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Ulisse legato
all’albero della sua
nave |
M’accresce il
desiderio,
mi dà voglia
matta
quel visino
pulito
candidamente
serio,
in contrasto
netto
coi fianchi
larghi
di donna
fatta,
il vitino
stretto,
i seni gonfi
e
l’ancheggiar scorretto.
La voce ha il
suono
garrulo di
passero;
ma non il
frullo d’ali,
chè le
movenze sue
(ancor non mi
da pace!)
studiate o
naturali
son quelle
d’un rapace.
Nei pensieri
m’avvolgo
Se mi passa
accanto
con triste
voluttà,
ed avido
raccolgo
con lo
sguardo
ogni delizia
di sua
sensualità.
Chissà perché
l’effigie mi
sovviene
e il magico
richiam
delle sirene!
M’avvince il
canto:
ma d’Ulisse
non ho
la fede e la
costanza:
d’Ulisse ho
soltanto
umane fiamme
in petto,
e del corpo
lo strazio
alle funi
costretto.
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