Scrissi
na
littra a lu Signuri, patri Piu:
Mi
ficiru a
statua in bronzu e la pusaru
propriu
all’apertu, ‘mezzu lu stratunu,
a
suli e
sirenu.
D
‘invernu u
ventu ciuscia a tutti banni,
acqua
di ‘ncoddu ni cari a mai finiri.
trona
e
lampi un si ponnu suppurtari,
chi
mali
fici?
Tutta
l’estati un si supporta lu caluri,
cani
e
aceddi vennu a fari li bisogni,
pruvulazzu,
poi muschitti a nuvulati,
com’a
fari?
Si
cani in
chiesa u parrinu nun li voli,
comu
si
rici, picchì sporcanu l’altari,
iu
sugnu
Santu, mi putissiru ospitari,
pi
favuri!
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Dopo
la santificazione di padre Pio, per dimostrare la devozione dei fedeli
nei
confronti del Santo, molto popolare nel
meridione e non solo, si era diffusa l’iniziativa di piazzare una
statua in
bronzo del Santo nelle chiese, nei giardini pubblici, nelle piazze,
nelle
strade e persino nelle case private. C’è
chi trova ingiusto esporre la statua alle intemperie, come se fosse una
persona, mentre potrebbe essere meglio custodita in un luogo di culto.
La
devozione infatti non si misura con la distanza, né con la presenza di
una
statua in ogni dove, sfiorando il fanatismo religioso.
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Santa raggiuni
Ha scritto
una lettera al Signore padre Pio:
Mi hanno
fatto una statua di bonzo e la posarono
proprio in
mezzo alla strada, all’aperto,
al sole e al
sereno.
D’inverno il
vento soffia da tutte le parti,
acqua di
sopra ne cade a mai finire,
tuoni e
lampi non si possono sopportare,
che male ho
fatto?
Tutta
l’estate non si sopporta il caldo,
cani e uccelli
vengono a fare i loro comodi,
polvere, poi
zanzare a nuvoloni,
come devo
fare?
Se i cani in
chiesa il prete non li vuole,
come si
dice, perché sporcano l’altare,
io sono
Santo, mi potrebbero ospitare,
per favore!