LA
MIA SICILIA
L'uovo di colomba |
Un varveri
tinia sutta a specchiera
un fintu ovo
biancu di palumma.
A cu
c’addumannava a che sirvia,
iddu
c’arrispunnia ch’era ‘na menta,
pi arrifriscari e ghinchiri la vucca
du clienti
chi, oramai senza li renti,
i masciddi
tutti n’intra avia trasuti.
Poi ci rissi
chi finu a ieri l’avia usatu,
c’un so
clienti, un veru galantomu,
chi, pi sbagliu , si l’avia agghiuttutu,
ma o
saluni sta matina avia purtatu.
Un clienti
chi aspittava lu so turnu,
si taliau
subbitu o specchiu e pinsau:
Quattru
renti ancora m’arristaru
Ma si e quannu unn’ avissi chiù aviri
stu varveri,
di sicuru, l’aiu a cangiari.
°°°°°°°°° I barbieri di una volta erano più
fantasiosi e sembra che il fatto raccontato, sia pure in tempi passati, fosse
una pratica usuale. L’uovo in bocca doveva facilitare il passaggio del rasoio
su una guancia non più sostenuta dai denti. L’incidente capitato al cliente
scatena una comicità irrefrenabile, per le conseguenze che comporta. Anche in questo caso ritorna alla mente, per
un simile lavoro, l’estro del grande, già citato, Peppi Pace.
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L’uovo di colomba
Un barbiere
teneva sotto la specchiera
Un finto
uovo bianco di colomba.
A chi
chiedeva a che servisse,
lui
rispondeva ch’era una menta,
per
rinfrescare e riempire la bocca
del cliente
che, ormai senza denti,
aveva le
guance tutte in dentro.
Poi disse
che fino a ieri l’aveva usato,
con un
cliente, un vero galantuomo,
che, per
sbaglio, l’aveva inghiottito,
ma in
negozio questa mattina aveva portato.
Un cliente
che aspettava il suo turno,
si guardò
subito allo specchio e ha pensato:
Quattro
denti ancora mi sono rimasti,
ma se e
quando non dovessi più averne,
questo
barbiere, di sicuro, lo devo cambiare.
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