La stanza  di Paolo Savasta

Paolo Sava    sta

Un sogno italiano, "La Libia"


 

 Prima P R E M E S S A

 

Questo mio multiforme lavoro vuole dare un contributo sia pur modesto, alla conoscenza degli eventi politici internazionali dal 1922 sino allo scoppio del 2° Conflitto mondiale che sfociò in quelle vicende belliche che successivamente dal 1940 al 1943, ebbero come teatro di guerra la terra che mi vide nascere - la  mia amata Libia.

Scrivere su una materia così impegnativa e complessa, è per certo impresa non facile!

Sappiano a priori quanti mi leggeranno che non ho pretese di fare critica storica e meno che mai erigermi al rango di storico, né inserirmi impropriamente tra gli illustri storici (a mio avviso pochi), che hanno trattato con obiettività e onestà intellettuale la politica internazionale italiana e le conseguenti nostre guerre africane. Mi sento esclusivamente un dilettante, spronato da passione nella ricerca della verità storica, in tutta modestia e umiltà, ma con certosino sforzo nel reperimento di documenti incontrovertibili atti a far luce  su cause ed effetti di quella guerra.

 

Per le imprese militari, gli eventi esposti hanno precisi riferimenti in date, luoghi, battaglie combattute, armate impegnate con uomini e mezzi. L’autorevolezza delle fonti storiche danno sicurezza e certezza alla trama di questa mia impresa. Citerò episodi di cui, anche se per breve periodo, sono stato attento spettatore o addirittura testimone in Libia.

Ho voluto raffigurare i luoghi ove avvennero e come si svolsero le battaglie in Africa Settentrionale, su mappe topografiche da me disegnate, seguendo fedelmente quelle geografiche di allora e avvalendomi ancora della conoscenza diretta di quei territori, in quanto da me visitati prima e dopo la guerra. I miei grafici possono considerarsi molto vicini alla reale configurazione delle zone ove dal 1940-1943 si svolsero gli avvenimenti bellici descritti.

 

Le note di richiamo, le mappe e le foto tutte numerate sono inserite a fine di ogni capitolo.

 

Per l’esposizione militare ho cercato di essere particolarmente attento a descrivere gli schieramenti degli eserciti che combatterono in Libia: dal nostro Regio esercito dislocato laggiù, alla data del 10 giugno 1940, a quello inglese e tedesco. Al lettore farò anche  conoscere i nomi dei comandanti delle contrapposte formazioni schierate in Africa Settentrionale. Purtroppo per il nostro esercito, nell’arco di quei tre anni di guerra, avvennero molte sostituzioni nell’ambito dei vari comandi, causate sia dalle perdite di alcuni capaci comandanti caduti combattendo, altri perché costretti ad abbandonare il comando per raggiunti limiti di età ed infine altri ancora perché allontanati dai loro comandi per divergenze con le alte cariche militari o addirittura  trasferiti, senza un apparente motivo, da una divisione all’altra. Se qualche lettore, ex combattente in Africa, trovasse discordanze sul nome di qualche comandante, specie di divisione, si renda conto che le ricerche seguite onde conoscere le ragioni di tali provvedimenti, non sempre sono state fruttuose.

Un esempio: la divisione Catanzaro giunta in Libia tra il maggio e il giugno del 1940, al comando del generale Venceslao Spinelli, nel giro di appena sei mesi cambiò ben quattro comandanti; dopo il generale Spinelli, seguirono i generali: Giuseppe Stefanelli, Lorenzo Mugnai e Giuseppe Amico, senza alcuna possibilità d’appurarne le motivazioni.

 

Nel rievocare le battaglie che si svolsero in Africa Settentrionale è doveroso ricordare, oltre alla morte in combattimento di comandanti d’armata o di corpo d’armata, anche i sacrifici di umili soldati che, pur male armati, male nutriti e male equipaggiati, combatterono per tre lunghi anni un nemico bene equipaggiato, bene nutrito e bene armato, oltretutto oppressi dal terribile clima africano con le sue tempeste di sabbia (ghibli), le precipitazioni atmosferiche, caldo soffocante di giorno e notti fredde e umide, tormentati tra l’altro dai ripugnanti insetti del deserto, zecche e pidocchi. Bisogna avere vissuto in Africa, sia pure per poco tempo, per valutare quelle “calamità”.

Nonostante tutte queste avversità, il soldato italiano si comportò con onore, anche se nel dopoguerra certa stampa straniera volle mortificarlo, paragonandolo a soldato poco combattivo e disposto facilmente ad andare verso il nemico con le “mani alzate”.

In questi “insulti”, si è addentrata a pieni mani, la stragrande maggioranza degli storici inglesi, i quali nelle loro descrizioni sul 2°Conflitto Mondiale, hanno sempre disprezzato comandanti e soldati italiani; gli unici a salvarsi da quelle ignobili accuse, furono i paracadutisti della Folgore e i carristi dell’Ariete.

C’è negli inglesi, un arrogante atteggiamento generalizzato e volto a denigrare l’Italia militare. Purtroppo a tale atteggiamento si sono conformati per bassi motivi di evidente faziosità nel dopoguerra, anche italiani politici da strapazzo camuffati da storici.

 

Sin da ragazzo mi sono sempre interessato alla nostra storia militare, dalle guerre del Risorgimento alla 1^e 2^Guerra Mondiale ed oggidì alle missioni di pace che l’esercito italiano svolge fuori dei confini d’Italia.

Ho letto con molto interesse, specie in questi ultimi anni di serena riflessione, dovuta alla mia non più giovane età, libri e “memoriali” di scrittori che veramente hanno vissuto la guerra, combattendo sui diversi fronti e in opposte trincee. Le loro testimonianze, come quelle di quanti pur non avendo preso parte direttamente alle battaglie nel 2° Conflitto, ma che erano ai vertici politici della loro Nazione, sono state oggetto di grande considerazione nelle mie ricerche.

Ho consultato attentamente gli scritti di prestigiosi militari, quali quelli dei marescialli d’Italia Rodolfo Graziani e Giovanni Messe, dei generali Giuseppe Mancinelli (1), Luigi Mondini (2), non mi é sfuggito il libro del generale Carlo Favagrossa (3), non poteva mancare la lettura dei 6 volumi di “Storia della 2°Guerra Mondiale“, edita da Rizzoli-Purnel e  l’interessante libro di Giulio Bedeschi (4). Altre testimonianze le ho trovate nel libro “Borracce di sabbia“ del tenente Franco Mattavelli (5) e nei due libri del paracadutista Raffaele Doronzo (6). Ho letto con interesse altri documentati libri che citerò nella bibliografia.

Ma i due testi più dettagliati, sono quelli di Nino Arena (7) e del generale Mario Montanari (8).

 

NOTA N°1 - Il generale Giuseppe Mancinelli, esperto in problemi militari in quanto dal 1930 al 1936, fu addetto militare presso la nostra Ambasciata di Berlino, in seguito capo di Stato Maggiore dell’armata italo-tedesca in Africa Settentrionale, alle dirette dipendenze del generale Rommel prima, poi del generale Messe.

 

NOTA N° 2 - Il generale Luigi Mondini, già addetto militare alla nostra Ambasciata di Vienna poi in quella di Atene, combatté nella Campagna di Grecia e a fine conflitto fu capo dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito.

 

NOTA N°3 Il generale Carlo Favagrossa, nel corso della guerra fu componente della Commissione Suprema Difesa e capo del Ministero produzione bellica.

 

NOTA N°4 Il Dr.Giulio Bedeschi, combattente nella campagna di Russia, nel suo libro“ In Africa c’ero anch’io “, narra le testimonianze di reduci che hanno  descritto  fatti di guerra di cui furono protagonisti.

 

NOTA N°5 - Il Dr. Franco Mattavelli, allora ufficiale in Africa Settentrionale dal 1941 al 1943, nel libro “Borracce di Sabbia“ descrive  importanti fatti di guerra ai quali partecipò.

 

NOTA N°6 - Raffaele Doronzo, paracadutista della gloriosa divisione Folgore, racconta nei suoi due libri “Folgore e si moriva“ e “Uomini della Folgore“, i più clamorosi ed eroici fatti d’arme di quella invitta divisione.

 

NOTA N°7 - Lo storico Nino Arena, combattente e scrittore di numerosi saggi sulla nostra storia militare, in uno dei suoi ultimi libri, “Italia in  guerra - Retroscena tecnico della disfatta” (il titolo dice già tutto), descrive senza mezzi termini, la nostra impreparazione alla guerra del 1940 con dati precisi sino nei minimi particolari.

 

NOTA N°8 - Il generale Mario Montanari, storico militare affermato, ha scritto ben 4 volumi sulle operazioni di guerra in Africa Settentrionale, per conto dello Stato Maggiore Generale dell’Esercito, descrivendo gli schieramenti degli eserciti contrapposti, rilevando errori tattici e manchevolezze nel coordinamento tra comandi d’Armata, Corpi d’armata e  divisioni, a discapito della condotta di alcune battaglie sia nel nostro esercito quanto in quello inglese.

 

Da questi due ultimi autori ho tratto tanto quanto necessario alle mie ricerche. Naturalmente ho consultato anche testi stranieri, scritti da storici noti e credibili, non tanto per il loro nome ma per il ruolo strategico che ebbero nel corso della guerra: ho letto le “Memorie“ di Sir Archibald Wavel che fu il primo comandante dell’armata inglese in Egitto, quelle del generale francese Maurice Chevalier, di André Tuchet, del mitico e famoso Erwin Rommel. Nè potevo dimenticare di leggere i dodici volumi sulla Seconda Guerra Mondiale, scritti da quel grande statista che fu Winston Churchill. Tutte queste letture durate mesi e mesi, mi hanno gratificato con tanto materiale, che raccolto, selezionato e catalogato é stato utilizzato per la stesura di questo scritto.

 

Nelle mie ricerche sono andato a verificare tutte quelle contraddizioni, riscontrate nei vari testi letti e apparentemente insignificanti ma che in realtà, rileggendoli con attenzione, si sono dimostrati di sorprendente verità storica.

 

Il lavoro é composto da diversi capitoli: nel primo  pongo in evidenza i fatti salienti della nostra politica internazionale che va dal 1922 al 1939, per capire le ragioni che ci spinsero in una guerra così sfortunata e disastrosa. Nel secondo espongo la nostra impreparazione, con gli errori dei vertici militari e politici, che ci lanciarono in una guerra, che si dimostrò subito di movimento, con un apparato bellico obsoleto, deficitario nell’armamento. Infine il terzo, quarto, quinto e sesto capitolo concludono i tre anni di guerra sul territorio libico, egiziano e tunisino.

Ho voluto aggiungere altri due capitoli, settimo e ottavo, ove traccio una breve descrizione di alcuni reparti che parteciparono a quel conflitto, in quanto nell’esporre le battaglie alle quali presero parte, avevo dato loro poco risalto storico; in ultimo le note biografiche di prestigiosi comandanti, sia italiani, che inglesi e tedeschi, i quali caratterizzarono, con le loro gesta, la guerra in Africa.

 

Su quanto ho esposto nel primo capitolo, di quel periodo hanno scritto con obiettività, l’italiano Renzo De Felice e l’inglese Richard Lamb con il suo “Mussolini e gli inglesi “. Di altri autori non ho condiviso le loro esposizioni che hanno dimostrato di essere giornalisti o storici faziosi: mi riferisco in particolare all’inglese Denis Mack Smith e al discusso italiano Angelo Del Boca.

Per il secondo capitolo, le fonti consultate mi hanno permesso di venire a conoscere quanta poca professionalità e quanta negligenza ci fu nel controllo e collaudo dell’armamento prodotto dalle ditte preposte alla costruzione di carri armati, artiglieria, aerei e altro materiale bellico.

 

Nella mia mente affiorano ricordi di quando, attorno a Tripoli, nell’imminenza della guerra, vennero iniziati lavori di fortificazione della città: lavori che invece di essere messi in atto almeno qualche anno prima del nostro intervento nel 2°Conflitto, furono frettolosamente appaltati e iniziati a pochi mesi dallo scoppio della guerra. Di queste ben poche furono completate e per lo più furono lasciate decadere e non solo a Tripoli. Mi risulta inoltre che altre opere difensive incompiute si ebbero a Tobruch e a Bardia (il lettore ne verrà a conoscenza nel terzo capitolo nel quale narro la guerra in Libia).

Per le operazioni di guerra ho trattato solo quelle dello scacchiere dell’Africa Settentrionale che mi riguardano da vicino, in quanto parte degli avvenimenti li ho vissuti in prima persona, poiché allo scoppio delle ostilità vivevo a Tripoli. Nel 1940 avevo 17 anni, ero quindi in grado di dare una reale valutazione degli avvenimenti che in quei momenti si manifestavano. Ho assistito ai preparativi che si realizzavano in Tripolitania per affrontare la guerra. Ho seguito le affrettate opere di difesa attorno a Tripoli, l’arrivo dalla madrepatria delle truppe, subito dirottate alle frontiere della Tunisia e dell’Egitto. Ho sofferto i bombardamenti aerei che gli inglesi effettuavano su Tripoli quotidianamente. Ho partecipato ai funerali del maresciallo dell’Aria Italo Balbo, abbattuto per errore dalla nostra contraerei nel cielo di Tobruch. Ricordo l’arrivo a Tripoli del primo contingente militare tedesco dell’Afrika Korps e la loro imponente sfilata per le vie della città. Il ricordo maggiormente drammatico, scolpito ancora nella mia mente resta il bombardamento navale inglese su Tripoli del 21 aprile del 1941.

 

Spero che questo scritto venga letto soprattutto dai giovani che poco o niente sanno di quella guerra conclusasi così tragicamente per il popolo italiano, nonostante i sacrifici che i loro nonni e padri sopportarono con stoicismo, combattendo su tutti i fronti. A questi giovani é stata certamente insegnata la storia di quel periodo volutamente distorta e falsata. A loro desidero fare sapere che noi, giovani di allora, andammo in guerra perché quella guerra la sentimmo giusta, accorremmo volentieri al richiamo della Patria e le nostre sofferenze, i nostri sacrifici, le nostre ferite furono accettate in nome del sacrosanto amor di Patria con la P maiuscola, perché terra dei Padri e non di paese, come oggi viene sostituita la parola Patria, purtroppo anche nei discorsi ufficiali di molti politici nostrani.

Nella mia “forma mentis” ho voluto scrivere questo libro in maniera sintetica e incisiva, senza enfatizzare fatti salienti, seguendo un filo conduttore semplice, dando ampio rilievo e visione globale agli episodi di qualche rilevanza, evidenziando senza retorica o pregiudizi di parte le colpe, le divergenze e anche le incapacità di coloro che avevano in mano le leve di comando e che spesso non seppero comandare, lanciandoci in inutili imprese di guerra come in Albania, Grecia, Jugoslavia e Russia, sottovalutando lo scacchiere della Libia, disperdendo così tante forze militari che invece sarebbero state necessarie in Africa Settentrionale. Infatti se disponibili, avrebbero mutato a nostro favore molte battaglie, senza sacrificare inutilmente tanti valorosi comandanti e soldati.

 

In questo lavoro, il lettore troverà parte della storia e della politica della mia amata Patria e ancora leggende di guerra, brani di vita vissuta, comandanti eroi e comandanti meno eroi, battaglie vinte e perdute, inoltre verrà a conoscere episodi quasi sconosciuti che si verificarono nel corso della guerra, alcuni inediti in quanto vissuti dall’autore, di altri ne sono venuto a conoscenza attraverso testimonianze di reduci che ho avuto occasione di incontrare nei raduni di noi ex combattenti. Sono episodi di guerra, alcuni tragici ma altri a lieto fine. 

Chi leggerà il libro sino all’ultima pagina, certamente noterà in esso l’amore che nutro per la mia Patria e per la “mia“ Libia, dove ho lasciato metà della vita.

 

Prima di chiudere questa “Premessa“ vorrei porgere un sentito ringraziamento allo storico Nino Arena, che tanto mi ha aiutato nella stesura di questo libro, con consigli e invio di foto e documenti storici inediti.

 

E’ doveroso da parte mia ringraziare anche il generale di C.A. Rodolfo Pampalone Morisani, il generale di C.A. Luigi Talò, l’amico Paolo Consolini già ufficiale dei Lagunari, i quali hanno letto le bozze di questo mio libro e sia pure con qualche critica utile mi hanno incoraggiato a proseguire nel lavoro.

 

 

 

                                                              L’AUTORE

  

 


01 Origini  e vicissitudini dei Savasta
02 Prefazione
03 Dedica
04 Premessa 01
05 Premessa 02
06 1° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
07 2° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
08 3° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
09 4° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
10 5° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
11 6° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
12 7° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"
13 8° capitolo - Un sogno italiano "La Libia"