Ci voleva la penna arguta di
Giuseppe Segalla perché un
robusto filone di reminiscenze
tutte centrate sul nostro "santo
cortile" prendesse un impetuoso
avvio, come abbiamo avuto
modo di leggere sulle più
recenti "Oasi". Ci tengo a far
risaltare l'aggettivo "nostro"
perché in nessun altro luogo
dell'Istituto dei Fratelli le
varie generazioni di alunni ed
ex-alunni che si succedettero
nell'arco di oltre un
cinquantennio, poterono meglio
convivere e
fraternizzare, dapprima in quei
sempre troppo pochi minuti della
ricreazione, quindi nelle varie
attività sportive e sociali che
lì si svolsero in quel lungo
arco di tempo.
Non ho titolo per
rievocare avventure sportive,
come molto appropriatamente
hanno già fatto su queste
colonne Marietto Calandra e
Luigi Vitale (ma penso che molti
altri ne potrebbero seguire
l'esempio), perché quando
lasciai l'Istituto dopo la 1^
ginnasiale, Fr. Arnaldo non era
ancora sbarcato a Tripoli con il
suo bagaglio di nuovi entusiasmi
e tante iniziative che dovevano
poi incidere così profondamente
nella formazione di tanti
giovani lasalliani. Ma anche da
semplice Ex, non potei sottrarmi
al richiamo che quel cortile
sempre esercitava su chi già lo
aveva frequentato da ragazzino
per qualche anno, offrendomi
momenti di svago e di sana
amicizia con gli antichi
compagni. La partita di calcio
domenicale del dopo Messa tra
l'A.S. La Salle e le altre
squadre tripoline, era un
appuntamento al quale un vero
lasalliano non doveva mancare. E
tra il rimbombare delle
pallonate, alto si levava il
tifo dei presenti.
Anno scolastico 1940/41:
terza elementare dopo le prime
due classi frequentate in Sciara
Espagnol, la mitica Scuola che
lo scoppio della guerra ci
costrinse ad abbandonare. Da qui
il mio primo impatto con il "santo"
cortile dell'Istituto. Lo
ricordavo un po' più infoltito
di verde rispetto agli anni che
seguirono (ah, il calcio!). La
ricreazione di quegli anni ci
vedeva occupati a cercare nella
sua ampia superficie non ancora
asfaltata gli spezzoni di
schegge che i bombardamenti
notturni ci regalavano. Ricordo
che una mattina del 1943,
scendendo per la rituale
ricreazione, avemmo la sorpresa
di vedere il nostro bel cortile
completamente annerito da un
liquame bituminoso che si era
sparso a pioggia a seguito
dell'esplosione di una
petroliera. Povero cortile! Non
meritava certamente tale
trattamento. Ma con il passare
del tempo, passò anche la triste
parentesi della guerra.
Verso il muro di cinta al
lato sud del nostro cortile,
venne in quegli anni eretta una
struttura, una specie di
castello, con pertiche,
funi, scala svedese e
quant'altro, sulla quale
venivano praticati gli esercizi
nell'ora di ginnastica. Per me
quella costruzione aveva del
diabolico. Infatti, mingherlino
e magro come un chiodo quale ero,
quando venivo chiamato alla
pertica, a mala pena e con
sforzo inaudito arrivavo a metà
per scivolare subito dopo
miseramente a terra. Tralascio
di riferire cosa succedeva alla
fune! Che invidia e che
ammirazione quando vedevo
Vinicio Marziani, il più in
gamba della classe sotto il
profilo muscolare,
andare su in scioltezza
con la forza delle sole braccia!
Qui, all'incirca, terminano i
miei ricordi sul santo cortile
nella mia veste di alunno, per
ricominciare, praticamente senza
soluzione di continuità, nella
mia "dignità" di ex-allievo,
regolarmente tesserato, quale ho
l'onore e la fortuna di essere
tutt'ora, sia pure a distanza di
appena una ….. sessantina d'anni.
E' ormai storia
ampiamente risaputa che gli anni
cinquanta segnarono la rinascita
dell'Associazione Ex-Allievi,
grazie alla passione che vi
profusero i compianti Fr.
Fulgenzio e poi Fr. Amedeo.
Parimenti superfluo sarebbe
riandare qui alle tante
benemerenze che l'Associazione
seppe conquistarsi promuovendo
numerose iniziative
ricreative, sociali,
culturali, religiose, caritative,
solo per citarne alcune. In
questo contesto, i "veci" del
nostro sodalizio, e cioè i
nostri papà (che pure si erano
associati in buon numero come
simpatizzanti), reclamarono un
loro spazio, proprio in senso
fisico, ed è qui che entrò in
gioco anche per loro il santo
cortile. Per farla breve, fu
deciso di utilizzarne una
striscia, attrezzandola a campo
di bocce, con grandi mugugni dei
calciofili che videro
restringersi il loro spazio.
Penso che qualcuno ancora
ricorderà che essa era adiacente
al lato sud del muro di
recinzione del cortile. Fu una
iniziativa felicissima perché in
breve essa assunse i connotati
di un vero e proprio "dopolavoro"
in cui i nostri padri, ma anche
un buon numero di noi ex-allievi
più maturi, trascorsero ore
molto coinvolgenti
nell'esercizio di uno sport sano
e certamente molto popolare. Qui
i vari seniores Spagnuolo,
Vigneti, Angelucci, Cortassa,
Consolandi, Vitale, Acciai,
Minna e tanti altri i cui nomi
purtroppo si sono persi nei
meandri della memoria, con
quotidiana esemplare puntualità
si ritrovavano nel tardo
pomeriggio per dare inizio alle
…… ostilità a suon di bocce.
"Vieni piano a punto, ma
attento al pallino", oppure "tira
una mezza raffa sulla rossa" ed
altre simili espressioni di
circostanza erano gli ordini che
si incrociavano da un capo
all'altro del campo. Quando però
la situazione per una squadra si
ingarbugliava ed occorrevano le
maniere forti, allora entrava in
scena il piemontese "musiù"
Cortassa, un bombardiere
veramente micidiale ed
infallibile che con i suoi tiri
"al volo" non lasciava scampo
alle bocce avversarie. La sua
maestria giungeva al punto che
molto spesso riusciva a "cambiare"
e cioè a scalzare e sostituire
la boccia avversaria con la
propria. In questo caso la
manovra era coronata dagli
applausi e dagli entusiastici
commenti dei presenti. Ma poteva
anche accadere che quella
stramaledetta ultima boccia che
nelle intenzioni del suo
tiratore avrebbe dovuto
impinguare punti già acquisiti
sul terreno, per ria sorte si
animava di improvvisa energia ed
anziché guadagnare un altro
punto, piombava sul pallino
spingendolo sulle bocce
avversarie, "vendendo" così
punteggio e molto spesso la
partita. "CAVAGNA!!"
era l'urlo impietoso
lanciato da tutti i presenti a
colui che si macchiava di
cotanto misfatto! Al malcapitato
non restava che accompagnare poi
vincitori e vinti al piccolo ma
fornitissimo bar di Fr. Igino e
stemperare con una fresca
libagione le inevitabili
discussioni ed i salaci commenti.
Quanto sopra è quello che
di mio ho potuto raschiare dal
fondo del barile della memoria,
ma se il santo cortile potesse
parlare, avrebbe da raccontarne
di storielle gustose di quella
felice stagione. Ma in almeno
una circostanza, con l'amico
Carmelo Consolandi, fui
spettatore in quel cortile di un
avvenimento che non ho più
dimenticato, anche se ormai
lontano nel tempo.
In un pomeriggio di
Agosto del 1959 con Carmelo,
attendevamo in cortile il
Direttore Fr. Avventore, poiché
ci eravamo offerti di
accompagnarlo all'aeroporto. Era
il suo definitivo rimpatrio per
obbedienza ai Superiori, dopo
quasi un trentennio di vita
dedicato alla scuola lasalliana
in Tripoli e, negli ultimi anni,
alla direzione dell'Istituto.
Come Associazione Ex-Allievi
avevamo più di un motivo di
riconoscenza nei suoi confronti.
Ci aveva offerto una nuova sede
costruita di sana pianta per noi,
ma soprattutto aveva regalato
all'Associazione, con felice e
profetica intuizione, come
Assessore, quel sant'uomo di Fr.
Amedeo, cui sarebbe poi toccato
il non facile compito di
traghettarla in Italia dopo
l'esodo del 1970. Fr. Avventore
era ben noto per essere uomo
schivo e anticonformista ed il
suo certamente doloroso e
definitivo commiato da quella
Casa fu in linea con questo suo
modo di essere. Scese i pochi
gradini del corridoio, ci
consegnò la sua valigia e, fatti
alcuni passi verso il centro del
cortile, fece andare lo sguardo
tutt'intorno, come a voler
fissare per sempre la memoria di
quei luoghi. Ed il santo
cortile, da parte sua,
non volle turbare quei
pochi attimi di intensa
commozione, offrendogli una
inusuale deserta platea e un
assoluto silenzio.
Il tutto si consumò in pochi
secondi, quindi chiudemmo alle
nostre spalle il pesante
cancello e, saliti in auto con
gli occhi lucidi, prendemmo la
strada per l'aeroporto. A quel
drammatico addio seguì dopo non
molto tempo la triste notizia
della scomparsa di Fr. Avventore,
in quella " Vercelli delle
nebbie" cui faceva cenno in una
cartolina inviatami qualche
tempo prima.
Amilcare
Angelucci