La stanza di Amilcare Angelucci

Amilcare Angelucci

 Da uno dei 1732 di Sciara Espagnol

di   Amilcare Angelucci

                                                                                                                                                                                                                                           

Milano, Ottobre 2011

Cara Oasi,

un sentito grazie per il tuo apprezzatissimo regalo, ma altro che brividi inesprimibili e sussulti per tutto quello che ci hai voluto raccontare sulla storia plurisecolare di un cortile che non c'è più! Permettimi di affermare che sicuramente non rientro tra i primi 1700 ragazzi che frequentarono la gloriosa Scuola Maschile del Vicariato di Sciara Espagnol, ma posso vantarmi (ahimè) di essere tra quei residui 32 (forse qualcuno in più) che nel 1940 (ero in seconda elementare) costituirono l'ultima popolazione scolastica di quell'antico e storico edificio. Posso quindi orgogliosamente affermare di essere uno degli ultimi sopravvissuti di quella irripetibile epopea scolastica e quindi uno dei legittimi destinatari del tuo prezioso regalo.

Tripoli 29.12.1963 - Fr. Amanzio Barbano, il Maestro che in certi anni sfoggiò una barba rossiccia da "missionario" e perciò fu soprannominato dai suoi alunni "il Bulhaia", nel 1963 su invito dell'Associazione Ex Allievi torno a Tripoli. In questa foto il momento più commovente della visita, il ritorno nella scuola e nel cortile del Vicariato, in compagnia dei suoi ex aunni, uomini cresciuti secondo i principi lassaliani.

E allora ecco riaffacciarsi gli antichi ricordi…….

L'anno scolastico 1938/39, quello della mia prima elementare, segna il mio primo timido approccio a quel cortile. Infatti, la mia buona mamma, superando senza tentennamenti  l'antico e ancora non risolto dualismo tra scuola pubblica e scuola parificata (problema di cui io sentivo allora discutere animatamente tra le mamme del vicinato, ma a sei anni non potevo capirci nulla), mi iscrisse con illuminata decisione alla "Scuola dei Fratelli".

Si, cara Oasi, è con il brivido dovuto al gran tempo trascorso che mi hai fatto  improvvisamente ritornare a quella mattina autunnale di inizio di anno scolastico in cui mia madre consegnò il sottoscritto ad un giovanissimo Fr. Amedeo, che in quel cortile attendeva con gli altri insegnanti i nuovi arrivi per la formazione delle varie classi. Ad uno scolaretto piccolo piccolo, frastornato e impaurito quale io ero in quel fatidico momento, il cortile, animato da tanti ragazzi, dagli insegnanti e dall'inevitabile fermento di ogni inizio, apparve in tutta la sua virtuale…. estensione, grazie al misterioso senso di grandezza che assume anche il piccolo mondo che ci circonda da bambini.

1940 - Ricordo della Prima Comunione degli alunni del Vicariato. Foto scattata sul terrazzo della scuola con Fr. Avventore e Fr. Flaviano. Amilcare Angelucci è il primo a sinistra  della seconda fila

Seguirono due anni di assidua frequenza a Sciara Espagnol, più che sufficienti ad insegnare anche me, al pari degli altri 1731, oltre ai primordi del sapere, anche le basi dello stile di vita lasalliano di cui ancora oggi tutti gli Ex Allievi vanno orgogliosi. Consentimi anche di evidenziare che "noi" della Scuola Maschile del Vicariato dei FF.SS.CC." ci siamo sempre fregiati di una sorta di primogenitura che ancora oggi, per i pochi sopravvisuti, rappresenta molto più che la dignità di un cavalierato.

Dopo il 1940, triste anno di guerra, i bombardamenti, gli sfollamenti e l'abbandono della Città Vecchia, fecero inevitabilmente sfumare il ricordo di Sciara Espagnol, anche perché nel frattempo ero stato accolto dal ben più capace e moderno Istituto di Via Mazzini. Per rivedere la mia vecchia Scuola dovrò attendere il 1963, anno in cui gli Ex Allievi riportarono a Tripoli per un breve soggiorno il mitico "Bulahya", ossia  Fr. Amanzio Barbano figura carismatica per più di una generazione di alunni di Sciara Espagnol. Naturalmente fu organizzata una visita all'antica scuola, ma più che una visita, si trattò , come tu ben scrivi, di un vero e proprio pellegrinaggio dell'anziano maestro, attorniato dai suoi fedelissimi. Lascio ora a te, cara Oasi, di immaginare con quanta trepidazione e religioso silenzio attraversammo ancora una volta l'atrio che dava subito a sinistra sul cortile. Ma bastò un attimo perché agli antichi ricordi si sostituisse in modo quasi brutale un senso di desolato impoverimento di tutto l'ambiente, sensazione alla quale non mi ero certamente preparato. Fu duro dover constatare i risultati dello scorrere del tempo e percepire il silenzio di una scuola abbandonata. Mentre il resto della comitiva si dava alla ricerca di tutto ciò che un tempo ci era stato familiare, salii per metà la scala che portava al piano superiore e da quella modesta altezza potei meglio misurare con lo sguardo l'intera area del cortile. Con gli occhi semisocchiusi e ritornando il piccolo alunno di tanti anni fa, potevo ora percepirne l'antica e immaginaria dimensione, pur confinata dai muri sui quattro lati, ma aperta all'altezza del cielo. Tu lo descrivi come "povero e affascinante" e lo fu davvero per tutti noi di quella generazione.E non era questa la scala che ci portava sul loggiato in cui le cinque classi, sotto la guida di Fr. Avventore iniziavano le lezioni con la recita del Rosario? Sì, ora sento anche la campanella che scandiva le ore delle lezioni e subito dopo la voce di qualcuno di quinta : "Ricordiamoci di essere sempre alla presenza di Dio", e la risposta che si levava unanime da tutte le classi: "Adoriamolo!". Non solo, ma da una delle finestre della mia classe, in alto sul lato sinistro del cortile, sono certo di sentire ora la filastrocca insegnataci da Fr. Amedeo: "La pecora bela, din don dondena, la pecora bela din don, dondà!......". Erano le prove per la futura schola cantorum.

Ed ancora …….

Ma ci sarebbe da stare lì tutto il giorno a rivivere mille altri ricordi. E' arrivata invece l'ora del rientro e scendendo per l'ultima volta da quella scala, ritorno alla triste realtà della mia cara vecchia Scuola, destinata purtroppo ad un inarrestabile e totale collasso.

Cara Oasi, grazie per avermi dato l'estro di riaccendere antichi e sopiti ricordi. Ma si sa che i buoni ricordi sono una cosa seria e, anche se sopiti, in realtà non muoiono mai! 

E grazie ancora per averci regalato una documentata e puntuale cronistoria che, partita da Sciara Espagnol, ci ha ricordato lo sbarco dei Fratelli a Tripoli ed il loro avventuroso inizio nel 1912 della loro impareggiabile e benemerita opera educativa a favore della gioventù di quella terra. E' ormai prossima la scadenza di un centenario al quale tutti gli Exlali, in particolare, dovranno riservare attenzione e imperitura riconoscenza.  

 Amilcare Angelucci