,
in
Africa,
gli Inglesi governavano a Tripoli, ho trovato
lavoro al
P.W.D. (Public Work Department)
che aveva le sue officine in Sciara
El Seidi e
ci sono
stato
per più di dieci anni. Noi avevamo il compito e
la
responsabilità di far funzionare bene tutte le
centrali
elettriche della Tripolitania, come quelle di Zuara, Gharian, Iefren, Giado, Nalut,
Beni Ualid, Misurata
ecc.
A capo
del
P.W.D. vi era un maggiore inglese che aveva il suo ufficio al palazzo
del Governo, al principio di
Corso
Sicilia. Mentre
osservatore sempre vicino a
noi c’era
il sergente
Staff
Watson.
Il
capo officina
era
Vittorio Malinconico,
una persona veramente esperta del ramo. Lo Staff
Watson si limitava
al controllo di tutto, era Malinconico che dirigeva i
lavori
e, con
il passare
del tempo, mi affidava
lavori di grande responsabilità. Un giorno mi affidò un lavoro da eseguire nella centrale elettrica di Gharian, si trattava di fare
il ripasso generale ad
un
grosso
motore,
il
LANGHEN
WOLF,
da
noi conosciuto
come
“Il
Bisonte”
per
le
sue
grandi dimensioni.
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Gharian,
febbraio 1952 - Montaggio di
un pistone su un motore
LANGHEN
WOLF |
Dato che questo era un lavoro molto lungo, io e
il collaboratore che avevo scelto, Trovato Isidoro, abbiamo avuto il permesso di portare anche le famiglie,
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Gharian febbraio 1952 -
In basso io con la mia
Concettina e Isidoro Trovato
con sua moglie sul posto di
lavoro |
più il mio fedele aiutante Baschir,
nativo
di
Socna (HON). Per lui indossare il camice di meccanico era un vanto,
una
conquista. (Faccio i nomi, sperando che qualcuno
di loro possa riconoscersi ed avere il piacere di risentirci).
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Gharian, febbraio 1952 -
La mia famiglia e i
familiari di un dipendente
della centrale |
Gharian, febbraio 1952 -
In compagnia di una parte
del personale della centrale
|
Mi erano state concesse per la
prima volta cose che ad altri non lo erano
state, non avevo più nulla da chiedere.
Nel giorno della partenza,
con due macchine,
lasciammo
Tripoli
uscendo
da
porta
EL Azizia, passando per Azizia superandola, e
dopo avere affrontato il ciglione arrivammo a Gharian ad un’altezza di
settecento
metri.
Siamo
stati
accolti
con
molta gentilezza, anche
per
rispetto
delle nostre
famiglie, sia da Rotolo, il capo centrale, che dal personale, tre italiani e tre libici. Non
sto a descrivere i sacrifici che abbiamo
dovuto affrontare, io,
Trovato e Baschir per arrivare al
completamento dell’opera,
per la rimessa
a
nuovo
del
motore LANGHEN
WOLF, e
fare un
lavoro
con
attenzione e
onestà,
anche
verso
Rotolo
e i
suoi
operai. Il
lavoro
a
Gharian
era durato
cinquanta
giorni,
ma
ora
doveva
essere
collaudato
dal
superiore
di Tripoli.
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Gharian, febbraio 1952 - Durante
una sosta di lavoro con Rotolo,
Bashir, Trovato e familiari |
Il
collaudo
L’indomani
sono
arrivate due
macchine,
in quella da
carico
vi
erano
due
bombole di
aria
di
riserva,
in
caso
fallisse
il
primo
avviamento.
Nella
jeep
vi erano
Malinconico,
il
sergente
Staff Watson
e
il Maggiore in
persona.
Appena
li
ho
visti
ho
detto
fra
me:
“Oh
Madonna
mia,
fa’
che
tutto
vada
bene!”
L’ora
X
stava
per
scoccare,
ma
ormai
non
era
più
compito mio.
L’
operatore
di
turno
fa
girare
il motore
con una
grossa
leva,
portandolo al
punto
giusto
di
partenza,
si
mette
ai
volantini
delle
bombole
d’aria, io
ero
accanto a
lui,
mi
fece
un
sorriso di incoraggiamento
e
aprì
le
valvole
dell’aria.
Il
motore
cominciò
a
roteare, la
grande
e
pesante
ruota
del
volano
girava
e i
tre
pistoni, uno
alla
volta,
ricevevano
a
turno
lo sbuffo
d’aria
che faceva
vincere
il
punto
morto
agli
altri
due.
L’operatore,
muovendo delle apposite leve,
fece
partire
il
motore,
la
sua
grossa marmitta
sistemata
fuori,
riprese
il
suo
rumore
abituale,
che
da
un
po’
di
tempo
non
si
sentiva più.
Io
e
Malinconico
non
siamo rimasti
solo
ad
osservare,
ma
dopo
la
messa
in
moto,
eravamo
attorno
al
motore, toccandolo in tutte le sue parti
per
sentirne il calore,
come
si
fa
con un
malato
che
si
alza
dopo
una
lunga
degenza
in
ospedale; eravamo
pronti,
lì,
ad
assisterlo nei
suoi
primi
passi
o
giri di
motore.
Dopo
che ci tranquillizzammo, Malinconico
sparì
e
tornò
con una
bottiglia
di spumante,
che svuotammo,
brindando
tutti
insieme, comprese
le
nostre
famiglie.
Ricevetti
una
stretta
di
mano dal
Maggiore e
dallo
Staff
Watson,
da Malinconico, invece, soltanto
una pacca
sulle
spalle
che
valeva
molto
di
più.
Non
ho
avuto
premi
speciali
in
denaro,
ma
il
rispetto e
la
richiesta
della mia opera
per
altri
guasti
successivi
e
per
altri
lavori
importanti.
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Lady of Gharian
|
Appena
ad ovest di Gharian, c'è una
strada primitiva a destra, che
offre un viaggio accidentato di
una ex caserma italiana
abbandonata, un relitto della
seconda guerra mondiale. C'è un
edificio fatiscente al campo. Dipinto
sui mattoni di una delle pareti
interne dell'edificio c'è un enorme (4 x 10 metri)
rappresentazione di una donna
nuda, sdraiata su un fianco, in
stile pin-up americana. La
parte superiore del tronco della
donna è a forma di come una
rappresentazione inesatta della
costa Nord Africa, ed i punti
salienti della sua anatomia sono
contrassegnate con nomi di città
del Nord Africa.
La "Lady of Garian" è stato
redatto da Clifford Saber, un
volontario autista di ambulanza
americana con 8 ª Armata
britannica. Saber ha creato il
murale per contribuire a
rafforzare il morale dei suoi
compagni militari, finendo il 2
marzo del 1943, mentre la sua
unità è stata ospitata per
alcuni giorni presso la caserma
di Gharian |
La sera
facemmo
la prova di
carico, fornendo
corrente
a
tutta Gharian
con
il
motore
LANGHEN
WOLF
che
seppe
sopportare
il
peso.
L’indomani abbiamo
caricato
persone e bagagli per
tornare, non senza
rimpianti, a
Tripoli
salutati
dai
dipendenti
e
dalle loro famiglie;
con noi,
erano
stati
gentili.
Mi
scuso
se
non
ho
citato
i
nomi
dei
tre
operatori
italiani e
dei
tre libici, non
è
stato
per negligenza,
ma questi
nomi
li ho proprio dimenticati.
Di
questo
ne
ha colpa
oggi
solo
la
mia
memoria.
Se
loro o chi
per
loro
leggeranno
quanto
da
me
narrato,
spero
si
ricorderanno
di
me.
Ho
diverse
foto
che
ci
ritraggono
insieme
durante
la
permanenza
a
Gharian,
dove
eravamo
tutti ancora giovani e forti.
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Garian , Febbraio 1952 - Io con
Giacomo Vella, campione di
ciclismo |
Garian, febbraio
1952 -
Il mio arrivo
solitario in volata
|
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I ciglioni di Gharian
(clicca
col mouse per ingrandire le foto) |
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