Il vicepresidente Felice
Spagnuolo mi aveva sollecitato a
svolgere il tema del Santo
Natale. Siccome però negli anni
recenti già l’ottimo Roberto
Longo ne ha scritto da par suo,
ho dirottato la mia attenzione
verso un altro (con rispetto
parlando!)… santo: il cortile
dei Fratelli.
I luoghi non sono mai soltanto
realtà inanimate ed anonime. Se
ci dedichiamo a una piccola e
rapida riflessione personale,
avremo conferma che molti di
essi accompagnano e segnano, nel
bene o nel male, la nostra vita.
In questo attimo di
introspezione, credo che ci
siamo ritrovati in tanti a
Tripoli, nel cortile della
scuola dei Fratelli, goccia di
miele che ci attirava in modo
irresistibile.
I santi del calendario,
che spesso sono anche psicologi
raffinati, hanno colto il valore
educativo di questi luoghi di
aggregazione e di svago. Mi
viene alla mente S. Filippo
Neri, quello che raccomandava ai
ragazzi “State buoni,… se
potete!”: vicino alle sue chiese
nacquero gli “oratori”, luoghi
appunto di incontro e di
passatempi quali il gioco ed il
canto. Altro santo che
spalancava cancelli e cortili ai
ragazzi fu S. Giovanni Bosco,
convinto che potessero essere
spazi ideali per una sana
prevenzione sul piano morale.
Un recente servizio del
“Corriere della Sera” riportava
statistiche attuali sul rilancio
degli oratori, o patronati,
presso le parrocchie di molte
regioni. A parte il fatto che da
lì sono venuti fior di campioni
(da Rivera a Baggio…), questi
luoghi sono, o dovrebbero
essere, punti di riferimento
affidabili, portatori di sani
principi in mezzo all’attuale
mancanza o confusione di valori.
A Tripoli, quella di
aprire il cortile ai ragazzi era
esigenza viva, quasi un obbligo,
in considerazione del contesto
in cui si viveva. Ma fu anche
scelta precisa di alcuni
“Fratelli” che avevano compreso
il valore formativo di questo
luogo. Resta inconfutabile il
fatto che il cemento
dell’amicizia che lega molti di
noi è stato impastato lì.
Il cortile era il luogo in cui
l’associazione “La Salle”
portava avanti la propria
attività. Nella confinante
“sede” si svolgevano le
adunanze, brevi e sostanziose,
portatrici di pensieri che
promuovessero lo spirito e la
pratica cristiana. Brevi, si
diceva, ben sapendo che la mente
di molti si era già fatta tonda
come un pallone ed era rotolata
fuori, nel cortile. Lì, con
ritmi cadenzati al minuto, si
materializzava il sogno della
partitella settimanale, con
tanto di maglietta come Dio
comanda. E tutti, proprio tutti,
dovevano avere il loro spazio,
dai campioni ai più modesti
pedatori.
Quel cortile era anche il luogo
in cui si consumavano in
continuità campionati tra la
nostra e le squadre che facevano
capo alle parrocchie dei Padri
francescani o ad altri gruppi
organizzati. Diventava allora
una ribalta di eccellenza: il
venerdì sera e la domenica
mattina, dopo la Messa, i nostri
campioni godevano sempre della
presenza di tifosi affezionati e
plaudenti.
Non è presunzione affermare che
il gioco del “La Salle” era
fondamentalmente e a tutti i
livelli di età un gioco “bello”e
piacevole da vedere, fatto di
agilità più che di irruenza, di
tecnica più che di forza, di
trame geometriche gestite con
palla a terra, di fondamentale
correttezza. La tentazione di
stilare un elenco dei nostri
campioni è subito sopraffatta
dal timore di dimenticarne anche
uno soltanto…
Se gli utenti più assidui del
luogo erano fuori da ogni dubbio
i calciatori, spesso vi hanno
trovato gloria anche gli amanti
del basket che potevano
ritagliarsi il giusto spazio
grazie al canestro mobile, opera
monumentale ed esemplare
dell’impagabile Carmelo
Consolandi.
E ci fu un tempo in cui vi
spuntò persino una minipista di
atletica, perfetta nel suo
piccolo: ve lo confermo
spudoratamente per esserne stato
l’ideatore e l’esecutore, dopo
studi (allora recenti!) fatti a
Roma. Lì abbiamo celebrato le
nostre Olimpiadi, in onore di
Giovanni Signorelli, uno
dei nostri giovani
prematuramente scomparso.
Oltre, molto oltre la
serie degli eventi che vi si
sono svolti, quel cortile ci ha
regalato buone relazioni e
amicizie che sono diventate
importanti. Amicizie che
coinvolgevano anche quelli che
militavano in altre squadre e in
altre associazioni: ne è prova
la presenza ancora fedele di
tanti di loro ai nostri raduni.
Quel cortile ha costituito a
quel tempo l’occasione di vivere
intensamente: a ben pensarci,
infatti, la nostra vita
amplifica le sue sensazioni
interiori di benessere
soprattutto nei momenti in cui
ci mettiamo in relazione con gli
altri.
Quel cortile ci offre ancora
oggi l’opportunità di rivivere,
sia pure anche solo nel ricordo,
momenti di serena
spensieratezza, quali forse non
siamo più riusciti a ritrovare
in mondi diversi da quello…
Non ce n’è abbastanza
per proclamare “santo” quel
cortile?
Giuseppe
Segalla