La
stanza di
Roberto Longo |
8 Marzo - 13 Maggio
(prefazione)
Un piccolo omaggio alla
metà del cielo |
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L’
otto marzo ricorre la Festa della donna.Una festa
molto contestata, e non a torto, dalle associazioni
femministe che non intendono festeggiare l’aver
ottenuto dopo anni di lotta quanto spettava invece a
pieno diritto, e da sempre, alle donne. In effetti
col passar degli anni l’iniziale significato della
festa è andato scemando per diventare un giorno
importante per rendere omaggio a quanto di più
prezioso esista al mondo. Forse è un modo per
chiedere scusa al gentil sesso dopo secoli di
vessazioni, ineguaglianze, disparità giuridiche,
sottomissioni. Oggi la donna in quasi tutto il mondo
occupa il ruolo che le spetta di piena parità con
l’uomo e l’unica cosa che desta meraviglia non è
questo traguardo ma l’incredibile lungo tempo
impiegato per raggiungerlo. A parole si diceva nel
milleottocento che il completamento del progresso
sociale si poteva raggiungere soltanto riconoscendo
alla donna tutti i diritti. Già nel 1872 in Francia
le donne lottarono per il diritto al divorzio per
non citare Olympia de Gouges che con la sua
dichiarazione dei diritti della donna e della
cittadina del 1792, fu ghigliottinata. Nella
democratica Inghilterra il voto alle donne fu
riconosciuto soltanto nel 1918 dopo il ricorso alle
maniere forti (attacchi incendiari a negozi ed
edifici pubblici) ma dopo arresti a catene di coloro
che aderivano al movimento suffragista.
In
Italia il movimento emancipazionista iniziò quando
l’industria cominciò ad occupare anche le donne con
i conseguenti problemi di poter dare alle donne il
tempo per le occupazioni casalinghe e per la
protezione della maternità. Anna Kuliscioff la
compagna di Filippo Turati non finì sulla
ghigliottina ma fu più volte imprigionata.
In
passato invece, era giorno da ricordare perché
inneggiante alle conquiste sociali, politiche ed
economiche delle donne. Veniva ed è celebrata in
molti Paesi. Quindi non in tutti, purtroppo.
L’usanza di regalare le mimose in questa data ha
solo motivazioni consumistiche perché non ha alcuna
relazione con l’origine della festa che pur se
controversa e pur rasentando la leggenda è riferita
a gravi episodi di repressione e di vessazione.
L’otto marzo del 1917 le
operaie di San Pietroburgo scesero in piazza contro
la guerra e la mancanza di cibo ma si preferì
associare la ricorrenza ad un grave fatto accaduto a
New York. Le operaie di una industria tessile la
“Triangle Shirtwaist Company” erano in sciopero da
diverso tempo. I proprietari allora, chiusero tutte
le porte per impedir loro di uscire e per
costringerle in un certo qual modo a lavorare.
Scoppiò un incendio, che i giudici accertarono non
essere di natura dolosa, e tutte le 129 operaie,
non trovando via d’uscita morirono atrocemente. Era
l’otto marzo del 1908.
Ma pare che le vittime furono
140 e non tutte donne e che l’incendio avvenne, in
realtà, nel 1911 e quindi successivamente alla
proposta di dedicare l’otto marzo alla donna
formulato da Rosa Luxemburg alla Conferenza
dell’Internazionale socialista di Copenaghen nel
1910.
Fu l’Unione Donne Italiane a
riprendere, dopo la seconda guerra mondiale, la data
dell’otto marzo per dedicare un giorno alle
conquiste delle donne associandosi alla maggioranza
dei Paesi Occidentali.
*****
La seconda domenica di
maggio, (quest’anno cade il tredici), è dedicata
sempre alla donna ma in quanto madre, mamma. Dicono
che noi italiani siamo “Mammoni” … e allora? Chi ha
passato le notti su una sedia accanto al lettino
quando eravamo malati? Chi ha sempre alleviato i
nostri dispiaceri? Quale viso abbiamo visto aprendo
gli occhi per la prima volta? Chi non ricorda le
carezze, le attenzioni, le cure amorevoli? Chi oltre
a darci la vita, ci ha dato tutto?
Ed allora ringraziamo quei
commercianti che, anche se a scopo di lucro, hanno
inventato questa festa: la festa della mamma. Chi
ancora può, non aspetti la seconda domenica di
maggio per cercare di restituire solo in parte
l’affetto e l’amore ricevuto anche perché sarebbe
impossibile. Presentiamoci con un dono nella mano
sinistra usando la destra per accarezzare quei cari
capelli bianchi.
(
Prefazione a
cura di Roberto Longo)