LA STANZA  di ANTONIO STEFANILE 
  

Antonio Stefanile 
   

  

La memoria degli italiani di Libia

Cacciati dal regime di Gheddafi nel 1970




...Nonostante sia una memoria di ricordi tristi e drammatici, dove ventimila italiani persero tutto,..

La memoria.  Un termine che sinceramente mi impegna e coinvolge emotivamente perchè immagazzina, uno o tantissimi ricordi del passato, siano essi belli o brutti. Sinceramente sono incapace a dare una spiegazione medica, scientifica, psichica al termine stesso, perchè ripeto è infinita la memoria inerente a personaggi, fatti storici, positivi o negativi, drammatici o meno, eventi sportivi, calamità naturali e via dicendo.

Io invece vorrei soffermarmi alla memoria di un estate di 45 anni fa, precisamente a quel dramma, progrom, che fu la nostra cacciata dalla Libia, decisa da un regime dittatoriale di militari giovanissimi, a cui faceva capo un autoproclamatosi colonnello ventisettenne di nome: Muammar Gheddafi.

Nonostante sia una memoria di ricordi tristi e drammatici, dove ventimila italiani persero tutto, incominciando dalla dignità, con un discorso di confisca proclamato da Gheddafi verso il tramonto, nel campo sportivo di Zavia, il 21 Luglio 1970, che io da allora ho sempre chiamato : Il giorno dell'umiliazione.

Vorrei invece che fosse una memoria di ricordi, rispetto, onore, umanità, verso persone che in quel deserto a 40° all'ombra, tirando fuori il meglio da se stessi in tutti i sensi, con sacrificio, sudore, sangue, rinunce, umiliazioni, lo resero un paradiso in terra, di piantagioni e colture.

Desidero personalmente, avendo vissuto a 17 anni di persona  quel dramma, con le autoblindo dei militari all'entrata dell'azienda agricola a Collina Verde, il giorno dopo il discorso di confisca del dittatore Gheddafi.

Permettetemi, chiedendo scusa a nome di tutti i profughi italiani della Libia che persero tutto, rientrando in Italia con quattro stracci, che quegli eventi drammatici vengano ricordati e tramandati.

Spererei che in tutte le famiglie, venisse ricordato, raccontato ai figli, incominciando da me che ne ho tre e già adulti e dopo loro ai nostri nipoti, di seguito ai pronipoti e via di seguito nel  futuro, gli anni meravigliosi  vissuti in Libia tra di noi e purtroppo anche il dramma della cacciata, che vivemmo sulla nostra pelle, diventando e con orgoglio, i profughi italiani della Libia. 

Sulla nostra cappellina di famiglia dove sono sepolti i miei genitori: Raffaele e Olimpia Stefanile ( il papà arrivò in Libia nel 1928, a 10 anni e lì ve ne trascorse 42, la mamma giunse con le colonie degli anni  1938 e 1939 e ci restò per 31 anni) accanto al cognome di famiglia Stefanile, in cima, sulla cappellina in cimitero, tra virgolette figura la scritta “ Libia “ segno della loro e nostra futura memoria di quegli anni.

Anche perchè in futuro, centinaia di migliaia di profughi arrivati in Europa e nel mondo, saranno i discendenti non solo di noi profughi italiani della Libia cacciati nel 1970, ma di tutti coloro che fuggendo da dittature, guerre, fame, violenze di ogni genere, ancora adesso e chissà per quanto in futuro, rischiando e purtroppo spesso, sacrificando la propria vita, cercano un futuro migliore per loro e per i loro figli.

Inshallah (se Dio vuole)

Antonio Stefanile di Raffaele
21 Ottobre 2015


      
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