RACCONTI da FACEBOOK
 
   

Nzina Mallo

Post di Maria Grazia Guzzardi tratto da Facebook 27 Aprile 2017 ore 14.42 nel sito del gruppo chiuso 

QUEI RAGAZZI DELLA CATTEDRALE

VORREI RIPROPORRE UN BEL RACCONTO PUBBLICATO UN ANNO FA QUI' NEL GRUPPO DEI RAGAZZI DELLA CATTEDRALE  CHE MERITA DI ESSERE RILETTO.

 

Maria Grazia Guzzardi

LA PUBBLICAZIONE E' DI CECILIA GERVASI


Cecilia Gervasi con la sua mamma

CHE SCRIVEVA
"ECCOMI COME PROMESSO TEMPO FA PER VOI AMICI TRIPOLINI UN RICORDO DI MIA MADRE DEL SUO PERIODO TRASCORSO A TRIPOLI, MIA MAMMA HA BEN 102 (ORA 103) ANNI COME VI HO GIA' DETTO, CREDO, MA RICORDA ANCORA TUTTI I MOMENTI VISSUTI ALLORA CON GRANDE EMOZIONE. 
NZINA MALLO.....

IL CANE INVIATO DA DIO


A volte penso a un periodo della mia vita quando tutto mi sembrava magico. Allora mi trovavo in Libia e nonostante le tante difficoltà’ che ci sovrastavano e la guerra che incombeva su di noi, mi sentivo felice. Paolino, mio marito, insegnava lingua italiana nelle scuole arabe e durante i vari spostamenti di sede che fummo costretti ad affrontare, ci imbattemmo in diversi animali il cui comportamento,ora, nel ricordo, mi sembra quantomeno singolare.
Prima che scoppiasse la guerra, nel '39, abitavamo a Zauiet, un piccolo borgo distante circa dieci chilometri da Misurata. Un arabo, forse il padre di un alunno che frequentava la scuola, ci aveva regalato due colombi che avremmo dovuto consumare durante i pasti, secondo l’intenzione del donatore. Mio marito invece li sistemò in terrazza, sopra il nostro alloggio, in uno scatolone dove si usava in genere tenere il tè e dove essi presero a tubare giorno e notte.

Due piccioni in amore

Capitava che quasi ogni pomeriggio facessimo una lunga passeggiata nei paraggi della casa ed era come se i colombi fossero appostati e aspettassero le nostre mosse, interrompendo i loro giochi: appena oltrepassato l’uscio,svolazzavano sopra di noi e quindi atterravano a dieci quindici metri lungo il nostro tragitto. Quando li raggiungevamo riprendevano il volo per posarsi nuovamente sulla stradina, poco più avanti, come ad aspettarci. E così per tutta la passeggiata che, tra andata e ritorno, durava più’ di un’ ora. Erano una specie di avanguardia, di scorta, e all’ inizio la cosa ci sorprese; poi, divenne un fatto abituale che però ci divertiva sempre moltissimo.

Due piccioni

A Zauiet la nostra casa era molto isolata e debbo confessare che, col passare del tempo, io avevo spesso paura, soprattutto la notte; circolavano infatti voci che degli arabi assaltassero le abitazioni degli italiani per derubarli. Fu così che mio marito decise di chiedere il trasferimento in un’ altra scuola, a Ain-Zara, a pochi chilometri da Tripoli, una sede certo più rassicurante. La scuola si trovava al centro di un edificio a pianterreno ai cui lati c’erano le abitazioni dei maestri di italiano e di arabo. L’ insegnante di arabo era un nobile, un principe dai modi molto raffinati; alto, imponente, quasi maestoso. Aveva un cavallo, un purosangue, dai finimenti in argento, che cavalcava con grande dignità e col quale a volte andava a Misurata dove possedeva un palazzo sontuoso. 

Un cavaliere arabo

Quando rientrava a scuola, c’era sempre un arabo che lo attendeva e lo aiutava a scendere dalla sua cavalcatura intrecciando le dita delle mani su cui lui poggiava graziosamente un piede. Con Paolino aveva buoni rapporti,si scambiavano gentilezze, anche regali. Un pomeriggio ci venne a prendere con una carrozza per condurci a cena nel suo palazzo.
C’era in quella scuola una cagnetta molto vivace e stranissima. Di giorno se ne stava a riposare, sdraiata dietro la porta del nostro appartamento,mentre di notte, fino all’alba,correva senza sosta intorno all’ edificio. La costruzione era contornata da un mattonato rosso di qualche metro di larghezza sul quale le sue zampe producevano un rumore particolare che somigliava al trotto di un cavallino che all’ infinito sfidava l’oscurità. Ancora oggi ho negli orecchi quel rumore e ancora oggi mi chiedo: perché quella corsa estenuante?
Dopo un anno dallo scoppio della guerra, nel '42, mio marito fu richiamato a Tripoli come ufficiale dell’esercito italiano e dovette lasciare l’insegnamento. Quella tranquillità, che avevamo tanto cercato e conquistato, improvvisamente fu sconvolta dalla guerra, dai bombardamenti. 

Tripoli di notte, bombardata dal mare

Inizialmente stavamo in una pensione, vicino alla ferrovia, e allorché le incursioni aeree notturne degli Alleati si fecero piu’ frequenti, ci trasferimmo nella casa di un amico, Angelo Musco, il quale ci accolse con affetto, come dei parenti stretti. Pensavamo che lì fossimo più sicuri, ma le bombe che piovevano dal cielo continuavano a non darci requie e io avevo una paura da morire.
Alle nove della sera toglievano la luce elettrica e subito dopo iniziava il finimondo. Piangevo, non sapevo dove ripararmi,e fu così che ci trasferimmo ancora una volta.
Una guardia municipale ci offrì la sua casa che si trovava a Azizia, un posto sperduto a quaranta chilometri da Tripoli, che lui e mio marito raggiungevano di tanto in tanto in bicicletta. Si trattava di un grande caseggiato che aveva due ingressi e la mia camera da letto dava proprio in uno di questi. Appena arrivata, stremata, stavo per entrare, ma un cane bianco, minaccioso, mi si parò davanti ed io arretrai,spaventata. 

...un cane bianco minaccioso, mi si parò davanti ...

Ero sola e non sapevo come risolvere il problema; poi però mi feci coraggio e affrontai il cane che finalmente mi fece passare.
Da quel momento fra me e lui si creò un rapporto particolare, misterioso, una sorta di amicizia da parte sua che escludeva tutte le persone che si avvicinavano a me. Stava sempre accovacciato davanti alla porta della mia camera, giorno e notte, e non permetteva a nessuno di varcarla, nemmeno al suo padrone, il proprietario della casa. Io in silenzio lo studiavo e quando capii quanto grande fosse il suo affetto per me, fui invasa da una forte emozione. A volte, nei lunghi pomeriggi di afa insopportabile, uscivo e lo accarezzavo, gli davo da bere, da mangiare, senza che mi avesse fatto capire di volere qualcosa, gli chiedevo: “ Che fai? Come stai?”. Lui mi guardava, attento, pago della mia presenza.

...Lui mi guardava, attento, pago della mia presenza...

La casa si trovava su un’ altura, una specie di duna ai piedi della quale c’era una strada dove spesso passavano le carovane dirette verso il deserto. Non appena il cane scorgeva dei carovanieri in groppa ai cammelli o a piedi, si lanciava furioso verso di loro che fuggivano atterriti e mi pregavano a gran voce di chiamarlo.
Ecco,con quel cane che faceva la guardia, io mi sentii finalmente sicura, ogni mia paura scomparve, e mi sembrò così meraviglioso questo fatto che credetti che il mio amico mi fosse stato inviato da Dio per proteggermi da qualsiasi insidia, da qualsiasi male. E mi sentii finalmente in pace con me stessa.

...che credetti che il mio amico mi fosse stato inviato da Dio...

Sono passati settant’ anni, ma quella esperienza è così fortemente scolpita dentro di me che mi sembra l’abbia vissuta ieri. Come tutto era bello: il mistero, l’ avventura, l’amore! Ho solo rimpianto: di non aver goduto quel tempo in pieno più a lungo. Più a lungo.
NZINA MALLO......................

NZINA MALLO (oggi ed ieri)

*******

Leggi l'articolo ed i commenti dei post  del gruppo  QUEI RAGAZZI DELLA CATTEDRALE su Facebook

*******

Il racconto "il cane inviato da Dio" è stato pubblicato in un libro "Racconti di Natale" a cura di Aurelio Caliri Edizione Arte e Musica Siracusa


*******

Homepage Ernandes vai su