A
proposito di caduta di aerei e della
tragedia di Viareggio
Quella norma liberista chiamata
“deregulation”…
di
Carmelo R. Viola
Non voglio riportare tutto
al capitalismo per partito preso. Ho
il dovere di riportare tutto alla
realtà, la quale è dominata, mio
malgrado, dal capitalismo, anzi dal
liberismo, che ne è la versione
estremista, integrale e selvaggia.
Il liberismo tende a cancellare quel
poco di buono che era stato
introdotto da elementi socialisti.
Alcuni anni fa, quando la
privatizzazione – ovvero la
liberizzazione - raggiunge le
grandi compagnie aeree, che così
uscivano dal regime di rigoroso
controllo statale, qualcuno lanciò
il neologismo “deregulation”,
che fece il giro del mondo.
Il senso esatto di tale
parola è che il liberismo è regola
di sé stesso e la norma del
liberismo è il profitto come filo
conduttore dell’azienda –
esattamente come la guerra è legge a
sé stessa. La guerra è irregolabile
perché è violenza. Ci fu una serie
di disastri aerei come naturale
risposta alla ridotta manutenzione
secondo la legge immutabile “meno
costi più profitti”. La
situazione d’insieme migliorò ma non
tanto da potere garantire una
manutenzione ottimale per una
sicurezza quasi totale se a distanza
di anni si riparla di una “lista
nera”, comprendente aerolinee
inaffidabili. Ciò vuol dire che la
maledetta “deregulation” persiste.
Resta da rispondere a tre domande.
Prima: come mai il personale
viaggiante, che c’è dentro, accetti
di volare in condizione di rischio
totale? La risposta può essere una
sola: che la sfida della morte sia
meno proibitiva del dramma della
disoccupazione. Ciò ci dice come il
ricatto del senza lavoro, assieme a
un qualche soldo in più, riesca
ancora ad essere persuasivo e come
funzioni anche la speranza che
“anche stavolta ce la farò”! La
seconda domanda riguarda il calcolo
dei profitti nonostante la perdita
di personale. Ebbene, è evidente che
i profitti superano comunque le
perdite e questa è la sola cosa che
conti per l’uomo d’affari, che vive
solo per il business ed è
indifferente ad ogni istanza di
ordine morale-umanitario. La terza
domanda riguarda il rischio, che
incombe sui consumatori. Qui la
risposta può essere una sola e
duplice: la disinformazione e la
scelta obbligata per assenza di
alternative.
A disastro consumato si
fornisce tanto di numero telefonico
per informarsi sperando che la
fonte, almeno questa, sia sincera!
Io non sono un tecnico ma
so che l’uso della logica prescinde
dalla competenza tecnica. E la
logica mi dice che la tecnologia,
almeno oggi, può fare miracoli al
punto da ovviare perfino – fino ad
un livello notevole - all’incidente
ed all’errore umano. Se così non
fosse, non avremmo perfino l’aereo
senza pilota e i comandi
robotizzati, che sostituiscono
quelli dell’uomo. E, a questo
proposito, il mio pensiero vola
all’inferno di Viareggio. Sono certo
che le cisterne, portatrici di gas,
devono – e possono – essere
costruite a prova di ribaltamento e
quindi di deragliamento per non dire
– ma forse è troppo – di bomba (come
il vetro). Se il semplice
deragliamento di un carro provoca
un’esplosione a catena di tutte le
cisterne allineate con la complicità
delle semplici scintille, che si
sprigionano dallo sfregamento delle
rotaie surriscaldate, e in un attimo
è il finimondo con morti, feriti,
dispersi e migliaia di sfollati per
il danneggiamento e il crollo di
edifici vicini, allora, scusatemi la
presunzione, c’è con certezza
carenza di sicurezza nelle strutture
dei mezzi di trasporto in causa. E
non è solo questione di rispetto di
norme più o meno europee o mondiali:
si tratta senz’altro dello spettro
della “deregulation”, che avanza
come la signora morte con tanto di
falce in mano. Perché è
semplicemente impensabile, che un
convoglio merci, con gas o altre
sostanze infiammabili o tossiche,
possa correre il rischio di
trasformarsi in una apocalittica
megabomba nel centro di una città!
Se la tecnologia non ha
dato il suo meglio per prevenire la
somma di tragedie consumate in un
attimo, è solo perché i padroni del
settore hanno applicato la norma di
mercato: “meno costi per più
profitti”. So che la stampa odierna
(1° luglio 2009) ha dedicato molte
pagine al dramma di Viareggio ma so
anche che non occorre tanto spazio
per dire che alla deregolazione
liberista, criminale e mortifera, si
può rispondere in due soli modi:
traducendo i responsabili nelle
carceri di competenza o, comunque,
destituendoli dalle loro funzioni
(di proprietari e gestori) per
indegnità morale, ricordando loro
come in regime statale e a basso
tasso tecnologico, gli incidenti
ferroviari erano quasi sconosciuti.
In questi ultimi giorni ne sono
avvenuti ben cinque (quattro treni
merce ed uno passeggeri, tre
deragliamenti): i dipendenti , che
avranno il coraggio di denunciare
l’evidenza (per esempio, l’appalto
“a scatola chiusa” a ditte
private straniere per la
manutenzione ai carrelli-cisterna)
saranno puniti con il licenziamento
con procedura e modalità del tutto
medioevali?
Ancora più perentori
dovrebbero essere i provvedimenti da
prendere a carico dei responsabili
delle sciagure aeree : e il caso in
cui l’embargo settoriale è la vera
rappresentazione del principio della
pena come autopunizione. Una
compagnia aerea, che usa veicoli
inaffidabili, che mettono a
repentaglio la vita del suo stesso
personale e quella di non importa
chi, ci ripresenta la figura
classica del padrone rapace e
totalmente insaziabile ed amorale,
che sfrutta donne e bambini fino
allo sfinimento nelle prime
industrie inglesi, i carusi
delle zolfare siciliane ed
uomini-schiavi – oggi
preferibilmente immigrati africani -
sotto l’ancora vivente caporalato
del Meridione italiano per la
raccolta dei pomodori.
La logica ci segnala
l’omissione tecnologica e ci ricorda
la storia, vecchia ed attuale, del
capitalismo, cui si deve – come dice
il Manifestio comunista del 1848 –
ogni inventiva e scoperta sotto la
spinta del profitto, ma anche, e
paradossalmente per la stessa
ragione, la morte della nostra
specie per suicidio. Naturalmente
lento e inappariscente. Incidenti
come quelli di questi giorni sono
soltanto episodi emergenti di un
liberismo, nemico dell’umanità, che
avanza sotto l’interesse di pochi e
l’indifferenza e la disinformazione
dei molti.
L’aggressione ambientale
per opera dell’industria liberista,
specie in veste bellica, ci dà le
follie climatiche e fors’anche lo
tsunami. Ma ancora le esigenze dei
quattro padreterni hanno voluto la
TAV (treni ad alta velocità)
incuranti del danno ecologico e
della ragionevole prospettiva degli
effetti catastrofici di un
malaugurato deragliamento ad una
velocità quasi incredibile.
Il fatto è che si è finito
per accettare come naturale e
ineluttabile un liberismo, che
avanza come un immenso carro armato
nel folto di un campo coltivato
lasciando dietro di sé distruzione e
morte. In questo momento non posso
pensare altrimenti, forse come uno
degli ultimi uomini (presuntuosi!)
capaci di “seguire “virtude e
conoscenza” di uno dei due
Ulisse. L’altro è il crudele
terroristico
distruttore-massacratore di Troia da
cui preferisco prendere le
distanze!.
Carmelo R. Viola
 |
Tragedia Viareggio |
(Tragedia Viareggio – 1°-07-09 -2545
) |