LA STANZA  di Francesco Caronia
  




Francesco Caronia
   

LA MIA SICILIA


L'uovo di colomba

Un varveri tinia sutta a specchiera

un fintu ovo biancu  di palumma.

A cu c’addumannava a che sirvia,

iddu c’arrispunnia ch’era ‘na menta,

pi  arrifriscari e ghinchiri la vucca

du clienti chi, oramai senza li renti,

i masciddi tutti n’intra avia trasuti.

Poi ci rissi chi finu a ieri l’avia usatu,

c’un so clienti, un veru  galantomu,

chi, pi  sbagliu , si l’avia agghiuttutu,

ma o saluni  sta matina avia purtatu.

Un clienti chi aspittava lu so turnu,

si taliau subbitu o specchiu e pinsau:

Quattru renti  ancora m’arristaru

Ma si e  quannu unn’ avissi chiù aviri

stu varveri, di sicuru, l’aiu a cangiari.


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I barbieri di una volta erano più fantasiosi e sembra che il fatto raccontato, sia pure in tempi passati, fosse una pratica usuale. L’uovo in bocca doveva facilitare il passaggio del rasoio su una guancia non più sostenuta dai denti. L’incidente capitato al cliente scatena una comicità irrefrenabile, per le conseguenze che comporta.  Anche in questo caso ritorna alla mente, per un simile lavoro, l’estro del grande, già citato, Peppi Pace.

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L’uovo di colomba

Un barbiere teneva sotto la specchiera

Un finto uovo bianco di colomba.

A chi chiedeva a che servisse,

lui rispondeva ch’era una menta,

per rinfrescare e riempire la bocca

del cliente che, ormai senza denti,

aveva le guance tutte in dentro.

Poi disse che fino a ieri l’aveva usato,

con un cliente, un vero galantuomo,

che, per sbaglio, l’aveva inghiottito,

ma in negozio questa mattina aveva portato.

Un cliente che aspettava il suo turno,

si guardò subito allo specchio e ha pensato:

Quattro denti ancora mi sono rimasti,

ma se e quando non dovessi più averne,

questo barbiere, di sicuro, lo devo cambiare.

 

Francesco Caronia

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