La stanza  di Renata Toso


Renata Toso


  

Mamma e Papà

UNA STORIA GIÀ VISSUTA

 

    Le nubi della guerra già si affacciavano sul canale di Suez, l’andirivieni delle navi di sua maestà britannica era senza fine, le preoccupazioni degli italiani residenti lo erano allo stesso modo, la famiglia Carabelli discuteva sul da farsi, andare via tornare in patria, lasciare i luoghi che per anni erano stati la terra promessa, dove erano nati. Dopo mesi di angoscia la decisione: si ritorna in Italia, il giorno dell’imbarco è deciso, ci si porta dietro il dispiacere di lasciare casa, il dispiacere di lasciare la propria terra, gli amici con cui avevamo condiviso i giorni, le speranze, le certezze, i sogni e tutte le somme dei dispiaceri che uno si porta appresso quando viene sradicato dal luogo dove è vissuto e cresciuto.  Infine la partenza, salire sul piroscafo, affacciarsi dal ponte, guardare ciò che si vedeva della città, il lungo ululato della sirena che annuncia il dolore di una partenza non desiderata, poi la costa si allontana, la città si fa piccina, piccina, i minareti ultimi a scomparire lontano, dopo solo l’azzurro del mare che si confonde  all’orizzonte con quello del cielo. Questa era la sorte delle due sorelle Susanna e Giovanna con il piccolo Mario figlio di quest’ultima. 

Prima destinazione Bengasi.

    Ben diversa, anzi opposta, la storia di Agostino, ottavo figlio di una famiglia di Friulani, abitava in un piccolo paese di montagna del Friuli, terra di emigranti, terra che non offriva nessuna possibilità di lavoro se non quello dei campi. La sorella maggiore di Agostino  era emigrata, era l’istitutrice dei figli di Italo Balbo a Tripoli.. 

Italo Balbo col figlio Paolo, nella spiaaggia del Lido - Tripoli

Agostino approfittò del fatto di avere una sorella a Tripoli  e prese la decisone di andare via anche lui, in cerca di un avvenire migliore. Approfittò della prima nave in partenza per la Libia  per imbarcarsi, unica sua compagna la speranza, e quando vide una città dopo giorni di mare chiese se fosse quella Bengasi, si! gli risposero, quella è Bendasi, si affaccio dal ponte del piroscafo e la vide diventare sempre più grande, vide avvicinarsi  i Minareti alla prua della nave, pensò: Ecco ci siamo sono arrivato il mio avvenire sarà qui in questa terra promessa e lontana.

    Agostino era il classico uomo che si adattava a qualsiasi sacrificio e lavoro, i primi tempi fu dura, la gente scappava, dalle campagne si dirigevano nella città chi per trovare rifugio dagli isolati villaggi e chi in transito per imbarcarsi per far ritorno in Italia, Agostino trovo a malapena una stanza in affitto, e ogni giorno divideva i soldi guadagnati per far fronte alle spese, quante volte fu sul punto di abbandonare tutto e tornare al paese da dove era fuggito, li almeno la sua terra gli dava poco ma non doveva umiliarsi a lavorare per gli altri e con un così misero stipendio, ma sperava sempre in un avvenire migliore. Infine gli proposero di andare a dirigere dei cantieri edili a Bengasi, non ci pensò  due volte e si diresse  subito al suo nuovo lavoro.

    Dopo qualche giorno giunsero a Bengasi anche le due sorelle, con il piccolo Mario, avevano saputo sulla nave che avrebbero dovuto  fermarsi lì qualche giorno in attesa di un’altra nave che le avrebbe  portate a destinazione. Le sorelle non si persero d’animo soprattutto per il bambino, e decisero di cercare una sistemazione in uno dei pochi alberghi. La situazione non era semplice, tutte le stanze erano occupate, ma grazie alla galanteria e bontà di Agostino che lasciò libera immediatamente la sua stanza per offrirla a loro ed al bimbo trovarono una sistemazione. Susanna e Giovanna apprezzarono il gesto, nello stesso tempo erano molto riservate e stavano molto attente a non far nulla che potesse incoraggiare Agostino, mente al piccolo Mario l’uomo risultò subito simpatico, simpatia contraccambiata anche da Agostino. Infatti Agostino appena poteva comprava caramelle, cioccolatini e anche qualche giocattolo al bambino che subito iniziò a chiamarlo “zio Tino”. Nonostante le ammonizioni di Susanna di non chiamarlo zio, ma il piccolo aveva già capito che quello doveva essere e diventare suo zio. Fra Susanna, zia del piccolo Mario e Agostino, dopo le consuete schermaglie nacque una amicizia, e si scambiarono indirizzi e con la promessa in un futuro chissà mai di rivedersi, sapendo comunque che sarebbero state promesse difficili da mantenere vista la situazione in cui versava l’Africa Italiana.

    Ma Agostino in cuor suo aveva già capito che Susanna era la donna della sua vita, la donna che l’avrebbe seguito in tutte le sue peripezie e avventure, Il tempo di ripartire per le due sorelle si avvicinava, e adesso dovevano lasciare definitivamente l’Africa, prima l’Egitto adesso la Libia, nei loro cuori c’era molta nostalgia, ma non avevano altra soluzione. Susanna non sapeva in cuor suo che il destino le avrebbe riservato una bella sorpresa e che sarebbe ritornata nella sua amata Africa. La nave era in porto le due sorelle ed il piccolo dovevano partire, e appena giunsero in Italia si  sistemarono in casa dei parenti del marito di Giovanna, che nel frattempo era stato fatto  prigioniero in Egitto.

    Susanna ormai non pensava più all’incontro di Bengasi con Agostino, era un capitolo chiuso, un incontro galante casuale. Invece per Agostino la cosa era diversa il  desiderio di lei lo assillava in continuazione, l’unica cosa che gli rimaneva da fare prendere la prima nave in partenza per l’Italia e raggiungere la sua amata, la donna che doveva diventare la sua consorte. Giunto in Italia si  recò prima nella sua terra, nel suo Friuli dove vivevano ancora i suoi genitori e  fratelli per comunicare loro che presto avrebbe portato a conoscere la sua amata. Non aspettò altro tempo e si mise subito in viaggio verso Susanna. Grande fu la sorpresa di lei di rivederlo, e soprattutto la gioia di Mario, il bambino non era riuscito a dimenticare lo zio “Tino”, lo zio dei cioccolatini, delle sorprese delle coccole. Agostino decide di portare Susanna Giovanna e Mario in Friuli, per poterle avere più vicine e nel frangente chiede a Susanna di diventare sua sposa. Fu così che Agostino e Susanna decidono di sposarsi nel piccolo paesino del Friuli. Siamo negli anni '40 scoppia la guerra e Agostino sa che dovrebbe partire, destinazione Russia, ma improvvisamente decide di ritornare in Africa, lasciando in Italia Susanna.

    Nel frattempo nasce il loro primo figlio, Francesco, Susanna riesce solo dopo vari anni a raggiungere il suo sposo a Tripoli, quando ormai la guerra è finita ed in Italia è tornata la calma. Non le sembra quasi vero di ritornare nuovamente in Africa, si vede che il suo destino era segnato. Nasce la loro seconda figlia Mariarenata, ormai Agostino finito di fare il militare, aveva deciso di fermarsi , si era creato il suo piccolo mondo di lavoro  adattandosi a fare tutti i mestieri, come gestire un distributore di benzina e infine aprire una ditta di autotrasporti. Il tempo passava inesorabilmente i ragazzi crescevano e non avrebbero mai immaginato che avrebbero dovuto lasciare Tripoli, la loro casa le loro amicizie e i loro interessi. Ma quello che era successo tanti anni fa a Susanna adesso si ripeteva nuovamente. In Libia avvenne il colpo di stato mentre il Re si trovava fuori  per le sue cure, e da quel momento la vita diventò un incubo per tutti e la paura attanagliava i cuori di tutti gli Italiani, ormai il loro destino era segnato, i loro sforzi e le loro fatiche gettate al vendo caldo del deserto. Fu così che Agostino, Susanna e i ragazzi dovettero lasciare la loro terra e ritornare in Italia, ma da quel momento Agostino non fu più lui, ma non mostrò mai il suo dispiacere, anzi cercava di farsi vedere forte davanti a Susanna e i figli, ma il dolore per quella nuova sconfitta, quella ripetizione di una storia ormai creduta lontana nel tempo e non più rinnovabile lo minò, finché la  malattia non lo colpì, piegandolo, per portarlo poi nella tomba.  Si questo Agostino era mio padre e questo racconto lo dedico a Lui ringraziandolo di tutto quello che ci ha donato e soprattutto insegnato.

                                                                                           

 Maria Renata Toso