La tesi
di uno studioso arabo: FUAD KABAZI
"
Ma Dante non mando' Maometto all' inferno "
Secondo Kabazi le terzine sarebbero state
manomesse dal figlio del Poeta
Nona bolgia dell'
"Inferno" di Dante: il condannato, orribilmente straziato nelle carni,
che al poeta si avvicina per dirgli di mettere in guardia l' eretico
fra Dolcino perche' non cadesse vittima dei suoi persecutori, non
sarebbe Maometto, ma un altro eretico, Gherardo Segarelli, di Parma,
fondatore del gruppo degli "Apostoli", finito al rogo nel 1296 e di cui
Dolcino fu seguace.
Le terzine del canto XXVIII dell' Inferno, che riguardano il girone
degli scismatici e dei seminatori di scandalo, condannati al terribile
contrappasso di aver "rotti" i loro corpi per aver rotto la concordia
nella fede, sarebbero state manomesse dal figlio avuto da Dante da
Gemma Donati, Pietro.
A sostenerlo e' uno studioso di letteratura araba e della "Divina
Commedia", Fuad Kabazi, il quale .
informa una nota dell' Adnkronos . sul nuovo numero della rivista
Trentagiorni "difende il padre della lingua italiana dall' accusa di
essere anti musulmano". Kabazi sostiene che l' Alighieri avrebbe
scritto il nome dell' eretico italiano suo contemporaneo e che
successivamente al suo posto sarebbe stato messo quello di Maometto.
Secondo lo studioso arabo, Pietro Alighieri "si sarebbe reso conto
della gravita' che poteva derivare al padre dall' allusione a fra
Dolcino, capo della setta ereticale detta degli "Apostoli", per la
quale il poeta poteva venir tacciato di favoreggiamento scismatico".
Per questo il figlio del Sommo Poeta "avrebbe escogitato l'
introduzione della figura di Maometto, al posto di Gherardo Segarelli.
Insomma, Fuad Kabazi suggerisce di leggere il brano del XXVIII canto
dell' Inferno cosi' : "...Mentre che tutto in lui veder m' attacco,.
guardommi, e con le man s' aperse il petto,. dicendo: "Or vedi com' io
mi dilacco!. vedi come storpiato e' Gherardo Segarelli! (al posto di
Maometto, n.d.r.) .Dinanzi a me sen va piangendo Ali' ,...".
E continua il canto dedicato alla nona bolgia con la descrizione dei
tormenti cui Maometto e gli altri "seminator di scandalo e di scisma"
sono condannati. E nell' accorgersi che Dante e' vivo tra quei morti
infelicissimi, piu' di un centinaio di essi gli si fanno incontro
curiosi.
A questo punto Maometto (per lo studioso arabo Kabazi invece si tratta
di Gherardo Segarelli) rivolge a Dante il "compromettente" messaggio:
"Or di' a fra Dolcin dunque che s' armi,. tu che forse vedra' il sole
in breve,. s' ello non vuol qui tosto seguitarmi,. si' di vivanda, che
stretta di neve. non rechi la vittoria al Noarese,. ch' altrimenti
acquistar non sari' a leve"...
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(22 marzo 1996) - Corriere della Sera |
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