LA
MIA SICILIA
Il falco e Sabratha
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Era
di luglio,
un povero falchetto,
ferito con un sasso da
un garzone,
con l’ala offesa andava
dal padrone,
a raccontare
l’increscioso fatto.
Sabratha l’accarezza e
gli promette
Che presto arriveranno
le vendette.
Chiama tutti i garzoni
al suo cospetto
e dice: “Chi lo ha
ferito, sarà punito
e domani dovrà venire
accompagnato”.
In
corteo tutte le donne dei
paraggi
giunsero al soglio del
falconier fileno
portando al falco
riverenti omaggi
e auspicando una pronta
guarigione.
Speranzose tornarono in
paese
E la voce raggiunse ogni
cantone,
persino i fedeli nelle
chiese
che rivolsero in cielo
le preghiere.
per la buona salute
dell’aviere.
Si trovava fra loro una
novizia,
così arrivò in convento
la notizia.
E il prete all’omelia all’uopo disse:
“Cari figlioli, amate gli uccelli,
ascoltatene il melodioso canto
a volte di rabbia, spesso d’amore,
a volte, per scacciar malinconia.
Sabratha fece dono al suo falchetto,
d’una femmina di falco cinerino.
Volarono insieme sulla torre antica
e nella valle regnò per sempre l’armonia.
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