LA STANZA  di ANTONIO STEFANILE 
  

Antonio Stefanile
   

  

IL MIO URLO INASCOLTATO



Cara famiglia di profughi tripolini del 1970, come vi ho sempre considerato, prima di iniziare questa mia lettera, dopo un periodo di mancate... ispirazioni, la mia coscienza ha iniziato in termini pugilistici a lavorarmi i fianchi, inerente alle grandi e drammatiche sciagure dei barconi degli extracomunitari nel Mediterraneo e che purtroppo giornalmente vediamo nei TG nazionali. Per quanto inerente al titolo devo fare una breve premessa. 

Ricorderete che proprio nel Mar Mediterraneo Il 3 ottobre del 2013 è avvenuta quella tremenda disgrazia, dove annegarono 366 persone mentre 20 furono i dispersi. Mai sciagura più grave accadde in mare dopo la seconda guerra mondiale. 

Abito a Padova e il Comune il giorno 7 ottobre, dopo quattro giorni, organizzò una manifestazione per commemorare le vittime, fummo presenti per solidarietà e per rappresentare i profughi della Libia io e l'amico Guido Di Gloria. Feci un appassionato articolo inerente a quell'incontro, manifestando la nostra solidarietà per i morti annegati di Lampedusa. L'articolo lo potete trovare nel sito del mio amico Domenico Ernandes, basta cliccare sulla mia foto e vengono fuori tutti gli articoli scritti da me, compreso anche quello con il titolo con il titolo “ Solidarietà per i morti di Lampedusa “, inerente a quella sciagura. 

A fine articolo c'è una mia reazione nei confronti dell'Europa, dove scrivo che “urlo con rabbia" che l'Italia essendo il primo approdo per questi disperati e dopo, che  l'Europa  abbia una politica meno individualista, arrogante, ipocrita, egoista, inesistente sotto tutti i punti di vista e spesso razzista verso questa massa umana che tenta di arrivare in Europa, quest'ultima che ha solo pensato per anni agli interessi economici, vendendo armi a destra e sinistra, compreso noi che disseminammo l'Afghanistan di mine antiuomo. 

Gli extracomunitari scappano da inferni di fame, dittature, guerre e qualsiasi tipo di violenza, purtroppo non sempre a buon fine come siamo soliti vedere nei tg nazionali, con le morti di persone annegate o soffocate nelle stive dei barconi, purchè favorire economicamente il viaggio a mogli e figli, persone umane, con il torto di avere solo il colore della pelle, diverso dal nostro. 

La mia coscienza, talvolta e ne sono felice, è più forte di me, quindi eccomi a voi con il resto di lettera.  La storia si ripete, ma a tanti, tantissimi questo dà fastidio, disturba, forse c'è il senso di colpa, ma scusate qualche secolo fa la nostra Europa con olandesi, portoghesi, e qualche altro stato europeo, quanti negri portarono via dai villaggi del centro Africa, bruciando interi villaggi , violentando le donne  e se non bastasse alle rivolte sulle navi negriere gettavano i rivoltosi in mare, incatenati l'un l'altro. 

Per chi non lo sapesse o fa finta di non saperlo si parla di milioni di individui portati via dall'Africa, non i migliaia che arrivano dalla Libia sulle nostre coste. Per non parlare poi degli inglesi, che dove arrivarono non si sporcarono mai le mani, perchè sfruttarono in tutti i sensi, i popoli da loro dominati.  Per non dimenticare poi tutti quei criminali incalliti, che mandarono in Australia, consentendo loro di violentare le donne aborigene, con la speranza che nascessero bambini bianchi. 

Adesso stanno pensando di chiudere le frontiere agli stessi europei, se privi di una occupazione nel loro paese.  Poi noi italiani che nel 1911 ci presentammo in Libia con il consenso degli stessi inglesi in Egitto e dei francesi in Algeria e Tunisia, a cui faceva comodo una nazione che facesse da equilibrio tra loro. A proposito dei francesi e della loro dominazione in Algeria, quante volte si son viste le foto sui giornali, dei loro legionari con le teste mozzate dei ribelli, tenute in mano per i capelli, come dei trofei. 

Tornando alla nostra colonizzazione in Libia non fu facile, anche perchè in Cirenaica i ribelli libici al comando di Omar el Muktar, non resero vita facile ai nostri militari. Mussolini quindi, pensò di inviare in Libia il maresciallo Rodolfo Graziani, un individuo dalla personalità da lettino di psichiatra. Sterminò migliaia di civili libici, non per niente gli fu affibbiato il soprannome di “ macellaio “.  Il termine spiega tutto il resto, usò i gas, campi di concentramento, il famoso reticolato al confine con l'Egitto, iniziato il 5 marzo 1931 e terminato in sei mesi, lungo 270 km, per evitare i rifornimenti militari e alimentari per i ribelli libici. 

Paradossalmente a distanza di anni, esattamente 84, per diversi aspetti, si ripete come dicevo, la storia.  Ai confini tra la Serbia e l'Ungheria, quest'ultima per difendersi dall'arrivo numeroso degli extracomunitari, ha terminato la costruzione di un muro in filo spinato alto quattro metri e  lungo 175 km. Ritengo che i muri,  siano essi in cemento, di filo spinato, di cartone, hanno sempre un messaggio negativo, di separazione Per ultimo, la scandalosa marchiatura numerica con pennarelli indelebili, sulle braccia degli extracomunitari nella Repubblica Ceca, che fanno tornare alla memoria periodi ben più drammatici, durante il secondo conflitto mondiale. 

Tornando alla dominazione fascista in Libia, oltre quest'ultima, restò quella macchia incancellabile della nostra occupazione, che fu l'impiccagione di Omar el Muktar, un maestro elementare, anziano, molto religioso, dal fisico minuto, che giustamente  non accettava l'invasione straniera nel suo paese, i nostri partigiani fecero lo stesso contro i tedeschi, spesso quest'ultimi si vendicarono con i civili. Oltre la condanna a morte contro Omar El Muktar, lo sottoposero all' umiliazione dell'impiccagione, per chi non lo sapesse, si dice nel mondo musulmano che chi muore impiccato, l'anima non vada  in paradiso.   

Mio nonno fu emigrante in Libia nel 1928, trovarono solo il castello dei turchi in Libia, mia mamma fu colona nel 1939, trovarono  interi villaggi costruiti nel deserto dalla politica fascista,  le abitazioni con tutto l'occorrente necessario per  i primi giorni di permanenza, si racconta perfino che trovarono gli stuzzicadenti sul tavolo. La famiglia di mia mamma prese la palla al balzo per andare in Libia come coloni, in Italia soffrivano la fame, mi raccontava che fu data in affido alla famiglia dei farmacisti del paese,  lì almeno mangiava e che era talmente denutrita, che le prime mestruazioni le ebbe a venti anni. 

Come vedete, la testimonianza di mia madre ci fa capire, che anche in quegli anni si emigrava, per cercare una vita migliore e fuggire dalla fame. Finì la guerra e i disastri che aveva lasciato, con la scoperta del petrolio verso gli anni 60, iniziò in Libia un periodo di gran benessere, dove la comunità italiana economicamente parlando diventò agiata, vivemmo anni meravigliosi tra noi, una famiglia di migliaia di individui con grande empatia,  con il nostro affiatamento, amicizia, sincerità e solidarietà, che si manifestava in diverse occasioni nel bene e qualche volta purtroppo anche nel male.  Tanti giustamente, per precauzione, iniziarono a mandare i soldini al sicuro nelle banche italiane, di conseguenza e nessuno se lo aspettava, con la cacciata della dittatura di Gheddafi quando ritornarono in Italia, nonostante si subirono certe umiliazioni, avversità e l'incertezza del futuro, avevano chi più, chi meno, una certa tranquillità economica, nonostante in Libia si perse tutto. 

Il governo stesso ci favorì con i posti di lavoro, forse umili, ma sempre posti di lavoro, compresa la mia famiglia. Vengo al nocciolo della lettera, io spero di non sentire più profughi italiani tripolini che in mia presenza, commentando l'arrivo di queste migliaia di disperati  sulle nostre coste, con frasi del tipo: ma quanti ne stanno arrivando, quanti ne arrivano, sono tanti, tra di loro ci saranno dei delinquenti, o addirittura chi è magro scappa veramente dalla fame, invece chi è più pingue non ha nessun problema. 

Basta non facciamo gli ipocriti tantomeno gli struzzi, siamo stati anche noi con il fascismo invasori, dominatori, dopo emigranti, coloni, e infine purtroppo anche profughi, con sorti migliori anche dopo la cacciata di Gheddafi, quindi per favore alle scene in televisione dei barconi zeppi di disperati, ai cadaveri sulle spiagge, alle casse da morto stipate sui ponti delle navi, alle gru che spostano quei carichi di morte e di seguito quei paletti con i numeri, conficcati nel terreno, delle salme quasi tutte ignote, sepolte nei cimiteri siciliani, ripeto ancora, per favore, restate in silenzio. 

Rispettate quelle scene drammatiche, di conseguenza sui profughi di qualsiasi nazione, religione, colore di pelle, evitate qualsiasi commento, rispettate la sofferenza, il dramma. Ripeto ancora, per favore restate in silenzio, osservando come arrivano e scendono dai moli dei porti siciliani, ogni commento sarebbe ipocrita e superfluo. Finita la guerra  abbiamo vissuto anni meravigliosi in Libia sotto il profilo sociale ed economico, anche noi siamo stati e siamo dei profughi, cacciati da una dittatura militare e grazie a Dio con viaggi in nave più tranquilli per rientrare in Italia, nonostante le umiliazioni subite prima in Libia e poi in patria, incominciando dai campi profughi dove fummo mandati. 

Capisco che con questa marea umana possano arrivare in Italia anche dei delinquenti, penserà lo stato a far rispettare le leggi, ma scusate con le nostre emigrazioni in America degli anni 20, andarono solo persone completamente oneste? Arrivarono individui che con gli anni divennero fior fiore di criminali, formarono famiglie intere di malavitosi tuttora in attività illegali e non certo ladri di galline, ma trafficanti internazionali di droga con omicidi e altro. Poi per tutta la popolazione italiana sembra che il nostro primo problema sociale, economico, di disoccupazione, siano i barconi degli extracomunitari, mi sembra di vivere nel 1500, quando in maniera violenta si accusavano  gli ebrei, come causa principale della peste. 

E finchè ci scanniamo tra di noi con i striscioni e per me vergognosi “ no agli extracomunitari “oppure “via gli extracomunitari “ e tutte le manifestazioni razziste, compresi gli scontri violenti talvolta tra polizia e cittadini per il rifiuto degli immigrati, i nostri signori politici se la godono restando, compreso i condannati, ancora al potere con tutti i privilegi e vitalizi. Devo aprire una parentesi inerente al termine razzismo, in tutti gli anni di permanenza in Libia, noi questa parola” vergognosa”, non la sentimmo pronunciare mai, eppure si viveva tra musulmani ebrei, cristiani. 

Sapete cari italiani, noi che ci lamentiamo per quello che si spende per gli extracomunitari, cosa ci è costato al giorno ripeto al giorno la costruzione del Mose per fermare l'acqua alta a Venezia con le tangenti per i vari politici, tipo Giancarlo Galan, condannato e ancora deputato? Ebbene ve lo dico io, ci è costato la bellezza di 260.000 euro al giorno, no non ho sbagliato, ve lo ripeto, 260.000 euro al giorno e vi ripeto ancora non ho sbagliato cifra. Quindi io certe contestazioni le indirizzerei su altri bersagli tipo Galan, dopo di lui evito la lista, sarebbe infinita, che certamente non ci sono costati  e ci costano i 100.000 euro giornalieri degli extracomunitari. 

Scusate se uso una delle tante parabole di duemila anni fa della grande personalità di Gesù, paragonerei la pagliuzza nell'occhio l'avversità popolare verso gli arrivi degli extracomunitari, e la trave nell'occhio opposto, il malaffare economico che i nostri politici a cominciare da Galan e seguito, (scusate se lo nomino spesso, ma provo una grande antipatia nei suoi confronti)  si sono portati via nei paradisi fiscali, sulla nostra pelle, sul nostro lavoro, sui nostri soldi guadagnati onestamente, non certo i loro stipendi e privilegi. 

Oltretuttonelle campagne del sud e non solo, è grazie agli extracomunitari che vengono fatti  raccolti infiniti di frutta, verdure ed altro, a schiena bassa, senza regole, ferie, malattia o altro, dormendo poche ore in catapecchie tirate su con lamiere e  cartoni. Concludendo vorrei esaltare ed è poco,  ciò che lo stato italiano sta compiendo nel Mediterraneo, per salvare migliaia di vite umane. Onore all'Italia, a tutti coloro, chi con più responsabilità, chi meno, si adoperano per salvare vite umane. 

Osservando le scene alla televisione, più che drammatiche, sono orgoglioso di essere italiano, nel vedere come i miei connazionali si adoperano per salvare quei disperati che hanno perso tutto e resta loro solo la vita,  orgoglioso a distanza di 45 anni di essere profugo italo libico  cacciato dalla dittatura militare  di Gheddafi e rientrato in Italia dalla Libia, nell'agosto del 1970 e  sapete il perchè di questo mio orgoglio? Tra qualche anno, parte della popolazione europea e forse anche mondiale, saranno incominciando dai miei,  figli, nipoti e pronipoti degli immigrati di oggi, a prescindere dal  paese di provenienza. 

Capisco e solidarizzo con tutta quella massa umana che cerca una vita migliore, scappando da guerre e dittature, prima di giudicare bisogna viverle sulla propria pelle certe esperienze. 

INFINE  DA  CREDENTE, DEDICO QUESTA LETTERA ALLA  MEMORIA  DI  TUTTI  I  PROFUGHI, DI QUALSIASI  PAESE, ETNIA, RELIGIONE, COLORE DI PELLE, CHE NELLA SPERANZA DI ANDARE  SOLI  O CON LE FAMIGLIE IN EUROPA, PER CERCARE UN FUTURO MIGLIORE, SONO ANNEGATI E CHE DIO MI PERDONI, ANNEGHERANNO ANCORA NEL MEDITERRANEO. 

P.S.
Credevo di aver terminato la lettera, invece si è aggiunto un altro dramma al dramma europeo dei profughi. Drammatica, cruenta, terrificante, straziante, l'immagine che ha fatto il giro del mondo del piccolo Alan Kurdi, bambino curdo-siriano di appena tre anni, partito con la famiglia dalla città costiera di Bodrum in Turchia, purtroppo trovato cadavere sulla spiaggia di Kos. Dalla cronaca si verrà a sapere che sono morti pure il fratellino Galip di cinque anni e la loro mamma Rehan. L'emozione, la commozione, il dispiacere supera il limite dell'umana sofferenza  e il mondo, quella parte di mondo che è restata umana,  chiede all'Europa vigliacca, codarda, inumana, perchè e fino a quando ancora questa mattanza, compresi gli innocenti!  

Il piccolo Alan era figlio dell'umanità intera, quell'umanità che forse e spero di no, si è disumanizzata, quel corpicino dai pantaloncini blu, la maglietta rossa e le scarpette ai piedi, diventerà purtroppo il simbolo di questa catastrofe umana del ventesimo secolo. Come la bimba ebrea nel campo di sterminio di Auschwitz, che si tirava su la manica del maglioncino per mostrare il suo numero di matricola  di riconoscimento, tatuato sul braccio, o il bimbo con le braccia alzate davanti alle SS,  nel ghetto di Varsavia. 

Ricordando anche quella bimba vietnamita Kim Puck, quasi adolescente, simbolo della guerra in Vietnam, mentre fuggiva tutta nuda, piangendo e in preda al panico, senza sapere dove andare, e con il corpo quasi del tutto bruciato dalle bombe al napalm, sganciate sul suo villaggio, dai bombardieri americani. 

Terminando, non ho parole per esprimere il mio personale dolore, la mia sofferenza e angoscia, nel vedere i morti galleggiare o giungere a riva in quelle meravigliose, paradisiache spiagge libiche, in quelle acque che fanno invidia ai cristalli, dove trascorremmo anni bellissimi e dove passammo estati felici e spensierate. Un profugo, un uomo, un cristiano. Allah ua Ackbar ( Dio è grande)!

 

Stefanile Antonio di Raffaele

29 Agosto 2015




Alan Kurdi, bambino curdo-siriano Bambino ebreo Kim Puch


      
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