Un    vecchio      adagio  
 ci 
                   ricorda    che  chi    trova    un 
                   amico trova 
                   un 
                   tesoro.    Ma cosa      succede    se il   ritrovamento      avviene   dopo 
                   un   black out   di 65   anni?   Succede    quello      che   mi 
                   è 
                   accaduto      una   sera di 
                   fine   Gennaio    20 
                   Il,  
 allorché   allo  
                   squillo    del 
                  
                   telefono      ed 
                   al mio      'pronto' mi sento   rispondere    "sono   Renato    Fauzia da 
                   Palermo".   Il 
                   telefono quasi mi  
                   scappa di mano per lo   shock,    perché non capita    tutti    i   giorni    di 
                   sentire    un   nome    che  
                   all'istante ti   fa fare un 
                   balzo a ritroso nel  tempo di  
                   parecchi      decenni.      Infatti      ...  
                  
                    Tripoli, Sciara El Seidi  (era   una 
                  
                   stradina senza sbocco   che si apriva a destra dopo un centinaio di 
                  
                   metri dal passaggio a livello
di    Sciara   
                   Riccardo). Al   fondo della   strada      ecco 
                   il 
                   nostro caseggiato: al piano terra  
 abitava   la 
                   Signora    Fauzia con 
                   i due   figlioletti   Renato e  
                   Marcello, 
                  
                   al   piano superiore la  
                   famiglia Angelucci. Siamo   nella prima metà degli  
                   anniquaranta, anni difficili
                    a   motivo  
                   della  
                   guerra, ma 
                   furono gli   anni    della    nostra    infanzia 
                   il 
                   cui 
                   ricordo  è   pur 
                   sempre    parte integrante e incancellabile della  
                   nostra  
 vita. La    frequenza scolastica nel vicino   
                   Istituto dei  
                   Fratelli  
                   SS.CC.    non 
                   ci 
                   impediva    nei lunghi    pomeriggi  di fare della    nostra stradina   il teatro   dei   nostri    giochi e   del 
                   nostro    passatempo: era il luogo ideale per    fraternizzare con   Renato ed 
                    altri      ragazzi    in amicizia e  
                   solidarietà. Nel 1946 
                   la famiglia Fauzia rimpatria per 
                   ricongiungersi a papà  Ernesto che gli eventi   bellici   avevano bloccato in 
                  
                   Italia.   Il 
                   resto della  
                   storia   ce   la racconterà Renato stesso che,   con 
                   ammirevole   sagacia e utilizzando 
                    le   moderne  
                   diavolerie   di   internet, è   riuscito   a 
                  
                   risalire   al 
                   sottoscritto. Ma 
                   il ritrovamento di    un amico   d'infanzia   in 
                   questo   caso è   tanto 
                   più prezioso perché   il 
                   nostro Renato, fiutando   aria 
                   di 
                   casa, non   ha impiegato più 
                   che 
                  
                   tanto    ad iscriversi    alla 
                   nostra Associazione  in   quanto   
                   egli   stesso Exlali  
                   DOC con tanto    di 
                   certificazione. Cosa non avrebbe   fatto   in   vita   Fratel   Amedeo    per vedere   realizzato    un 
                  
"ripescaggio"così avventuroso!
Lascio    ora lo   spazio  
                   ai   ricordi    di 
                   Renato  
                   Fauzia.
                      Amilcare Angelucci
                  
                    
                      
                        |  | 
                      
                        | Tripoli, Sciara 
                         El
                          
                        Seidi. 
Al 
                         fondo 
                         della 
                         strada 
                         ecco 
                         il   nostro 
                         caseggiato: 
                         al 
                          piano   terra   abitava 
                         la   Signora   Fauzia
con   i   due   figlioletti 
                          Renato e   Marcello,   al 
                         piano
                         superiore 
                         la
famiglia 
                         Angelucci. | 
                    
                  
                          
                    TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE:   LA INDIMENTICATA   ORIGINE
                   Era appena il 4 
                  Dicembre 1946, di notte 
                  fonda   e  durante un diluvio, che   siamo  giunti 
                  alla stazione  di Palermo su un treno   carro  
                   bestiame  proveniente    da Napoli, dopo due  giorni    di viaggio stressante: mio padre   Ernesto, mia madre  Lucia, 
                   io e  mio  fratello   Marcello. In una città   
a   noi  sconosciuta   in 
                   cui cercavamo  l'appoggio   di alcuni
parenti  per   iniziare  una nuova  vita  "italiana ", dopo  
                  tre anni di assenza fisica     del capofamiglia. Mio padre
veniva da Roma dove era stato trasferito,  in 
                   qualità 
                   di dipendente 
                  militarizzato,   durante 
                   la ritirata dell'esercito dalla Libia   nel 1943, e dove risiedeva  sperando   di essere  destinato   in Sicilia. Noi    invece provenivamo da Tripoli, rimasti  laggiù in attesa di ricongiungimento.   A  
                  Tripoli abitavamo    in Sciara 
                  El Seidi  nei 
                  pressi   della Stazione ferroviaria     sulla strada   verso Suk  el  Giuma (dove era nato Marcello), in una via   lunga appena   cento me
tri    dove nelle  palazzine   e nei  villini risiedevano 
                  famiglie   multietniche   di italiani, di  ebrei, 
                  di 
                  arabi e  di maltesi   in civile  convivenza.  Avevamo   un ottimo rapporto di amicizia  con gli Angelucci e 
                   i Vandelli e  gli 
                  Hassan; noi  ragazzi ni   giocavamo  insieme    ad   Amilcare, che aveva il soprannnome di  pilu russu (per il
colore rossiccio dei suoi capelli), che 
                   era 
                   il più grande, Mirko, Anna   Maria, Gigliola,   Licio, Eli 
                  e  
                  Ali, e in parte frequentavamo
le  scuole   dei 
                   "Frères"  Lasalliani.  Nella casa infondo alla 
                   via, Ernesto e 
                  Lucia avevano dato  inizio 
                   alla nostra
famiglia che 
                  fu costretta, 
                  però,   a  dividersi  con la partenza forzata
                    di mio  padre,   il che causò
non pochi  problemi   a mia  madre, 
                   ben presto
                    in  
                  condizioni 
                   economiche precarie;
                   essa 
                    dovette, con enormi sacrifici, 
                  farci sopravvivere.
                   Fummo   aiutati   dai vicini
di casa, in particolare dagli Hassan (proprietari 
                   dell'appartamento da noi occupato) che 
                  più volte rinunziarono  alla pigione;  Bice, 
                   che 
                   era segretaria     di un avvocato    di  origine   catanese,  ci mise    in contatto 
                   con una persona   che dava del  danaro  brevi 
                  manu     in 
                    cambio che  lo stesso  avvenisse    da parte di mio padre  nei confronti   dei familiari viventi a Roma. Spesso  la
cosa non funzionava 
                   a dovere
                  ed 
                   i ritardi  creavano grave nocumento e inducevano a fare la questua  per campare.
                  
                    
                      
                        |  | 
                      
                        | Tripoli
1943, Istituto Umberto di Savoia - Classe 1° elementare. Maestro Fr.
Regolo (seduto), Direttore Fr. Flaviano Gatti (in piedi) | 
                      
                        | 
 | 
                    
                  
                  
                    A   tal 
                   proposito  ricordo    che raccoglievamo    sempre  di   più con la presenza     di Marcello, davvero un bel bambino molto ammirato    per    i 
                   suoi   capelli biondi fluenti,    che con un sorriso    accattivante
                    incantava
                   
 e 
                    commuoveva  il  vicinato.   Inoltre   mamma  
 Lucia 
                   fu 
                   autorizzata     a   subaffittare ad una  
                   coppia 
                    di sposini parte dell'appartamento      locato   per ricavare    un più sicuro sostegno. La gente del luogo ci   voleva  
                   davvero bene e   non 
                   posso dimenticare      quella mattina del   29 Novembre
1946   quando   un 
                   gippone    ci 
                   venne a prelevare  
                   per   condurci   al porlo per la partenza:  quasi tutti   gli abitanti della via, senza distinzione,
                    ed    alcuni con le lacrime   agli occhi,   si 
                    misero dietro   il 
                   mezzo per  
                   salutarci ed   augurarci le   migliori fortune.
                  
                    
                      
                        |  | 
                      
                        |    Renato   Fauzia (nato  a 
                         Tripoli,   il  2   febbraio 
                          1938)   iscritto 
                          alla   classe 
                          Prima,    con 
                        il    fratellino   Marcello,   di  tre   anni
                          seduto    accanto, 
                          in   occasione   della   foto   di    classe.
                              | 
                    
                  
                    Da  Tripoli, a bordo della  nave 
                   da 
                   guerra  "Miraglia",   dopo due giorni di mare  
                   mosso.  sbarcammo    all 'alba del   l°   Dicembre a Napoli, dove allo 
                   scalo    ci attendevano     mio padre  
e   lo zio materno
                   
 Peppino, che riabbracciammo 
                    con gioia e commozione  dopo tanta lontananza. Nella    città partenopea      imparammo
                    a constatare  una diversità    di condizione sociale a cui avremmo dovuto
                   di
                    lì  a poco assuefarci. Il   giorno    dopo
                  partimmo,   collocati come 
                   profughi su un treno che   trasportava    bestiame    (sicl)  alla volta di Palermo, dove  iniziammo      una 
                   vita  che   più in là racconterò.
                    Renato   Fauzia