A conclusione del Raduno ExLaLi a Paderno del Grappa del 5
settembre 2004, dopo aver
salutato tutti, stavo per
congedarmi anche da Umberto
Consolandi,
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foto in lavorazione |
Umberto Consolandi,
zio di Giancarlo
Consolandi |
Giancarlo
Consolandi,
Presidente
associazione ex lali |
che fino a quel momento, con
qualche problema sui colori dei
biglietti, aveva brillantemente
condotto l’estrazione della
tradizionale lotteria. (Detto
tra noi: meno male che ad
aiutarlo c’era la Signora
Consolandi, sua consorte).
Mi aveva preceduto, però, un
signore, che non conoscevo.
Parlarono per qualche minuto.
Probabilmente ricordarono
qualcosa per qualche minuto.
Infatti l’espressione sempre
allegra, bonaria, spesso
canzonatoria di Umberto, mutò
improvvisamente per trasformarsi
in nostalgia e poi in grande
commozione.
Chi era quel signore?
Era il figlio di Costantino
Michele già collega, negli anni
trenta, di Consolandi Giulio,
padre del nostro Umberto.
Michele era capo trivellatore e
Giulio capo officina. Ambedue
alle Opere Pubbliche di Tripoli.
Costantino Michele era anche
rabdomante. Nel 1938 o 39 (qui i
ricordi si affievoliscono), era
stata accertata, nel sottosuolo
di Tagiura, la presenza di gas.
Purtroppo il giacimento si
trovava a non meno di 450 metri
di profondità. Ma in quel tempo
le OO.PP. di Tripoli, non
disponevano di trivelle in grado
di raggiungere tali profondità.
La Germania fabbricava trivelle
in grado di raggiungere il
doppio della misura richiesta ed
anche oltre, per cui Michele e
Giulio, furono mandati in
Germania, appunto, per
acquistarne una e seguire il
necessario corso per l’uso della
potente macchina.
Scoppiò la guerra. La Germania
spedì regolarmente, l’anno dopo,
quanto ordinato, con solita
precisione teutonica. E la
trivella arrivò a Tripoli, ma in
pieno conflitto. Ed in porto,
scomparve.
I figli dei protagonisti sono
concordi nel dire: Se ne
impossessarono i francesi.
Certo, sarebbe stata una risorsa
necessaria ed importante. Andò
così, pazienza. Però l’oasi di
Tagiura restò incontaminata con
le sue rigogliose palme.
Salutai quindi il simpatico
Umberto che mi diede la mano
sinistra. Nell’altra, era
spuntato un fazzoletto.
Roberto Longo
(Pubblicato sulla rivista
“l’oasi” nel Numero1/2005 -
Gennaio – Aprile 2005)