Un sogno italiano, la Libia 

Capitolo VIiI°

Paolo Savasta

 

CAPITOLO OTTAVO

 

                            

NOTE BIOGRAFICHE SU  VALOROSI PROTAGONISTI NELLA GUERRA IN AFRICA

 

 

MARESCIALLO DELL'ARIA  ITALO BALBO

Nasce a Quartesana, in provincia di Ferrara nel 1896, appena diciottenne partecipa alla 1^ Guerra mondiale, prima negli alpini poi tra gli arditi, per il suo eroico comportamento consegue la promozione a sottotenente per merito di guerra. Congedato riprende gli studi universitari laureandosi in Scienze Politiche;  nel 1933 gli viene concessa, dalla Università di Padova, la laurea "honoris causa" in ingegneria.

Entra giovanissimo nel nascente Partito Fascista e nel 1921, ad appena 25 anni è nominato Segretario federale di Ferrara. Fu uno dei maggiori esponenti nazionali del Partito; fece parte del famoso Quadrumvirato partecipando alla marcia su Roma. Nel 1925 è nominato sottosegretario alla Aeronautica con il grado di generale pilota e nel 1933 ministro. Imprime sollecito impulso alla modernizzazione dell'aviazione portandola ad essere tra le prime nel mondo di allora.

Famose le sue crociere aeree: nel 1928 quella nel Mediterraneo, nel 1929 la Taranto - Odessa, nel 1931 la Orbetello - Rio de Janeiro. Quella che gli dette prestigio e gloria fu la trasvolata, con 24 aerei, da Orbetello - Chicago a New York nel 1933; al suo rientro in Roma, Mussolini lo nomina maresciallo dell'Aria. Nel 1934 viene inviato a Tripoli come Governatore generale della Libia e comandante superiore di tutte le forze armate dislocate in quel territorio.

Durante il suo governatorato valorizza la Libia con grandi opere: famosa la Litoranea Balbia un arteria lunga 1.820 Km. e tutta asfaltata, che partendo dal confine tunisino arrivava a quello egiziano attraversando ben 600 Km. delle zone desertiche della Sirtica.Svolse una sana politica verso la popolazione indigena, dando loro ampia libertà di religione e di studio. Fu promotore alla concessione della cittadinanza italiana ai libici.

Italo Balbo inoltre dette un grande impulso alla valorizzazione archeologica della Libia, portando alla luce, le imponenti rovine di Leptis Magna, Sabratha, Cìrene e Apollonia. Fu un vero colonizzatore amato e benvoluto dai libici come dagli italiani nati e residenti in Libia. Sviluppò molto il turismo e lo sport automobilistico ed aereo.

Nel campo militare impresse un notevole impulso dì modernità alla sue truppe; ottenne, lottando contro pregiudizi e assurde gelosie a livello dì Capi di SMG e di R.E.,la costituzione in Libia della prima scuola italiana di paracadutismo militare, forgiò soldati che furono orgoglio della nazione per le loro gesta in guerra. Dovette battersi a lungo per avere legittimazione ufficiale e riconoscimento giuridico per quel suo progetto. Fu contrario alla nostra partecipazione alla guerra, cercando con la sua autorità ed il suo prestigio di convincere Mussolini ad evitare di coinvolgere l'Italia in una guerra soprattutto a fianco della Germania nazista. Purtroppo il suo sforzo fu vano.

Allo scoppio delle ostilità, conoscendo la nostra impreparazione militare, perorò inutilmente a Roma l'invio in Libia di mezzi e materiali idonei e indispensabili, ma non fu esaudito e ne pagammo le conseguenze. A pochi giorni dall’inizio della guerra, per un tragico errore, venne abbattuto dalla nostra contraerea. La morte di Balbo scosse l’opinione pubblica italiana,  ma soprattutto colpì gli italiani di Libia e la popolazione emancipata libica. Gli imponenti funerali si svolsero a Tripoli con la commossa partecipazione di tutta la cittadinanza italiana e libica.

 

 

MARESCIALLO D'ITALIA  RODOLFO GRAZIANI

Nasce l'11 agosto 1882 a Filettino, paese della Ciociaria a 1083 metri sul livello del mare, ai limiti delle Regioni Abruzzo - Lazio. Figlio di un medico condotto, da giovane studia presso seminario di Subiaco, completando gli studi liceali a Roma. Nominato ufficiale effettivo a seguito di concorso viene assegnato per la sua alta statura, al primo reggimento granatieri di Sardegna di stanza a Roma.

Nel 1908, a domanda, è destinato in Eritrea, prima a Massaua poi all'Asmara. Nel 1914 presta servizio in Tripolitania e allo scoppio della 1A Guerra mondiale, rientra in Italia assegnato al 3°Corpo d'armata del Duca d'Aosta, schierato nel fronte dell'Isonzo noto per le sue sanguinose battaglie. Il giovane ufficiale si comporta eroicamente e per meriti dì guerra è promosso capitano. Le sue spiccate doti militari, fanno sì che pur essendo capitano, assume il comando del 132° reggimento fanteria.

Ad appena 32 anni, sempre per meriti di guerra, viene promosso al grado di Maggiore. Durante la battaglia sul Colle della Beretta (Massiccio del Grappa), nella notte dell'11 al 12 dicembre 1917 viene ferito. Nella primavera del 1918, lo troviamo ancora in linea sull'Altopiano di Asìago ove è nuovamente ferito. Verso la fine della guerra, sempre per meriti militari, consegue la promozione al grado di colonnello (aveva solo 35 anni)divenendo così il più giovane colonnello dell'esercito italiano. Dal 1918 al 1921 è trasferito in Macedonia quale comandante del 61°reggìmento fanteria di presidio nei Balcani.

Rientrato in Italia assume a Parma il comando di un altro reggimento e nel 1924 destinato nuovamente in Tripolitania con il grado di generale di brigata, con il compito di domare la rivolta araba e riconquistare quei territori che giocoforza si era stati costretti ad evacuare, causa della nostra entrata nel 1° Conflitto mondiale. Memorabile fu la conquista di Cufra nel 1929 e la messa in opera del famoso reticolato di oltre 270 chilometri sul confine egiziano che da Bardia arrivava sin oltre Giarabub.

Graziani rimane in Libia sino al 1934, quando ormai la pacificazione era completata. Richiamato in Patria assume il comando del corpo d'armata di Udine. Nel 1935 quale comandante d'Armata viene inviato in Somalia al comando di tutte le forze armate colà dislocate. Dopo 22 anni ritornava così in Africa Orientale. Ora mi pongo una domanda: perché Graziani fu inviato in Somalia, che non conosceva affatto e non in Eritrea ove godeva ancora di grande simpatia e prestigio presso le nostre truppe indigene? Viene da supporre che ebbe il suo peso la rivalità con il generale Badoglio, allora capo di Stato Maggiore Generale, il quale volle emarginare Graziani affidandogli un comando importante ma non troppo. Peraltro la Somalia durante le operazioni di guerra in Africa Orientale ebbe importanza determinante nella conquista dell'Etiopia. Graziani quando giunse in Somalia, volle studiare profondamente la situazione militare esistente e notò subito le precarie condizioni sopratutto dei mezzi di trasporto. Chiese allora a Roma l'invio di tutto il materiale occorrente per intraprendere un'azione militare ma Roma rispose di non essere in grado di sopperire alle esigenze richieste e consigliò Graziani, da non intraprendere alcuna offensiva e di mantenersi solo sulla difensiva.

Il generale, che aveva valutato l'importanza di un attacco alle truppe etiopichedal Sud, pensò subito di attuarlo, ma dovendo attraversare vasti territori anche boscosi, aveva bisogno dei mezzi necessari e cioè veicoli speciali tipo Caterpillar, automezzi e ovviamente carburante. Dato che da Roma non arrivavano gli indispensabili supporti logistici, di propria iniziativa decise di acquistare il materiale necessario da ditte americane, giapponesi, indiane e del Sud Africa, impiegando i fondi che aveva a disposizione quale governatore della Somalia.

Nonostante le sanzioni e l’embargo decretato da 52 nazioni contro l’Italia, gli USA non sollevarono particolari problemi politici, fornendo all’Italia fascista tutto il materiale richiesto e necessario alla guerra contro l’Etiopia. Il materiale ovviamente ordinato arrivò a Mogadiscio in brevissimo tempo e così  Graziani ebbe la possibilità d’iniziare e portare velocemente a termine la sua avanzata in territorio nemico.

 

 

Con un balzo di 400 Km. occupò Neghelli che era considerata la porta principale di entrata in Addis Abeba; indi proseguì decisamente su Harrar permettendo alle truppe del maresciallo Badoglio che provenivano dal Nord, di arrivare facilmente ad occupare, il 5 maggio 1936, Addis Abeba.

Il 9 maggio il Re Vittorio Emanuele III, dietro proposta di Benito Mussolini  nominò Graziani maresciallo d’Italia, concedendogli anche il titolo di Marchese di Neghelli ed il Mandato di Viceré d’Etiopia.

Al termine dell’Alto incarico di Viceré d’Etiopia e dopo il grave attentato subito in Addis Abeba, il maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, rientra in Italia ove gli vengono tributari gli onori di rito.

Il 3 settembre del 1939 fu nominato capo di Stato Maggiore dell’Esercito, carica che ricoprì per soli 9 mesi in quanto a fine giugno 1940, dovette accorrere nuovamente in Libia per sostituire Italo Balbo morto tragicamente nel cielo di Tobruch il 28 giugno.

Quale comandante superiore di tutte le forze armate in Libia e delle operazioni in quel territorio, non senza dissensi con gli alti comandi di Roma, dette inizio alla prima offensiva contro gli inglesi e conquistò  Sidi el Barrani. Ma   la controffensiva del generale inglese Wavell, costrinse Graziani alla disastrosa ritirata che portò il nemico sino ai confini della Tripolitania.

 

Per quella disfatta furono mosse al maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, severe critiche che certamente a mio avviso non meritava dato che le pressioni di Roma lo avevano indotto ad intraprendere prematuramente quella impresa. Amareggiato dalle aspre critiche l’8 febbraio del 1941 presentò le dimissioni dall’Esercito e lasciò la Libia che tanto aveva amato, ritirandosi nelle sua tenuta di Arcinazzo.

Dopo l’8 settembre 1943, Benito Mussolini, che al Nord aveva istituito la Repubblica Sociale Italiana, per continuare la guerra contro gli anglo-americani, lo chiamò a se per affidargli la costituzione dell’Esercito Repubblicano. Graziani accettò quello incarico e aderì alla R.S.I.

A fine guerra oltre alla prigionia in un campo di concentramento in Algeria, dovette subire al rientro in Italia un umiliante processo culminato con la degradazione. Si concluse così la vita militare di un valoroso Soldato che per quasi 40 anni aveva servito fedelmente la Patria.

 

 

 

GENERALE PIETRO  MALETTI

Nel 1928 arriva in Libia con il grado di Maggiore assumendo il comando di un reparto di meharisti.

Nella conquista dell'oasi di Gialo in Cirenaica, si distingue per il suo comportamento eroico, tanto da essere promosso sul campo, per meriti di guerra, a Tenente Colonnello. Nel 1935 partecipa alla guerra di Etiopia con il grado di Colonnello, sempre al comando di reparti mobili indigeni di cavalleria coloniale.

Al termine della guerra etiopica consegue il grado di

generale di brigata.

Nel 1938, rientra in Libia e allo scoppio delle ostilità, assume il comando dì un raggruppamento mobile, formato in maggioranza da soldati libici. Per il suo carisma il raggruppamento, pur essendo alle dipendenze del X Corpo d'armata, ebbe la denominazione ufficiale di: "Raggruppamento Maletti", con  larga autonomia operativa. Nei comunicati e  bollettini di guerra, la formazione venne sempre citata come " Raggruppamento Maletti ".

Durante l'offensiva inglese del dicembre 1940, nella difesa del caposaldo di Sidi Omar, rimase ucciso dal tiro di una mitraglia partito da un carro armato inglese Mathilde.

 

 

Il suo corpo verrà recuperato dopo diversi giorni e seppellito nel cimitero di Bengasi.

Alla sua memoria gli fu conferita la Medaglia d'Oro al Valore Militare.

GENERALE di C.A. ANNIBALE BERGONZOLI

Nato a Cannobio (Novara) nel 1884, fu combattente durante la 1^ Guerra mondiale con il grado di capitano e pur comportandosi onorevolmente non riuscì ad emergere. La sua capacità militare ebbe lustro durante la guerra di Spagna (1936-1939), quando al comando della famosa divisione "Frecce nere" conseguì clamorosi successi in aspri combattimenti.

Per quelle azioni il generalissimo Franco lo decorò della "Laudana d'argento". I suoi soldati lo chiamarono con sincero affetto "barba elettrica" a causa della sua barba rossiccia che sì diceva emanasse riflessi aurei. Durante il 2° Conflitto mondiale fu molto apprezzato dagli inglesi che ne seppero valutare il .coraggio e la competenza e lo temettero come avversario.In Africa Settentrionale, allo scoppio delle ostilità, ebbe il comando del XXIII Corpo d'armata. Durante la 1^ offensiva inglese, difese eroicamente la piazzaforte di Bardia di cui aveva avuto il comando.

Caduta Bardia, riuscì a sfondare l'accerchiamento in cui si era trovato ed a raggiungere con una avventurosa marcia la piazzaforte di Tobruch. Durante la ritirata in Cirenaica, il generale Bergonzoli venne catturato e in prigionia fu trattato con grande rispetto, sebbene dopo i tragici fatti dell'8 settembre rifiutò sempre di collaborare con gli alleati.

MARESCIALLO D'ITALIA  ETTORE BASTICO

Nasce a Bologna nel 1876. Con il grado di capitano dei bersaglieri combatte nella guerra libica dal 1911 al 1913. Partecipa poi nella 1^ Guerra mondiale 1915 -18. Nelle due guerre si comporta eroicamente tanto da meritare promozioni per merito dì guerra a gradi superiori. Nel 1935 partecipa ininterrottamente alla guerra etiopica al comando di una divisione.

Dal 1937 al 1939 è in Spagna in aiuto del generalissimo Franco e a fine di quella guerra rientra in Italia, con il grado di comandante di Corpo d'armata. Nel 2° Conflitto Mondiale viene posto al comando delle forze armate dislocate in Egeo. Quando nel 1941, il generale Gariboldi che aveva sostituito Graziani , dovette rientrare in Italia per altro incarico, il generale Bastico viene inviato in Libia a sostituirlo, dove oltre ad assumere il comando di tutte le forze armate operanti su quel territorio, è nominato anche Governatore generale della Libia. Nel corso della guerra in Africa assume il comando formale anche su alcuni reparti tedeschi di Rommel. Nel 1942, viene insignito dell'alta carica di maresciallo d'Italia e rientra in Italia per altro incarico.

 

 

 

MARESCIALLO D'ITALIA GIOVANNI MESSE

Nasce a Mesagne, paese nell'entroterra pugliese tra Brindisi e Francavilla Fontana, nel 1883. Inizia la sua carriera militare come sottufficiale e dal 1903 al 1905, fa parte del nostro corpo di spedizione militare in Cina, sempre come sottufficiale. Nel 1910 per meriti militari viene nominato ufficiale e partecipa alla guerra libica, dal 1911 al 1916. Rientrato in Italia durante la 1^ Guerra mondiale, è subito inviato al fronte con il 9° reparto d'assalto.

Nel 1917, sempre per meriti di guerra consegue la promozione a maggiore. Nel corso delle battaglie sull'Isonzo, viene ferito in combattimento e decorato al valore militare. Fu protagonista del vittorioso combattimento sul Grappa con il 9° reparto d'assalto, che portò alla conquista del Colle della Beretta e del Col Moschin.

Dopo il 1° Conflitto mondiale lo troviamo quale Aiutante di Campo di S.M. Vittorio Emanuele III e nel 1928 al comando del 9°reggimento bersaglieri. Nel 1935, con il grado di Generale di Brigata, partecipa in Etiopia alla conquista dell'Impero. Rientrato alla fine della guerra, è inviato nel 1939 in Albania, come vice comandante del nostro corpo di occupazione. La guerra contro la Grecia lo trova sul campo dal 1940 al 1941.

Dal 1941 al 1942 è in Russia quale comandante del C.S.I.R. (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) dove, pur disponendo di truppe assolutamente male supportate logisticamente, riesce a tenere saldamente le posizioni assegnategli e respinge in più occasioni il nemico che avanzava verso il Donetz in Ucraina. Quando il C.S.I.R. per la maggiore consistenza di uomini e mezzi divenne ARM.I.R. (Armata Italiana in Russia) al comando del generale Italo Gariboldi, il generale Messe, trovandosi in sottordine, chiese ed ottenne il rimpatrio. A gennaio del 1943, venne inviato in Tunisia quale comandante della 1^ Armata italiana con prerogative di comando anche su alcune G.U.tedesche. Nonostante l'eroico comportamento delle sue truppe fu costretto a ripiegare sulla penisola di Capo Bon, ove intendeva resistere ad oltranza, anche se la situazione militare fosse ormai avviata a negativa conclusione. Ricevette invece l'ordine da Benito Mussolini, di chiedere la resa ove le circostanze lo avessero imposto evento che si avverò alcuni giorni più tardi. Contemporaneamente a tale decisione Vittorio Emanuele III su proposta di Mussolini lo nominò maresciallo d'Italia (era il 13 maggio 1943).

Catturato venne condotto prigioniero in Inghilterra. A seguito dell'armistizio, fece richiesta della liberazione, ad appena 6 mesi dalla sua cattura e nel mese di novembre 1943, rientrò in Italia mettendosi agli ordini di Pietro Badoglio allora capo del Governo italiano di Brindisi. Assume la carica di capo di Stato Maggiore Generale del nuovo esercito Italiano del Sud; tale sua scelta suscitò ovviamente aspre critiche anche perché considerato di provati sentimenti fascisti, aveva combattuto contro l'URSS ed era stato decorato più volte di onorificenze tedesche. Partecipò alla campagna italiana di Liberazione con gli anglo-americani e nel 1947 fu collocato nella riserva.

Ormai libero da ogni impegno militare si dedicò alla ricerca storica e alla politica e nel 1953 è eletto senatore della repubblica nelle liste del partito Monarchico. In seguito rieletto per il partito della Democrazia Cristiana e nella terza legislatura ancora eletto con il partito Liberale.

Scrisse opere importanti della nostra storia militare che ho in parte lette con grande interesse. A mio parere le opere di maggiore interesse sono le seguenti:

Come finì la guerra in Africa Settentrionale - Edizione 1943;

La guerra al Fronte Russo - Edizione 1947;

La 1^  Armata in Tunisia - Edizione 1950

Nel 1968 questo illustre personaggio si spense in Roma.






TEN. COLONNELLO FERDINANDO TANUCCI NANNINI

Nasce a Foggia nel 1896, giovanissimo partecipa alla 1^ Guerra Mondiale, quale volontario nei bersaglieri,guadagnandosi le prime decorazioni al valore militare. Lo troviamo come volontario nella guerra di Spagna dal 1936 al 1939, ove merita altre decorazioni tra queste, due "Cruz de guerre" spagnole. Nel 2° Conflitto Mondiale ottiene il comando del gruppo battaglioni Giovani Fascisti impegnati in Africa Settentrionale; nella battaglia di Bir el Gobi venne ferito gravemente.

Questo il suo " Curriculum militare": quattro medaglie d'Argento al valore militare, tre di Bronzo, cinque Croci al merito di guerra.

Dal comando tedesco fu decorato, sempre per il suo eroico comportamento in guerra con: la Commenda della Aquila tedesca con Spade e la Croce di ferro di 2^ Classe. Nelle sue tante campagne di guerra, rimase ferito due volte venne considerato Grande Invalido. Morì a Napoli il 20 agosto 1981

MAGGIORE FULVIO BALISTI

Nasce a Ponti sul Mincio (Mantova) nel 1890. Partecipa alla 1^ Guerra Mondiale da volontario nella specialità dei granatieri e per il suo eroico comportamento, ricevette la promozione al grado superiore per meriti dì guerra e una prima M.B.V.M, alla quale fanno seguito altre due M.A.V.M. In quella guerra rimase ferito gravemente. Volontario nell'impresa Fiumana con Gabriele d'Annunzio, del quale fu anche suo segretario.

Allo scoppio del 2° Conflitto Mondiale, pur avendo ormai 50 anni e quindi in zona d'esonero dal servizio militare, chiese di essere arruolato volontario e sempre da volontario assume il comando del 1° battaglione GG.FF. e nell'epopea bellica di Bir el Gobi, venne nuovamente ferito gravemente perdendo una gamba. Decorato dì tre medaglie d'Argento al valore militare, una di Bronzo e >e della Stella d'oro Fiumana, la terza M.A.V.M. gli verrà concessa per l'eroico comportamento nella battaglia di Bir el Gobi.

Rientrato dalla prigionia si dedicò alla poesia e allo studio della letteratura. Fu considerato maestro di vita, per le sue impareggiabili imprese e per il suo amore per l'Italia e gli italiani. Prima di morire volle donare la sua casa e le sue terre ai superstiti del Reggimento "Giovani Fascisti", ove ora sorge la storica Sede e il Sacrario.

 

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