Narghilè

(Persiano nârgil) più frequentemente chiamato šīša (pr. "sciscia"), termine d'origine turca che significa "bottiglia" (e, in persiano "vetro"), adottato in gran parte dei paesi arabi. Il termine indica il contenitore d'acqua, spesso profumata, al cui interno viene fatta passare una spirale che consente al fumo - prodotto da un blocchetto di tabacco impregnato di melassa e che è tenuto a contatto con la brace di carbone - di raffreddarsi prima di giungere attraverso un tubicino flessibile (ma anche rigido) alla bocca del fumatore. Quando il fumo viene aspirato risulta essere quindi relativamente più fresco e vagamente depurato.

Storia e diffusione

Il narghilè proviene dall'Egitto dove era composto inizialmente da una noce di cocco con delle canne di bambù come tubi. In questo stesso paese le classi meno abbienti tendevano a usare, specie in passato, un contenitore d'acqua più panciuto, chiamato gōzā che aveva una piccola pipa che veniva fissata all'imboccatura del vaso. La maggior flessibilità del narghilè ne ha decretato però il successo e la più ampia diffusione. Come in India, un termine usato in Egitto è anche hoqqa (lett. "vaso") o hookah, mentre in Afghanistan si usa čilīm e in Iran qalyān. In questi paesi fumare con il narghilè è un rito comune a molte persone e che simboleggia unione, amicizia e fratellanza.

Malgrado reiterati tentativi degli ambienti religiosi e istituzionali islamici di vietare il fumo del tabacco, la pratica è rimasta ampiamente diffusa. Pur tuttavia il wahhabismo, dominante in Arabia Saudita, ha incluso l'uso del fumo tra le pratiche condannate fin dal XVIII secolo e un analogo tentativo nel 1887 dei "dotti" marocchini ha conosciuto il medesimo insuccesso. Oggi il narghilè è ampiamente diffuso anche in Occidente.

Funzionamento

Il narghilè utilizza un sistema che per principio di aspirazione fa bruciare un carboncino soprastante un'essenza. Il fumo creato, viene filtrato da membrane e dall'acqua presente nella parte inferiore della shisha.

I tabacchi per narghilè sono molto simili a quelli usati per la pipa tradizionali, ma estremamente speziati e miscelati con del glucosio alcolico liquido (melassa) sostanza molto densa e appiccicosa che ha due scopi:

§                     ritardare il più possibile la combustione

§                     addolcire il fumo che ne deriva.

Il tabacco può essere aromatizzato (ne esistono alla mela, alla menta, alla banana, al limone, al cappuccino, al melone, alla liquirizia, alla pesca, alla fragola, all'arancia, alla vaniglia, al caffè, alla ciliegia, all'uva) oppure no (tombeki).

È inoltre possibile ‘creare’ dei propri tabacchi a seconda dei gusti acquistando tabacchi da pipa (preferibilmente al gusto di frutta perché subiscono lavorazioni più lente e sono più grossi).

Utilizzo

Il narghilè è costituito, dal basso verso l'alto:

§                     da un contenitore d'acqua che si può arricchire con limone, Coca Cola o alcolici a seconda del gusto che gli si voglia dare (si deve fare attenzione se si adoperano alcolici all’interno di questo oggetto, perché ciò può portare all’ebbrezza);

§                     da una valvola solitamente in gomma per mantenere la pressione all’interno del contenitore;

§                     dal corpo (nient'altro che un tubo che arriva 2-3 cm al di sotto del livello dell'acqua contenuta all'interno del contenitore e che, quanto più viene immerso tanto maggiore sarà il filtraggio compiuto dal liquido scelto);

§                     da un braciere in cui sono contenuti i tabacchi e dal luogo in cui avviene la combustione.

La preparazione del narghilè non risulta molto semplice; ci vuole molta pratica per ritenersi esperti nella preparazione ci sono svariate tecniche di preparazione a seconda del risultato che si vuole ottenere: per iniziare e per non rischiare di avere brutte infiammazioni alla gola non essendo abituati, la cosa migliore è prepararlo aggiungendo un ulteriore filtro: la carta stagnola. Si prende il braciere, ci si mette il tabacco scelto e si ricopre il tutto con carta stagnola su cui applicare con uno spillo tanti fori su tutta l’area superiore del fornelletto. A questo punto si è pronti per accendere la brace e appoggiarla sopra al preparato. Alcuni trovano incoraggiante, dopo un certo periodo di tempo, eliminare la carta stagnola.

È estremamente importante, nella preparazione del narghilè, che vengano eliminate tutte le infiltrazioni di aria; questo si ottiene usando nei punti di giunzione pezzi di straccio bagnato o del nastro di teflon.

 

Effetti sulla salute del fumo del narghilè

Da più parti si sostiene che il fumo da narghilè non abbia effetti sulla salute sia per la minor temperatura di combustione del tabacco sia per il presunto effetto filtrante dell'acqua attraverso cui viene fatto passare. Varie ricerche hanno invece dimostrato il rischio di insorgenza di patologie legate all'uso del narghilè quali tumori, patologie polmonari croniche, rischi cardiovascolari e altri.

da Wikipedia

The Teaser of the Narghile (The Pipelighter), c.1894

di

Jean Leon Gerome  (clicca quì x vedere tutte le sue opere)

Biografia di Jean Leon Gerome  (1834-1904)

 

Jean-Léon Gerome è nato a Vesoul (una città nel moderno dipartimento francese della Haute-Saône, non lontano da Besançon e il confine con la Svizzera), primo figlio di Pierre Gérôme, un orafo, e della moglie Françoise Claude Mélanie Vuillemot.

A scuola è molto bravo, fin dalla più tenera età, tant'è che nel suo ultimo anno riceve il primo premio nel settore della chimica, una menzione onorevole in fisica e un altro premio in pittura ad olio. Il suo maestro di disegno è Claude-Cariage Basile.
Completata la sua formazione scolastica, nel 1840, all'età di 16 anni, va a Parigi, con una lettera di presentazione per Paul Delaroche che è al culmine della sua fama.
Lo stile di Delaroche, che ha naturalmente trasferito ai suoi allievi, è una fusione tra la scuola neo-classica ed il romanticismo, in cui i temi universali classici sono sostituiti con il personale studio psicologico, che si traduce in quella che si può definire "una pittura di genere storico".
La routine di studio è rigorosa: cinque ore ogni mattina spese a disegnare soggetti o modelli, con una settimana intera dedicata a ciascun disegno, e il pomeriggio spesi per studi personali, forse disegnando per le strade o copiando i vecchi maestri del Louvre. Gérôme inoltre prende parte a corsi di anatomia o prospettiva.
Durante il terzo anno di studio, di ritorno da una vacanza in Vesoul, viene a sapere della chiusura del laboratorio di Delaroche. Delaroche era caduto in depressione dopo la morte della moglie, Louise, figlia di Horace Vernet, e anche di uno dei suoi studenti, morto in duello.
Gérôme, quando viene a sapere che il suo maestro è pronto per partire per Roma, gli chiede di andare con lui.
In Italia, trascorre molto tempo a studiare le antichità, creandosi le conoscenze di base per i suoi futuri lavori.
Tuttavia, il suo soggiorno in Italia è rovinato da un attacco di febbre tifoide e sua madre deve partire da Vesoul per assisterlo.
Rientrato a Parigi, nell'autunno del 1844, va a lavorare nell'atelier del famoso pittore svizzero e maestro Charles Gleyre (1806-1874) che ha più o meno le capacità di Delaroche.

Gleyre è un insegnante famoso e un ottimo disegnatore. Usa una tecnica ad olio considerata la più sicura, visto che le pitture ad olio al momento non sono ancora disponibili in tubetti, per cui è indispensabile usare molte attenzioni per evitare il rapido deterioramento dei pigmenti.
Le sue tecniche speciali sono apprese da famosi allievi, tra cui: Monet, Renoir, Bazille e Whistler.
La tradizionale empatia di Gleyre con Fidia e Raffaello cade in un momento in cui il movimento realista è in via di sviluppo e anche se le sue composizioni potrebbero sembrare un po' antiquate, i suoi allievi reagiscono con fantasia, mantenendo l'impostazione classica del loro maestro, ma dipingendo antiche scene di genere.
I suoi studenti sono definiti "Pompeisti" o "Neo-Greci" e Gérôme viene considerato il leader di questo piccolo gruppo.
Oltre a sensibilizzarsi verso una corretta e precisa impostazione dei lavori, Gerome è anche fortemente attratto dal Vicino Oriente, e ciò ne segnerà il suo futuro.
Quando Delaroche torna a Parigi, richiamato per lavorare su una commissione importante, Gérôme lascia il laboratorio di Gleyre per diventare il suo assistente e rimane con lui per quasi un anno.
Delaroche lo incoraggia a preparare quadri per il Salon e lo incarica di dipingere una riproduzione per la Regina.
Sarà la prima di una lunga serie di commissioni ufficiali.
Lavorerà anche sul tema "Lotta del gallo", una grande tela che unisce lo studio di nudi con quello di animali, e sarà destinata al Salon del 1847.
I successivi governi francesi continueranno a supportare l'artista con commissioni di vario genere e la Seconda Repubblica non farà eccezione, aggiudicandosi molte opere di Gérôme su base continuativa.
Lavoratore instancabile, Gerome si alza all'alba, per dipingere con la buona luce durante il giorno, lasciandosi andare solamente a piccoli svaghi sociali serali.
Da queste commissioni ne deriva una grande fama e di conseguenza il valore delle sue opere aumenta gradualmente fino a quando, dal 1860, lo Stato trova che sia diventato troppo caro e ciò spinge Gerome a concentrarsi sui temi avventurosi destinati al Salon.
Questi dipinti hanno mostrato grande originalità, fondendo il vecchio stile classico con la contemporanea obiettività del Realismo, spingendolo ad acquisire nuove esperienze di viaggio da incorporare nei successivi lavori.
Interessato al mondo orientale, dopo avere visitato la Turchia nel 1855, si accinge ad andare in Egitto per la preparazione del Salon del 1857, nel quale verranno mostrate le sue prime opere egiziane.
La varietà di argomenti e di temi che sono presentati alla mostra è sorprendente e determina l'inizio della sua carriera come orientalista e pittore etnografico.
Alla fine del 1861, Gerome programma un soggiorno di otto mesi in Egitto e nel Vicino Oriente con l'intenzione, al suo ritorno, di sposare la figlia di Adolphe Goupil, il suo rivenditore.
Ma i suoi piani sono minacciati da un duello. Un violento scambio di parole con un certo signor Stevens, un commerciante d'arte, (forse per una donna) lo porta alla sfida. Non ha mai duellato prima, mentre il suo avversario invece è un esperto e così rimane ferito al polso destro.
Ciò nonostante decide di partire ugualmente per l'Egitto. Nello stesso viaggio visita anche la Giudea, la Siria e i Luoghi Santi. 
Al suo ritorno si sposa con Marie Goupil (1842-1912), come inizialmente previsto.
Goupil era un famoso commerciante d'arte internazionale con uffici a Berlino, Bruxelles, Londra e New York oltre a due negozi a Parigi.
Gerome avrà quattro figlie e un figlio, Jean, che, dopo aver tentato una carriera come pittore, muore di tubercolosi nel 1891, all'età di 27 anni.
Le figlie, tutte sposate con uomini di spicco, gli daranno molti nipoti.
Per il suo matrimonio, Gérôme acquista una casa in rue de Bruxelles, vicino al Boulevard de Clichy e di fronte alle Folies Bergere,  con un grande cortile, stalle, un laboratorio per sculture al piano terra e un grande studio di pittura con un'ampia finestra al piano superiore.
Dopo numerose denunce per il rifiuto di molti validi artisti, l'imperatore in persona ordina l'apertura di una mostra parallela - il Salon des Refusés. Nel 1863 uno decreto imperiale separa l'amministrazione della Ecole des Beaux-Arts dal Salone degli Accademici dell'Istitute de France e viene inaugurata una nuova scuola con tre nuovi laboratori.
Gérôme è nominato professore. Ha 16 studenti, la maggior parte provenienti dal suo laboratorio indipendente che aveva gestito tra il 1860 e il 1862.
Nel gennaio 1868, affida i suoi studenti a un buon amico e parte per una nuova escursione di tre mesi verso il Medio Oriente, in compagnia di altri 8 amici, tra cui il giovane fotografo Albert Goupil.
Nel frattempo ha imparato l'arabo ed è diventato un esperto viaggiatore.
Partendo da Marsiglia, sbarca ad Alessandria e viaggia lungo il Nilo dal Cairo a Giza, scattando fotografie e disegnando per tutto il tempo.
Da lì va in treno a Suez e partecipa ad un safari sul Monte Sinai passando dalla sponda orientale del Mar Morto, quindi attraversa la penisola di Aquaba, giunge a Petra e infine a Gerusalemme.
Qui incontra l'altrettanto famoso pittore americano Frederic Edwin Chiesa (1826-1900), prima di lasciare il gruppo e dirigersi con Albert Goupil verso casa con la nave che da Jaffa va a Marsiglia.
Tornato al suo studio di Parigi, Gérôme sviluppa un repertorio di temi tutti dipinti con meticolosa cura: arabi, Arnauts, Almehs, commercianti, Bashi-Bazouks, macellai, fumatori e fumatrici di narghilè, vecchie armi, cani, vasi, ecc.
Dopo la guerra iniziata nel 1870, Gérôme è al culmine della sua carriera: ospite regolare dell'Imperatrice alla Corte Imperiale a Compiègne, professore presso l'École, membro onorario dell'Imperiale Istituto nel 1865, promosso nella Legion d'Honour nel 1867, membro onorario della British Royal Academy nel 1869, premiato col Grand Order dell'aquila rossa, dal re di Prussia.
Nell'autunno del 1869 è invitato ad essere testimone dell'apertura del canale di Suez, insieme al gruppo dei più grandi artisti e letterati francesi .
Quando la guerra ha inizio, la famiglia di Gérôme è già nel paese d'origine in Bougival, appena fuori Parigi, dove ha trasferito tutti i preziosi beni.
Gerome vi lavora fino a quando non ritiene che i tedeschi siano troppo vicini e allora trasferisce moglie e figli in Inghilterra, ritornando, però, a Parigi per difenderla dai nemici.
Comunque non vi rimane a lungo. Torna a Londra e si riunisce con la sua famiglia, rimanendovi fino all'estate del 1871, accettando l'ospitalità di Eyre Crowe.
A Londra inizia la sua serie di scene orientali dedicate al bagno. Queste scene di solito presentano due o più nudi,  immaginando gli ambienti e la loro atmosfera, le sale impreziosite da piastrelle colorate, fontane e vapori, fasci di luce provenienti da ampie finestre e soffitti.
Poco dopo la fine dell'assedio di Parigi, nel giugno del 1871, la famiglia torna nella propria casa, che ha subìto solo lievi danni.
Anche se non era stato richiesto, la casa in Bougival aveva goduto di una speciale protezione da parte degli invasori prussiani, sia a causa della sua fama, che del suo essere un cavaliere dell'ordine prussiano.
Gerome riprende l'insegnamento presso l'Ecole des Beaux-Arts, che in precedenza era stata abolita dal Comune.
In un certo senso deve anche ricostruirsi la reputazione, danneggiata dal suo appoggio all'impero decaduto.
Non invia alcuna sua opera al Salon fino al 1874, anno in cui la giuria gli aggiudica una seconda medaglia d'oro per tre lavori in stile barocco.
Alcuni critici mettono in discussione l'assegnazione della medaglia d'oro.  Gerome, che si trova in Olanda, lo viene a sapere e decide di ritirare ugualmente la medaglia (che valeva 4000 franchi) per donarla ad una fondazione di studenti.
Durante tutto questo periodo egli continua a viaggiare: Turchia nell' inverno del 1871, Spagna e Algeri nel 1873; Olanda nel 1874; Turchia nuovamente nel 1879; Egitto nel 1880, forse in Grecia nel 1881; Londra nel 1888; Sicilia nel 1890 e in Italia nel 1889.
Nonostante il suo continuo viaggiare ed una serie di malattie, tra cui la ricorrente dissenteria presa molto prima ad Algeri, non trascura mai il suo rigoroso lavoro.

Infatti è una delle principali personalità del suo tempo, essendo costantemente sui giornali.
Gérôme ha il suo debutto come scultore a Parigi, al Salone Internazionale del 1878.
Il suo amico Frémiet lo spinge ad occuparsi anche di scultura e lo istruisce sulle tecniche.
Così Gerome presenta il suo bronzo dei Gladiatori, a grandezza naturale, basato sulla figura centrale del suo dipinto "Pollice verso".
Aveva già fatto molti modelli in gesso da dipingere e il suo interesse per la struttura del corpo umano trova così una naturale espressione in questo mezzo.
Con Anacreonte, Cupido e il Bambino Bacco, torna ad un tema caro ai "neo-Greci".
Al Salon del 1887 espone la sua statua in marmo Omphale, una rappresentazione in grandezza naturale della regina Lidia mentre osserva lo schiavo Ercole che svolge uno dei compiti assegnati.
Gerome è molto soddisfatto di questo lavoro e prende diverse fotografie del modello in posa a fianco del gesso nel suo studio, la cui somiglianza è stata considerata sorprendente.
Membri del governo vorrebbero acquistare l'opera, ma lui li frena dicendo loro: "Offrendomi di acquistare la mia statua mi avete già ampiamente premiato per il mio sforzo". E suggerisce loro di dare quel denaro a scultori che ne hanno sicuramente più bisogno di lui
Comunque il suo successivo capolavoro "Tanagra" del 1890, è stato effettivamente acquistato dal governo per 10.000 franchi, ma solo a condizione che i soldi non provenissero dal fondo destinato agli scultori.
Pur non apprezzando in modo particolare la ritrattistica, Gerome ha comunque prodotto una serie di ritratti dei suoi amici, negli anni '90, oltre ad una splendida serie di busti in marmo e bronzo, il culmine della quale è stata una magnifica e policroma "Sarah Bernhardt", ora nel Musée d'Orsay di Parigi.

Tra il 1884 e il 1891, la famiglia di Gérôme è vittima di un elevato numero di decessi, senza dubbio dovuto in parte alle recenti epidemie influenzali sorte durante i duri inverni.
Anche Gerome ne è gravemente colpito, ma riesce ad avere un pieno recupero.
Nello stesso anno il suo giovane fratellastro Albert Goupil muore, seguito a ruota da suo padre, Adolphe, e con ciò si estingue la linea maschile della famiglia.
Tuttavia, sia malato che in lutto, Gerome ritorna al lavoro ogni volta che può, cercando consolazione nelle sue opere.
Durante gli ultimi anni della sua vita Gérôme diventa un veemente oppositore del movimento impressionista in pittura.
E scoppia uno scandalo per la sua lotta contro il lascito allo Stato delle opere di Caillebotte. Gerome convince l'Istituto a scrivere una lettera al Ministro della Pubblica Istruzione per protestare contro l'esposizione della grande raccolta di opere degli impressionisti nella Galleria del Lussemburgo. Ma la raccolta è stata in ultima analisi il fondamento delle opere esposte al Musée d'Orsay di Parigi.
Gerome organizza anche una manifestazione pubblica nel suo laboratorio e rilascia interviste ai giornalisti.
Dal giornale L'derma:
"Come può il governo avere il coraggio di accogliere una tale raccolta di "inezie" in un museo? Avete visto la raccolta? Che spazzatura! Il Museo del Lussemburgo è una scuola. Quali insegnamenti ne ricaveranno i nostri giovani artisti d'ora in poi? Essi inizieranno tutti a fare Impressionismo! Ah! Queste persone credono di dipingere la natura, la natura in modo ammirevole in tutte le sue manifestazioni! Che pretesa! La Natura non è per loro ! Questo Monet, vi ricordate le sue cattedrali? E quell'uomo sapeva dipingere! Sì, ho visto cose buone fatte da lui, ma ora! "
Allo stesso modo Gerome si oppone all'esposizione di Manet alla École del 1884.

"Non è per il fatto che Manet non abbia mai studiato o insegnato in quella scuola, ma è per il fatto di avere scelto di essere l'apostolo decadente di una moda: "l'arte del frammento". Da parte mia, io sono stato scelto dallo Stato per insegnare la grammatica dell'arte a giovani studenti. ... di conseguenza non credo che sia giusto offrire loro un modello estremamente arbitrario e sensazionale del lavoro di un uomo, che, pur dotato di rare qualità, non è capace di farla crescere".
Comunque il potere di Gerome era solamente dovuto alla sua reputazione,  ma non aveva alcuna autorità in materia, per cui l'esposizione di Manet proseguì senza interruzioni.
Comunque, dopo l'inaugurazione, alla quale prese parte, Gerome uscì dicendo a chiunque che "non era così male come pensavo". Sicuramente il più alto apprezzamento che avesse mai fatto in qualcuno!
Il 31 dicembre 1903, Gérôme ha scritto al suo ex allievo e assistente Aublet "Incomincio ad averne abbastanza della vita. Ho visto troppa miseria e sfortuna nella vita degli altri. La continuo a vedere ogni giorno, e mi sento sempre più spinto a fuggire da questo teatro ".
Aveva ancora una decina di giorni da vivere e forse sapeva del suo cuore vacillante.
Malgrado ciò, decide di fare un viaggio a Montecarlo. Il 9 gennaio pranza con suo cognato Léon Cléry e con la vedova del pittore Alfred Stevens. In serata cena con gli amici presso l'Istituto. Il mattino seguente la cameriera lo trova morto nella piccola stanza del suo atelier, di fronte ad un ritratto di Rembrandt e ai piedi del suo dipinto "La verità".