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Al mio funerale sono arrivato in ritardo.
Avevo chiesto, nel testamento, un carro funebre
tirato da quattro cavalli neri col pennacchio.
Invece hanno caricato la mia bara su un carretto
da campagna trainato da uno scoglionato ronzino
a chiazze con la merda ancora appiccicata agli
zoccoli.
Io me ne sto al riparo di un cipresso. Porto il
naso, gli occhialini tondi e i baffi finti sul
naso, gli occhiali e i baffi veri. Tutta questa
plastica moscia mi incapsula il respiro. Alito
sulle lenti. Il risultato è che il corteo
funebre lo vedo lievemente alterato, come una
scena girata con pellicola scaduta.
In prima fila barcolla la mia vedova, in nero,
con la veletta. Grazie Sandra per aver
rispettato le mie ultime volontà. Magari la
gonna è un tantino troppo aderente e le calze
nere un po' troppo sexy e i tacchi a spillo
potevi anche risparmiarteli, comunque va bene lo
stesso: non voglio che tu resti sola proprio
adesso, visto che non lo sei mai stata per tutto
questo tempo che ero sempre in tournée. |