LA STANZA  di LORENZO BANDINI
  


LorenzoBandini
   

BIOGRAFIA

 (da Wikipedia) 

Lorenzo Bandini (Barce21 dicembre 1935 – Monaco10 maggio 1967) è stato un pilota automobilistico italiano.

Carriera

Lorenzo Bandini nacque il 21 dicembre 1935 a Barce, nella Libia italiana, oggi nota come al-Marj. Il padre Giovanni e la madre Elena Martignoni, emigrati per lavoro dall'Emilia-Romagna, si conobbero e si sposarono nella cittadina africana dove nel 1934 ebbero la prima figlia Gabriella. Nel 1941 la famiglia dovette lasciare l'Africa a causa della seconda guerra mondiale e si trasferì a San Cassiano di Brisighella, paese paterno, dove acquistarono un albergo; dopo la morte del padre, sequestrato e fucilato in una rappresaglia durante la guerra civile(era iscritto al Partito Fascista Repubblicano), la madre portò i due figli a vivere nel suo paese d'origine, Reggiolo, dove Bandini studiò in una scuola di avviamento professionale e iniziò a lavorare come meccanico[1].

 

Gli esordi

Nel 1950 si trasferì a Milano, ove trovò impiego presso l'officina di Goliardo Freddi, padre della futura moglie di Bandini, Margherita. Fu proprio Freddi a lanciare Bandini nel mondo dei motori.

 

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10 giugno 1956, Castell'Arquato-Vernasca: la prima gara di Lorenzo, con la Fiat 1100 TV

Il 10 giugno 1956 fece il suo debutto assoluto nelle gare automobilistiche: il suocero Freddi gli prestò, infatti, la propria FIAT 1100 TV bicolore per partecipare alla Castell'ArquatoVernasca. Bandini si piazzò quindicesimo. Il pilota romagnolo cercò di maturare quanta più esperienza possibile, partecipando a diverse gare ed ottenendo, il 9 settembre 1956, un bel secondo posto alla Lessolo-Alice, seguito da un altrettanto lusinghiero 3º posto nella classica corsa in salita genovese Pontedecimo-Passo dei Giovi con una impegnativa Fiat 8V da 2 litri. Nel 1957conquistò un altro secondo posto nella Garessio-Colle San Bernardo, mentre nella Pontedecimo-Passo dei Giovi fu soltanto 5° di classe con la stessa Fiat 8V con cui aveva gareggiato l'anno precedente.

 

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14 ottobre 1956: La Fiat 8V di Bandini taglia il traguardo al Passo dei Giovi. Si piazzerà al 3º posto di classe

Nel 1958 colse il primo successo: su una Lancia Appiacoupé Zagato concluse al primo posto nella classe 1100 Gran Turismo Preparato alla Mille Miglia. Ormai incoraggiato, ottenne negli anni a seguire ottimi risultati uno dietro l'altro: ancora nel 1958 un quinto posto nella Coppa Intereuropa a Monza ed un terzo posto alla Coppa d'Oro di Sicilia, dove disputò la sua prima corsa in monoposto, con una Fiat-Volpini di Formula Junior. L'anno successivo (1959) si aggiudicò la classe 500 a Monza nel Trofeo Ascari con una minuscola Berkeley, proseguì la stagione con la Formula Junior (dapprima con la Volpini, successivamente con la Stanguellini) ed ottenne numerosi risultati di rilievo: tre vittorie (Catania-EtnaInnsbruck, Coppa della Madunina a Monza), un secondo posto (Pontedecimo-Passo dei Giovi), un terzo posto (Coppa d'Oro di Sicilia) e due quarti posti (Coppa S. Ambroeus a Monza e Grand Prix de Monaco di Formula Junior) più altri risultati minori.

Nel 1960 proseguì l'attività correndo quasi esclusivamente con la Formula Junior ed ottenendo altri risultati positivi, tra cui la vittoria al Gran Premio della Libertà a Cuba, ritagliandosi così una certa fama.

Il suo sogno era, però, l'approdo in Formula 1. Nel 1961, dopo aver vinto la Coppa Junior a Monza sperava di poter pilotare una Ferrari, nel frattempo messa a disposizione, su iniziativa della FISA, di un giovane emergente, ma la scelta cadde su un'altra stella nascente dell'automobilismo italiano, Giancarlo Baghetti.[2]

 

Formula 1

L'esordio in Formula

L'esordio in Formula 1 sembrò rimandato, ma Mimmo Dei, patron della Scuderia Centro Sud, offrì a Bandini un contratto per la stagione 1961. Il debutto ebbe luogo il 18 giugno al Gran Premio del Belgio, ma la sua gara si concluse dopo 20 giri a causa di un guasto. La stagione fu in effetti sterile di risultati (Bandini non collezionò neanche un punto, vedendo la bandiera a scacchi solo in Gran Bretagna e in Italia), ma le doti del giovane pilota romagnolo erano ormai palesi e veniva ritenuto una delle migliori speranze dell'automobilismo italiano.[3] A dicembre Enzo Ferrari gli propose, infatti, un contratto per la stagione 1962.

 

L'approdo in Ferrari

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Lorenzo Bandini alla guida della sua Ferrari nel 1962

Il 1962 fu una stagione deludente per la Ferrari, che soffrì la potenza delle case motoristiche britanniche (BRMLotus e Cooper su tutte). Bandini fece il suo esordio a Pau, in una gara non valida per il mondiale, e disputò il Gran Premio di Monaco il 3 giugno, cogliendo subito un terzo posto dietro a Bruce McLaren e Phil Hill. La Ferrari però lesinò ad utilizzarlo: Bandini tornò in pista solo in Germania (ritirato) e Italia (ottavo) e alla fine fu dodicesimo in classifica con 4 punti. Bandini comunque vinse il GP del Mediterraneo a Enna (una corsa di F1, seppur non valida per il Mondiale).

Anche l'anno seguente non fu il massimo. Bandini esordì solo al quarto gran premio della stagione (decimo posto in Francia) e non andò oltre il quinto posto, conquistato in tre occasioni (Gran Bretagna, USA e Sudafrica). A fine stagione concluse decimo in classifica con 6 punti.

Il 1963 non fu, però, un anno privo di alcun risultato: i piazzamenti nelle gare ufficiali, uniti alla vittoria della 24 Ore di Le Mans (con Ludovico Scarfiotti) e ad altri risultati in prove non incluse nel calendario di F1 fecero di Bandini il "Campione Italiano Assoluto" dell'anno.

Il 1964 e la prima vittoria

 

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Lorenzo Bandini (a destra) nel 1964, stringe la mano ad Ilario Bandini

Bandini venne quindi confermato in Ferrari per il 1964, con il ruolo di secondo pilota.[4] In quell'anno, il pilota romagnolo ottenne i suoi risultati migliori. Tornò sul podio in Germania, dopo il quinto posto in Gran Bretagna, e ottenne, il 23 agosto la sua prima (e unica) vittoria in un Gran Premio valido per il Campionato Mondiale di Formula 1: è il Gran Premio d'Austria a Zeltweg, che si aggiudicò precedendo di 6,18 secondi Richie Ginther su BRM. Il terzo posto in Italia fece da antifona all'ulteriore podio conquistato nell'ultima gara, in Messico. Qui Bandini giunse nuovamente terzo, dopo aver dato un valido contribuito al compagno di scuderia John Surtees, avendo tenuto dietro per diversi giri il diretto rivale di quest'ultimo per la conquista del titolo, Graham Hill, con cui ebbe anche un piccolo incidente. Surtees vinse il titolo grazie anche al contributo di Bandini, che si classificò quarto con ben 23 punti. Poche settimane dopo la gara, però, si scatenarono alcune polemiche sul comportamento tenuto dal pilota italiano, che ricevette una lettera in cui venne criticato per la sua guida da Peter Garnier e Jo Bonnier, rispettivamente segretario e presidente della Grand Prix Drivers' Association.[5] Bandini respinse le accuse, liquidando il contatto con Hill come normale incidente di gara.[5]

Il prosieguo in rosso

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Lorenzo Bandini - Ferrari 312

Il 1965 sembrò aprirsi bene, con la vittoria della Targa Florio con Nino Vaccarella. Il 30 maggio a Monaco, seconda gara della stagione (la prima, in Sudafrica, si era conclusa con il quindicesimo posto), Bandini concluse secondo, dietro a Graham Hill, ma il prosieguo di stagione non fu dei migliori. Per quanto il motore lo tradisca solo una volta (in Gran Bretagna), Bandini andò a punti solo in Germania (sesto), in Italia (quarto) e negli USA (quarto). Alla fine della stagione giunse sesto con 13 punti.

Bandini era deluso, ma anche la stagione 1966 non risultò delle migliori. Nonostante l'ottimo avvio, col secondo posto a Montecarlo e il terzo in Belgio che lo proiettarono in testa alla Classifica Mondiale dopo i primi due GP, Bandini vide la bandiera a scacchi solo altre due volte (sesto posto sia in Olanda che in Germania). Alla terza gara, il Gran Premio di Francia, ottenne la pole position e condusse in testa per due terzi di gara prima di subire la rottura del cavo dell'acceleratore. Il pilota, che aveva tentato di ovviare al guasto utilizzando un fil di ferro preso da una rete metallica a bordo pista,[6] fu costretto a desistere poco dopo, terminando undicesimo, con undici giri di distacco dal vincitore. A Monza riuscì a prendere la testa, ma, già al secondo giro, fu costretto a rientrare ai box. Rientrato in pista ebbe successivamente un guasto alla pompa della benzina e si dovette ritirare. Si presentò quindi al Gran Premio degli USA tra i favoriti[7] e, al termine delle qualifiche, risultò terzo. In gara fu poi protagonista di un lungo duello con Jack Brabham, ma, forse per l'eccessivo sforzo richiesto alla propria vettura,[7] il motore cedette, proprio mentre l'italiano era in testa alla corsa. Al termine della stagione risultò, quindi, solo nono in classifica con 12 punti.

Il 1967 e la tragica fine

Il 1967 iniziò ottimamente per Bandini, che si impose, in coppia con Chris Amon, nella 24 ore di Daytona. Il successo ottenuto, oltre a dare morale al pilota, gli garantì una discreta popolarità oltreoceano, tanto che pareva dovesse prendere parte alle prove della 500 miglia di Indianapolis.[8] Ad aprile, poi, Bandini si impose nuovamente alla 1000 km di Monza, sempre in coppia con il neozelandese. Il pilota romagnolo parve aver reagito nel migliore dei modi allo sfortunato biennio 1965-66 ed Enzo Ferrari gli affidò la prima guida della rossa, al fianco di Amon.[9]

La Ferrari non si presentò al Gran Premio del Sudafrica, esordendo direttamente nel secondo appuntamento mondiale: quello di Monaco. Bandini riuscì a partire dalla seconda posizione, a fianco di Jack Brabham, e al via riuscì a prendere il comando. Intanto, l'australiano aveva avuto un cedimento al motore e aveva inondato d'olio la pista, su cui scivolò, al passaggio successivo, l'ignaro Bandini, che perse due posizioni, a vantaggio di Hulme e Jackie Stewart. L'italiano cominciò quindi una lunga rimonta e al 61° dei 100 giri previsti fece segnare un distacco di appena 7,6 secondi dal neozelandese. Ma proprio a questo punto l'italiano trovò sulla sua strada due doppiati: Pedro Rodríguez e Graham Hill. Il primo si fece facilmente superare, ma il secondo, forse memore dei fatti del Gran Premio del Messico 1964, lo ostacolò per diverse tornate, facendogli aumentare ulteriormente il distacco. Ma gli sforzi per sorpassare il pilota della Lotus lo avevano spossato, tanto che nei giri seguenti il divario crebbe fino a 20 secondi. Poi, all'82º giro si consumò la tragedia: Bandini giunse alla chicane del porto a velocità nettamente superiore a quella di solito tenuta dai piloti in quel punto e la sua Ferrari, dopo aver colpito una bitta di ormeggio delle navi, decollò e ricadde pesantemente a terra, capovolgendosi e prendendo fuoco. Le fiamme furono alimentate dalle balle di fieno poste a bordo pista. I soccorsi non intervennero tempestivamente, anche perché si pensava che il pilota fosse stato sbalzato fuori dalla vettura e fosse finito in acqua, com'era successo ad Alberto Ascari nel 1955.[10] Solamente quando l'incendio venne domato e l'auto fu raddrizzata, tre minuti e mezzo dopo l'impatto, si scoprì la terribile realtà: il pilota, ormai privo di sensi, era ancora all'interno della Ferrari[10]. Bandini venne trasportato al nosocomio di Monaco in condizioni critiche, con una profonda ferita alla milza e ustioni su oltre il 60% del corpo.[10] Purtroppo ogni tentativo dei medici di salvargli la vita risultò vano e Lorenzo Bandini si spense, dopo settanta ore di agonia, il 10 maggio 1967.

Le indagini, aperte dopo l'incidente, fecero chiarezza sulle cause. Senz'altro la prima fu la stanchezza di Bandini,[9] la cui vettura fu trovata in quinta marcia, anziché in terza (come avrebbe dovuto essere nel punto dell'incidente). Ma pure un insieme di altri fattori avevano contribuito a rendere più drammatica una vicenda che forse poteva concludersi meno tragicamente: pesanti accuse sono lanciate in proposito contro la sicurezza dell'autodromo monegasco, specie a causa della presenza sul tracciato di lamiere metalliche e bitte per l'ormeggio (pericolosissime se colpite a quelle velocità dalle monoposto da corsa), nonché di balle di fieno per attutire gli impatti (ma anche le prime ad incendiarsi). In più i soccorritori non indossavano tute antincendio e i primi estintori a loro disposizione erano di scarsa capacità: in tal modo essi non si erano potuti avvicinare a distanza sufficiente per spegnere le fiamme all'auto di Bandini, né erano riusciti a domare il rogo tempestivamente.

La morte di Bandini, amatissimo dagli appassionati di Formula 1 del tempo e dagli italiani tifosi della Ferrari, lasciò un grande vuoto nel mondo automobilistico.

Dopo il funerale celebrato a Reggiolo il 13 maggio 1967[11], cui partecipano centomila persone[12], la salma viene tumulata nel Cimitero di Lambrate[13].

Vittorie assolute

·        1959-4 ottobre: Trofeo Jean Behra, su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1959-22 novembre: Coppa Madunina (prima batteria), su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1959-22 novembre: Coppa Madunina (prova finale), su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1960-28 febbraio: Gran Premio de la Libertad, su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1960-15 agosto: Gran Premio di Pescara (seconda batteria), su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1960-2 ottobre: X Prova Addestrativa C.S.A.I., su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1960-9 ottobre: Coppa Junior Modena (seconda batteria), su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1961-19 marzo: Coppa Junior Monza (prima batteria), su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1961-19 marzo: Coppa Junior Monza (prova finale), su Fiat-Stanguellini Formula Junior

·        1961-23 luglio: Gran Premio di Messina (prima batteria), su Lotus 20-Ford Formula Junior

·        1961-15 agosto: 4 Ore di Pescara (con Giorgio Scarlatti), su Ferrari 250 TRI/61

·        1962-18 agosto: Gran Premio del Mediterraneo, su Ferrari Dino 156 F1

·        1963-15/16 giugno: 24 Ore di Le Mans (con Ludovico Scarfiotti), su Ferrari 250 P

·        1963-7 luglio: Trofeo d'Auvergne, su Ferrari 250 TRI/61

·        1964-23 agosto: Gran Premio d'Austria, su Ferrari Dino 156 Aero F1

·        1965-9 maggio: Targa Florio (con Nino Vaccarella), su Ferrari 275 P2

·        1967-5 febbraio: 24 Ore di Daytona (con Chris Amon), su Ferrari 330 P4)

·        1967-25 aprile: 1000 km di Monza (con Chris Amon]], su Ferrari 330 P4)

Vittorie di classe

·        1958-21/22 giugno: Mille Miglia (con "Cialy") (classe 1100 Gran Turismo Preparato, su Lancia Appia Zagato)

·        1959-12 aprile: Trofeo Ascari (con Raffaele Cammarota) (classe 500 Gran Turismo, su Berkeley 500 coupé)

·        1959-27 settembre: Catania-Etna (classe Formula Junior, su Fiat-Stanguellini Formula Junior)

·        1962-6 maggio: Targa Florio (con Giancarlo Baghetti) (classe 2000 Sport, su Ferrari 196 SP)

·        1962-18 novembre: Trofeo d'Autunno (classe 2500 Gran Turismo, su Simca-Abarth 1300 coupé)

·        1963-5 maggio: Targa Florio (con Ludovico Scarfiotti) (classe 2000 Sport, su Ferrari 196 SP)

·        1963-25 agosto: Ollon-Villars (classe oltre 2000 Sport Prototipi, su Ferrari 250 TRI/61)

·        1963-24 novembre: Coppa F.I.S.A. (classe 1600 Prototipi, su Alfa Romeo Giulia TZ)

·        1965-16 maggio: Gran Premio Roma (classe 2000 Sport, su Ferrari Dino 166 P)

·        1966-5 giugno: 1000 km del Nurburgring (con Ludovico Scarfiotti) (classe 2000 Prototipi, su Ferrari Dino 206 S)

·         

Campionati italiani

Nei diversi Campionati Automobilistici Italiani del periodo 1959-1966, Lorenzo Bandini si laurea Campione assoluto d'Italia per 4 anni di seguito; questo il quadro completo dei risultati conseguiti:

·        1959: Campionato Italiano Formula Junior - Allievi: 2°

·        1960: Campionato Italiano Formula Junior: 6°

·        1961: Campionato Italiano Assoluto: 2°

·        1961: Campionato Italiano Formula Junior: 7°

·        1962: Campionato Italiano Assoluto: 2°

·        1963: Campionato Italiano Assoluto: 1°

·        1964: Campionato Italiano Assoluto: 1°

·        1965: Campionato Italiano Assoluto: 1°

·        1966: Campionato Italiano Assoluto: 1°

Riconoscimenti

Nel 1992 il comune di Brisighella istituì in onore del compianto ferrarista il "Trofeo Lorenzo Bandini", assegnato ogni anno al miglior pilota emergente della F1 (ad eccezione del 1997, trentennale della morte di Bandini, quando il trofeo fu assegnato a Luca Cordero di Montezemolo, e del 2003, quando a riceverlo fu Michael Schumacher).

Note

1.     ^ Annese, Lorenzo Bandini. Immagini di un pilota, p. 13

2.     ^ Giancarlo Faletti, Nestore Morosini, Baghetti, gentleman al volante, in Corriere della Sera, 28 novembre 1995, p. 44. (archiviato dall'url originale il).

3.     ^ Ferruccio Barnabò, Compito difficile per Bandini contro Stirling Moss e Brabham, in Stampa Sera, 2 settembre 1961, p. 6.

4.     ^ Bandini, l'anti-divo del volante, in La Stampa, 4 agosto 1964, p. 8.

5.     ^ a b Giorgio Bellani, Il pilota Bandini risponde alle accuse: «Non sono scorretto durante le corse», in La Stampa, 17 dicembre 1964, p. 8.

6.     ^ A Brabham il Gran Premio di Reims. Sfortunata la prova di Bandini, in Stampa sera, 4 luglio 1966, p. 11.

7.     ^ a b Via libera a Clark, Corriere dello Sport. URL consultato il 14 dicembre 2011.

8.     ^ Bandini ha conquistato gli USA, Corriere dello Sport. URL consultato il 14 dicembre 2011.

9.     ^ a b Casamassima, Storia della Formula 1, pag. 736.

10.  ^ a b c Ferruccio Bernabò, Lorenzo Bandini lotta con la morte dopo un'operazione durata sei ore, in La Stampa, 8 maggio 1967, p. 5.

11.  ^ Mass Held For Bandini, in The New York Times, 12 maggio 1967, p. 56.

12.  ^ 100,000 at Bandini Rites, in The New York Times, 14 maggio 1967, p. 64.

13.  ^ Lorenzo Bandini, su Findagrave.comURL consultato il 31 gennaio 2015.

Bibliografia

·        Pier Attilio Trivulzio, Nato per correre. La vera storia di Lorenzo Bandini, Milano, Baldini&Castoldi, 1967.

·        Pino Casamassima, Storia della Formula 1, Bologna, Calderini Edagricole, 1996, ISBN 88-8219-394-2.

·        Giuseppe Annese e Marco Serena (a cura di), Lorenzo Bandini. Immagini di un pilota, Faenza, Edit Faenza, 2003.

·        Enzo Ferrari, Piloti che gente..., San Lazzaro di Savena, Conti Editore, 2003.

·        Vincenzo Borgomeo, Dizionario della Ferrari. Storia, piloti, gare e modelli, Roma, Newton & Compton editori, 2004, ISBN 88-541-0182-6.

·        Renato D'Ulisse, Da Hill l'americano al computer Lauda. I ferraristi 1961-1978, in Ferrari Opera Omnia, Milano, RCS Quotidiani, 2007.

·        Aldo Zana, L'Epopea delle Sport e Prototipi, Vimodrone, Giorgio Nada Editore, 2011, ISBN 978-88-7911-535-3.

·        Cesare De Agostini, Bandini. La speranza d'Italia, Milano, Giorgio Nada Editore, 2013, ISBN 978-88-7911-587-2.


 
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