LA STANZA  di VALENTINO PARLATO
  

Valentino Parlato
   

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QUESTIONE MORALE

Politici, il potere fa ladri

Parlato: «Il Pd è meno corrotto perché non governa».

di Gabriella Colarusso

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(© LaPresse) Valentino Parlato, fondatore de Il Manifesto.

 

Un Parlamento impegnato più a decidere se mandare in galera i suoi eletti che non a governare il Paese. Avvisi di garanzia e richieste d'arresto che fioccano su Montecitorio come il numero delle leggi mai approvate e neppure discusse.
Scandali, inchieste, questioni morali. Di fronte alle vicende di queste settimane, che hanno già aperto la via del carcere al deputato Pdl Alfonso Papa, e stanno mettendo in profondo imbarazzo il Partito democratico con l'affaire Penati, il caso Tedesco e i guai giudiziari di Franco Pronzato, Valentino Parlato, 80 anni, giornalista e padre storico della sinistra italiana, guarda con amarezza a quella che considera l'eclissi della politica.
UNA POLITICA DEQUALIFICATA. «La questione morale nasce da una dequalificazione generale della politica e vale tanto per la destra quanto per la sinistra. Viene fuori quando non ci sono più le idee», ha detto al telefono da Roma.
Nel 1994, quando l'allora magistrato di Mani pulite, Antonio Di Pietro, chiese e ottenne la custodia cautelare in carcere per Francesco Di Lorenzo e Giulio Di Donato, Parlato polemizzò con il gruppo garantista del Manifesto guidato da Rossana Rossanda, perchè considerò quella misura una «barbarie necessaria».
«Se non fossero stati incarcerati dai magistrati, De Lorenzo, Di Donato, e gli altri protagonisti di Tangentopoli, non avrebbero confessato niente, e Craxi sarebbe ancora al Raphael», dichiarò alCorriere della Sera.
GARANTISMO RIVEDUTO E CORRETTO.  Boccone amaro per uno che si era sempre professato garantista. E che oggi, invece, sugli arresti e le condanne scritte senza processo ci va molto cauto, come sul caso di Alfono Papa: «Avrei votato contro o mi sarei astenuto. Queste votazioni non mi convincono. Non è la Camera che deve giudicare se uno deve andare in galera o no. Se non c'è stato un processo, e una condanna definitiva, allora non era il caso di arrestarlo».

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DOMANDA. Parlato, lei dice di non aver mai condiviso la “questione morale”, né nella versione berlingueriana né in quella attuale. Perchè?
RISPOSTA. Non mi ha mai convinto, perchè la questione morale si riferisce prevalentemente al privato, al comportamento dei singoli, emerge quando c'è una sorta di eclissi della politica, quando non c'è più contrasto di grandi ideali, ma si scende sul terreno delle accuse privatistiche, di furto o favoreggiamento.
D. O di occupazione totale della società da parte dei partiti, come diceva Berlinguer.
R. Anche la questione morale di Berlinguer si riduceva a un enfasi retorica, fuori della politica, che quando è buona politica è di per sé morale.
D. I casi però si susseguono: Penati, Tedesco, Pronzato. C'è una questione morale nel Pd?
R. Anche nel Pd possono esserci disonesti, ma i personaggi sotto accusa hanno dato le dimissioni dalle loro cariche in attesa di giudizio.
D. Penati si, Tedesco no, è ancora senatore.
R. Ricordo però che Tedesco non è stato mandato in prigione anche per i voti della maggioranza.
D. E di alcuni senatori del Pd, partito che però alla Camera ha votato compatto per l'arresto di Papa. Perchè Papa sì e Tedesco no?
R. Pasticci di un parlamento piuttosto sconnesso.
D. Ma lei avrebbe votato sì all'arresto di Papa?
R. Avrei votato contro o mi sarei astenuto. Se non c'è stato un processo, e una condanna definitiva, allora non era il caso di arrestarlo.
D. Nelle ultime battaglie parlamentari, i democratici hanno fatto della questione morale il centro della loro azione politica. Che fine ha fatto il garantismo del Pd?
R. Direi che è il deficit di politica forte che porta sul piano della moralità. Anche la questione morale di Berlinguer fu sollevata ed enfatizzata in un momento di crisi politica del Pci.
D. Ma esiste una sinistra non garantista?
R. La sinistra è e dovrebbe essere garantista. Solo che ogni tanto perde la testa.
D. Non sarà anche colpa di quel senso di superiorità morale, che ancora c'è a sinistra, per cui la corruzione è un tratto antropologico della destra?
R. Nel caso italiano direi che questo è vero. Ci possono essere anche destre ipermorali, ma in Italia la destra è un potere corrotto e corruttore.
D. A destra malaffare, a sinistra solo “mele marce”?
R. Il malaffare è più agevole per chi ha il potere e la destra è al potere. La sinistra non è al governo, sta fuori dal potere e pertanto, se anche fosse peccatrice di natura, avrebbe difficoltà a peccare.
D. Cioè? Dice che se il Pd fosse al governo sarebbe esposto allo stesso grado di corruttibilità del Pdl?
R. Sì. Il limite al potere è anche un limite alla corruzione. La superiorità morale della sinistra è quasi d'obbligo: ha meno possibilità di peccare e ha una storia un po' più morale.

Mercoledì, 27 Luglio 2011


      
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