Sessanta
anni fa, accadde |
Una
volta era un modo di dire molto diffuso;
oggigiorno non si usa più, sarebbe
illogico. Fino ad alcuni decenni fa,
infatti, frasi del genere: "Adesso ci
vado e faccio un macello!" oppure,
"Non me ne parlare ... successe il
finimondo! ", venivano espresse nei
seguenti toni: "Adesso ci vado e
faccio un quarantotto" e ''Non me
ne parlare ... successe il quarantotto!
". Ovviamente il "quarantotto" cui
si faceva riferimento non era l'anno
1948 ma la forma abbreviata per indicare
quello di un secolo prima, il 1848,
quando in Europa e soprattutto in
Italia, si ebbero numerosi sanguinosi
moti rivoluzionari e cruenti
sconvolgimenti politici, tali, da
rendere quell'anno sinonimo di caos,
parapiglia, trambusto, putiferio.
Ma anche sessant'anni fa ci fu un "quarantotto"
da ricordare perché fu un anno ricco di
avvenimenti soprattutto per la nuova
Italia che tentava di imitare la Fenice.
Dopo essersi costruita la pira con
l'infausta decisione di entrare in
guerra, cercava di rinascere dalle sue
ceneri più bella e splendente.
L'anno era già iniziato sotto cattivi
auspici. Il 30 gennaio era stato
assassinato Gandhi, il fachiro nudo,
come lo chiamavano gli Inglesi con
ironia e disprezzo. Apostolo della non
violenza, cadeva per mano di un fanatico
a cui, evidentemente, non era riuscito a
trasmettere i suoi nobili principi. Fu
opera di un singolo. Niente complotti e
niente vendette postume dell'Inghilterra
cioè della nemica di sempre.
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Mahatma Gandhi (1869
- 1948) |
Nell'aprile del 1948, in Italia, si
svolsero le elezioni politiche. Le prime
con la nuova Costituzione, le prime del
dopoguerra e le prime in perfetta
libertà anche se probabilmente
condizionate da fattori "esterni".
Inizialmente nulla era scontato anzi
l'esito si presentava incerto e la
probabilità che al Governo andassero "i
rossi" non era del tutto infondata. La
campagna fu furibonda. Oggi, guardando
le foto d'epoca, si possono leggere dai
manifesti propagandistici moniti e
slogan che fanno sorridere. Ad esempio:
"Ricordati! Dentro la cabina, Stalin
non ti vede. Dio sì! " Nonché quelli
di tutti gli schieramenti politici,
nessuno escluso, che avevano in comune
solo il prospettare oscuri orizzonti,
inevitabili, a loro dire, se avessero
vinto gli altri.
Tuttavia a pochi giorni dalla
consultazione, si ebbe la sensazione che
De Gasperi ce l'avrebbe fatta.
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Alcide De Gasperi (1881-1954) |
Ma il
giorno dopo, la percentuale di consensi
che separò i due più grossi partiti in
lizza fu una grande sorpresa anche per
gli attenti osservatori politici. Lo
scrutinio, si disse, dette la vittoria "ai
preti". Soliti sospetti di brogli ma,
poi, alla sconfitta democraticamente
accettata, si cercò di dare delle
spiegazioni: "Sono stati i soldi
promessi dagli Americani!". "Hanno fatto
uscire persine le suore di clausura!".
"Hanno dato il voto alle donne e ... le
donnette si sa ..." Dal 1946, il voto
era stato reso obbligatorio. Chi non
votava si trovava l'annotazione sulla
fedina penale ed avrebbe avuto
difficoltà nell'ottenere un posto di
lavoro statale o autorizzazioni e
licenze dagli Enti Pubblici. Non era la
prima volta che le donne venivano
chiamate alle urne. Prima delle elezioni
del 1948, avevano votato per il
referendum istituzionale (Monarchia o
Repubblica) e per la Costituente. E un
saggio di elezioni libere si era già
avuto in marzo e nell'aprile del 1946
per le Amministrative. In maggio del
1948 si riunì il primo Parlamento e
primo Presidente venne eletto Luigi
Einaudi, una vera fortuna per l'Italia.
Veniva dalla Presidenza della Banca
d'Italia dove aveva fatto molto bene. Il
risultato delle elezioni, favorì
l'arrivo dei soldi degli Americani
in esecuzione del Piano Marshall
aiuto vitale per la nuova Italia e per
mezza Europa.
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Luigi Einaudi (1874-1961) |
Tutto sembrava andare per il meglio e
stava iniziando la ricostruzione che
avrebbe portato il Paese al miracolo
economico, al boom degli anni '50.
Intanto qualcuno aveva "motorizzato" le
biciclette inventando il "cucciolo", il
piccolo motorino che agiva direttamente
sul copertone della ruota posteriore. In
Francia la Citroen lanciava la 2 CV. Era
abbastanza brutta ma ne venderanno 5
milioni di esemplari.
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Biciclette - Il
cucciolo |
Citroen 2 CV.
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Il 14 Luglio, però, il gesto di un
fanatico, Antonio Pallante, avrebbe
potuto generare un quarantotto
con conseguenze gravissime ed
altrettanto cruente come quelle di cento
anni prima. Sarebbero state per l'Italia
forse più infauste della guerra perduta
e della successiva guerra civile.
Pallante aveva affrontato Togliatti
sparandogli quattro colpi di rivoltella.
Tre andarono a segno ma, pare a sua
insaputa, i proiettili che si era
procurato avevano l'anima "dolce" atti
più a ferire che ad uccidere. Erano del
tipo allora
in dotazione alla polizia americana. La
notizia si diffuse in un baleno. Grandi
manifestazioni di piazza, tumulti
cruenti, scontri a fuoco con la polizia
che purtroppo causarono una ventina di
morti e molti feriti, sciopero generale
ad oltranza. Molti andarono a recuperare
le armi non consegnate dopo il 25 Aprile
del 1945 e tenute tutte ben oleate ed in
perfetto stato. Lo scoppio di una guerra
civile, di un altro "48", sembrava
inevitabile.
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Antonio Pallante subito dopo
l'arresto |
Palmiro Togliatti (1893-1964) |
Ma il giorno successivo all'attentato
Gino Bartali scalando prima il Col di
Var e poi, da grande campione. l’Izoard.
tagliò in solitario il traguardo di
Briancon portandosi a 51" da Bobet e
mettendo un'ipoteca sul Tour che avrebbe
poi vinto trionfalmente. Si disse che
questa impresa sportiva (allora il
ciclismo era popolare quanto il calcio
se non di più), distolse la tensione
causata dal grave fatto e riuscì a
riunire entusiasmo e nazionalismo sotto
un'unica bandiera. Così, come il gesto
scellerato di un singolo aveva portato
la gente inferocita in piazza
trascinando l'Italia alla soglia di una
guerra civile, la grande impresa
sportiva di un altro aveva portato la
gente in piazza ma era una folla
gioiosa, unita e affratellata in una
vittoria di tutti.
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Gino Bartali (1914-2000) |
Probabilmente invece a scongiurare il
peggio, fu una serie di circostanze
fortunatamente favorevoli. Innanzi tutto
la bravura del Prof. Valdoni coadiuvato
dall'altrettanto celebre suo collega
Cesare Frugoni, che salvò la vita a
Togliatti
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Pietro Valdoni (1900-1976) |
. L'interrogatorio e le
indagini che appurarono che Pallante
aveva agito da solo, che non c'era stato
alcun complotto, nessun tentativo di
annientare il movimento politico
avversario. Lo studente avellinese verrà
condannato a dieci anni ma dopo cinque
tornerà in libertà. Inoltre, lo stesso
Togliatti, dimostrando un grande senso
di responsabilità, dal letto
dell'ospedale aveva ammonito i dirigenti
del partito con uno "state calmi, non
perdete la testa: Calma, calma, non
facciamo sciocchezze". Al ministero
degli Interni, c'era Mario Scelba che
ristabilì l'ordine anche se dovette
ricorrere a mezzi energici e drastici.
L'abilità politica di De Gasperi che
desiderando ristabilire l'ordine senza
umiliare nessuno, considerò
pubblicamente sciopero e disordini "come
una spontanea manifestazione di sdegno
e di dolore". Parlò con Di Vittorio che
fu molto saggio e responsabile e si
lasciò convincere a sospendere lo
sciopero alla mezzanotte del 16 luglio.
Ma soprattutto l'Unione Sovietica. Un
telegramma di Stalin pubblicato
immediatamente sull'Unità esprimeva
indignazione, rammarico e nulla più.
La Russia rispettava gli accordi di Yalta e
la Cortina di ferro restava al di là
dell'Adriatico.
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Mario Scelba |
Giuseppe Di Vittorio |
Stalin |
I disordini che interessarono tutte le
piazze soprattutto quelle del
cosiddetto triangolo industriale,
causarono, come su detto, diverse
vittime e molti feriti, ma poi prevalse
in tutti il buon senso ed il desiderio
di far risorgere la Fenice. Le dispute
tra rossi e bianchi, tra proletari e "preti"
al di fuori del dibattito democratico
furono relegate alla serie dei film di "Peppone
e Don Camillo". Guareschi che già aveva
"pizzicato" le due correnti attraverso
il Candido di cui era co-fondatore,
aveva con i suoi romanzi ispirato la
vicenda dei due antagonisti che videro
in Gino Cervi e Fernandel gli azzeccati
protagonisti tanto da ritenere
impossibile che altri attori avrebbero
potuto interpretare quei ruoli. E
Guareschi attraverso i suoi
racconti presentava un quadro
abbastanza veritiero. Per una metà, il
paesino della "Bassa" era il paese
di
Peppone, visto dall'altra metà
era il paese di Don Camillo. Davanti ai
rispettivi sostenitori, musi duri,
minacce, botte ed insulti. Ma poi, di
fronte alle difficoltà, allo
straripamento del Po, ad altre calamità
naturali, ai problemi di tutti i giorni,
tutti a difendere il paesello e
sottobanco
Peppone e Don Camillo
arrivavano ad un logico e cosciente
accordo per ricominciare il giorno
successivo a picchiarsi sino a quando la
loro terra, i loro paesani non si
venivano a trovare di fronte ad un nuovo
grave problema. Il "padre" di Peppone e
di Don Camillo, raccontando la storia di
quel paesello immaginario, raccontava
la realtà del Bel Paese.
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Gino Cervi - Peppone |
Fernandel - Don Camillo |
Giovanni Guareschi |
Che cosa sarebbe successo se nel 1948
non fosse prevalso il buon senso, il
desiderio di far risuscitare la Fenice,
di lasciar perdere le armi e rimboccarsi
le maniche per la ricostruzione della
democrazia prima e dell'intero Paese
poi?
Ma un altro fatto ebbe conseguenze
cruente in quell'anno. Il 14 maggio 1948
il Vaad Leumì (Consiglio
Nazionale) forte della decisione di
un'Assemblea dell'ONU dell'anno prima,
proclamava lo Stato di Israele.
L'avvenimento suscitò l'inevitabile
reazione del Mondo Arabo ed anche in
Libia, occupata dagli Alleati e sotto
Amministrazione Britannica, ci furono
manifestazioni, devastazioni e gravi
incidenti, alcuni purtroppo mortali.
Ci sarebbe da dire: "meno male che c'è
un 48 ogni cento anni!". Ma non si può
più, perché da sessant'anni, ogni anno,
in qualche parte del mondo scoppia una
guerra e tutti gli anni si chiudono con
lutti e distruzioni.
Forse per questa ragione non si usa più
dire: faccio un quarantotto o
successe un quarantotto! Sarebbe
illogico.
Roberto Longo
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