LA
MIA SICILIA
Puntu e
daccapu |
Mi
dilittavu
na vota a pitturari
e
no
cavallitto avia misu na tila.
Mi
spirava i
paisaggi figurari,
di
la me’
terra tantu meritusa:
Celu
azzurru
comu cartulina,
giardini
d’aranci e di
limiuna,
i
mari d’un
blu scuru culurati,
prisepi di paisi ne’
muntagni.
No’
viri e
sviri chi m’alluntanai,
trasiu
Krilù, d’estru pigghiata ,
si
misi chi
culura a zammatiari
e
cu li
peri na mattanza fici.
Piccatu!
tuttu quadru ruvinatu
e pinsai la mala fini da me
terra.
Curaggiu,
dissi: ci voli tila
nova
e
ricuminciari puntu e d’accapu.
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Un pittore sta dipingendo su
una
tela un ameno paesaggio
della sua bella
regione ma, in un attimo della sua assenza, il proprio cane si
improvvisa anche
lui pittore e con le zampe sporche di colore pasticcia tutto il quadro.
Il
pittore si accorge del paesaggio rovinato e pensa che, anche nella
realtà,
l’intervento dell’uomo nel territorio ha combinato guai ben peggiori.
Guai
spesso irrimediabili per cui sarebbe opportuno, come per il quadro,
ricominciare tutto daccapo.
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Puntu e d’accapo
Mi dilettavo una
volta a pitturare
e sul cavalletto
avevo messo una tela.
Mi ispirava
dipingere i paesaggi,
della mia terra,
tanto meritevole:
Cielo azzurro, come
una cartolina,
giardini d’aranci e
di limoni,
i mari colorati
d’un blu scuro,
presepi di paesi in
montagna.
Un momento che mi
sono allontanato
entra
Krilù, presa
del suo estro,
si mise coi colori
a pasticciare
e coi piedi fece
una mattanza.
Peccato! Tutto il
quadro rovinato,
ho pensato la
brutta fine della mia terra.
Coraggio, dissi, ci
vuole una tela nuova
e ricominciare
punto e d’accapo.
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