Pensando a tutte le cose che
abbiamo perduto in quell’amata
Terra, mi prende sempre una
grande angoscia in parte lenita,
però, da bei ricordi. Spesso
ritorno col pensiero ai
bellissimi anni trascorsi sui
banchi della scuola elementare
delle Suore Francescane di Via
Roma a Tripoli e mi chiedo che
fine possa aver fatto quella
bella Madonnina che era
racchiusa in una piccola grotta,
una Cappella di pietre a vista,
al centro di uno dei giardini
della scuola.
“È una fedele riproduzione della
Madonna di Lourdes” mi dicevano
le Suore quando mi vedevano
davanti alla piccola Cappella,
incantata da quel viso dolce e
celestiale. “Di Lourdes?” – “Si
della cittadina francese dove
apparve a Bernadette” – e non
aggiungevano altro rispettando
la mia religione.
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Tripoli 1948 -
Scolarette davanti
alla Cappella: Paola
parlato, Rosetta
Martelli, Marisa
Petrotta, Maria Pia
Valerio(?), Filomena
Rampello(?), Tina
Buzzanca, ...(?) |
Pur essendo di religione ebraica
e osservante, ero affascinata da
quella stola azzurra e
dall’espressione di quegli
occhi, immagini che ancora oggi
rivivono in un angolino della
mia memoria. E non potrebbe
essere altrimenti perché tutte
le mattine entrando in classe,
mi fermavo davanti alla statuina
della Madonna di Lourdes.
Nel lontano ottobre del 1943 a
Tripoli, già liberata, furono
riaperte le scuole e così a
quasi sette anni i miei genitori
mi iscrissero alla prima
elementare dalle Suore.
Frequentai tutte le elementari e
conservo un caro ricordo della
mia Madonnina, della scuola e
delle mie Suorine.
Sono nata a Tripoli in Via Roma,
40 nel bel palazzo Tammam
appartenente alla famiglia di
mia madre. Il nostro palazzo con
otto appartamenti e quattro
negozi è stato confiscato (anzi
si troverebbe “in custodia”)
insieme a tutti gli altri beni
di famiglia e tanti cari ricordi
tra i quali tante fotografie.
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Palazzo Tammam in
una fot recente |
La scuola era a pochi passi da
casa tanto che mia madre mi
seguiva con lo sguardo dalla
finestra e non aveva bisogno di
accompagnarmi. Anche la scuola
maschile dei Fratelli Cristiani
era vicinissima a casa nostra.
La frequentò mio fratello
Alfonso (Pupo, per gli amici).
Ma non ero la sola alunna di
religione ebraica. Eravamo in
sette o otto bambine ebree ed
eravamo trattate con molto
affetto e dolcezza dalle Suore.
Ogni mese veniva in visita
all’istituto scolastico,
Monsignor Facchinetti il Vescovo
di Tripoli. Ricordo che voleva
sempre salutare subito le “sue”
alunne ebree. Noi con molto
riguardo gli baciavamo la mano
accompagnando il gesto con un
piccolo inchino. Ci volevano
tutti molto bene benché fossimo
di diverse nazionalità e
professanti altre religioni. Non
ci sono stati mai tentativi di
proselitismo e non c’è stato mai
alcun problema. Durante l’ora di
religione una Suora si prendeva
cura di noi accompagnandoci in
cortile a giocare e quando c’era
cattivo tempo, in una saletta,
ci insegnava il ricamo o ci
raccontava fiabe. Ma siccome ero
dotata di una vocina niente male
e desiderando far parte del
coro, chiesi alla Suora se
potevo cantare anch’io il
“Mira il Tuo popolo”.
“Certamente”, mi rispose ed
aggiunse: “Ricordati che la
Madonna era ebrea come te!”.
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Scuola delle
Suore Francescane in
una foto recente |
E fu poi la volta del Presepio
vivente. Le suore cercavano
bambine morettine con i
caratteri somatici della
Terrasanta ed io facevo proprio
al caso loro. Chiesero il
permesso a mia mamma che
ovviamente era molto titubante.
Credo che le bastò darmi uno
sguardo per capire che ci tenevo
tanto a fare la comparsa. Diede
il suo consenso ponendo una
condizione che fece ridere di
gusto la Suora, anche perché si
trattava di partecipare alla
rappresentazione della Natività
e non alla Pasqua. Disse: “Bene,
purché non le facciate baciare
il crocefisso!”.
Ricordo che eravamo in tanti,
tutti in costume; che alcune
bambine erano sui somarelli e
che uscimmo dalla scuola facendo
un lungo giro passando davanti
all’allora Palazzo del
Governatore. Quanta gente ai
lati della strada, mi sono
sentita davvero importante!
Mi chiamo Mirella Nahum e vivo
dal dicembre del 1962 a Firenze
dove ho sposato Arrigo Caro.
Moglie, mamma e poi il grande
salto di qualità: sono nonna
di due meravigliose gemelle:
Sara e Giulia, il più bel regalo
di mia figlia Milka.
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Mirella Nahum sul
lungomare di Tripoli
(1955) |
Quasi ventisette anni fa accadde
un fatto spiegabile soltanto con
una parola: Maktub come
diciamo noi. In altre parole
destino. Nel luglio del
1980, eravamo in procinto di
partire per la Grecia dove
desideravamo trascorrere una
vacanza da tempo programmata. Ma
qualche giorno prima della
partenza ci fu, in quella
località, un forte terremoto e
temendo che il sismo si
ripetesse, ci recammo
all’agenzia per notificare la
rinuncia al viaggio con la tenue
speranza di ottenere biglietti
per un’altra destinazione.
L’impiegata ci disse che non
solo era troppo tardi per
ottenere il rimborso ma che era
anche troppo tardi per tutto,
non essendoci disponibilità per
alcuna altra destinazione.
Sapendoci ebrei ci disse, con il
tono di chi propone ad altri una
cosa assurda ed inaccettabile,
che c’erano gli ultimi due posti
per Barcellona con successiva
visita al Santuario di Lourdes.
Immediatamente mi sembrò di
ritornare bambina e mi sembrò
anche di udire alle mie spalle
la voce della Suora di passaggio
che mi ricordava “È una fedele
riproduzione della Madonna di
Lourdes”.
“Li prendiamo” dissi tutta
emozionata. “Ma, Miryam … ma
…”disse mio marito. “Ti
spiegherò tutto a casa” lo
tranquillizzai.
Lourdes,
luglio 1980: i
coniugo
Nahum-Caro tra
due compagne di
viaggio |
Fu così che rividi dopo oltre
trent’anni quel volto, quegli
occhi dolcissimi e quella stola
azzurra che tanto mi avevano
affascinata in quel cortile a
Tripoli dove per alcuni istanti
mi sembrò essere ritornata.
Grande la gioia, grande la
commozione. Ringrazio mio marito
per avermi capita ed
assecondata. Del resto mi chiamo
come la Madonna. Sui documenti
ufficiali il mio nome è Mirella
ma il mio vero nome è Miryam
così come risulta nella
Ketuba: l’atto di
matrimonio. Sono nata al tempo
del fascismo; allora non erano
accettati i nomi tronchi o
biblici.
Sull’aereo che ci riportava a
casa, pensai alle mie compagne
di cui ricordo tutti i volti ma
purtroppo non tutti i nomi …
Augusta Lattanzi, Franca
Buzzanca, Augugliaro, Intini …
le mie insegnanti: le sorelle
Muccio, Madre Jole dolcissima
figura, Madre Eletta bravissima
ed altre … i volti sì … i nomi
purtroppo no.
Nel complesso delle Suore
Francescane c’era anche un’ala
destinata al convitto. Venivano
accettate solo ragazze. Erano
molto più grandi di noi e
frequentavano le superiori nelle
scuole statali ma alloggiavano
presso le Suore. Ricordo le due
sorelle Macaluso che arrivavano
in calesse accompagnate dalla
madre il lunedì mattina per poi
passare le domeniche e le
festività in famiglia. Erano
elegantissime e con un filino di
trucco. Mi sembra venissero da
Ain Zara. Noi bambine le
guardavamo con ammirazione ma
con un pizzico di invidia che ci
spingeva a giocare “a fare le
grandi” senza renderci conto che
il tempo corre veloce, troppo
veloce … sono passati più di
sessant’anni …
Mirella Nahum Caro
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