Vorrei portare questa
mia piccola testimonianza per
aver conosciuto Piero a Tripoli,
in Libia, negli anni dal 1962 al
68.
Parto da un antefatto dietro al
quale sono tentato di scorgere
mani misteriose. Ieri mattina le
poste non mi hanno recapitato il
“Corriere della Sera” cui sono
abbonato da anni: succede
raramente. Invito mio figlio a
scendere in paese, abitiamo
sulle colline di Lugo, e
procurarmi il “Corriere”
all’edicola: esaurito. Ripiega
allora sul “Giornale di
Vicenza”. Come lo apro, partendo
dal fondo come d’ abitudine, mi
trovo davanti l’immagine e il
necrologio di Pietro!
Mi sono reso presente a questo
rito come membro del Consiglio
nazionale dell’Associazione che
riunisce gli Ex alunni e i
simpatizzanti di un centro
scolastico e ricreativo diretto
dai Fratelli delle Scuole
Cristiane e che è stato
operativo a Tripoli di Libia
fino al 1970, anno dell’espatrio
forzato degli Italiani.
Di questa Associazione Pietro
faceva parte.
La scuola era un luogo di
aggregazione per moltissimi
connazionali, come lo erano le
parrocchie guidate dai frati
Francescani. Nella scuola
trovavano spazio, dopo l’orario
scolastico, attività ricreative
per gli adulti e una bene
organizzata serie di impegni
educativi e sportivi per i
ragazzi ed i giovani.
Trovandomi a gestire l’attività
sportiva, quasi tutti i giorni
vedevo Pietro costeggiare il
cortile alberato, lanciare al
sottoscritto un saluto pieno di
cordialità, col tono
inconfondibile e spesso anche
con le parole del nostro
dialetto, e raggiungere poi gli
spazi destinati agli adulti.
L’ho ritrovato in Italia,
fedelissimo con la moglie
Silvana, al raduno che
annualmente riunisce a Paderno
del Grappa oltre 150 associati.
Con generosità e senso pratico
prestava sempre il suo aiuto
agli organizzatori, così come ha
fatto anche qui in Vicenza in
occasione di incontri locali.
Tutti ricordano come
Pietro avesse il dono di entrare
facilmente in presa diretta con
quanti lo avvicinavano. Non
servivano discorsi per creare e
cementare amicizie: sbocciavano
con naturalezza dal suo
carattere socievole e buono. Non
servivano parole difficili per
richiamare e richiamarsi ai
valori perché li leggeva
correttamente al fondo del suo
animo e li viveva.
Come Associazione dobbiamo dire
che la sua presenza è stata un
dono. Lo è stata di più ancora
per i familiari che di fronte
alla perdita di questo bene si
trovano quanto meno smarriti.
Noi intendiamo unirci ai
parrocchiani e agli amici di
Pietro per formulare ai suoi
cari parole e sentimenti di
sentita condoglianza e per
assicurare le nostre preghiere
di suffragio.
Giuseppe
Segalla