LA STANZA  di  ANGELO NICOSIA
  


Angelo Nicosia



Cliccate sulle foto per ingrandirle

AGIRA,

Il mio paese, anzi dal 2017 la mia Città


di Angelo Nicosia

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

NOTIZIE STORICHE

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 le forze Alleate britanniche, americane e canadesi sbarcarono sulle spiagge della Sicilia, ancora controllata dalle forze dell’Asse, nell’ambito della cosiddetta "Operazione Husky". Nell’arco di terra tra Licata e Siracusa si riversarono 160.000 soldati; 4000 aerei da combattimento e da trasporto fornirono l’appoggio dal cielo mentre nel mare ci furono 285 navi da guerra, due portaerei e 2.775 unità di trasporto.
Lo sbarco in Sicilia fu la seconda più imponente operazione offensiva organizzata dagli Alleati nella seconda guerra mondiale, la più vasta in assoluto nel settore del Mediterraneo. Per la prima volta apparvero i DUKW,
camion anfibi a sei ruote,

 e il LST, mezzo da sbarco per i carri armati. Nella fase iniziale furono sbarcate ben sette divisioni (tre inglesi, tre americane e una canadese).
La Sicilia fu liberata in soli trentanove giorni quando, il 17 agosto, le truppe Alleate entrarono a Messina, dopo aver conquistato tutte le altre importanti città (Palermo il 22 luglio, Agira il 28 luglio, Catania il 5 agosto) e costringendo i tedeschi alla fuga verso la Calabria.
Nella zona della provincia di Enna in particolare tra il Piano di Caramitia e Agira le truppe canadesi incontrarono una forte resistenza da parte delle truppe italo-tedesche che dall’alto della montagna dove erano arroccate riuscirono per molti giorni a ritardare le truppe alleate e queste ebbero innumerevoli perdite di combattenti che in atto sono tutti sepolti nel Cimitero Canadese in vicinanza del Lago Pozzillo
Nel piano "Operazione”Husky". la ’VIII^ Armata avrebbe attaccato quella parte di costa situata tra Siracusa e Pozzallo, con quattro divisioni (la 5^ e la 50^ del XIII° Corpo d’Armata, la 1^ canadese e la 51^ Highland del XXX° Corpo d’Armata) e una brigata indipendente (la 231^ di fanteria) con lo scopo di conquistare il porto di Siracusa e le zone di sbarco intorno a Noto e Pachino, per poi prendere contatto con la VII^ Armata del generale Patton a Ragusa.


Le forze avrebbero proseguito verso nord per impadronirsi dei porti di Augusta e di Catania e dei campi di aviazione di Gerbini, tutti importanti obiettivi strategici, per poi spingersi alla conquista di Messina e isolare le truppe dell’Asse dall’Italia continentale.
La VII^ Armata sarebbe dovuto sbarcare nell’area del Golfo di Gela, tra Licata e Capo Scaramia, con due divisioni del II° Corpo d’Armata, la 1^ divisione ,chiamata”Dime Force”, che doveva attaccare Gela) e la 45^ chiamata ”Cent Force”, che avrebbe attaccato Scoglitti, la spiaggia a 11 km da Vittoria ), più una sotto task force separata “Joss Force” composta da 27.000 uomini della 3^ divisione guidata dal generale Lucian Truscott


(rinforzata da un battaglione di Rangers e da una rappresentanza di 900 marocchini) che doveva dirigere un attacco simultaneo contro Licata. I principali obiettivi della Task Force americana erano il porto di Licata e i campi di aviazione di Ponte Olivo, Comiso e Biscari, per poi prendere contatto a Ragusa con le truppe dell’VIII^ Armata e proteggere il loro fianco sinistro.
Prima degli sbarchi delle due Armate erano previsti atterraggi di truppe aviotrasportate e di alianti della 1^ Brigata di sbarco aereo e dell’82^ divisione aviotrasportata per ostacolare i movimenti e le comunicazioni nemiche e per aiutare a impossessarsi dei campi d’aviazione nel settore di Gela e l’importante ponte sul fiume Anapo a sud di Siracusa.

Le forze navali, infine, erano suddivise in due task forces (orientale e occidentale) e dovevano appoggiare gli sbarchi delle due Armate, sostenendole con il cannoneggiamento navale. L’imponente flotta di 3200 navi riunite per l’operazione”Husky” fu la più gigantesca che si sia mai vista nella storia mondiale.
Dopo pochi giorni, il 17 agosto del 1943, con l'occupazione di Messina e la ritirata delle truppe italo-tedesche in Calabria l’Operazione”Husky".si concluse in soli 39 giorni, con l’occupazione dell’intera Sicilia da parte degli Alleati.
 
Il Governo italiano, il 3 settembre 1943, fu costretto a firmare a Cassibile,vicino Siracusa l’Armistizio che permise agli alleati angloamericani di continuare la guerra in Italia contro le sole forze armate tedesche.
 
Com’è noto, ai più anziani che leggeranno il mio scritto, in seguito alla firma dell’armistizio il Re Vittorio Emanuele III ed il nuovo Capo di Governo, maresciallo Pietro Badoglio, fuggirono a Brindisi e da lì nacque il Regno del Sud, in continuità con il Regno d’Italia. In realtà, pur essendo il Governo Badoglio riconosciuto dagli Alleati, esso godeva solo di una limitata indipendenza ed era sottoposto al controllo degli angloamericani.
Il regime d’occupazione in Sicilia, da parte degli alleati continuò con . L'AMGO
AT, Allied Military Government of Occupied Territory (Governo Militare Alleato dei Territori Occupati che mirava al conseguimento degli obiettivi politico-strategici dell’operazione di sbarco in Sicilia, vale a dire a liberare il popolo italiano dal regime fascista e far uscire l’Italia dalla guerra e dall’alleanza con la Germania nazista.

APPUNTI DI VITA VISSUTA

Nella notte tra il nove e il dieci luglio, del 1943, io mi godevo assieme alla mia famiglia le ferie estive a Scoglitti, la spiaggia di Vittoria,

città in cui nel 1889 era nato mio padre Emanuele, ma per fortuna quella notte non dormivamo a Scoglitti, dove avvenne il primo sbarco delle truppe alleate in Sicilia, ma eravamo ospiti di un fratello di mio padre, Giuseppe Nicosia, nonno del recente omonimo sindaco di Vittoria, in una sua proprietà a Sciri, vicino all’aeroporto di Comiso. Una notte da incubi, che è rimasta impressa nella mia mente di giovane sedicenne sino ad oggi e che ovviamente mi accompagnerà ancora per gli ultimi anni della mia restante vita.

Una notte d’inferno piena di suoni, rumori, scoppi fragorosi , cannonate tambureggianti e bagliori nel cielo, attraversato dalle scie luminose dei proiettili traccianti che inseguivano gli aerei alleati e dalle bande luminose delle nostre stazioni fotoelettriche che cercavano di intercettarli. Tutti noi, non ci capacitavamo di tutte quelle numerose cannonate precedute da enormi bagliori che vedevamo dall’alto, lungo la costa tra Scoglitti e Gela, che sembrava tutta incendiata e ovviamente nel dubbio, nessuno della famiglia si coricò quella notte, ma all’alba capimmo il perché di tutto quel fracasso notturno.

I primi carri armati “Sherman” della 50^ Divisione dell’VIII^ armata britannica, comandata dal Generale Montgomery,



scortati e affiancati da centinaia di militari armati, cominciarono a sciamare, lungo tutte le contrade vicine a noi, senza incontrare alcuna resistenza, dirigendosi a nord in direzione di Caltagirone e Piazza Armerina per occupare la Sicilia.

Ma non è di ciò che desidero parlarvi, per questo c’è la storia, ma di ciò che avvenne nel mio paese, AGIRA, che fu occupato dalle truppe Scozzesi e Canadesi il 28 Luglio 1943.

Le notizie che leggerete in seguito, sono state da me annotate leggendo i giornali dell’epoca, ma soprattutto leggendo e riportando, ciò che scrisse nel 1950 un mio concittadino: Giuseppe Di Franco, che questi fatti di guerra ha vissuto personalmente nella sua casa, a valle del Piano Conche.

Azioni di guerra ed episodi che molti di voi, miei compaesani, sconoscete, ma che conoscendo e quindi identificando i luoghi dove essi, sono avvenuti avrete modo di riviverli comodamente seduti davanti al computer, dopo 74 anni, da quando sono accaduti.

L’ imponente forza alleata che sbarcò in Sicilia, il 10 luglio, in pochi giorni, permise loro di occupare Gela e Siracusa ai lati della testa di ponte e poi via via tutti le altre città risalendo velocemente verso l’interno. Il 14 luglio fu occupata Vizzini, il 15 Scordia, il 16 Caltagirone, il 17 Piazza Armerina, il 18 Caltanissetta, il 20 Enna e il 24 Palermo. In dieci giorni gli alleati avevano occupato quasi tutta la parte sud-occidentale della Sicilia, ma dopo, furono costretti a fermarsi altri dieci giorni nei pressi di Agira per l’opposizione delle nostre truppe.

Dieci giorni di resistenza estrema, opposta in particolare dalla Divisione “Livorno” e da quella tedesca con i Panzer del Comandante H.Goering.

sul versante sud delle montagne agirine, nelle campagne di Rocca d’Aquila e Rocce Scardilli a 5 km da Agira, nella Piana di Caramitia, un vasto territorio che si estende ai piedi della nostra montagna.

Le nostre truppe che avevano opposto insufficiente resistenza nei primi giorni dello sbarco, si riorganizzarono e incentrarono tutte le loro forze attorno ad Agira. Il Comando delle truppe italiane, affidato alla Divisione Livorno si attestò nelle Case del Feudo Grado, mentre quella tedesca del Comandante H.Goering si istallò in cima alla montagna nei pressi del Castello, nel sotterraneo del tempietto di San Filippo, da dove poteva vedere tutti i movimenti delle truppe alleate, dall’alto dei suoi 600 metri.

La difesa di Agira fu sistemata in varie parti, attorno al paese: sui bastioni naturali di Frontè, Santa Venera, Conche e Maimone, in Contrada Baciante, nel nodo stradale Agira-Nicosia, nella casa colonica Scardilli, in Contrada Consolazione, tra gli ulivi della proprietà Sinopoli, nella casa colonica Pastore, in quella dei Fiorenza, in Contrada Ciaramidaro nelle case La Marca, nel Feudo Scardilli , a Serre Campane, nella casa dei Torcetta e poi sempre a sud , a Saglimbene nelle case Colombrita e sulle colline che degradavano verso la Piana di Caramitia.

Un paese fortificato in cui le truppe alleate, formate da militari scozzesi e canadesi furono costretti a fermarsi per molti giorni, perdendo centinaia di uomini, che nulla potevano per difendersi dai cannoni italo-tedeschi, che erano arroccati, rendendosi invisibili, negli anfratti del monte agirino e che dall’alto li colpivano, centrandoli inesorabilmente, stante la loro posizione dominante.

La Piana di Caramitia rappresentò per le truppe alleate l’unica vera “momentanea sconfitta” subita da loro, prima di subire quella sul monte di Cassino, anch’essa occupata dopo dieci giorni di assedio, il 18 maggio del 1944 . Una Waterloo che nei loro diari di guerra è riportata con ampi commenti positivi per i nostri soldati

Gli alleati, non potendo sfondare dal lato sud della Piana di Caramitia, ritennero opportuno di accerchiare il monte da ovest e di avanzare verso Agira dal lato di Leonforte che occuparono il 22 sera .

Il 24 luglio, dopo aspra resistenza delle nostre truppe, anche Nissoria fu occupata e la battaglia si sposto’ inesorabilmente verso Piano Conche.

Agira era accerchiata da sud e da ovest, ma resisteva tenacemente e gloriosamente, malgrado la forza numerica predominante delle truppe alleate con i loro armamenti moderni e strapotenti.

Le battaglie si svolgevano nella valle fra le colline della Sbrona e quelle del baciante A sud e ad ovest si combatteva aspramente, ma nessuno avanzava o retrocedeva dalle proprie posizioni.

La divisione Livorno si attestava ad Ovest di Agira nelle case Mazzurco in contrada Grazia Vecchia, ma il 27 luglio le truppe italo-tedesche, per non essere accerchiate dal lato est lungo la strada per gagliano, dovettero velocemente retrocedere verso Regalbuto e gli alleati per la prima volta poterono “ammirare” dall’altopiano delle Conche, la sagoma imponente della nostra città che si stagliava davanti a loro.


In quella battaglia vi furono numerosi morti e feriti anche tra i nostri compaesani. Uno di essi, Orazio Terranova, nella sua vigna alle Conche, fu ferito da una raffica di mitragliatrice nemica.

Le truppe canadesi cominciarono a scendere a valle, verso il nostro Cimitero e finalmente, (per loro) giunsero all’Abbazia e la guerra, anzi la guerriglia cominciò strada dopo strada sino ad arrivare al Castello.


La Reale Chiesa dell’Abbazia

Alcuni tedeschi erano asserragliati nel palazzo Colombrita, in via Matteotti, ma i canadesi provenienti dal vicolo Morosini riuscirono a catturarli tutti. In quell’azione, il loro comandante era il Major Ing. W. Bury che però perdette la vita e oggi riposa in pace nel cimitero dei Canadesi, Settore C, fila C, tomba G 283, assieme agli altri 600 militari alleati morti durante le battaglie,


In Piazza Fortunato Fedele i, canadesi uccisero 13 tedeschi. In Piazza Garibaldi e dentro l’abitato i carri armati canadesi avanzavano lentamente ma inesorabilmente e i numerosi feriti, ricevevano il conforto di Padre Monaco sulla soglia della Chiesa di Sant’Antonino.

Agira, dopo una sanguinosa serie di battaglie a sud e a est della città, fu interamente occupata giorno 28 luglio dai soldati della 29^ Divisione motorizzata canadese che si attestarono “o Kianu a Fera”, meglio conosciuto mitologicamente, nel II° secolo a.c., come “Il Lago di Ercole”, dal nostro concittadino DIODORO SICULO.



Radio Londra, la famosa radio inglese, dalla quale gli alleati ci fornivano nottetempo, le notizie che furtivamente ascoltavamo, la sera del 28 luglio 1943 ci comunicava:

DOPO DIECI GIORNI DI ASSEDIO, LA ROCCAFORTE DI AGIRA E’ CADUTA NELLE MANI DELLE FORZE ALLEATE”

Tutti i morti della battaglia sono sepolti nel Cimitero canadese di Agira, nei pressi del vicino Lago Pozzillo e una lapide ricorda così il loro sacrificio

EROI IN QUESTO CIMITERO, CUI AGIRA MIRA DALL’ECCELSA SUA VETTA, CON AMOR DI MADRE. MEMORE DELLA GUERRA LUGLIO-AGOSTO 1943 CHE SI COMBETTE’ ANCHE NELLE SUE CAMPAGNE, NELLE SUE STRADE SULLE SUE PIAZZE,

SIA ETERNOIL VOSTRO PALPITO”




La nostra città

con il “Canadian Military Cementery” a sinistra, il lago Pozzillo e in basso
la Reale Abbazia





Homepage Ernandes vai su indice Nicosia