EPILOGO INIZIO 14 AGOSTO

La Scozia,vista da ... un ex-lali

Viaggio in barca a vela nei fiordi della Scozia Occidentale

di Domenico Ernandes

Prologo

Sono nato a Tripoli in un caldo pomeriggio   di agosto del  1948 e lì ho vissuto per ventidue anni. Mi ricordo ancora molto bene le giornate umide ed afose portate dal vento di Scirocco ed anche quelle calde e secche causate dal Ghibli,  il vento che proviene dal Sahara e che  trasporta per chilometri la finissima sabbia color giallo-ocra del deserto tanto da costringere la gente a coprirsi bocca e naso con un fazzoletto per non respirarla e masticarla. Erano quelli  i tempi in cui, per conservare gli alimenti e rinfrescare le bibite, si comprava il ghiaccio a pezzi da mettere dentro le ghiacciaie mentre un  ventaglio o un ventilatore erano le uniche difese contro il caldo. Per fortuna abitavo a pochi  passi dal mare, in Via Manfredo Camperio, a circa 100 metri dal cancello d'ingresso del “Lido Vecchio”, la spiaggia dove ho trascorso gli anni più felici della mia infanzia e della mia giovinezza.

Tripoli  1955 - Il Lido visto da casa Ernandes

Tripoli  1964 - Via Manfredo Camperio

Mi ricordo  che, nelle giornate arroventate dalla calura , appena tornavo a casa da scuola,  mi cambiavo , correvo in spiaggia e quindi andavo subito in acqua per trovare refrigerio. Poi, affaticato  dalla nuotata, mi  sdraiavo sulla battigia per riposarmi e ascoltare i meravigliosi suoni della risacca. Sotto il sole cocente, semisommerso dall'acqua, sognavo ad occhi aperti di viaggiare per mare su una barca a vela  verso nord , verso luoghi più freschi, verso Paesi ricchi di fiumi , ruscelli , alberi e prati  verdissimi. Io sono figlio di gente di mare da varie generazioni. Nel 1908 mio nonno materno Salmeri Giuseppe, all'età di 19  anni in qualità di gabbiere scelto, fece un'interessante  circumnavigazione intorno al mondo sulla Regia nave "Calabria".

L'ufficiale di marina Giuseppe Salmeri

Nel periodo a cavallo tra le due guerre, mio nonno,  insieme a suo fratello Vincenzo, si dedico' al trasporto del vino  dalla Sicilia alla Tunisia con il veliero  l' “Oriente. Per un po' di tempo vissero con le proprie famiglie a Sfax, in Tunisia. Gli  affari andarono bene, ma servirono grossi sacrifici per poter acquistare due velieri il  “Maria” e “il I due fratelli”.

 Il veliero "I due fratelli

Vincenzo e Mario Salmeri

   Tripoli 1938

Passarono quindi alla pesca delle spugne, attività che allora rendeva molto bene. Successivamente si trasferirono in Libia, a Zuara, cittadina ad un centinaio chilometri da Tripoli presso il confine tunisino. Zuara, con le sue case bianche,  basse e senza tegole, si snodava lungo il litorale libico come un serpente. La zona  vicina al porto si chiamava  Zuara Marina. Le due famiglie Salmeri abitavano  in una bella casa  con giardino non lontana dal porto. In quella casa, circondata da alte palme di datteri, in cui da piccolo i miei genitori mi  portavano spesso  per trascorrere le mie vacanze estive,   ho lasciato tanti ricordi felici della mia infanzia. A Zuara viveva una discreta comunità di famiglie italiane di cui ancora ricordo alcuni cognomi. Oltre ai Salmeri c'erano Rovecchio, Sammartano, Giarratano, Saponaro, Del Gatto, Gianfalla, Barbagrigia, Sanguedolce, Pica, Arabella, Lo Muscio, Cannavo', Albanese, Galazzo, Sghembri, Airo', Repetto, Bartoletti, Rescigno, Punzetta, La Torre, Contenti, Baldini, Scognamiglio, Lazzarino ed il medico condotto dottor Todisco.  Il “Maria” e il “I due fratelli” erano usualmente  ormeggiati nel porto di Zuara insieme ad altri velieri quali  l'"Eleonora”e il ”San Francesco” di Rocco Rovecchio e l’ ”Amerigo Vespucci” di Beppe Rovecchio, rispettivamente nonno e padre del nostro amico tripolino Vincenzo Rovecchio, giornalista del Corriere di Tripoli. C'era anche  il “Cristoforo Colombo” di Antonio  Rovecchio,  padre di mia zia  Cristina Rovecchio e del popolare ciclista tripolino Renato Rovecchio. Con i loro velieri  solcavano le acque lungo la costa libica per pescare le  spugne, utilizzando dei palombari professionisti. Era un lavoro duro ma rendeva discretamente bene. Anche i due figli maschi di mio nonno Giuseppe, Mario e  Giovanni insieme all'altro Mario,  figlio di Vincenzo, aiutavano i genitori  nelle operazioni della navigazione e della pesca.

Nonno Vincenzo Nonno Giuseppe Zio Giovanni Zio Mario piccolo Zio Mario grande

La sera, dopo cena,  andavo spesso con mio padre e mia madre   a casa dei miei zii, che io chiamavo zio Mario grande e zio Mario piccolo per poterli distinguere l'uno dall'altro, avendo stesso nome e cognome. Ci sedevamo tutti  attorno ad un grande tavolo in cucina e gli adulti conversavano tra di loro. La maggior parte delle loro conversazioni  avevano per soggetto il mare e tutto il mondo marinaro. Ancora  bambino, stavo accovacciato  sulle ginocchia di mio padre ed ascoltavo affascinato  ed incantato quelle storie che mi sembravano uscite da un  mondo fantastico   Poi, il trasferimento a Tripoli, la rivoluzione del ‘69, la successiva partenza per l’Italia, il doversi adattare  a vivere in  una nuova realtà, tutti sparsi, chi da una parte chi dall’altra, lontani da amici e parenti. Io, che desideravo andare a vivere più a nord possibile, mi sono fermato a Firenze. Firenze è bella e artisticamente interessante  ma è  una città  lontana dal mare e d’estate è più calda ed afosa di Tripoli. Per me, che quando mi affacciavo dalla terrazza di casa, vedevo il mare e ne sentivo la "voce", vivere per trentadue anni in questa città, lontana più di cento chilometri dalla costa, non è stato facile.

Tripoli - Il Castello

Firenze - Il Ponte Vecchio

Cosi quando  questo inverno  Robin, un cugino di mia moglie Joanne ed esperto marinaio, conoscendo la mia passione per il mare mi ha chiesto di far parte dell’ equipaggio di una barca a vela per circumnavigare le isole Ebridi interne (Inner Hebrides), situate  nella parte occidentale della Scozia, ho accettato volentieri l’invito. Si avverava dopo tanti anni il mio sogno: navigare con una barca a vela tra i fiordi della Scozia  dove c’è tanto verde e tanto fresco. Non  era comunque solo  questo l'unico  motivo che mi aveva spinto ad accettare  l’invito. Sono sempre.stato un appassionato di barca a vela e facendo questo viaggio avrei avuto  modo di sperimentare di persona come  si naviga in una  barca a vela nell'Oceano Atlantico,  in zone che hanno  condizioni meteo diverse dalle nostre  e dove le forze delle correnti e i dislivelli delle maree sono diverse e  più accentuate rispetto al  nostro Mar Mediterraneo. Questa per me sarebbe stata  la  prima esperienza in  barca a vela ad un latitudine così alta.  Mia moglie Joanne, Nord Irlandese di nascita,  conosce molto meglio di me quei posti. Prima di partire mi  aveva  consigliato di portarmi, oltre ai normali vestiti , agli stivali e alla cerata , che è il vestito da marinaio in tela impermeabilizzata contro vento e pioggia, anche  un paio di calzamaglie da sci e alcuni  maglioni di lana. Sapevo che l’equipaggio sarebbe stato formato da sei persone. Oltre a me ci sarebbero stati : Robin Lindsay, cugino di mia moglie e medico di famiglia  ormai in pensione, provetto marinaio con vari anni d'esperienza in barca a vela ; Ruth Lindsay, sua moglie, fisioterapista, anche lei in pensione, e che ha sempre accompagnato suo marito  nelle sue escursioni marine.; John Lindsay , ingegnere civile,  fratello di mia moglie, anche lui amante del mare e dell’ambiente marinaro; Frank Smyth, amico e coetaneo di Robin, vecchio lupo di mare, armatore e  skipper della barca , un tempo proprietario di un cantiere navale a Belfast;  Muriel, sua moglie, anche lei provetta marinaia , completava il sestetto.

Da sinistra: Muriel, Frank, Robin, Ruth e John

L’imbarco era stato  fissato per la sera di domenica  14 agosto 2005 nella marina   di Belfast, chiamata Bangor Marina, dove da qualche giorno era ormeggiata la barca a vela su cui ci si doveva imbarcare. Questa barca costruita con un albero maestro, randa e fiocco , lunga circa dodici metri e larga circa quattro, è stata chiamata  "Slioch "   in onore di una bella montagna scozzese.

Slioch

Incoraggiato dal mio amico tripolino Gianni De Nardo, anche lui amante della natura e del mondo anglosassone, annoto sul mio diario gli appunti di questo viaggio.

Gianni de Nardo

 

Grazie Gianni per il tuo incoraggiamento!

 

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