Le poesie di Domenico Ferrante

Domenico Ferrante

 Gabicce mare

GABICCE MARE (PS) | Tramonto sulla costa - inverno

 

Sei caduta con le mimose,

coi grappoli stanchi

dell’acacia

nel lungo, triste viale

che di là del fiume

porta alla stazione.

 

- Addio! – Ricordo

la tua voce senza suono,

il silenzio, il singhiozzo.

 

Sei caduta con l’Estate

breve come sogno,

con le prime illusioni,

con la gioia di vivere.

 

- Perché! -  Ricordo

il tuo viso chiuso,

disperatamente chiuso

nell’angoscia muta.

 

Oh quanto pallore

hanno portato i primi

venti d’Autunno!

Su tutte le cose

sembra essersi posato

un velo di tristezza;

e sul misero verde

una languida, stanca

polvere d’ambra.

 

Addio! Fuggiamo a nord! –

Tu piangi adesso, e il

tuo pianto macera il mio

cuore, come laggiù

nella scogliera a dirupo

un cupo, tetro, frantoio

stritola pietre, odio

e paura per la guerra

che avanza ed incombe.

 

Io giuro di sentire

negli abissi della mia

pena,

negli immensi silenzi

della mia solitudine,

giuro di sentire

l’estremo respiro

dell’Estate morente

nelle foglie secche

che frusciano,

che stridono sotto

i tuoi passi lenti

nel lungo, triste viale

che di là del fiume

porta alla stazione.

 

Io dico: - La guerra è

un mostro, una piovra

vorace che si avvinghia

da per tutto! –

 

- Devo partire! E’ inutile!-

Tu tremi, ed io ti raccolgo,

ti copro, ti stringo

nelle mie braccia perché

dici di aver freddo.

 

Dodici anni! Appena nati

alla vita, e d’improvviso

quanta paura di morire!

 

Sei partita con pietre

lisce, vetri colorati, stelle di mare,

murici lucide,

valve iridescenti

che in fretta ho raccolto

per farti un dono.

 

Anche i cordari dopo

l’Autunno m’hanno lasciato!

Lungo la spiaggia

mosconi arenati,

ossi di seppia,

procellarie mi tengon

compagnia insieme

allo sgomento e al cupo

macinare del frantoio.

 

Se trovo una conchiglia,

nel brusio c’è l’eco della tua voce:

- Addio! Devo partire!

E’ inutile! La guerra! -

 

Oh l’Estate! Quanto tempo

ho atteso l’Estate

per vederti tornare!

 

Nell’albasia dei miei

sogni t’ho visto

venire di tra le attinie

e madrepore di corallo

come sirena, come sirena!

 

Non ricordo più nulla.

Io non sò se sia venuta

l’Estate. Tu non c’eri.