Turnava da
campagna u viddanu,
allatu era
assittata so mugghieri.
Na la
scinnuta s’appagnau a mula,
u carrettu
accapputtau suttasupra.
I
puvireddi eru a finiri ‘mezzu i roti,
u viddanu si
stuccau l’ossa du peri,
a muggheri,
mischina, persi la vita.
Quannu o paisi si
sappi la nutizia,
quasi tutti
chianceru a puviredda.
L’arcipreti
Malacarne, in persuna,
vosi un
funerale in pompa magna.
No commiato,
parlò da mala sorti,
ch’avia
distinatu a iddà a tinta fini,
cu
l’improvvisa, prematura morti.
Poi un
grazie ci dissi o Signuruzzu,
ch’avia
salvatu a vita a lu viddanu.
°°°°°°°°° Uno sguardo al mondo contadino di
una volta, una vicenda tragica. Una povera donna perde la vita in un incidente,
mentre il marito, che era sullo stesso mezzo, se la cava con alcune fratture.
Il sacerdote, preposto alla funzione funebre, nel commiato finale fa cenno alla
mala sorte ch’era toccata alla povera donna mentre rivolge un ringraziamento al
Signore, per aver salvato la vita al marito. La morte attribuita al destino e
la salvezza al Signore lascia perplessi parenti e amici.
°°°°°°°°°
Destino
Tornava
dalla campagna il contadino,
a fianco era
seduta sua moglie.
Nella
discesa s’è imbizzarita la mula,
il carretto
si capovolse sotto sopra.
I poveretti
finirono fra le ruote,
il contadino
si spezzò le ossa del piede,
la moglie,
poverina, perse la vita.
Quando in
paese si sparse la notizia,
quasi tutti
piansero la poveretta.
L’arciprete
Malacarne, in persona,
volle un
funerale in pompa magna.
Nel commiato
parlò della mala sorte,
che aveva
destinato alla donna una brutta fine,
con
l’improvvisa, prematura morte.
Poi un
grazie rivolse al Signore, che aveva salvato la vita al contadino.
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