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Domenica  12 marzo 2006

Dopo la solita passeggiata mattutina lungo la spiaggia con Luciano ed  i cani, Joanne ed io ci prepariamo a partire per Siracusa. La pioggia notturna ha reso tersa l'aria ed un raggio di sole fa capolino da dietro le nuvole. Partiamo. La strada che ci porta a Siracusa è abbastanza scorrevole e  contornata da chilometri e chilometri di agrumeti. Non avevo mai visto così tanti alberi di aranci e limoni tutti per un'estensione così grande. Per chilometri e chilometri la strada è un festival di gai colori. All'uscita dell'autostrada Siracusa Sud, troviamo ad aspettarci  Giovanna Marino , la mia amica di giochi e di infanzia e vicina di casa a Tripoli, insieme a suo marito Pippo D'Agostino. Purtroppo Giovanna e Pippo sono stati colpiti da un gravissimo lutto. Tre anni fa il loro unico figlio, Salvo, è morto, in un incidente di moto, all'età di 18 anni. Il dolore per la perdita di un figlio è il più atroce che possa capitare ad un genitore. E' una ferita difficile da rimarginare anche con il tempo. Giovanna sopperisce al suo dolore con il suo carattere solare, cercando con il suo lavoro , con l'aiuto del marito Pippo, del fratello Lino e di sua madre Lilla di condurre una vita normale. Hanno un bellissimo cane labrador,  color miele,   di nome  Piercing. Piercing come quasi tutti i labrador è un cane  amoroso e festoso. Giovanna Marino è impiegata all'anagrafe del comune di Siracusa. Pippo D'Agostino, il marito, è un esperto  informatore medico di una famosa casa farmaceutica. Tra i suoi vari hobby, mi dice, c'è ne uno a cui  si dedica in maniera particolare ottenendo  degli ottimi risultati.  In pratica si dedica alla progettazione di soluzioni aereodinamiche per barche da diporto. Un suo amico che le utilizza e poi le mette in pratica  riesce vincere con facilità molte regate.  Hanno due nipoti, Giuseppe e Giorgia, figli del fratello di Giovanna,  Lino e di sua moglie  Nerina. Giovanna si occupa amorevolmente di loro quando, finito il suo orario di  lavoro, ha i pomeriggi liberi. Lino Marino, da par suo,  è un abile ingegnere meccanico, che, oltre a svolgere la libera professione, insegna materie scientifiche  in un istituto tecnico di Siracusa . Guardando Lino e Giovanna  noto con piacere che tra i due  c'è un affettuoso rapporto di solidarietà. E questo è molto bello.              Dopo aver pranzato tutti insieme,  assaggiamo una varietà di squisite pasticcini siciliani, che, per la loro bontà, me li ricorderò per un po' di tempo. Nel pomeriggio   con Giovanna  telefoniamo  ad una nostra amica  comune di infanzia, Rosaria Zocco, che vive a Roma.  Parliamo dell'albero di gelso del giardino di casa Marino, dove tutti e tre  giocavamo quando eravamo piccoli. Giovanna mi chiede informazioni di Giovanna Vasta, una nostra comune compagna alla scuola elementare dei Sulfurei a Tripoli. Ma, come lei, anch'io non so dove  si trovi ora Giovanna Vasta. Prima o poi lo scoprirò. Parliamo anche  di Suor Lanfranca, la nostra suora dell'asilo a Giorginpopoli. (Oggi 24 Marzo 2006  vengo a sapere che Suor Lanfranca si è spenta recentemente).    

TRIPOLI 1951 - Asilo di Giorginpopoli - Suor Lanfranca è la suora in alto a sinistra - io sono quello seduto in basso a destra

Nel pomeriggio, all'imbrunire,  Pippo ci conduce con la sua macchina a vedere una delle Latomie di Siracusa. Pippo mi dice che la parola deriva dal greco litos che significa pietra e temnos ossia taglio. Gli antichi Greci le usavano per estrarre il materiale necessario alla costruzione di templi, strade e strutture destinate alla difesa della città. Quella che andiamo a vedere  dall'esterno è la Latomia del Paradiso dovè c'è  l'orecchio di Dionigi, che è una grotta artificiale, scavata nel calcare, alta circa 23 m. e larga dai 5 agli 11 m., con una forma, vagamente simile ad un padiglione auricolare. La grotta è, inoltre, dotata di eccezionali proprietà acustiche. I libri di storia dicono che queste caratteristiche acustiche e la forma indussero il Caravaggio a denominarla Orecchio di Dionigi, poichè secondo la leggenda  il famoso tiranno Dionisio aveva fatto costruire questa grotta come prigione per rinchiudere i suoi nemici ed ascoltare, da un'apertura dall'alto, le loro parole ingigantite dall'eco. In realtà la forma della grotta è dovuta al fatto che lo scavo ebbe inizio dall'alto e andò sempre più allargandosi verso il basso poiché i cavatori di pietra rinvennero un'ottima vena di roccia e proseguirono così nell'estrazione dei blocchi. Adesso la cava si è trasformata in uno splendido giardino. Proprio lì cresce un ciclopico  ficus, forse millenario, di proporzioni gigantesche, superiore come dimensioni a quei giganteschi ficus che ho visto a Palermo nel giardino di Piazza Marina. Visitiamo il porto. Giovanna mi indica il molo dove attraccava la popolare nave "Argentina", su cui noi tripolini ci imbarcavamo  per andare a trascorrere le vacanze estive in Sicilia. La nave partiva da Tripoli verso le sei di sera ed arrivava a Malta la mattina dopo e stava alla fonda fuori  dal porto di Malta. Per chi voleva c'era la possibilità di scendere dalla nave, farsi portare con la scialuppa fino al molo, scendere a terra e fare un veloce giretto dell 'isola a piedi. Di Malta  ricordo le basse case bianche, i vicoli stretti  su cui si affacciavano enormi cattedrale ed immensi palazzi barocchi. I maltesi erano  assai simili a noi fisicamente e parlavamo una lingua quasi incomprensibile,   perchè era un miscuglio di arabo, inglese e siciliano. Qualche volta, anzichè scendere a terra,  restavo in nave. In nave passavo il tempo   guardando  alcuni atletici ragazzini maltesi  tuffarsi in mare dalle loro barchette senza paura, inabissandosi in profondita per vari metri, per  raccoglierle le monetine lanciate dai passeggeri della nave. Dopo un paio di minuti tornavano, ormai senza più fiato, in superficie, felici di avere recuperato quelle, per loro, preziose monetine. Verso mezzogiorno la nave ripartiva con destinazione Siracusa. Sbarcati a Siracusa , mio madre ed io, andavamo in taxi fino alla stazione centrale a  prendere il treno per Marsala-Trapani. Qualche volta anzichè  prendere il treno subito ci fermavamo per desinare in uno di quei ristoranti vicino al porto. Ho un particolare ricordo. Quando ero piccolo, essendo schizzinoso con il cibo, mi piaceva mangiare minestrina in brodo, fatto con i dadi. Così quando arrivavo al ristorante controllavo sempre che sulla lista del menù ci fosse segnata anche la  pastina in brodo, fatto con i dadi. Quando i camerieri venivano al nostro tavolo a  prendere le ordinazioni,  io chiedevo invariabilmente  un piatto di minestrina in brodo, fatto col dado e loro, bonariamente, mi prendevano in giro, invitandomi invece a  scegliere un bel piatto di spaghetti al ragù. Sono passati quasi 50 anni da allora, ora mi piacciono anche gli spaghetti al ragù, ma quei ricordi semplici e forse un pò ingenui della mia infanzia  rimangono per me ancora belli.

SIRACUSA: da sinistra : Giovanna Marino mentre parla al telefono con Rosaria Zocco - Giovanna con me - Lino Marino e la figlia Giorgia - ultima foto : tutti a tavola

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