Entra,
don Piero, nel darti il benvenuto ne approfitto per fare
quattro chiacchiere. Vedi, continuò padre Mario, questo è il mio
ufficio, non è
molto grande ma sono riuscito a sistemare tutto il necessario per
assolvere le
incombenze demandate
alla nostra
parrocchia. Nei due armadi di fronte sono conservati tutti i registri
per le
trascrizioni delle nascite, battesimi, cresime, matrimoni e decessi.
Questo,
come vedi, è lo scrittoio, poi c’è il tavolinetto con la macchina per
scrivere,
un altro armadietto e tutto il resto.
I
mobili provengono, in massima parte, dalla casa che la buonanima
del barone Seidita ha lasciato alla nostra parrocchia e che S. E. il
vescovo Vacirca,
bontà sua, ci ha concesso per arredare degnamente quest’ufficio. Avremo
altre
occasioni per parlare del resto, piuttosto ora m’interessa sapere come
ti
trovi, che impressioni hai avuto, se quella stanza in canonica è
sufficientemente arredata, sei hai bisogno di qualcosa, insomma.
Don
Piero, da due giorni in quel piccolo paese della Sicilia, catapultato
dall’Alta Italia ma figlio di genitori meridionali, spiritualmente
predisposto
all’obbedienza, aveva seguito il parroco con molta attenzione,
rassicurandolo
subito che andava tutto bene. Poi gli chiese se l’indomani, dovendo
celebrare la
messa delle otto, nella Chiesa del Collegio, era il caso di accennare a
un
evento astronomico importante, come l’eclissi totale di sole, previsto
per le
ore 10 e 14 minuti.
Il
parroco, sorpreso dalla singolare richiesta, la prese un po’
alla larga e rispose che in un certo senso sarebbe stato opportuno ma,
considerando che a quell’ora in chiesa ci sarebbero stati, come al
solito,
pochi fedeli e di età avanzata, piuttosto che di eclissi era forse
meglio alludere
metaforicamente alle tenebre che incombono sull’umanità e che solo la
fede e le
preghiere possono accendere la luce di Dio onnipotente.
Il
giovane prete assicurò ubbidienza, anche se volle precisare che
il fenomeno dell’eclissi di sole era una buona occasione per chiarire
ai fedeli
che la mancanza di luce era dovuta all’interposizione della luna fra la
terra e
il sole, contribuendo così a sconfiggere tutte le superstizioni che
eventi del
genere si portano dietro.
Vedi,
replicò padre Mario, ai nostri fedeli dobbiamo rivolgerci
con un linguaggio semplice e non dobbiamo confondere loro le idee; per
loro la
luce è sempre stata un dono del Signore e quando viene a mancare,
devono sapere
che si può riaccendere con la devozione e la protezione di Santa Romana
Chiesa.
Don
Piero fece un cenno col capo, più di rassegnazione che condivisione
e pensò che a questo punto fosse meglio, invece di continuare a
disquisire su
quell’argomento, ritirarsi nella sua stanza per riflettere e prepararsi
la predica
per la messa del giorno dopo.
Il
suono della campanella annunziava l’inizio della messa e l’ingresso
in chiesa del giovane sacerdote, il quale, con un colpo d’occhio, si
accorse
che la chiesa era sorprendentemente quasi piena, nonostante fossero le
otto del
mattino.
Tranne
il sagrestano, erano tutte donne. Saranno curiose di
conoscere il nuovo prete, pensò.
Quando
fu il momento della predica, memore dei suggerimenti
ricevuti, si rifugiò nel commento di alcuni versetti della Bibbia e in
particolare della Genesi, laddove si parla della creazione del mondo,
dell’uomo
e della donna, per simboleggiare anche l’inizio della sua missione.
Sul
famoso versetto: “Donna tu partorirai con dolore” aggiunse che
il dolore non era certo una punizione divina ma una conseguenza
naturale del
parto e che in un prossimo futuro, molto probabilmente, avrebbero
scoperto come
evitare il dolore alle partorienti. Non risparmiò di citare il diverso
trattamento riservato all’uomo il quale era stato addormentato durante
il prelievo
della costola e la sutura della carne, ma non ritenne di aggiungere
alcun
commento.
In
merito all’imminente eclissi, rivolse ai fedeli l’invito a
munirsi di adeguati occhiali scuri prima di volgere lo sguardo verso il
sole e li
rassicurò che la luce, gradualmente, così come sarebbe scomparsa, dopo
alcuni
minuti, l’avrebbero vista risplendere come prima.
Quando
fu il momento di impartire la benedizione notò che le donne
tenevano qualcosa in mano ma non riuscì a distinguere cosa fosse.
Rientrando
in sagrestia seppe da donna Ignazia, mentre gli
consegnava il cestino con le offerte per la sedia, che la maggiore
affluenza di
quel mattino era dovuta al fatto che i fedeli, come voleva la
tradizione,
dovevano far benedire i fiammiferi che tenevano in mano per assicurarsi
che, con
la protezione e la benevolenza della Chiesa, avrebbero potuto
riaccendere la
luce del lume, della candela o la legna del focolare.
Don
Piero fece un mezzo sorriso e anche il segno della croce,
pensando a quanto fosse impegnativa
la sua missione.
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