Fu corrispondente del Corriere
Morto Arturo Guatelli Cronista e testimone dell' idea europea
Fu corrispondente del Corriere Morto Arturo Guatelli Cronista e testimone dell' idea europea (f.de.b.) Arturo Guatelli ci ha lasciato, non improvvisamente, dopo una lunga malattia. È morto l' altra notte in una clinica romana. Aveva 65 anni. Con lui scompare oltre a un grande giornalista e un attento e sensibile collega, anche uno dei testimoni della nascita e dell' affermazione dell' idea europea. Un cronista dell' Europa, entusiasta ma mai acritico, coerente con le idee di Spinelli, di Monnet e di Schuman, ma mai partigiano. Un interprete appassionato della Comunità prima e dell' Unione poi, convinto che i popoli del nostro continente non avessero, nel Dopoguerra, che una strada da percorrere: quella di mettere in comune prima l' economia e poi la politica, nel tentativo, per fortuna riuscito, di rinsaldare un ideale di pace troppe volte infranto dagli egoismi nazionali. Nella sua lunga militanza come corrispondente da Bruxelles del Corriere della Sera (dove era entrato nel ' 70 alla Redazione Politica), Guatelli fu europeo al limite del tifo, senza cessare di essere italiano, di battersi per gli interessi del suo Paese, lodato per la competenza e la pervicacia da Giovanni Marcora, ingiustamente dimenticato tra gli uomini politici presentabili della Prima Repubblica. Fu l' esempio di Marcora a spingere Guatelli a candidarsi, nel ' 79, al Senato per la Dc. Non passò, ma arrivò lo stesso per pochi mesi a fine legislatura a palazzo Madama. Seppe anche dare dell' Europa un' immagine più accessibile, raccontandone personaggi e aneddoti nella apprezzata rubrica «Cronache europee». Testimone europeo, Guatelli rimase anche nei lunghi anni (1985-1997) che passò come corrispondente da Parigi. Buon amico di Mitterrand, Giscard d' Estaing e Jacques Delors, con cui aveva un rapporto cordiale e confidenziale, anche nella capitale francese, che amò intensamente, non smise mai di indossare idealmente quella bandiera europea blu a più stellette, che dovrebbe accompagnarlo anche nell' ultimo viaggio. Gli anni a Roma, gli ultimi, sofferti pur nel conforto e nell' assistenza premurosa della moglie Marika e dei due figli, Mathias e Luca, non gli impedirono di guardare, con la lucidità dell' analista raffinato, ai principali temi internazionali e a una certa degenerazione del processo europeo, così sospeso fra integrazione, da cui dipende la forza dell' euro, e allargamento, cui è legato il problema della sicurezza dei confini, in definitiva della pace. A quel valore cui Guatelli faceva spesso riferimento pregando gli scettici di guardare qualche volta indietro per constatare i grandi progressi che l' Europa unita aveva fatto dal Trattato di Roma in poi. E non a caso, quando in Campidoglio si ricordò solennemente, a quarant' anni di distanza, quella storica firma, a condurre i lavori c' era, pacato e sicuro come sempre, lui.
De Bortoli Ferruccio
Pagina 20
(18 ottobre 2000) - Corriere della Sera
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