La stanza di Giuseppe Segalla

Giuseppe Segalla

Il Santo Cortile

di   Giuseppe Segalla

Il vicepresidente Felice Spagnuolo mi aveva sollecitato a svolgere il tema del Santo Natale. Siccome però negli anni recenti già l’ottimo Roberto Longo ne ha scritto da par suo, ho dirottato la mia attenzione verso un altro (con rispetto parlando!)… santo: il cortile dei Fratelli.

I luoghi non sono mai soltanto realtà inanimate ed anonime. Se ci dedichiamo a una piccola e rapida riflessione personale, avremo conferma che molti di essi accompagnano e segnano, nel bene o nel male, la nostra vita.

In questo attimo di introspezione, credo che ci siamo ritrovati in tanti a Tripoli, nel cortile della scuola dei Fratelli, goccia di miele che ci attirava in modo irresistibile.

         I santi del calendario, che spesso sono anche psicologi raffinati, hanno colto il valore educativo di questi luoghi di aggregazione e di svago. Mi viene alla mente S. Filippo Neri, quello che raccomandava ai ragazzi “State buoni,… se potete!”: vicino alle sue chiese nacquero gli “oratori”, luoghi appunto di incontro e di passatempi quali il gioco ed il canto. Altro santo che spalancava cancelli e cortili ai ragazzi fu S. Giovanni Bosco, convinto che potessero essere spazi ideali per una sana prevenzione sul piano morale.

Un recente servizio del “Corriere della Sera” riportava statistiche attuali sul rilancio degli oratori, o patronati, presso le parrocchie di molte regioni. A parte il fatto che da lì sono venuti fior di campioni (da Rivera a Baggio…), questi luoghi sono, o dovrebbero essere, punti di riferimento affidabili, portatori di sani principi in mezzo all’attuale mancanza o confusione di valori.

         A Tripoli, quella di aprire il cortile ai ragazzi era esigenza viva, quasi un obbligo, in considerazione del contesto in cui si viveva. Ma fu anche scelta precisa di alcuni “Fratelli” che avevano compreso il valore formativo di questo luogo. Resta inconfutabile il fatto che il cemento dell’amicizia che lega molti di noi è stato impastato lì.

Il cortile era il luogo in cui l’associazione “La Salle” portava avanti la propria attività. Nella confinante “sede” si svolgevano le adunanze, brevi e sostanziose, portatrici di pensieri che promuovessero lo spirito e la pratica cristiana. Brevi, si diceva, ben sapendo che la mente di molti si era già fatta tonda come un pallone ed era rotolata fuori, nel cortile. Lì, con ritmi cadenzati al minuto, si materializzava il sogno della partitella settimanale, con tanto di maglietta come Dio comanda. E tutti, proprio tutti, dovevano avere il loro spazio, dai campioni ai più modesti pedatori.

Quel cortile era anche il luogo in cui si consumavano in continuità campionati tra la nostra e le squadre che facevano capo alle parrocchie dei Padri francescani o ad altri gruppi organizzati. Diventava allora una ribalta di eccellenza: il venerdì sera e la domenica mattina, dopo la Messa, i nostri campioni godevano sempre della presenza di tifosi affezionati e plaudenti.

Non è presunzione affermare che il gioco del “La Salle” era fondamentalmente e a tutti i livelli di età un gioco “bello”e piacevole da vedere, fatto di agilità più che di irruenza, di tecnica più che di forza, di trame geometriche gestite con palla a terra, di fondamentale correttezza. La tentazione di stilare un elenco dei nostri campioni è subito sopraffatta dal timore di dimenticarne anche uno soltanto…

Se gli utenti più assidui del luogo erano fuori da ogni dubbio i calciatori, spesso vi hanno trovato gloria anche gli amanti del basket che potevano ritagliarsi il giusto spazio grazie al canestro mobile, opera monumentale ed esemplare dell’impagabile Carmelo Consolandi.

E ci fu un tempo in cui vi spuntò persino una minipista di atletica, perfetta nel suo piccolo: ve lo confermo spudoratamente per esserne stato l’ideatore e l’esecutore, dopo studi (allora recenti!) fatti a Roma. Lì abbiamo celebrato le nostre Olimpiadi, in onore di Giovanni Signorelli, uno dei nostri giovani prematuramente scomparso.

         Oltre, molto oltre la serie degli eventi che vi si sono svolti, quel cortile ci ha regalato buone relazioni e amicizie che sono diventate importanti. Amicizie che coinvolgevano anche quelli che militavano in altre squadre e in altre associazioni: ne è prova la presenza ancora fedele di tanti di loro ai nostri raduni.

Quel cortile ha costituito a quel tempo l’occasione di vivere intensamente: a ben pensarci, infatti, la nostra vita amplifica le sue sensazioni interiori di benessere soprattutto nei momenti in cui ci mettiamo in relazione con gli altri.

Quel cortile ci offre ancora oggi l’opportunità di rivivere, sia pure anche solo nel ricordo, momenti di serena spensieratezza, quali forse non siamo più riusciti a ritrovare in mondi diversi da quello…

         Non ce n’è abbastanza per proclamare “santo” quel cortile?

 

Giuseppe Segalla